Tra gli elementi inconsueti della letteratura gnostica, il più strano è certamente quello che concerne gli arconti, figure che rappresentano un vero e proprio enigma, dei parassiti psico-spirituali.
– Dove possiamo collocare queste strane entità nello ambito dei miti terrestri?
– Sono da considerare entità reali appartenenti ad una specie a sé stante di origine non terrestre?
– Qual è il loro rapporto con ‘Gaia’, l’intelligenza della biosfera del pianeta?
– In che modo tali entità si rapportano alla umanità?
Il nome deriva dal greco archai (origine delle cose e del tempo).
Nel mondo classico mediterraneo l’ appellativo arconte era utilizzato per indicare il governatore di una provincia oppure – più genericamente – qualsiasi autorità religiosa o governativa.
Da qui il plurale, arconti, il quale viene spesso tradotto nei testi gnostici come “le autorità” (Non esiste una parola copta equivalente ad ‘arconte’).
Nella mia abitudine di tentare l’impossibile, propongo tre definizioni, o tre livelli di definizione: ..
Primo livello: cosmologia.
Nella cosmologia gnostica gli arconti sono una specie di esseri inorganici emersi nel sistema solare prima della formazione del pianeta Terra.
Sono cyborg che abitano il sistema planetario (terra, sole e luna), il quale viene descritto come un mondo virtuale (stereoma) in cui si manifesta la proiezione delle forme geometriche emanate dal pleroma, regno dei creatori, gli Dei cosmici.
Gli Arconti sarebbero quindi una vera specie con un proprio habitat, e potrebbero anche essere considerati come entità simili a divinità, ma prive di intenzionalità (libero arbitrio), e mosse da una nefasta tendenza ad allontanarsi dai loro confini per invadere il regno umano.
Si narra che gli arconti soffrano di invidia nei confronti della umanità, dotata del libero arbitrio di cui essi sono sprovvisti.
Secondo livello: psicologia.
Nella psicologia gnostica, scienza noetica delle scuole misteriche, gli arconti rappresentano una forza aliena la quale si intromette subliminalmente nella mente umana per sabotarne i processi e deviarla verso pensieri insani e scorretti.
Non è a causa loro che agiremmo disumanamente, in quanto tutti noi abbiamo il potenziale di rinnegare nei fatti la nostra umanità innata e violare la verità nei nostri cuori – ma spesso a causa delle loro ingerenze i nostri errori si incancreniscono e cronicizzano.
Se messi di fronte alle nostre azioni crudeli talvolta avremmo il potere di prenderne atto e poi correggere, contenere la aberrazione. Ma ovviamente non sempre tutto ciò accade.
E’ proprio nella esagerazione e nella cronicizzazione delle nostre tendenze folli e disumane, nella devianza della nostra innata intelligenza, che gli gnostici hanno riconosciuto la ingerenza di una specie non terrestre la quale razzola nei peggiori difetti umani.
Quindi, gli arconti sarebbero in sostanza dei parassiti psico-spirituali. Eppure, in quanto figli dell” Eone Sophia, sarebbero anche nostri parenti cosmici.
Come entità inorganiche di due tipi, embrionali e rettiloidi, gli arconti sarebbero in grado di penetrare la atmosfera terrestre ed agire per terrorizzare gli esseri umani, sebbene non vi sia ragione o scopo di queste incursioni, e non abbiano alcun particolare obiettivo da realizzare qui.
Lo statuto ontologico degli arconti dunque sembrerebbe duplice: esisterebbero sia sotto forma di specie aliena indipendente dal genere umano, sia sotto forma di presenze nella nostra mente, una sorta di software psichici operanti nel nostro ambiente mentale. Il rischio derivante dalla invasione del nostro software mentale è di gran lunga maggiore di qualsiasi rischio fisico innescato dalla violazione della biosfera. Attraverso telepatia e suggestione essi tentano di sviare la nostra evoluzione dalla giusta rotta.
La loro tecnica più efficace si avvale della ideologia religiosa e della progressiva sostituzione dei loro pensieri ai nostri.
