QQ

QQ è una giovane donna che viene da circa 3 anni. Questa seduta che viene presentata, avvenuta durante un periodo molto critico delle relazioni affettive della paziente col mondo attorno a lei, pone la relazione paziente-terapeuta in una condizione particolarmente delicata.
Il terapeuta si adopera per reggere e sorreggere il disastroso vissuto di impotenza che la paziente pone in seduta, cercando di separare quanto è il vissuto esterno alla seduta da quello che avviene nel qui e ora.

Leggenda:

T = Terapeuta
P = Paziente

QQ

P-Io ho un’infezione renale, sono andata a fare un’ecografia, ho l’infezione del rene per un forte dimagrimento, perché i reni sono scesi… sono stata male per tre giorni, giovedì e venerdì scorso avevo la febbre a 39, però mi sono presa un taxi e mi sono fatta portare in studio.
Ero presente, eh, però non mi ricordo quel che ha detto, si è seduta… (ride).
Se la paziente mi dovesse dire: “La volta scorsa, dottoressa, le ho detto questa cosa… “Ha sì? Non mi ricordo…non ho memorizzato niente…”.
Devo mangiare! Devo mangiare! E faccio una fatica boia a mangiare… adesso mi sono imposta di mangiare, la gente s’impone di non mangiare, tutti sono disperati, vogliono farla finita, e qua e là, e su e giù, e comunque sono contenta, non ho i calcoli, non ci ho arenella, non c’è niente, insomma, solo questo dimagrimento che mi ha fatto abbassare il rene e sono più soggetta all’infezione.

T-Ne era consapevole di quello che le poteva capitare?

P-E’ un po’ che ne ero consapevole. Ero cinquantadue, adesso quarantacinque chili, però non è che li ho persi tutti in una volta, li ho persi in un anno, un anno e mezzo, un po’ alla volta sono arrivata a 45. Sempre nel mio passato di grandi dolori di vita, in maniera esponenziale.
E va beh! (sospiro). La volta scorsa che sono venuta e lei non c’era, sa cosa ho pensato? “Ho rotto le balle persino a lui! (ride).
Riesco a rompere le balle a tutti! (sospira) (si riferisce a una seduta che avevo annullato perché ero in vacanza e lei non si era ricordata dell’annullamento della seduta).
Che io rompo le balle è vero, lo riconosco (ride).
A ……, le rompo, a me, anche, da sola, tutta per me…

T-Prima di tutto…

P-Prima di tutto. E innanzitutto, come dice Vittorio Emanuele, che mi smacca.
Sa, Vittorio Emanuele che si candida alle Europee.
Io sono ferma lì, in quella posizione lì, di… di… di…come un…
(con tono lieve) “Le voglio bene!”

T-Quando dice che le smacca quella cosa lì, cosa intende?

P-Quella posizione lì, perché sono…con ……. le cose sono proseguite, nel senso che… giovedì scorso mi ha detto “Passo da casa, ti porto l’olio” ed io gli ho detto: “No, va bene, passi da casa, però sappi che su potrebbe esserci una persona”.
C’era ……., che il giovedì mi fa da mangiare.
Giovedì scorso perché io sono in studio, stavo male, con la febbre, ed io gli ho detto: “Va bene, fatti aprire da ………”, poi di fatto ………. non ha sentito il campanello, lavorava sul terrazzo, con il rumore, però in questo modo ho detto a ……… “però mi dovresti anche avvisare, perché io ho una vita mia”.
Per V. sono stronza, per P. sono stronza, insomma, io sono massacrata e continuo a farmi massacrare (piagnucola).
P. è presente, viene spesso, mi telefona spesso, però gioca sempre a questo un po’ di qua e un po’ di là…, no, quindi a volte sono irritata, a volte m’incazzo, perché a volte mi telefona per dirmi che ieri erano a pranzo insieme, che lui le ha portato la macchina dal meccanico e all’1.40 lei lo chiama per dirgli ”devo venire a prenderti all’ambulatorio?” e perché lei ha cinquanta anni, i genitori che la trattano male, che la devono capire, comprendere, capire, comprendere.
“Io non posso chiederle di non venire in laboratorio, è come ammazzare una persona, io non sono così cattivo”, come a dire, “Invece tu lo sei”. Insomma, tutto così, per tre ore, con la rabbia su, che mi tiene su, questa commozione, sto bene per tre ore, con la rabbia, però va bene! Meno dico, meno abbaio e meglio stò…

