Sedute integrali AA

Scopo di questo lavoro è testimoniare, per quello che uno scritto consente, uno scambio relazionale in terapia.

RIPORTO UNA SERIE DI SEDUTE INTEGRALMENTE

AA

AA è una paziente in terapia da parecchi anni, di mezza età, divorziata. Arrivata in studio con uno stato d’animo al limite del suicidio, proviene da una famiglia del Nord Europa. Ultimogenita di sei figli. Si è laureata in matematica, dopo anni di difficoltà ad affrontare gli esami, e si è nuovamente iscritta a Psicologia per un’altra laurea. Dopo il primo anno di terapia ha interrotto per alcuni mesi, poi è tornata ed è rimasta stabilmente.
Riporto integralmente alcune parti di sedute che ho sbobinato.

P-Sono stata in vacanza, finalmente! E’ stata proprio l’imbucata in un gruppo universitario di una mia amica, perché lei fa tutta pittura, cioè, lavora con la sua classe. E, infatti, loro hanno guardato pittura tutto il tempo ed io sono stata a casa e mi sono fatta le mie vacanze.

T- La sua vacanza?

P- Mah. Non mi piaceva tanto essere lì incollata al professore, alla visita guidata, cioè, poi l’ho fatto per tre giorni perché avevano cose veramente interessanti, architetture interessanti , ma volevo fare cose che mi interessavano di più e quindi niente pitture. Poi ho fatto l’abbonamento dell’autobus e ho girato tutta da sola, ma è stato bello sa, mi son sentita proprio viva. Prendere, andare senza paura, sono scesa al capolinea, sono andata a vedere il museo dell’olocausto , molto bello … non so perché l’ho fatto. Boh, però l’ho fatto, insomma, mi sentivo contenta, che ragionavo, facevo, coraggiosa anche.

T- In un contesto nuovo non ha avuto paura, questo vuole dire?

P- Sì, sì, esatto, ero proprio serena e tranquilla. Ho sempre paura di sentirmi schiacciata, sì, così schiacciata… Eh …, le avevo anche scritto una cartolina dalla Svezia, poi mi son dimenticata di mandargliela…
E’ tutto un po’ difficile, molto, così molto apatica, molto vulnerabile cioè, quasi mi da fastidio anche prendere la metropolitana per dire, non lo so con tanta gente, i suoni , il casino . Boh, mi sento un po’ … cioè … cioè, a casa mi sento protetta, cioè, come può esserlo una gabbia no, cioè, sai i tuoi confini, sai che sei protetta lì dentro insomma. Cioè, non lo so, ho avuto questa implosione a Oslo, poi quando sono tornata, ho visto mia madre, il solito tran tran, cose… mia mamma che sta così male, mio papà che, vabbè, è il solito stronzo … no, non ce la posso fare, cioè, poi ho avuto una litigata con, cioè, una litigata, ero andata anche col mio amico …….. che mi aveva scritto la lettere, si ricorda? Il mio amico che, insomma che è innamorato di me, diciamo no, e là, cioè, è venuto anche lui.. una volta no, con delle aspettative su noi due innamorati … e … ma, non volevo soddisfare … e …. Boh, … ci è rimasto malissimo, era messo malissimo, l’hanno visto tutti male, praticamente tutta la vacanza, e al ritorno mi ha detto che era meglio se non ci vedevamo per un po’, cioè, anche come amici però …. Era meglio che stavamo distanti un po’ di tempo, mi è crollato un po’, non lo so, il pavimento da sotto i piedi cioè, mi sono sentita improvvisamente molto sola, continuavo a tremare, non so che cazzo mi è successo, continuavo a tremare, continuavo a piangere e a tremare non so, non so cosa mi sia successo. E poi, vabbè, ho preso il valium e sono andata a letto. Cosa dire, è stato un po’ … un pò…

T- Vuol dire che lui aveva un sacco di aspettative, di speranze che lei non ha corrisposto?

