Appunti Luigi

“Sarà un’estate bollente. Questa volta non ho più nessuno da aspettare. Ho capito, ho capito…Ah, che scemo che sono stato! Perché ho messo tanto tempo per capirlo?”
Luigi parla tra le lacrime, singhiozzando. Un misto di rabbia, di disperazione e di una consapevolezza per lui sconvolgente. Finora non aveva capito la moglie. Pensava di stare con una persona molto diversa da quello che adesso lo ha lasciato.
Lo lascio parlare e ascolto l’emozione che sta finalmente emergendo anche nei nostri incontri.
“Mi ha imbrogliato, imbrogliato… Mi ha sempre fatto scenate di gelosia su qualsiasi donna le parlassi, anche per normale lavoro. Eppure sapeva che non ero capace di tradirla! E adesso mi dice che si è innamorata di una donna! Innamorata di una donna! E’ peggio che se mi tradiva con un altro uomo! Cos’è servito farle fare la vita che voleva, farla vivere da sola con mio figlio e pagandole pure l’affitto della casa, vederci solo quando lei voleva.. Non abbiamo più avuto un rapporto sessuale da almeno tre anni.. Adesso mi presenta il conto finale… Io rimango da solo e lei va a vivere con la sua amante. E mio figlio? Come faccio con mio figlio?”.
Non ho nessun tipo di risposta a questi interrogativi di Luigi, e lui lo sa. Perciò non mi chiede consigli, raramente lo ha fatto. Sa che questo lavoro con me gli serve per cercare di dare un senso agli impedimenti che lo hanno condizionato fin dall’infanzia.
E’ in terapia da sei anni. All’inizio si presentò lamentando di avere una scarsa autostima , un’inibizione a prendere la sua vita sul serio. Si era da poco messo a convivere con la donna di cui si era innamorato, era la prima volta nella sua vita. Si sentiva anche ricambiato, ma si sentiva anche rifiutato dal continui dinieghi di lei ad avere rapporti sessuali.
Luigi aveva appena perso il padre, morto per una malattia strana, di cui non era ancora in grado di darsi una spiegazione. La sorella maggiore viveva ancora con la madre, donna che lui adorava e che difendeva strenuamente dalle continue critiche della moglie.
L’atteggiamento di Luigi è stato per lunghi anni quello del paziente “perfetto”. Tutte le mie proposte di setting sono state prontamente sempre accolte senza batter ciglio, fosse lo spostamento di una seduta o un aumento della tariffa, viene regolarmente a tutte le sedute, si siede e inizia a parlare delle cose che prova. Se non lo interrompo con qualche domanda è capace di parlare con lunghi monologhi per tutta la durata della seduta . E se io gli chiedo qualcosa mi guarda con attenzione quasi timorosa, continuando però poi il discorso che portava prima delle mie domande.
“Ho la sensazione che lei non sente nemmeno la mia domanda. Mi dice di si, e poi ricomincia a parlare delle cose che diceva prima”, gli faccio notare qualche volta.
“Ho paura che mi rimproveri…lo so che non lo fa, ma ho paura che potrebbe farlo e io non lo sopporterei…è tutta la vita che mi sento sempre rimproverato da mia madre e da mio padre di essere stato un buono a nulla, non ho realizzato niente di buono nella mia vita”.

Altra seduta
Questa paura assoluta di essere rimproverato la sento talmente forte in lui che mi muovo anch’io con molta delicatezza. Qualche volta glielo rimando:” Non ci crederà, ma questa sua paura rischia di paralizzare anche me, anche sto attento a tutte le virgole e i punti esclamativi. Siccome non voglio assolutamente paralizzarmi con lei, corro il rischio magari di non essere capito, perciò è importante che mi rimandi come le arrivano le mie parole”.
I primi anni mi ha tenuto lontano anche solo dalla possibilità di rivolgergli domande dirette senza che lui si sentisse immediatamente accusato. Anche un semplice” come si è sentito in quel momento?” era per lui fonte di accusa”Perché, come mi sarei dovuto sentire? Mi sarei dovuto sentire in un modo particolare? Mi sta dicendo che non riesco a sentire quello che provo dentro?”
Qualche volta ho allargato le braccia sconfortato.

Altra seduta

“Lo so che dovrei smettere di lamentarmi e prendere un’iniziativa mia, senza dover sempre dipendere dagli altri per fare qualcosa. In fondo vedo che quando mi metto a fare qualcosa sono capace di buoni risultati…ma ho sempre paura di non valere niente…non so cos’è, ma non mi fido neanche di me stesso…”.

Altra seduta
Dopo le vacanze lo trova fisicamente molto cambiato: barba e capelli lunghi, molto magro, sguardo un poco spiritato.
“Sono molto contento di vederla. Non si aspettava questo cambiamento, vero? Sono stati due mesi difficilissimi, luglio particolarmente. Non mi sono sentito sbandare così tanto in tutta la mia vita. A tratti sono come impazzito. Ho addirittura proposto a Claudia di tornare insieme. Per fortuna mi ha detto di no, con molta risolutezza. Allora ho capito che razza di speranza mi sono portato dentro in tutti questi anni. Una vera illusione!”
Lo ascolto assorto. Colgo una sofferenza sempre più consapevole e, nello stesso momento, meno disperata di prima. Lo guardo, non so esattamente cosa vede nei miei occhi, ma mi dice:”Grazie”.
Non gli rispondo con le parole, ma in cuor mio mi verrebbe di dirgli:”Grazie a Lei”.

Altra seduta
“Ho conosciuto Cristina. Anzi, devo dire che la conoscevo già, ma non avevo mai fatto caso a lei come donna. Da quando mi sono messo in testa di lasciar perdere mia moglie, ormai mi ha lasciato e io voglio superare questa storia, mi sorprendo a notare sempre più le donne. Mi piacciono, fantastico su di loro, vorrei avere una storia seria con ognuna di loro, magari ogni giorno una diversa…”.
“Con tutte insieme?”
“Si, tutte, mi piacciono tutte. Però poi mi sento in colpa, è come se tradissi mia moglie… maledetto il momento in cui non ho capito…non è giusto quello che mi ha fatto, non ci si comporta così, si era presa un’impegno, c’è nostro figlio…devo imparare ad essere più forte mentalmente”.
“La forza mentale è proporzionale alla conoscenza, a cominciare da se stessi. Lei sta lavorando per questa conoscenza?”
“Ci sono momenti in cui mi sento sicuro di si, altri in cui mi assalgono momenti di odio forsennato. Forse mi imbroglio nel volerla amare a tutti i costi, malgrado quello che mi ha fatto…”.
“Non credo sia obbligatorio amare qualcuno, soprattutto se non vuole riceverlo. Amare senza essere amati è una disgrazia, diceva Marx”.
Mi guarda intensamente e poi si mette le mani in faccia per coprire i singhiozzi.

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