T-Cominciamo a prenderne una alla volta?

P- Si. Ed è comunque è lì il dolore.
E’ un dolore è quello che era stato, che avrebbe potuto essere e che non è stato.
È più un ritrovarmi stronza e deludente, però un altro passo gli si è fatto, in qualche modo,”
P. non andare a cena, ci vediamo domani, ci sentiamo domani”.
Ho preferito dire a V..…

T-Cosa gli ha detto?

P-No, mi dispiace di non aver fatto questa scelta, non penso che ne valga la pena.

T-Non parte da una considerazione di quello che ha scelto, come un rispetto di se stessa e delle sue scelte?

P-No, non riesco a partire da lì, magari!
Magari…, magari. Non parto da lì, ecco, non sono partita da lì, è il discorso quando l’ho detto: “Guarda che se vai in casa potrebbe esserci un’altra persona che sta cucinando”.
Non sono partite da lì, non sono partita da lì.
Mi disistimo, probabilmente, tanto, e non riesco a ricostruirlo in qualche modo…
Vai in vacca, intanto come vorrei comportarmi con P. e anche con V. , intanto perché non avrei voluto dirglielo in quel modo lì, avrei voluto le chiavi di casa indietro, e nel giro di una settimana, 20 giorni, un mese, alla prima occasione che ci fosse questa situazione, che non è che mi abbia… cioè non è che io nei suoi confronti mi senta stronza, anche perché non è che posso fare Santa Maria Goretti a vita, ecco, però non farlo, io dico in modo più adulto, più corretto forse, no?
O di spiegare perché era giusto così. Invece mi sono trovata in quella situazione lì e ho fatto quella scelta lì.
Scelta a posteriori, vedendomi dall’esterno, mettendomi nei panni dell’altro, sì, ho fatto una scelta da stronza, cioè, oggettivamente, mettendomi nei suoi panni…
Poi ho questo lavoro di giuridica che mi sta tirando fuori un dolore…
Io adesso sono venuta a sapere da una cliente che sto seguendo nel campo del CTU di una persona, conosciuta nell’ambito del tribunale, conosciuta in tutt’Italia, che compare in tutti giornali, per esempio il caso ………, che un personaggio spesso intervistato dalla tv, eccetera, il professor ………, che ha molestato questa mia cliente.
L’ha presa per la vita dicendole “ vieni qua”, tentando di baciarla.
Queste sono le cose che mi ha detto lei.
Io, già negli anni passati, quando lavoravo al servizio avevo sentito che ci provava con una collega. Finché ci prova con una collega, sei un uomo, sei una donna, va bene.
Che tu ci provi con una persona che è in una situazione psicologica di grave difficoltà all’interno di una CTU pensare che tu sei quello che sta al posto del giudice, che tu abusi del tuo potere, questo lo odio. Ho dentro una rabbia, ma una rabbia…
Io l’ho sempre detto, a me non me ne frega niente delle conseguenze, “ Lo denunci, mi faccia la cortesia, lo denunci!
Ricusiamo la CTU , non si possono sopportare queste cose…”.
Gliene direi di tutti i colori, di tutti i colori!
Mi ha messo dentro una rabbia, ma una rabbia, praticamente… penso che i reni… ma i reni non sono quella roba che filtra la rabbia? ( ride nervosamente ) non è posso più, non le posso più!

