Il paziente seduttivo

E’ una seduta di un gruppo formativo. Lo scambio che viene presentato consente di cogliere la gamma di sentimenti che l’allieva prova nei confronti del paziente e come occorra un continuo confronto con i partecipanti al gruppo per riorientare emotivamente il presentatore del caso a distinguere le sue esperienze interne da quelle che le capitano in ambito professionale.

Leggenda:

C = Conduttore gruppo

P = Presentatore caso

M…….M7= Membri del gruppo

P: Presento io un caso. Non è una terapia quella di cui voglio parlare. Si tratta di una persona che vedo nel Consultorio da circa un mese.
E’ venuto su indicazione del cardiologo, perchè ha avuto problemi nella capacità erettiva post intervento e in mondo assai improvviso, in un rapporto, ed è entrato profondamente in crisi e ha chiesto al medico, gli ha spiegato il problema che aveva avuto, e il medico lo ha mandato da me. Dico che non è una terapia che quest’uomo… Io lo guardavo e mi dicevo ” io lo accoppo”.
Mi viene un istinto di farlo fuori e di buttarlo dalla stanza. Ma fuori!
Fa tutte le cose per cui uno possa sentirsi stranito. Arriva, mi vede nel corridoio e dice un “ciao amore mio”, ” ciao tesoro mio”.
“Buon giorno” gli rispondo io. “Non mi date del tu? mi dice in continuazione, “Cara” “tesoro” “dolcezza” mi dice in continuazione.
Io ci ho provato qualche volta a provare a prendere questo modo e interrogarlo, ma passavo dal sentirmi la maestrina che dice:”Oh, non mi dici tesoro mio”, non so, non riuscivo a prenderla in mano, a renderla interrogabile questa cosa, nel senso che è un uno che ti racconta le cose della sua vita, che è sposato, che ha sempre avuto tante amanti, che mi descrive nel dettaglio e in qualche modo passa il tempo a raccontarmi di come per lui è importante essere visto, essere amato, amare l’altro, le sue relazioni, varie robe, per cui ogni due per tre ci infila una serie di complimenti a me. A questo punto il motivo è che mi mette in imbarazzo.
Una volta mi ha detto:” Non vorrei metterla in imbarazzo” e io gli ho detto una volta: “Lei mi mette in imbarazzo”, perché era vero, però lui si ritrae e ricomincia quella modalità di prima.
E io non sapevo cosa potevo esattamente fare… poi non è che non percepisci che c’è un problema, certo che lo percepisci, cioè capisco che c’è un problema, che non sta bene, ma, detto questo…. Non so. Ad un certo punto mi sono messa a dire: “Ok, va bene, lui le dice, lascia stare queste cose finchè si smorzano da sole. Per un po’ lui ce la fa, poi arriva con un cd, che mi regala, fatto da lui, con su una dedica” alla cara dottoressina”, cd con un misto tra la musica classica e altro.
Ho ascoltato il primo una volta, gli altri non ho avuto nemmeno voglia di portarmeli a casa.
Gli chiedi perché lo fa e lui ti risponde che vuole essere piantato, vuole essere riverito, vuole essere il preferito, vuole esserci. Per dire, l’ultima volta è arrivato, c’era dentro un altro paziente è quando il paziente è uscito lui è entrato e così si sono incontrati nel corridoio.
A fine seduta io gli ho chiesto se la volta successiva lui poteva arrivare 5 minuti dopo.
E lui mi dice: “così si fa 5 minuti di sedute in più con l’altro ?”

M1: e tu che cosa gli ha risposto ?

P: temo di avergli risposto una: “come puoi dire una cosa del genere?” so che non era bene ma mi è partita una cosa così. In realtà, mi piace avere 5 minuti tra una persona e l’altra, è vero nel senso di un poco di rilassamento. Però…

C: che cos’è che la mette in imbarazzo di questo signore ?