P- Si. Oddio, più o meno. Vedevo che era straentusiasta prima di partire, era straentusiasta, io ero molto più, cioè, con i piedi per terra … boh… andiamo là, il traffico, è uno stacco che faccio, vado a vedere una città che non ho visto però, vabbé, non mi aspetto di fare la vacanzona mega divertimento, mega felicità, tutte le volte che parto con questa idea poi sto male, rimango delusa. No, lui era partito un po’ con questa idea qui, soprattutto quell’idea che finalmente avremmo avuto un po’ di tempo per noi, dello spazio per noi, che era un po’ do tempo che mi diceva che mi vedeva strana, che ero assente, che … Forse era anche vero però … cioè sono delle idee che quando ami una persona non è che la cerchi, comunque io non lo cercavo, non lo cercavo in quel modo ecco. .. cioè, doveva andare così, nel senso… anche se, vabbè… cioè parlandone l’altro giorno mi ha chiesto: ” Ma perché non possiamo stare insieme, qual è il problema?” Io, cioè, io penso che il problema è che non sono innamorata di lui, e questo è il problema no, cioè … cioè è obbiettivo ,no, non si può andare da nessuna parte. Però mi sono anche accorta che, cioè, è sistematico che quando una persona mi vuole tanto bene, mi vuol fare del bene, o comunque dare del bene, e ci si mette anche la parte fisica, cioè, io non ne voglio sapere. Cioè, a me quello che mi metteva in crisi con lui non era il non starci bene, perché ci sto anche bene insieme, facciamo mille cose e tutto, però, ecco, era l’idea di avere una parte sessuale che ,insomma, non ho capito se è perché è solo un’ amico per me o è perché proprio io, cioè, ho ancora tanta paura a relazionarmi con le persone che mi vogliono bene, che mi chiedono anche quella cosa li, cioè, mi mette in ansia.

T- L’ansia le viene solo nei confronti delle figure che le vogliono bene?

P- Beh, oddio, sì. Sì, perché se le persone non mi vogliono bene cercano un altro tipo di cosa.

T- Cosa cercano?

P- Mah, ne ho avuti anche un po’ più, non lo so, immaginare anche un po’ più … non lo so come dirla però, mmm…, non mi fa paura, perché è una cosa che scelgo io in qualche modo, per espiare secondo me, cioè, la situazione è solo questa, non lo faccio con voglia, non lo faccio con… non mi diverte, non mi ha mai divertito fare sesso onestamente, e boh …

T- Vuol dire che non ce mai stato un suo desiderio in quanto tale?

P- L’unica persona con cui l’ho avuto è stata con ………, con ……. … anche se, anche lui si è accorto che mi comportavo in modo strano, cioè, mi ha detto che gli sembrava che mi animassi, cioè che nei momenti d’intimità così mi animassi, facevo le cose così, in modo meccanico, no, cioè, infatti è vero.
Poi comunque, in generale, cioè, e poi un’altra cosa che mi ha colpito è stata che quando sento una persona dipendere da me, non, cioè, automaticamente, non, cioè, mi da fastidio la cosa, mi da fastidio. Io ho sentito molto la sua dipendenza nei miei confronti, cioè continua a darmi amore questo ragazzo, ma è normale, cioè lo conto anch’io. E’ solo che a me una persona innamorata di me mi da fastidio, cioè, mi da fastidio, non … mi ricordo che ha dei sentimenti di gratitudine, di gioia … mi da solo molto fastidio, vorrei solo fosse più staccato, distante, più incolto, cioè, la cosa a cui sono più abituata ,ecco. Se dipendesse da me…

T- Se dipende da lei?

P- Ma, secondo me, io non mi piaccio per niente, quindi per quanto dipende da me, dipende da, cioè, mi mette una responsabilità addosso che io non so, cioè, non saprei soddisfare. Cosa vede di bello in me?

T- Allora, se lei non si piace e invece piace a lui, questo lui non deve valere un gran che come persona …

P- E forse è quello … Cioè nel senso che io… Boh, è pazzesco, ma ho vissuto questi giorni come se fosse un mio problema, ma devo cominciare veramente a concedermi un po’ più di amore, cioè, è pazzesco perché è successo anche l’altro giorno che, vabbè, l’altra sera che sono uscita con un gruppo di amici di teatro che non mi conoscono benissimo però, ero seduta vicino a due persone che mi hanno guardata tutta la sera e mi vedevano un po’ così ,cioè, infatti ,”cioè, cos’è sta roba, cos’è, guarda che sei simpatica, intelligente … cioè meriti tantissimo”.Quando sento dire queste cose mi piace, ma la prima cosa che penso è:” Vabbè, se non mi conoscete, cioè, non lo state dicendo perché volete qualcosa in cambio, me lo stai dicendo perché vuoi qualcosa in cambio, vuoi magari che, non lo so, non lo so che cosa vuoi, però vuoi qualcosa in cambio, cioè, sennò non lo fai … e poi non mi conosci, cioè, se tu mi conoscessi penseresti che no, che sono un fallimento continuo e che incasino tutto quello che tocco, che non …

T- Lei si considera una persona che incasina tutto quello che tocca?