T-Cercare di capire questa sua…

P- Cliente, io la chiamo cliente.

T-Cliente, va bene, cliente…

P- (ridendo nervosamente) Io la chiamo tronca…

T-Tronca?

P- Che più di così non si può. (ride nervosamente).
E’ un detto locale, è tronca! È, quindi, nella traduzione di una parola dialettale, italianizzata.
Cioè, ho sentito in passato voci di lui di questo tipo… Io posso anche parlare con lui, e dirgli “Allora C., la signora mi ha detto così, così, così.
Io penso che sia il caso che tu ti tiri da parte…”.
Questo nega, è ovvio!
Secondo lei, lui mi dice: “Ma tu sei scema!
Vai a credere a una paranoica…”.
Io ci credo, poi, che sia indimostrabile, purtroppo, e fuori dalla…, lui le ha fatto fare un MMPI e lui mi ha spiegato che glielo ha fatto fare in mezz’ora, lui le teneva la mano…
Io vado giù di testa, tutte queste cose si ripetono, sai mi viene una rabbia …che non c’è ragione anche sulle cose…
Non me ne frega che i delle conseguenze, andrei là, gli sparo e basta.
E, nemmeno… Divento stalinista, fascista, divento tremenda!

T-A chi lo associa questo personaggio?

P-A tutte le persone che… non so, è l’abuso di potere.
Mi fa andare fuori di testa.
Quando una persona ha potere…

T- Appunto, dentro di lei a chi lo associa questo personaggio quando fa così?

P-Mi viene da dire tutti (ride nervosamente).
Tutti abusano! Non c’è solo un personaggio, e c’è stato in passato tanti anni fa un professore a cui avevo chiesto la tesi di laurea…
Ci aveva provato… Forse lo conosce…
Ci aveva provato, e tra l’altro era ………………………
C’è quell’episodio, ecco, non credo sia decisivo.
Penso che sia più legato alle mie parti piccole che forse ho ancora, che sono quelle che subiscono sempre, sono quelle che subiscono sempre (ride nervosamente).
Dovrei diventare ciccionissima!

T-E’ in questo caso? Non ci proverebbero più?

P-Non ci provano più….c’’è una gran confusione, ho tante cose dentro che fanno…, comunque sono tutte indirizzate e incanalate sulla rabbia.
Cose che mi fanno rabbia, delle quali mi vorrei ribellare, mi vorrei ribellare…

T-Conviene cominciare con una.
Quando c’è il problema di dover scegliere fra tante…

P- Ma sa, se fosse per me, di lei, quella che tutti giorni mi accompagna, scandisce la mia vita, non so se quella più importante, è quella più presente, e questo dover subire da P. queste… Questa sua scelta, la scelta di vederci, continuare con me, ma nel medesimo tempo non lasciare la sua famiglia, darla dietro alla D., poverina, attaccare il quadrettino in laboratorio…
Mi ha chiamato: “Passi di qui dopo?
Devo darti qualcosa da portare a casa”, e dopo c’era un quadrettino con la foto di lui in deltaplano anni fa. In tanti anni non l’ha mai messo, e non è perché adesso?
E’ lì comincio a vomitare rabbia e dico delle cose che…
Lo so che esagero, sì, esagero, e dopo chiedo scusa perché ho esagerato.
Allora l’altro è incazzato di più, lo vedo incazzato e gli dico: “Ti prego non incazzati, mi fa male vederti incazzato”, hai presente uno che rimesta la cacca, uguale… uguale. (piange nervosamente).
E non la smetto, eh… ecco, vorrei che questa cosa, questo mio comportamento che nella quotidianità mi massacra, che non mi fa mangiare, perché mi viene il nervoso, fumo dieci sigarette e quando mai ho fame dopo!
Non ho più fame, oppure, sto mangiando a pranzo, ridendo e scherzando, arriva questa telefonata, mi si chiude lo stomaco e non ho più mangiato niente… niente.
Non so se è il male, quello fondante, o la punta di un iceberg, il cominciare a pensare a me stessa, di cominciare a curarmi, di tirare su la salute, almeno quello!
La cosa è così.
O la prendi così, e prendi quello che di buono c’è e di cattivo c’è e ti metti tranquilla, mollarlo è impossibile… Mi è impossibile!

