Psicosi, trascendenza, etica

Il lavoro di Morerio è importante per almeno un motivo: mette dialetticamente a confronto Benedetti e Lacan , due dei maggiori innovatori nel campo della psicoanalisi delle psicosi , e presenta in modo encomiabile i cardini e i principi che hanno guidato la teorizzazione del loro lavoro.

Il Lacan che Morerio testimonia non è solo genialità. C’è anche l’ipotesi di un uomo dov’è presente uno spirito corrosivo e distruttivo, c’è l’inquadrare storicamente tutte queste vicende personali e collettive anche alla realtà storica di questo secolo “ martoriato da guerre sanguinose e da fenomeni distruttivi di massa, pur affiancati e intrecciati ad una profonda aspirazione alla giustizia e alla pace “.

Se Lacan rifiuta il concetto di trascendenza, centrale invece nel pensiero di Benedetti, il punto d’incontro è proprio “non essere l’inconscio qualcosa che appartiene all’analizzante , bensì qualcosa che si delinea nell’interlocuzione tra il soggetto e l’Altro” , come riconosce lo stesso Benedetti nella prefazione al libro.

Il caso del paziente A. di Moriero, portato a testimonianza di quanta vita possa esserci nel silenzio che può determinarsi in un rapporto terapeutico, consente al lettore di vivere in chiave completamente diversa gli stereotipi sull’uso della parola e sull’interpretazione, sui fenomeni transferali che avvengono nell’incontro analitico e psicoteraputico con lo psicotico.

Bel lavoro quello di Moriero.Consente agli psicoanalisti e ai psicoterapeuti di avvicinarsi a due autori così diversi percorrendo un sentiero tracciato da una tensione etica e da uno spirito di ricerca della vita anche nella sofferenza più innominabile.

Pier Giorgio Morerio “Benedetti e Lacan. Riflessioni su due autori “. Ù
Edizioni dell’Arco. 1997. pagg 177.

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