Secondo gli gnostici una delle tattiche principali degli arconti consiste nel salvazionismo giudaico – cristiano.
La nostra capacità di individuare e discernere le forze aliene che lavorano nella nostra mente sarebbe quindi fondamentale per la nostra sopravvivenza all’interno del Creato.
Terzo livello: sociologia.
Nella visione gnostica della società umana gli arconti sono forze aliene che agiscono per mezzo di sistemi autoritari, compreso il sistema della fede, per indurre gli esseri umani a rivoltarsi contro il loro potenziale innato e distruggere la loro simbiosi con la natura. Ma tutto ciò accade di riflesso, in quanto gli arconti non sarebbero in grado di agire direttamente sulla umanità, senza la sua attiva collaborazione.
Più che agenti del male, essi agiscono per indurre in errore. E’ quando viene ripetuto con la consapevolezza di essere nel torto, che l’errore umano si trasforma in male ed agisce contro il piano universale della vita.
Lo gnosticismo asserisce che gli arconti sfruttino la nostra tendenza a non correggere i nostri errori, per acquisire potere sul genere umano. E chiunque si adoperi per facilitare il loro compito può essere considerato una sorta di arconte minore, un accessorio degli arconti.
In che modo un essere umano potrebbe assistere gli scopi degli arconti?
Ad esempio adottando i loro programmi mentali.
Cioè adattandosi alla intelligenza aliena e assorbendone i principi come fossero di matrice umana.
Oppure conformandosi – attivamente o passivamente – alle agende proposte o imposte dal potere.
Jacques Lacarriere suggerisce come gli gnostici riscontrino l’impronta umanizzata degli arconti in tutte quelle strutture e sistemi autoritari che negano l’autenticità e la autodeterminazione dello individuo.
Sostiene inoltre che gli gnostici identifichino “un carattere fondamentalmente corrotto di tutte le imprese ed istituzioni umane: il tempo, la storia, i poteri, gli stati, le religioni, le razze, le nazioni …” (The Gnostics, pag 24.)
La corruzione non si verifica perché gi esseri umani commettono errori, ma perché tali errori non vengono mai corretti.
Lacarriere asserisce che gli gnostici siano giunti a questa conclusione “attraverso la osservazione razionale del mondo naturale e del comportamento umano.”
In definitiva, afferma la “tesi secondo cui tutto il potere – qualunque esso sia – è una fonte di alienazione …
Tutte le istituzioni, le leggi, religioni, chiese e poteri non sono altro che una mistificazione e una trappola, il perpetuarsi di un antico inganno.” (Ibidem. pag 28-29)
Tutto ciò può sembrare una visione cupa delle cose umane, ma data l’evidenza della esperienza storica (per non parlare dei fatti di attualità), non si può dire che sia errata o esagerata.
Razionalità non-ordinaria.
Qualsiasi cosa sia immaginabile, esiste in natura, A. Einstein
Se si intendono seguire realmente i ragionamenti dei veggenti gnostici è necessario tenere a mente un concetto: l’indagine sugli arconti non può esprimersi nei limiti della comune razionalità.
Aristotele osservò che una mente è realmente matura solo quando sia capace di assorbire un’idea senza accettarla; senza ‘comprarla’, come si dice oggi.
Dunque da parte mia non ho alcuna intenzione di vendervi la teoria gnostica degli arconti.
Mi propongo invece di esaminarla e sondarla; tutto qui.
L’equanimità è essenziale quando ci si accosta a simili argomenti.
Inoltre, questo studio richiede l’applicazione di una facoltà speciale che potrebbe essere denominata razionalità non-ordinaria.
Quando i fans della serie Star Trek discutono animatamente dei personaggi e degli eventi della serie, essi fanno uso della razionalità non-ordinaria.
Nei cosiddetti giochi di ruolo, i giocatori assumono una identità fittizia, ed il gioco consiste nel comportarsi in modo coerente rispetto alla identità impersonata, attraverso una sorta di razionalità virtuale.
Sviluppare e mantenere tali codici coinvolge la loro razionalità non-ordinaria.