P- Mmm. Si.

T- Quindi, questa è l’dea che ha di se. Visto che è incasinata, come faccio a non incasinare tutto quello che tocco? Questo è un buon motivo per non stimarla come persona? Cioè, una persona incasinata non può essere una buona persona?

P- Vallo a spiegare agli altri…

T- Provi a spiegarlo a me, non scappi. Ci sono persone che l’apprezzano ?

P- Quello che io penso, quando lei dice che mi apprezzano come persona, e che, cioè, se lei, per esempio, mi apprezza come persona è solo perché ho scelto di fare un percorso che è stato anche il suo, cioè, nel senso che ho scelto di venire qui a parlare con lei quindi in qualche modo … mmm, non so…

T- Oggi il tempo è finito. Ci fermiamo.

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P: Buongiorno. Ah, ah…Ieri sono uscita con una ragazza, una mia compagna di teatro che mi ha preso in simpatia da subito, cioè è entrata quest’anno nel gruppo, è un po’ più piccola di me, comunque mi ha preso in simpatia da subito, cioè proprio manifestandomelo. Ieri siamo uscite…devo dire che anche a me stava simpatica…

T: Vuol dire che è una simpatia ricambiata?

P: Sì, nel senso che forse mi faceva un po’ effetto tutta questa stima, non so, quest’affetto, non lo capivo. In fondo non mi conosceva…un po’ ti mette un po’ in soggezione…però ho detto mah… Poi mi ha detto che sono particolare, non è la prima volta che mi dice che sono meravigliosa…va beh, esagera, però è carina nel dirmelo, tutto qua.

T: Si è innamorata di lei?

P: Mah…non so…(ride)…Beh a volte è una questione di feeling, nel senso che è davvero molto carina, è un essere speciale, è molto sensibile, è estremamente sensibile, anche estremamente fragile come ragazza, molto dolce, cioè ha un cuore grande così, ha voglia, secondo me, di dare affetto, solo che noto che l’affetto che dà alle persone può indisporre, agli altri miei compagni di teatro, per esempio, dà fastidio questa cosa, dà molto fastidio questa sua caratteristica, cioè lei viene lì, ti abbraccia, ti bacia, ti accarezza, come i bambini. A me non dispiace, eh, è quello che mi serve, perciò li prendo, per carità, va benissimo così, ci siamo trovate un po’ per quello, credo.

T: Qualcosa da prendere e portare a casa?

P: Non è una cosa che succede spesso, la gente è molto riservata, soprattutto qua al nord. Ho fatto una capatina in Puglia ed è tutto un altro clima.

T: Questa settimana?

P: Sì, sì. In Puglia, da parenti di mio papà. E niente, sono andata a questo matrimonio di mio cugino. E’ pazzesco, perché mio cugino non lo vedo mai, mai, anche da piccola l’avrò visto poche volte, però è pazzesco l’affetto che è riuscito a trasmettermi quel giorno, non so mi ha riempito il cuore. Ti fanno sentire più importante in qualche modo.

T: Però non mi sembra abbia preso granché di queste sue origini.

P: Eh, no. Anche mio padre è molto chiuso, come carattere è molto orso. Cioè, ha proprio difficoltà a manifestare affetto, ha difficoltà ad esprimere tutte le forme di affetto, stima, apprezzamento. Quelle che fa sono sempre indirette, nel senso che direttamente non ci riesce, quelle che vengono fatte a me in sua presenza tende a sminuirle, non so perché ma fa così. E’ successo anche al matrimonio, ormai ci sono abituata.

T: Tipo?

P: Ma no, tipo complimenti, la cosa che dice sempre … va beh… qualcuno dice: “Ah che bella figlia, che brava ragazza”… “E oh”, così dice sempre, così…secondo me perché si sente in imbarazzo lui, ma non c’è da sentirsi in imbarazzo, un parere, boh, va beh…oppure: “Ah, che ragazza seria”, magari perché prendo un bel volto all’esame… “E oh” Ma perché no? Cioè, va beh…Ogni volta…

T: Lei la vive come una disconferma?

