“Il si teorico dello psicoterapeuta” è l’accattivante titolo che Antonello Sciacchitano ha dato all’incontro tenuto al Ruolo Terapeutico il 17/3/97.
Sono uscito piuttosto sconcertato e anche rabbioso da quella serata.
Il Nostro Narciso ha portato avanti per tutta la serata un “si teorico” che più teorico non si può, nemmeno col candeggio, direbbe la massaia televisiva.
E, seduto col piglio di chi ha a che fare con una platea di beoti figli della televisione, il Nostro Narciso, ha ammonito il nutrito auditorio a “tornare a Freud”, perché lui è freudiano, e quindi unico (anche se debole…)depositario della “verità” analitica.
La descrizione del suo essere freudiano mi è rimasta praticamente sconosciuta poichè il Nostro si è messo a litigare anche con i traduttori che non sanno tradurre il tedesco.(Probabilmente, a causa della mia ignoranza della lingua tedesca ,sono destinato a non capire Freud ?).
Il Nostro Narciso in un crescendo di disponibilità verso noi beoti, ha anche ammesso che, si, lui coi pazienti lavora così, su questi temi e con questi linguaggi.
Oso sperare, per la salute mentale dei suoi pazienti, che il Nostro Narciso sia uno di quei terapeuti che non parlano mai (almeno non danneggiano con le loro folgorazioni chi cerca di capire qualcosa dei propri mali interni).
Tutto questo con un atteggiamento di supponenza e di annoiata sufficienza che ha sfiorato spesso la tracotanza.
Tracotanza che ha raggiunto punte assolutamente impensabili (almeno per me) da uno psicoterapeuta.
La pretesa di promuovere una versione della teoria psicoanalitica (o psicanalitica, come il Nostro preferisce chiamarla in omaggio al suo approccio semantico) è spaziata tra il rivendicare di un’assenza dello Stato nel disciplinare l’esercizio della psicoanalisi (posizione pure condivisibile) e la demolizione sistematica di qualunque scuola di pensiero diversa dalla sua.
Liquidata come “sciocchezza” tutta la scuola culturalista (Fromm, Horney, ecc.) il Nostro Narciso fa a fette anche quella inglese (Bion, Winniccot, Klein), naturalmente non portando alcuna argomentazione clinica a supporto della sua demolizione.
Dopo novanta minuti di tentativi di capire il suo “si teorico” sono fi-nalmente arrivato a cogliere il grido:” La pulsione! Il Fallo! Il Fal-lo!”, grido che pretende di negare non solo l’oggetto, ma che esista anche una qualsiasi relazione tra pulsione e oggetto.
Poco male, penso, ognuno ha diritto ad una sua visione teorica dell’esistenza. Anche professionale.
Sono però un po’ pignolo quando devo esprimere un’opinione. Mi sono andato a leggere un paio di scritti di Sciacchitano apparsi sui “Scibbolet” (rivista di psicanalisi -Ed. Shakespere & C.) dove mi sono venuti dei dubbi ancora più vertiginosi sul teorizzare del Nostro. Viene usata una montagna di parole per dire che “tra immaginazione e simbolico, da sempre non c’è rapporto. C’è del reale. Magistrale!
Ancora più confuso è il tema della seconda ricerca orientato a promuovere le topologie, contro il paradosso.
Non avendo niente da obiettare contro la topologia, non sono riuscito a cogliere minimamente perché essa sia alternativa al paradosso, dal momento che è il Nostro stesso a riconoscere che “i paradossi acquistano valore relativo di rapporto al contesto da cui emergono”.
A forza di negare che esistono relazioni, contesti, soggetti in carne e ossa che stanno male e che chiedono che “senso” ci sia nel loro stare male, quale relazione corra tra la loro malattia e lo stare con noi analisti non si arriva ad altro che a “vivere l’analisi esclusivamente come un’operazione “a levare”.Tutto ciò serve allo scopo di raggiungere il massimo di purezza interpretativa. LA VERITA’!
A forza “di levare” ,mi vengono in mente alcune considerazioni di Claudio Magris(Microcosmi) in merito alla “purezza”. “La purezza…… è il risultato di una sottrazione ed è tanto più rigorosa quando più radicale è quest’ultima. La vera purezza sarebbe il niente ,lo zero assoluto ottenuto dalla sottrazione totale …..Essa conduce al rachitismo e al gozzo”.
Sarà questa la fine della psicoanalisi?
Rileggendo Sciacchitano e ripensando alle cose dette in quella serata dal Nostro, ho la vaga sensazione che il mio malessere è destinato ad aumentare, se interverrò ad altri incontri teorici così demenziali.