In effetti, la razionalità non-ordinaria è identica a quella ordinaria, salvo per il fatto cheil suo contesto è immaginato, piuttosto che percepito.
I veggenti gnostici erano esperti di razionalità non-ordinaria, e nella interpretazione delle loro esperienze, in uno stato di elevata percettività.
Non tutto nel cosmo o nella psiche umana può essere esaminato e studiato in termini razionali, naturalmente, sebbene il punto non sia questo.
Il punto della razionalità non-ordinaria è riuscire a raggiungere una comprensione moderata e sobria di tutti quegli aspetti della esperienza umana che si trovano al di là dei limiti della ordinaria percezione.
Questo breve saggio tratta degli arconti nel contesto dell’esercizio immaginativo proposto da Coco De Mer nel saggio La Nostra Partecipazione al Sogno di Gaia.
Ciò che apprenderemo su tali entità e sul rapporto che ci lega ad essi, coinvolgerà la razionalità non ordinaria, ma questo non vuole affatto dire che sia solo una sciocchezza irrazionale.
La contemplazione degli arconti non è un esercizio di fantasia, né un gioco di finzione.
Lungi da tutto ciò. Se gli gnostici avevano ragione, è soprattutto studiando la influenza degli arconti che potremo imparare qualcosa sul modo di lavorare delle nostre menti, e riappropriarci del potere sovrano della nostra intelligenza che Sophia avrebbe infuso in tutti noi.
Il Signore degli Arconti.
La Ipostasi (la generazione gerarchica delle diverse dimensioni della realtà- Wikipedia) degli Arconti descrive un ulteriore sviluppo che segue la formazione delle entità arcontiche fetali. Un passo di tale opera asserisce che:
“Fu interposto un velo tra il mondo di sopra ed i regni di sotto, e sotto il velo nacque l’ombra. Alcune delle ombre divennero materia e furono proiettate oltre…
“E la creazione ad opera di Sophia [dal suo impatto] divenne un prodotto [dema] simile a un feto abortito. Modellata dall’ombra, questa cosa assunse una formaplastica e si tramutò in una bestia arrogante simile ad un leone. Era un essere androgino, giacché derivante dalla materia [neutra, inorganica].”
La Ipostasi degli Arconti, II, 4, 93:30 ff (con le mie chiose tra parentesi)
Una lettura attenta di tali passi rivela un dettaglio fondamentale: dopo la formazione embrionale degli arconti, si forma una seconda variante dal “corpo d’ombra”, la quale denota spiccate caratteristiche.
La Ipostasi degli Arconti descrive tale entità come “una bestia simile ad un leone arrogante”, ma questa creatura è descritta anche in un altro testo cosmologico, il Vangelo apocrifo di Giovanni (10: 5) come “un essere dal corpo serpentino (drakon) e la testa da leone.”
Dunque, abbiamo due distinte tipologie di arconti:
– uno di tipo fetale o embrionale
– l’altro di tipo rettiloide
(…) Tale duplice fase con cui si ebbe la loro generazione, rese gli arconti depositari di una natura aggressiva e divisiva che li induce a lottare tra loro.
Il problema viene provvisoriamente risolto quando la tipologia rettiloide assurge ad una posizione dominante rispetto alla massiccia orda di feti, e sull’intero dema. Aprendo gli occhi l’arconte draconiano vide una grande quantità di materia e divenne arrogante, affermando: “Io sono Dio [la divinità unica di queste regioni], e non c’è alcun altro dio a parte me.” (Hyp Arch, 94:20)
Mentre la tipologia fetale è inerte, cristallizata in una fase di sviluppo, il leader rettiloide è aggressivo, territoriale, e dotato di poteri demoniaci. Per prima cosa, è un formidabile mutaforma:
“Yaldabaoth possiede una moltitudine di facce, così da potere dare un volto ad ogni loro desiderio …
Ha condiviso il suo fuoco con loro, perciò è diventato il loro signore.
Per via della potenza della gloria luminosa di sua madre, è stato chiamato Dio.