P: Va beh…un po’. Non sia mai che ce la faccia con le mie forze! Deve esserci sempre una questione di concause strane tipo: il professore era dell’umore giusto, piuttosto che un’altra roba, di se stesso come uomo. E allora? Nel senso che come se tutti gli uomini, non so, come se rimanessero affascinati

T: Come se rimanessero affascinati?

P: Sì…

T: Ha provato a dirglielo?

P: Non ho capito…

T: Dirgli com’è incoraggiante quando fa così.

P: Ah sì, glielo ho detto… Risponde sempre con la sua razionalità da due soldi, dicendo: “No, niente, io ho fatto solo una considerazione di come va il mondo, poi, non so”. Il mondo è governato da due o tre leggi generali che si applicano a tutti i casi della vita, e a tutte le persone. Molto ampia questa visione del mondo, della vita…

T: Non le sembra granché…

P: (Ride) Onestamente…Però è stato interessante perché, tornando a giù, guardando un po’ la mia famiglia da parte di mio padre, i miei parenti, i miei cugini, i miei zii, ho notato proprio alcuni aspetti del carattere di mio padre che ci sono anche nei miei cugini, un po’ forse li ho presi anch’io…ed è stato davvero…non so…istruttivo, educativo…non lo so…

T: Mi da un’idea?

P: Beh…insomma, c’è questo mio cugino, in particolare, che è sempre…ha un po’ chiuso i rapporti con la sua famiglia nel senso…allora…diciamo che la sorella di mio padre, mia zia, adesso non c’è più, ha sei figli ed è una famiglia un po’ particolare nel senso che le donne sono riuscite, secondo me, a realizzarsi nella vita e invece i ragazzi sono rimasti un po’ tutti schiacciati in qualche modo, non so…mi danno questa impressione. Uno in particolare, che aveva problemi di droga e ha rotto i ponti con tutta la loro famiglia, praticamente, e non voleva venire al matrimonio di suo fratello e siamo andati a prenderlo io e i miei fratelli a casa…è una persona estremamente orgogliosa lui, perché voleva che suo fratello lo invitasse in modo più esplicito, voleva tutte le…non so come dire…non so voleva essere trattato con maggiore rispetto, non so…faceva storie. E questo orgoglio qui è pazzesco, ma mio papà lo critica tantissimo, però mio papà ce l’ha identico, cioè identico nel senso che il fatto che tutti debbano andare da lui e lui non deve andare dagli altri. E io credo che in parte l’ho ereditata questa cosa, cioè è interessante notare questi comportamenti perché capisci che non è tutto, non è solo educazione o caso della vita, è anche dna, capito…in un certo senso esigere, capito…cioè non chiedere ma dentro di te esigere. Questa cosa qui mio papà ce l’ha, e anch’io sento di averla…

T: E’ difficile chiedere per lei?

P: Sì, faccio una fatica immensa a dire…cioè…

T: Ho bisogno?

P: Sì, sì…

T: E se le arriva gratis? Chiamiamolo così…Lo prende?

P: Mah, il fatto è che non arriva gratis…

T: Sicura? Mi ha all’inizio fatto l’esempio di quella sua amica.

P: Ah, va beh…sì…è un esempio. Non lo so io ho subito pensato che volesse entrare a far parte del gruppo…non ci vedo una cosa disinteressata…veramente…non ci vedo una cosa disinteressata. Però poi penso: “Perché a me e non a qualcun altro? Perché proprio io se la cosa non è disinteressata? Perché viene da me e non va da altri miei amici, nel senso, perché non li considera nello stesso modo? Se l’obiettivo è entrare nella compagnia…forse sono io il motivo…”. Capisce? Queste sono…è perché le piaccio io? Le sembra logico?

T: Non lo so se è logico. Non credo che il piacere abbia molto a che fare con la logica, c’è forse anche un problema di sentimento, una persona piace e un’altra no…Se la definisce una persona meravigliosa, evidentemente, ha catturato qualcosa che ai suoi occhi lei possiede, che poi sia vero o no non direi neanche che è rilevante, l’importante che ai suoi occhi lei sia così.

P: Perché non mi conosce…

T: Difficile accettare l’idea di essere amati gratis, eh?

P: Sì, per così dire. Una giungla, una vera giungla affettiva. Quegli affetti, che pure nascono, sono subito manipolati, indirizzati, tutto sommato resi amorfi, resi spenti. La mia sensazione, qualche volta, è che già arrivati a quindici anni si è già morti…

T: Non ci si concede più nulla di vivo?