P: io non so che cosa farmene di tutte le sviolinate che mi fa questa persona, ormai non riesco neanche più a sentire l’irritazione, ma riempiono mezz’ora di tempo in cui io sto lì zitta e lui continua: “ma dottoressa, vede… è il suoi occhi e le sue labbra”.
Io di questa parte qua a non riesco a farne niente, non riesco a metterla lì, a interrogarla.
Io ci ho provato, ma non sono riuscita niente. Se questo è il suo modo di relazionarsi, le viene così … che senso può avere, lui, così , non gliene può fregare di meno, nel senso che dice ” io ho molta stima da quando l’ho vista, subito, certo che mi piacerebbe che lei si innamorasse di me”.

C: un messaggio così prezioso non riesce a utilizzarlo?

P: no, nel senso, no, gli ho chiesto che cosa significa, questo sì, solo che lui mi dice: “eh, ma mi piacerebbe proprio, perché penso che lei sia proprio una donna (è inutile pensare, non è che ci vuole molto per vederlo), mi piace fisicamente, mi piace perché la stimo, da subito ho capito che mi piacerebbe che lei si innamorasse di me.
Io mi sono detta:” Okey, mi sono detta, è terribile se il rapporto è così.”
Lui mi dice: “io ho bisogno di vederla almeno una volta la settimana, vengo qua a solo per vedere lei”.
Possibile che nella vita si sia solo questo? c’è una parte che non è vera. Se è così forte questo bisogno, va bene, però dice qualcosa di te. Però, se io lo interrogo, e per me interrogarlo vuol dire chiedergli che cosa mi sta dicendo, che cosa desidera,… non so, sul piano di realtà io sono inbranata…

M1: non so, prima hai detto una cosa, cioè, lui ha bisogno di amare l’altro, poi ti sei corretta e hai detto: “no, no, l’altra!” …

P: come dire, non è che lui ha tanto bisogno di amare l’altro, quindi trovare amore, ma amare l’ altra, femmina”.

M2:mi chiedo, quanto era il vera questa cosa?

P: di amare l’altra?

M2: si, e non di amare l’altro.

M3: tu ci credi che si è innamorato di te?

P: ma va! No, nel senso donna che non gli credo, ma nel senso che… ho l’impressione che questo si muova nel mondo cercando di essere al centro, di piacere a tutti e a tutto il mondo, in modo molto primitivo, ma limitativo, per cui, in realtà ha l’effetto opposto. Dopo poco uno non può più, credo questo… credo più questo, la stessa cosa che fa con il medico, nel senso che lui mi racconta che ha una serie di relazioni anche maschili che lui, comunque, coniuga nello stesso modo. Per cui non credo che lui sia innamorato di me. Credo che quello sia il suo modo di incontrare qualcuno.
Lui, secondo me, se ne frega di questo, nel senso che quando io ho provato a dirgli: “sa che a volte faccio fatica a trovare un senso, a leggere alcune cose.
Lui stesso ha detto: “non vorrei metterla in imbarazzo” ed io gli ho detto: “è vero che a volte c’è un imbarazzo, e invade tutto. Io riconosco immediatamente, dopo trenta secondi, inizio a dirgli una serie di cose per non sentirlo.
Però lui non è tanto in grado di sentire te, o di vedere te, e questo lo racconta anche nelle esperienze che lui mi racconta, tutta incentrata nella esperienza che lui è bravo, non gliene frega assolutamente niente di che cosa dice l’altra persona, tant’è che quando è arrivato all’inizio, e si è parlato del motivo per cui era arrivato, in realtà lui continua a dire che l’altra compagna è ben contenta di come stanno andando le cose, non gliene frega niente di cosa gli è successo quella sera.
Lui non crede minimamente a questo. Io ho l’impressione di essere totalmente in balia, no, nel senso che lui arriva, occupa tutto il tempo, io mi irrigidisco sempre di più, e poi mi sembra che l’unico modo che ho, a volte, per essere l’uno di fronte all’altro è quando mi incavolo, magari faccio una battuta, anche cattiva, me ne rendo conto, mi viene, anche cattiva, e all’ora lui mi dice: “no, ma, mi dica…” ha un trenta secondi in cui si ferma un attimo da questo…

C: Io ho visto nei vari membri del gruppo una specie di stato catatonico a questa sua descrizione. La mia è una sensazione vera? Vi ho visto tutti spenti. Che cosa vi ha suscitato questo racconto?