T-Questa seconda cosa è impossibile? E’ a prima?

P- Sulla prima ci riesco, per due o tre giorni, poi capita la telefonata, capita del quadretto, basta un capita qualsiasi… e ci ricado!

T- Una scelta almeno attuale l’ha fatta.
Ad esempio con V., col quale, idealmente, sarebbe stato meglio per lei dirgli le cose con un’altra modalità.
Le chiedo se un completo chiarimento nei confronti di V., quindi mettere V. nel posto in cui è dentro il suo cuore, come il suo ex compagno, in maniera da non avere più contraccolpi, non le consente di essere più lucida nei confronti della scelta che fa per la sua vita futura.

P- V. mi piace come persona, mi è sempre piaciuta.
Non vorrei perderlo completamente, per certi versi, però questa vicenda ha messo, comunque, un certo chiarimento.
Le cose si sono chiarite. Tra l’altro, si è chiarito il fatto che non sono sola.
C’è un’altra persona nella mia vita.
Che tra l’altro ha visto fuori dal cancello, l’ha riconosciuto, perché ha curato il nostro gatto e ha detto: “Ma non sarà mica quella persona squallida”, (ride nervosamente) “mamma mia, ma è proprio squallido!
Ma lo sai, te lo dicevo in tempi non sospetti”.
E io, sulle persone, a V. ho sempre creduto molto, perché lui ha delle impressioni…

T-Quindi V. sa anche chi è adesso l’altro, sia pure casualmente?

P- P. ha girato la testa dall’altra parte…
Probabilmente per l’imbarazzo.
P. è stata la molla che me l’ha fatto lasciare, come tutte le persone, ma, perché provo un sacco di pensieri in testa…
Prima non facevo pensieri che adesso non riesco a spiegarmi, che mi sembrano confusivi, che mi sembrano un po’, non so anch’io da cosa sono dettati.
Credo che ci sia… al di là di tutto credo che ci sia abbastanza onnipotenza…
Finché io ero con V. ero legata a lui, e c’ero nella storia, lui stava bene e io però sentire che l’altro in qualche modo incarnava un modo di stare bene, io stavo bene, ero tranquilla.
O la tranquillità, l’altro mi rimanda tranquillità, un piccolo mostro.

T-Queste due cose sono le due facce di una medaglia. Da impotenti si spera di poter essere onnipotenti, dall’altra parte, se ci si sente onnipotenti si può aver paura di diventare impotenti…

P- Ma però mi dico anche basta! Ormai sei vecchia. È però, che cosa ci metto al posto di quello che è stato?

T- Il mondo funziona come vuole lui, non possiamo preoccuparci più di tanto del funzionamento del mondo.

P- Qui c’è un passaggio, ha ragione, perché manca la concezione che io possa avere per me stessa rispetto ai desideri…

T-Rispetto al desiderio può…

P-Pollice verso su quella strada.
Vado benissimo. Forse sono ancora in attesa di altre cose.
Penso che quando la mia vita, le piccole cose che affronto, sto nel piccolo, sto nel…
Non riesco ad esprimermi…
E vivo le cose in serenità.
E poi, per me, sposto le cose su grandi disegni, non lo so io…

T-In questo momento, quale sarebbe un grande disegno?

P- Un grande disegno per me, in questo momento, è quello di essere contenta di quello che faccio, della mia vita.

T-Una vita degna di essere vissuta quindi.
Amare, essere amati, stare con una persona che le vuole bene.
Ci crede quindi, ci sono delle cose…

P- Ci sono, ci sono…ci devo credere di più.

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