P: Veramente! E’ così! Ho letto di tre ragazzi, tra i quindici e i sedici anni, che hanno tentato il suicidio… quindici, sedici anni…per loro non c’è già più niente da vivere. Allora…cioè si sono già fatti un’idea di quello che è la vita…quindici, sedici anni…

T: Il tragico è che confondono, in questo caso, la vita in generale con la loro esperienza di vita qui, con i rapporti che ci sono qui, con il loro mondo affettivo, pensano che la vita sia tutta qui.

P: Sì, questo è mortale, perché sì… beh la maggior parte delle persone però è invischiata in questo meccanismo e non se ne rende conto, almeno quello che mi sembra di vedere intorno…Per quello poi è così difficile trovare un vero contatto, trovare una vera condivisione, non lo so. Mi sembra sempre che…cioè condividere me stessa con persone che, appunto, non hanno un cuore grande così io… non sono….ipersensibili…io…appunto, o ragionano anche solo un po’ in questi termini, in termini di non lo so…in termini di convenienza…non lo so…non mi va, non mi va, non mi va, piuttosto mi chiudo.

T: Siamo tutti uguali?

P: Ma no, sicuramente no…

T: Si trova sempre qualcuno. La cosa bella della vita è che si trova sempre qualche disgraziato come noi.

P: (Ride).Anche a lei è capitato di sentirsi solo al mondo?

T: Qualche volta…(silenzio)…Cos’altro ha scoperto nella sua missione pugliese?

P: Mah, non lo so una cosa che sto capendo ultimamente è che… leggevo qua dentro tra l’altro, un dottore lo chiama pensiero autistico, contrapposto al pensiero realistico no, lo riprende Piaget questo discorso…comunque pensiero autistico, quello che ho scoperto ultimamente, cioè mi sto accorgendo di come sia mio papà, soprattutto, che anche mia madre sono molto autistici in un certo senso, cioè sono secondo me due anime molto creative, molto speciali, molto…però, ecco, come genitori un bel casino perché molto presi da sé, tutti e due molto egocentrici, molto, molto egocentrici. Nel senso, mio padre totalmente, cioè a livello patologico, cioè mio padre non si rende conto degli altri, è una cosa…e non si rende conto…cioè dalle piccole cose: va a fare la spesa e compra solo quello che serve a lui, tante cose. E mia madre…invece mia madre da parte sua… mia madre si sente viva solo se può dedicarsi completamente a qualcuno, cioè mia madre è come se non avesse cose sue, non gli importa di un cazzo, secondo me, della vita, è un po’ pigra, e si sente viva solo se può dedicarsi completamente a qualcuno, cioè quasi la serva, in questo caso di suo marito, e lei si sente viva nel rapporto con suo marito. Cioè capito questa dinamica che la fa sentire viva, senza mio padre fa niente lei…non lo so. Io ho preso tutte e due queste componenti, perché io quando non ho un ragazzo mi sento che non ho cose per cui vale la pena che continui a vivere, non ho cose su cui investire mie proiezioni così, cioè quando non c’è un ragazzo dico: “Ok, adesso in questo intervallo ho tempo, tra l’ultimo e il prossimo ragazzo vado avanti a studiare, faccio cose per far passare il tempo in attesa che arrivi il prossimo ragazzo”. Per cui io possa sentirmi viva, possa venir fuori. Con gli amici questa cosa non mi viene da fare per esempio, con gli amici…è pazzesco, ma gli amici dopo un po’ li perdo perché se loro mi cercano, cioè c’è un’immagine di me che do agli altri che è quella che la fa sempre allegra, buffona, che fa battute, scherza ed è un po’ l’immagine che hanno quasi tutti, tant’è che quando dico che magari sono triste questa cosa stupisce perchè non lo faccio vedere. E la parte di me malinconica, lunatica, triste, anche…boh difficile, io non la condivido con nessuno, non riesco a condividerla con nessuno ed è una parte di me grossa, molto grossa e con tutti i miei amici funziona così, che io reggo finché riesco a tenere su la maschera di quella contenta, quando, poi, quella parte triste comincia a spingere per venir fuori, io ho un rifiuto totale di manifestarla, di condividerla, e quindi, piuttosto, non mi faccio più sentire e passo per quella che se ne frega, per la stronza, per quella che si fa sempre i cazzi suoi; questa è la definizione che usano per… che hanno dato tante persone nei miei confronti. Ma è così, sparisco letteralmente, poi, magari, mi cercano e mi dicono: “Ma dove sei finita? Insomma, non ti si vede più di qua e di là” e io dico: “Ah, sì sono stata un po’ presa, dai ci vediamo, ci vediamo” però non ho nessuna voglia di vederle queste persone, cioè capisce? E io mi dico che queste persone non hanno la sensibilità per capire certe cose mie, però non è vero perché non le ho mai neanche messe alla prova, sono sicura che ci sono almeno due o tre amiche che non sento più, erano mie care amiche, non so, ho smesso di sentirle perché giudico quello che vedo da fuori e dico: “No, va beh, questa persona non è adatta a starmi vicino, ad ascoltare le mie cose”, giudico da fuori, giudico sempre da fuori. E’ tutta una costruzione mentale la mia, è tutto nella mia testa.