E non obbedisce al luogo da cui è venuto.” Apocrifo di Giovanni, 11:35-00:10
La rivendicazione da parte del Signore degli Arconti di essere l’unico dio nel cosmo è, manco a dirlo, un momento decisivo nella cosmologia gnostica – se non dello intero processo evolutivo umano.
Tutti i testi cosmologici descrivono questo evento, ognuno con lievi variazioni.
Gli gnostici identificano Yaldabaoth con Yahweh o Geova, il dio tribale degli ebrei. Questa divinità non è solo cieca, ma anche stupida e folle (Ipostasi degli Arconti 89: 24-25).
Per gli gnostici la follia è la incapacità di correggere gli errori mentali.
La mentalità degli arconti “non può essere rettificata“, e, quel che è peggio, “la natura arcontica non è in grado di svilupparsi” (Gilhus, La Natura degli Arconti, p. 40).
A causa delle modalità con cui sono stati creati essi non hanno alcuna tendenza alla evoluzione e al cambiamento.
Il loro è un sogno alieno sognato dalla biosfera, la vita intelligente di Gaia.
Il concetto di un dio che è al tempo stesso folle e privo di volontà appartiene per lo più allo gnosticismo.
Inutile dire che, quando gli gnostici espressero le loro opinioni sulla identità di Geova agli ebrei e ai cristiani, tali concetti non furono ben accolti.
L’apocrifo di Giovanni aggiunge particolari cruciali in merito agli Arconti.
Per prima cosa rappresenta un raro esempio in cui Sophia viene esplicitamente definita ‘madre’ degli Arconti.
Si aggiunge anche che il Signore degli Arconti “non obbedisce al luogo da cui è venuto.” Questo è un dettaglio rivelatore.
Il fatto che il Signore degli Arconti tenda ad allontanarsi dai luoghi che gli dettero i natali, incarna una delle principali preoccupazioni degli gnostici: la tendenza degli arconti a violare le linee di confine.
Fin dall’inizio essi si sono dimostrati una specie invasiva.
E’ detto che l’arconte draconiano sia cieco (‘bille’, in copto), dunque non è in grado di vedere il Pleroma nè Sophia. “La cecità verso il mondo spirituale caratterizza gli Arconti”. (Gilhus, p. 17).
Vengono chiamati Samael o Saklas.
Entrambe i termini rispettivamente in ebraico ed aramaico signifcano ‘cieco.’
Prendere coscienza della cecità degli arconti è di fondamentale importanza ai fini della nostra ricerca sul come essi influenzano l’umanità.
Alias Geova.
Il Signore degli Arconti è stato definito con un nome bizzarro, Yaldabaoth (pronunciato Yall-DAH-buy-OT).
Gli studiosi non sono concordi sul significato e la origine di tale nome. Secondo una traduzione significherebbe “il bambino che attraversa lo spazio.”
Secondo un’altra “capo dell’orda”. (Jarl Egil Fossum, Il Nome di Dio e l’Angelo del Signore, p. 332-6.)
Le due differenti traduzioni potrebbero riferirsi ad entrambe le tipologie arcontiche.
Nell’Antico Testamento il titolo seba’ot YHWH, Yahweh Sebaoth, compare 276 volte vicino al titolo di Dio Padre (Dizionario delle divinità e demoni nella Bibbia, p. 155).
(…) Il nome Yaldabaoth potrebbe semplicemente essere una variante di Geova, il dio padre degli Ebrei.
Gli gnostici identificano Geova con il Signore degli Arconti e bollano l’interomito giudaico della salvezza come un sotterfugio allestito dagli arconti. Quando giunsero alla conclusione che fosse fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità una co-evoluzione con Sophia, gli gnostici non si curarono di pensare a quanti individui e gruppi stessero offendendo.
Il loro atteggiamento intransigente e talvolta sprezzante, combinato con la loro incapacità di prevedere l’alto grado di violenza fisica che si abbatté su di loro dopo che osarono sfidare i dettami giudaico-cristiani, senza alcun dubbio alimentarono il clima di fanatismo vizioso che distrusse i Misteri.