M3: vi dico quello che mi passa per la testa, nel senso che non riesco a vivere quello che dice Luisa, che ci racconta Luisa in maniera, come dire, lo banalizzo per farmi capire, in maniera professionale, no. La vivo come una storiella che lei ci ha raccontato, c’è il paziente che s’innamora del dottore e della la dottoressa, gli porta il regalo, un po’ e lei si difende, però non riesco a cogliere la vera essenza della questione.

C: beh, ci ha detto un suo problema di rispondere bene come terapeuta a questo paziente. Sempre che questi sia un paziente, non basta che venga lì per qualificarlo come paziente.
La dott.ssa Luisa non ci ha detto perché ci sta parlando di questo signore.
Non ci hai detto che cosa vuole da noi.

P: che mi si dica come diventare terapeuta lì. Quello che dice lui è esattamente come mi vedo, in una storiella, è esattamente quello, non è una terapia per me, perché io non mi sono mai sentita terapeuta con quell’uomo, quindi, dall’esterno… un paziente compie le sue sedute, viene lì, sta puntuale i quarantacinque minuti e se ne va.
Io lì sento tutto meno che di essere terapeuta, di fare la terapeuta.

C: questo è già più interessante. Come mai non si sente di fare il suo mestiere?

P: perché sono lì, tutto quello che importa, in buona parte, è questa roba qua, quindi passo il tempo ad ascoltare le cose sue di sesso, e poi quanto mi piaccio, e io non riesco a sentirmi utile ne nell’interrogare uno ne l’altra. Quando devo interrogare i suoi complimenti su di me credo di essere di un’ imbranata, tale per cui, dopo le prime volte in cui mi chiedevo, più o meno, cosa mi stava dicendo in questo, ho mollato il colpo perchè che non mi viene di fare niente. Quello che provo non sono dei buoni sentimenti, in quel momento, quei complimenti…, e sento che essere urtata non mi aiuta ad avere un minimo di agilità terapeutica, in quel momento, di fare qualcosa.

M4 : io immaginavo prima questa situazione, e vedevo lui davanti e tu che retrocedi. È ho avuto la stessa sensazione quando Silvia gli ha detto: “ma tu credi …” e tu: “no, non è vero che è innamorato di me”, cioè, tutta sulla difensiva, no? Certo, in qualche modo questa cosa, mi aveva stupito questo tuo modo… “neanche la voglio sentire questa cosa”, è il fatto che non riesci neanche a prenderla, non ci puoi fare niente di questa cosa, sai, i complimenti…va beh, no?

M5 : A me sembra che anche lui riproduca esattamente lo stesso modo di fare l’amore. Il problema non è continuare a interrogare lui, perché interrogarlo ho l’impressione che lui risponda con la solida modalità “ma io sono così, perché è…” giustamente, perché così è il suo modo di amare. Ma che ci fosse, mi veniva come unica possibilità è quella di come stai tu?

M5 : è si, ma poi non sgusciando via. Sembra che lei debba rimanere lì continuamente a dire che sei in, che in qualche modo non ti veda, è motivo di sofferenza. Oltre che non ti veda lui e vere e dove sei.

C: ormai il tempo è finito. Non c’è spazio che per una risposta sintetica da parte della presentatrice: perché ha portato questo caso?

P: avrei desiderato che avesse appezzato la mia disponibilità…

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