T: Non pensa che possano fare come fa lei? Lei dice: “Io mi presento sempre con la veste dell’amicona, sempre allegra, sorridente, faccio battute, ma la mia parte più intima non la faccio assolutamente vedere…”

P: Sì…

T: E quindi è giudicata in base a quel parametro lì, presumibilmente.

P: Sì…

T: E lo stesso potrebbero fare anche molti altri. E’ solo arrivando a un contatto più intimo che si può vedere se veramente è così oppure, come al solito, la faccia pubblica non ha niente a che vedere con quella privata. Voglio dire la parte sofferente…

P: Sì, sì certo…Sì, sì però anche questo è mortale perché…insomma, cioè, c’è uno spazio apposta per parlare delle sofferenze, sono parte, sono parte del….è che è visto come un tabù, è visto come una pesantezza, è visto come una responsabilità, comunque, prendersi a carico persone che non stanno bene, cioè almeno…io la sento così. Cioè una persona che non sta bene non è mai accolta con entusiasmo perché boh…perché sì…e quindi…però poi è pazzesco, perché quando poi sto veramente male, male, male, cosa faccio? Vado fuori di testa; siccome non ho dosato, non ho buttato fuori un po’ alla volta il dolore, quando accumulo, accumulo, accumulo, poi esplodo e faccio cose di cui, poi, mi pento, mi vergogno, tipo chiamo a raffica, mando messaggi, mando sos a caso, cioè, oppure, ancora peggio rischio incidenti come è successo due settimane fa…non so mi sono messa in macchina che avevo un umore tendente al nero e va beh…cioè non lo so…avrei preferito…cioè davvero non mi è mai successo di avere pensieri così ossessivi, per brevi periodi ok nel senso momenti della giornata, però ossessivi, quasi attraenti, di morte. Cioè non mi è mai successa questa cosa, cioè prima di impazzire questa cosa ce l’avevo, forte nel senso, in metropolitana pensavo: “Va beh, cosa cambia se ti butti o resti su”, prendevo la macchina e dicevo: “Ah, quasi, quasi sbando”, cioè, e cazzo, una volta quasi mi è successo, cioè pensando a queste cose quasi tamponavo una macchina, cioè, insomma, non…..questo fatto dei compartimenti stagni, infelicità, depressione, così non funziona, non và.

T: Bisogna riunificare un po’ il tutto. Sentirsi interi perché poi non è vero che ci sia solo una parte dolente, c’è tutto un mondo, non esiste solo una parte dolente. Ha ragione se dice: “Va beh, ma non si può passare tutta la vita accanto a una persona che soffre”, ma, mediamente parlando, la vita non è solo dolore e una persona non è solo sofferenza, avrà pure momenti di gioia, possibilità di gioire delle cose della vita. E’ importante prendere le persone intere, ecco, non solo un pezzo. Io non credo che lei sia solo una donna che soffre; anche, molto, ma non solo. La sua situazione è che lei non si sente intera, quindi, in grado di poter mostrare tutta intera se stessa senza averne paura.

P: Peccato che cioè… che ho paura, no? Delle parti… meno accettabili. Sì, è così.

T: Quali sono le cose inaccettabili in lei?

P: Niente…

T: Eh…

P: (Ride)…per me niente… Cos’è che è inaccettabile? Ecco si entra nel fumo, nella zona grigia, non si capisce più…piano, piano…quando penso a queste cose…non ho le idee ancora chiare…però vedo chiare un sacco di altre cose.

T: Per oggi ci fermiamo..

P: Arrivederci.