L’elemento che caratterizza più di ogni altro la condotta degli arconti e i suoi effetti sulla umanità è la paura.
Nello Antico Testamento la paura di Dio è uno degli aspetti principali della esperienza religiosa. La possibilità che la paura umana possa essere fruita come una sorta di nutrimento da parte di alieni invasivi è ampiamente sostenuta nei dibattiti di esopolitica.
Il Secondo Trattato del Grande Seth afferma che l’agenda degli Arconti si baserebbe su due punti: “la paura e la schiavitù”. Gli arconti vorrebbero tenere l’umanità sotto “una continua paura e preoccupazione” (NHLE 1990, p. 367). In altri passaggi si mette in guardia dall’ uso della paura praticato dagli arconti come arma psicologica. In un dettaglio sorprendente di alcune icone gnostiche viene raffigurata la tipologia arcontica rettiloide che regge una sfera tra le fauci, ricordando la icona mitica del serpente che offre il frutto proibito.
Gli gnostici avevano la loro precisa versione di ciò che accadde nel Giardino dell’Eden, eventi nei quali gli arconti sarebbero stati profondamente coinvolti,dunque non dovrebbe sorprendere riscontrare nel mondo gnostico una serie di riferimenti allo scenario paradisiaco che fu teatro di tale primordiale attività cosmica.
(…) La veggenza gnostica si concretizza in un uso sobrio delle facoltà immaginative, non certamente in una totale fuga in un mondo di finzione.
E’ necessario il ricorso a concetti non ordinari per descrivere ciò che sta accadendo sulla Terra, tuttavia lo scenario risulta sviluppato in modo ragionevole e coerente se considerato nell’ambito della cultura gnostica.
Il potere del serpente.
Yldabaoth veniva descritto come un “serpente dalla testa di leone.”
Per gli gnostici il leone rappresentava la forza cieca della procreazione (un’associazione che deriva probabilmente dalle scuole misteriche egiziane, data anche dalla osservazione della forza ed il rumore che producono i leoni durante i loro accoppiamenti nel deserto).
Ecco perché la testa leonina sul corpo rettiloide è molto appropriata.
Questo tipo di arconte draconico appare nella iconografia gnostica non perché gli gnostici adorassero i rettiliani; al contrario essi adoperavano tale immagine come un magico scongiuro nei confronti della influenza arcontica, nella stesso modo in cui un teschio effigiato su un’etichetta indica la velenosità di un liquido.
Il serpente dalla testa leonina è stato battezzato dagli Gnostici con nomi magici come Ophis, Knuphis e Abrasax.
Nell’ambito della anatomia occulta del misticismo asiatico e Yoga, tale icona è nota come Kundalini: il potere del serpente.
Gli gnostici che praticavano lo yoga Kundalini furono definiti Ofiti, dal greco ophis “serpente.” Tale culto fu condannato dai primi cristiani come adorazione pagana del “serpente”.
I non iniziati tendono a interpretare la immagine del serpente Kundalini in maniera grezza e letterale.
Per gli gnostici il serpente dalla testa di leone coronata dai raggi solari non rappresentava solo l’immagine del Signore degli Arconti, ma anche la fonte del potere spirituale che consente agli esseri umani di resistere alle sue insidie.
Questo equivoco legato alla Kundalini non si verificò tra gli studiosi non ortodossi ed esoterici come GRS Mead, Helena Blavatsky, e CW King (Gli Gnostici e i loro Resti) i quali effettuavano il collegamento con naturalezza, così come mitologi comparativi come Joseph Campbell e Alain Danielou.
In Le profondità dello Spazio Esterno, Campbell evidenzia come l’immagine della Kundalini, il “potere del serpente”, appaia nell’arte presso la Valle dell’Indo già nel 2300 aC, e appare in molte antiche culture molto precedenti alla era volgare.
Fino al 16° secolo nei talleri d’oro tedeschi era raffigurata la crocifissione su una faccia ed un serpente attorcigliato ad una croce dall’altro.
