Il mio contributo in questa giornata di lavoro che festeggia il 40° anno di vita del Ruolo Terapeutico si concentra attorno alla mia posizione nella vita della nostra comunità di terapeuti.
Avevo inizialmente pensato che potevo parlare dell’importanza che la nostra rivista ha avuto nella formazione da terapeuta, ma mi sono convinto a dire qualcosa di più sulla personale posizione che occupo all’interno del Ruolo.
Come molti sapranno leggendo anche l’organigramma del Ruolo il mio compito ufficiale è quello di presiedere il Consiglio di Amministrazione della SRL e di Rappresentante Legale della Scuola di Formazione.
Al di la di questo incarichi formali, ai più è noto che Erba mi ha scelto come suo vice.
E’ una posizione impegnativa, gravata da varie incombenze, difficilmente riassumibili in poche parole.
A chi mi chiede come ci sto in questo posto rispondo che mi trovo a mio agio.
Mi piace assumermi le responsabilità del compito che mi spetta e dare il mio contributo alla causa. In fondo sono un partigiano delle cause giuste.
Per uno strano destino nella mia vita non sono mai andato consapevolmente a cercarmi ruoli di comando o di prestigio.
Me li hanno proposti altri ed io ho accettato, evidentemente sicuro che sarei stato in grado di onorare la scelta della mia persona per quel compito.
Perché Erba abbia fatto questa scelta non lo so, ma anche in questo caso ho accettato pienamente la sua proposta.
La ritenevo e la ritengo ancora un grande onore, molto impegnativa, oltre che un chiaro onere che comporta e comporterà grande impegno e dedizione al compito.
Sono arrivato a questo posto attuale per investitura e se questa posizione verrà cambiata sarà sempre per investitura.
Non ho mai creduto che certi ruoli si prendano con elezioni, sempre che le elezioni premino i più meritevoli.
Guardando fuori da questo salone e vedendo il penoso spettacolo che offrono in questo tempo i vari eletti dai cittadini c’è da dubitare che il modo di scegliere attuale le classi dirigenti sia il più efficace e giusto.
E’ possibile, anche se non ci credo più di tanto, che un giorno Erba decida veramente di andarsene a svernare in Grecia.
Dobbiamo sapere che il giorno dopo ci toccherà tirarci ancor più su le maniche e lavorare insieme ancora più risolutamente di come lavoriamo oggi perché il Ruolo Terapeutico deve andare avanti nelle sue attività formative e cliniche e rimanere un punto di riferimento fondamentale nel rinnovamento della cultura psicoanalitica del nostro paese.
Riprendendo il discorso storico, ci sono stati problemi con alcuni colleghi.
Per anni ho sentito muoversi verso la mia persona attacchi di tutti i generi, compreso l’essere preso di mira su un mio essere troppo d’accordo sulle posizioni culturali di Erba stesso.
Ogni tanto c’era qualcuno che, facendo un paragone tra me ed Erba, scuoteva la testa.
Non c’è confronto, dicevano un poco desolati.
Credo che avessero profondamente ragione, non può esserci un confronto simile. Io, come tanti altri qui dentro, mi sono formato professionalmente nella sua Scuola e quindi sono nella posizione di un allievo nei confronti di un maestro.
C’è voluto un lungo lavoro di chiarificazione, un mare di pazienza, una accettazione anche di verità impossibili ad un incontro dialogante, per poter respirare un clima di confronto sereno tra tutti.
Ci sono stati anche miei momenti di grande stanchezza, qualche volta mi sono offerto anche di fare passi indietro rispetto alle scelte fatte prima, ma la fiducia di Erba e di gran parte dei miei colleghi della SRL mi ha sostenuto a tener duro.
Credo nella responsabilità del compito che mi assumo.
Ho sempre svolto con spirito di dovere e di servizio il compito che ho preso.
Posso dire con chiarezza e senza paura di essere smentito che nessuno mi ha mai tolto la fiducia datami nel lavoro.
Quando ho chiuso un’esperienza è stato di mia iniziativa, perché non vedevo più le condizione per andare avanti.
Così è anche in questa realtà.
So bene che non sono Sergio Erba.
Non può esserci un altro Erba.
Non ho la sua testa, la sua personalità ed esperienza, mi sono formato nei primi quarantanni di vita in luoghi e ambienti anche molto lontani dal suo.
Non ho mai nascosto l’ammirazione che provo per la sua persona e, se lo conosco bene, lui stesso considererebbe una sconfitta del suo essere formatore se creasse dei cloni di se stesso.
Lavoro e continuerò a lavorare per essere il meglio di me stesso, nella mia quotidianità di persona, di terapeuta, di formatore.
Se poi molte delle nostre idee di fondo coincidono sono solo contento, vuol dire che abbiamo molti valori condivisi, e forse alcuni assunti caratteriali di base comuni.
Credo molto anche in una comunità condivisa di lavoro, dove si sviluppano col tempo anche affetti importanti e profondi.
Non sono per la competizione, anche se non mi ritiro verso chi vuole sfidarmi, preferisco nettamente la cooperazione nel confronto tra persone.
Questo non mi impedisce certo di essere piuttosto rigoroso in alcuni principi (su questo punto qualcuno mi accusa anche di essere anche rigido e testone).
Anche la fermezza sul principio, insieme con quella del dovere per il compito, è quindi un tratto caratteriale che mi appartiene.
So che per molti è scomodo, soprattutto in tempi come questi, dove è di moda essere duttili e pronti a cambiare idea e anche pelle se le circostanze lo richiedono.
Cambio anch’io idea, se lo ritengo giusto, ma certo sono molto legato ad alcuni ideali, piuttosto che alle ideologie di turno.
Questa è, sia pure sinteticamente la mia posizione attuale nel Ruolo.
Il grande musicista Sebastian Bach diceva che “ Per poter volare con il pensiero dovunque tu voglia, devi partire pensando di essere già arrivato”.
Quando sono entrato nel Ruolo Terapeutico, oltre venti anni fa, credevo di essere già arrivato a capire molte cose degli esseri umani.
Non c’è voluto molto per comprendere che dovevo fare un lungo cammino soprattutto per comprendere me stesso.
E particolarmente per prendermene cura come persona intera.
Oggi sono sicuro che la direzione che abbiamo intrapreso tanti anni fa, quella di sviluppare la nostra pratica terapeutica e formativa, individuando nell’interezza della persona il focus del nostro mestiere, sia quella giusta.
E’ in quella direzione che continuerò ad andare.
Con tutti voi mi auguro, sicuramente con tutti quelli che sono disponibili a far parte di questo permanente laboratorio di ricerca e sviluppo di libertà umana.