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P: E’ successo qualcosa qua dentro? Ha messo il nuovo tavolino?

T: Ho messo?

P: Ha messo il nuovo tavolino?

T: Questo?

P: E’ nuovo?

T: E’ qui da quando ci sono io.

P: Veramente? C’è qualcosa di diverso, la mensolina dietro di lei…

T: Anche la mensolina è lì da quando ci sono io.

P: L’incenso, che strano odore che mi fa, l’odore è diverso…

T: L’odore è diverso. Questo è vero.

P: L’odore è diverso.

T: C’è l’odore diverso, poi?

P: L’odore diverso mi fa percepire anche uno spazio diverso.

T: Lo spazio è diverso…

P: Mamma mia, stamattina sono tornata indietro!

T: Dov’è tornata?

P: Forse all’esame, però non l’ho rinviato, in realtà doveva essere oggi pomeriggio, solo che poi questa ragazza mi ha chiesto se poteva fare scambio con me, lei è domani mattina e considerato che…un po’ in attacco d’ansia, tutte le cose che mi sembrava non sapere…ho detto: “Sì ci sto”, così ripasso bene e domani mattina vado un po’ più serena, perché continuava a fare domande che non mi ricordavo, cioè dicevo: “A questa non so rispondere” e allora…poi mi ha colpito perché nell’interrogazione ha fatto una domanda e un ragazzo non sapeva rispondere e allora ha chiesto a noi e io ho dovuto rispondere e mi fa: “Come si chiama”, eh: “…….”, allora si è segnato che avevo risposto giusto (ride), infatti, poi gli ho detto: “Non so guardi, faccio scambio con una ragazza che è domani, lei è oggi e io vengo domani”, “Ma come, scusi, mi ha risposto anche giusto, rimane con sta paura…” (ride). Meglio così…

T: Va beh, un quarto dell’esame è andato.

P: Sì magari! Ma…però…Dai…

T: Non è così impreparata allora…

P: No, no…però ci tengo un casino a sto esame.

T: Che cos’è?

P: Teorie del linguaggio della mente. C’è molta psicologia, c’è molta teoria, appunto, del linguaggio della mente. Eh, bisogna sapere molto sul comportamento, cioè sulle teorie degli stati mentali, sono cose che avevo studiato anche, quindi mi interessavano…le voglio far bene…poi con questo prof. avrei anche intenzione di laurearmi perché mi piace proprio lui come persona, e di fatto è l’unico criterio che sto usando per scegliere il prof. con cui laurearmi, cioè l’unico no, perché in realtà….cioè appunto perché ha un bagaglio non prettamente filosofico, cioè fa anche linguistica, psicologia, che mi interessa di più. E poi è proprio un grande…lui è proprio una persona etica (ride). Si chiama ………. Ma non è psicologo…lavora in ……….., in collaborazione con la …………

T. Lui che cosa insegna esattamente?

P: Lui è un linguista. E tra l’altro ha fatto dei libri sugli animali veramente interessanti, cioè di filosofia morale praticamente sui diritti degli animali. Non basta parlare dei diritti degli uomini nel senso che… Cioè, per dare considerazione agli animali dobbiamo darla nella stessa lingua anche degli uomini, questo libro qua è interessantissimo, va beh, però…(Ride). E’ un grande….(silenzio). E infatti ha scritto un libro che si chiama “Etica pratica”, etica cioè è come l’ha definito lei nel libro “Terapeuti”. Si sente che è antitirannico come lei e me.

T: Ancora non conoscevo……

P : (Ride) Chissà come mai…

T: Le dice qualcosa questa sua predisposizione antitirannica?

P: Va beh, lì è stato l’ennesimo caso…ieri c’erano le votazioni, e allora va beh. Eh, cioè era ancora domenica “Magari vado, magari no, non so vediamo”…ho studiato tutto il giorno ieri, tipo dalla mattina fino alle sette e mezza, che poi ieri sera sono andata ad uno spettacolo di teatro con ……, tra l’altro su un padre padrone che picchiava la figlia, va beh una roba terrificante…terrificante però mi ha fatto riflettere anche quello. Insomma, finito di studiare ho mezz’ora, dico: “Va beh, magari vado a votare”, per niente convinta ma dicendo: “Va beh, non so, eventualmente lascio scheda bianca, non so “, ero lì che ci ragionavo, mio padre stava per andare a votare…

T: Anche lui?