Perfino in epoche così tarde, Cristo sarebbe stato identificato con la Kundalini – senza una vaga idea del perché, comunque – ma per gli gnostici il serpente in croce rappresentava un annullamento del potere salvifico attribuito alla crocifissione (cioè, la glorificazione della sofferenza come forza redentrice).
Il risveglio della Kundalini produce estasi, innesca una super-coscienza, apre le facoltà occulte e le onde dei rilasci di energia di guarigione che si manifestano al livello corporeo con secrezioni fisiologiche e ormonali.
Come il mitico serpente a guardia dell’albero della conoscenza nella Genesi, la Kundalini era “il messaggero di salvezza” per gli gnostici.
In un rovesciamento completo della lettura abituale della Caduta, gli Gnostici considerano il serpente come un alleato spirituale per la umanità primordiale:
“Il primo a tentare di liberare l’umanità dallo stato di schiavitù impostole da un dio inconsapevole che spacciandosi per lo Assoluto, sbarrava la via verso l’albero della vita eterna.” (Campbell, pag 78).
Il dio inconsapevole che si identificava falsamente con l’Assoluto era Yaldabaoth, alias Geova.
Gli gnostici insegnavano che il nous, intelligenza spirituale di cui è dotata la umanità, sarebbe inibita dalla intrusione arcontica, una sorta di invasione subliminale a livello del pensiero e del linguaggio (ad esempio, la sintassi mentale).
Il Nous può essere liberato mediante l’accesso al potere della Kundalini, una corrente estatica la quale di solito è latente nel corpo degli esseri umani.
(…) Con la espressione ‘pneumatici’ gli gnostici solevano identificare gli esseri umani che perseguono il sentiero della illuminazione psicosomatica, il metodo chiave della religione gnostica.
Il Pneuma, la “forza spirituale”, si sviluppa con la coltivazione del nous, la ‘intelligenza superiore.‘
Gli arconti tuttavia frappongono un campo cieco di resistenza contro tale processo: in breve, operano affinché gli esseri umani restino ignoranti in merito al loro intrinseco potenziale spirituale.
Quando la Kundalini si risveglia, la persona si apre come un fiore ad una sorta di intelligenza superiore.
Alcune sette gnostiche come gli Ofiti praticano l ‘allevamento’ collettivo della Kundalini per produrre una protezione contro le intrusioni arcontiche.
In effetti, per preservare la Kundalini, trattengono la loro energia sessuale all’ interno del corpo, quale principale strumento di difesa contro la influenza degli arconti.
(…) La parola greca phthonos può essere tradotta come “gelosia” o “invidia.”
Gli gnostici consideravano l’invidia come la firma degli arconti, la principale ‘falla’ che ci renderebbe vulnerabili alla intrusione arcontica.
La “tutela della Luce” viene attivata mediante la Kundalini, spesso descritta come un fulmine/subisso di luce elettrificata che si espande lungo il corpo.
“Nymphion” è una parola in codice per definire la condizione di protezione psicofisica generata da alti livelli di Kundalini.
Sir John Woodruffe, primo divulgatore occidentale dei principi della saggezza tantrica indù, equiparò la pratica del Kundalini yoga (elevazione del potere del serpente mediante i chakra della colonna vertebrale) con i riti gnostici del “culto del serpente” (Shakti e Shakta, p. 191 ss.).
(…) La immagine del leone-serpente fu effigiata in molte forme nei geroglifici sulle pareti del tempio di Horus a Edfu, a quaranta chilometri a sud di Nag Hammadi.
Nelle celebrazioni egizie del culto di Hathor, il leone-serpente rappresentava la “stirpe reale” del faraone.
Il bambino reale Horus fu spesso raffigurato nel gesto di succhiarsi un dito, il quale ricorda vividamente la postura con cui venivano raffigurati gli arconti embrionali.
E’ possibile che i sacerdoti egiziani delegati alla educazione dei giovani membri delle dinastie possedessero una profonda conoscenza della Kundalini e della influenza arcontica?
Il serpente Kundalini venne raffigurato nella arte sacra egizia come un cobra eretto, o una coppia di cobra talvolta attorcigliati intorno ad un bastone, oppure dallo ureo, copricapo a forma di cobra indossato dalla divinità.
