L’esportazione delle malattie occidentali

Ethan Watters affronta molto dettagliatamente, e con tante storie cliniche che spiegano la sua esperienza, uno dei temi che ci riguardano come cittadini globalizzati, quello del colonialismo culturale delle malattie.

Egli dimostra che si sta diffondendo nel mondo un linguaggio comune sulla denominazione delle malattie che da luogo anche a una medicina comune nei vari angoli del pianeta.

Questa apparente semplificazione conduce però a risultati paradossali.

Non sono infrequenti anche i risultati fasulli di un simile modo di curare le malattie, e questo perché non capisce come nascono le malattie stesse, ma la cura stessa aggrava anche il male che pretende di curare.
L’Autore prende ad esempio il PTSD, una sindrome nata negli Stati Uniti per descrivere gli eventi traumatici.

Oggi il PTSD si è affermato in tutto il mondo e non c’è più un evento traumatico in cui esso non sia applicato indifferentemente ai soldati di ritorno dal fronte e ai sopravissuti a un terremoto.
Eppure era nato a causa degli scompensi emotivi testimoniati dai soldati americani di ritorno dal Vietnam, scompensi derivanti non dalle battaglie contro i vietcong, ma a causa della politica di doppiezza e di malafede del governo degli Stati Uniti stessi.

L’industria farmaceutica americana finì per inglobare nella stessa sindrome una miscellanea di stati d’animo, al punto che oggi non è infrequente la testimonianza di reduci che sono curati per qualcosa che non ricordano di aver patito, ma di cui sono sicurissimi i loro curanti.

Questo trauma dei reduci vietnamiti è stata poi estesa all’intero campionario dei sopravissuti di ogni tipo (incendi, crolli, terremoti, tsunami, ecc), col risultato che molte persone si sentono diagnosticare con l’etichetta di PTSD e di andare in giro più confusi di prima.

Risultati ancor più paradossali si hanno quando la stessa sindrome viene esportata in contesti ecologici non occidentali, col presupposto che le emozioni sono uguali per tutti e tutti le affrontiamo allo stesso modo.
I comportamenti della popolazione giapponese dopo il terremoto e lo tsunami degli scorsi mesi sono lì a testimoniare che questo non è vero.

Certo, anche loro hanno emozioni forti, ma il loro modo di affrontarle non è lo stesso modo a cui ricorriamo noi persone della cultura occidentale.

Loro hanno diverse credenze, che non abbiamo noi, ed è sulla base delle loro credenze che esprimono le loro emozioni.

Voler applicare loro le nostre categorie diagnostiche è stupido, ma è anche vero che la stupidità è figlia della nostra miopia intellettuale e del nostro colonialismo culturale, che vede l’occidente come l’avanguardia del mondo e le altre culture composte da popolazioni semiscimmiesche che attendono una guida.
Qualche persona del mondo occidentale ha voglia di risvegliare i propri antenati e farsi aiutare in modo meno rozzo del presente a non soccombere a questo colonialismo?

PAZZI COME NOI di Ethan Watters – pagg. 291- € 22,00- Bruno Mondadori 2010

Lascia un commento