La treccia cerimoniale sul lato della testa di Horus rappresenta un’altra indicazione del potere del serpente.
La treccia faraonica, tradizionalmente indossata sul lato destro della testa, ripete visivamente la forma dei cobra spermatici di Edfu.
L’immaginario esoterico del potere del serpente opera contemporaneamente su vari livelli.
Vedremo come il complesso simbolismo biologico del mito gnostico ha molto da insegnarci sulla natura degli arconti, e su come possiamo resistergli.
Lo Stupro di Eva.
Yaldabaoth è anche definito Archigenetor, cioè “padrone degli allevatori.” (Ap Giovanni II, 12, 25)
Gli gnostici, la cui etica è coerente alla loro cosmologia, reputano la procreazione biologica – in quanto atto involontario – un meccanismo irrazionale che rinforza il potere arcontico.
Proprio come Yaldabaoth essi allevano le loro creature e possono anche essere coinvolti in incroci con gli esseri umani, la qual cosa è decisamente uno degli elementi più sconcertanti del mito di Sophia.
Diversi testi descrivono il tentativo degli Arconti di ‘violentare Eva’, di inseminare cioè la specie umana.
Gli stessi testi chiariscono tuttavia come l’obiettivo non venga mai conseguito.
La Ipostasi degli Arconti descrive questo episodio:
“Poi gli arconti si avvicinarono ad Adamo, e vedendo la sua controparte femminile divennero molto agitati ed eccitati.
Si dissero l’un l’altro: «Venite, andiamo a seminare il nostro seme in lei”, e tentarono di catturarla.
Tuttavia ella – madre dei viventi – derise la loro incoscienza e cecità mutandosi in albero, e lasciò che essi si impadronissero del suo riflesso” (89: 15-25).
Questo passo dimostra la raffinatezza immaginale della visione gnostica. I veggenti gnostici narrarono del tentativo di inseminazione di Eva da parte degli arconti, interferendo così nella genetica umana, ma allo stesso tempo osservarono come il tentativo si rivelò un fallimento.
La metamorfosi di Eva in albero ricorda il mito greco di Daphne, la quale si trasformò in alloro.
(Tale parallelo dimostra ancora una volta come la cosmo-mitologia gnostica non sia stata un colpo di fortuna, ma un sistema di conoscenze visionario profondamente radicato nella mente dei pre-cristiani.)
Tramite gli stati alterati di coscienza i veggenti gnostici riuscirono ad intuire elementi che con il passare dei secoli stanno rivelandosi empiricamente veri e dimostrabili.
In tempi antichissimi essi furono in grado di sviluppare molte straordinarie intuizioni circa i mondi non visibili, le attività degli dei, il rapporto tra umanità e specie aliene, e la pluriennale esperienza della specie umana.
Come appena narrato, gli arconti non riuscirono a catturare Eva, tuttavia in qualche modo si impadronirono della sua ombra, del suo riflesso.
Ciò implica che,sebbene gli arconti non siano in grado di accedere alla nostra struttura genetica, sarebbero in grado di influenzare o distorcere la nostra immagine della donna, del femminile, ed in questo senso – in maniera indiretta – sarebbero realmente riusciti a stuprare Eva.
Come spesso accade, l’intuizione gnostica in ordine cosmico ci sfida a comprendere cosa stia succedendo nelle nostre menti.
E’ possibile che noi esseri umani abbiamo profanato l’immagine della donna?
Per esempio, imponendo alle donne una nozione di identità artificiale, una falsificazione della propria vera natura?
Se è così, tale distorsione è identificata dagli gnostici come la conseguenza dello stupro di Eva da parte degli arconti.
(…)il vecchio stregone Yaqui, Don Juan, rivela a Castañeda: “Gli esseri umani si trovano impegnati in un cammino di consapevolezza momentaneamente interrotto da forze estranee.”
Tutto ciò che impariamo sugli arconti potrebbe insegnarci qualcosa di importante circa noi stessi.
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