P: Mio padre, sì.. La sera anche lui…Mi fa: “Ma tu non hai votato stamattina” e io: “No, veramente non penso di andare a votare”, gli ho detto. Mi fa un muso lungo, lungo, è uscito sbattendo la porta, va beh. Torna, non mi rivolge la parola, cioè lo saluto e non mi risponde e gli faccio: “Papà sei incazzato perché non sono andata a votare”, mi guarda e mi fa: “Mi deludi, tu sei una di quelli…” poi parte “Tu sei una di quelli che scenderebbero in piazza a reclamare il diritto al voto, poi quando ce l’hanno non lo usano..”. Faccio: “Papà, ascolta questo ragionamento…cioè molto materialmente non ho avuto il tempo e le energie per pensare a cosa avrei dovuto votare”. Secondo me, non ha senso andare a votare se non sei convinto, cioè…il diritto al voto sta proprio nel poter spendere un tuo parere, cioè un tuo parere, una tua preferenza su chi vorresti che governasse ma se io non ho le idee chiare, a me, andare a votare a caso mi sembra proprio che lo butto via sto voto, che va contro il principio stesso del voto. Ho cercato di spiegargli questo ragionamento no. “Ahhh, è gravissimo che tu non abbia avuto il tempo per pensare a chi votare, è gravissimo che tu non pensi che bisogna votare Berlusconi, cioè è gravissimo questo, è gravissimo” (ride). Faccio: “Papà ho capito, cioè ho avuto…a parte che è la prima volta che non vado a votare, comunque, cioè ho avuto altri interessi che ho deciso…cioè che ho scelto di non sacrificare per interessi che, a quanto pare, sono più tuoi che miei, cioè nel senso: perché il fatto di studiare per l’esame e andare a teatro stasera devono venire dopo dell’andare a votare?”. Ho cercato di spiegarglielo, comunque, il muro di mia mamma e mio papà sul fatto che il voto è un dovere civile, bla, bla, bla, bla, sti grandi paroloni, cioè argomentazioni poche. Io penso, ma poi cioè se veramente ci credi nel voto, magari è giusto andare a votare, lo penso anche io, però allora non attaccarmi, cioè non attaccarmi subito, non dirmi: “Mi deludi” come prima cosa. Cioè parlami, dimmi perché il voto serve, dimmi perché….cosa ne pensi, parliamone, cioè ma io veramente….allora va beh ovviamente sono stata male perché cioè sentire: “Mi deludi e sei come al solito una di quelle che scenderebbe in piazza…”, “Ma che cazzo dici?”, va beh. Tutto nello stesso quarto d’ora…mi ha buttato giù di morale. Poi ho detto: “Va beh, quasi quasi prendo la scheda elettorale”, però ho pensato: “No, non posso andare a votare per fare un favore a mio papà, cioè, ma no, ma proprio no”. Cioè, ok sto male e la soluzione momentaneamente sarebbe fare felice mio papà, ma no, cioè tento di scendere a un compromesso troppo grande per me. Cioè ho le mie ragioni cazzo, ce le ho, un po’ le penso le mie ragioni e quindi non vado a votare.
La scheda elettorale elettorale! Però che palle, però che stress, che stress. Poi arriva mio fratello, anche lui, va beh. Grande no mio fratello? Lo sento al telefono e mi fa: “Guarda che sto arrivando a prendere la scheda elettorale e poi vado a Cantù”, dalla sua ragazza, “a dormire. Vieni anche tu a votare?”. Gli faccio: “Guarda ……, forse dovrei, ma non so proprio chi votare”, “Eh, va beh, metti qualcosa”.
“Come qualcosa? Ma pure tu? Ma pure tu ti ci metti? Ma cazzo ma nessuno riesce a concepire, cioè, mamma mia… che bisogna avere un’idea chiara?” Cioè, mi sembra un concetto abbastanza semplice. Mia mamma è una bigottona: “E’ un dovere, è un dovere” “Ma de che?”. Mio padre, va beh, è isterico, ovviamente, non ho votato Berlusconi, mio fratello vota a caso, minchia ma è una famiglia di pazzi, ma di pazzi, veramente. Mi cadono le braccia, mi cadono le braccia.

T: Eh…

P: Gli faccio: “Papà ma tu, sei sempre stato, cioè hai avuto sempre le idee chiare su chi votare sempre, cioè dai 18 anni in poi hai sempre avuto…?”. dice: “Sì”. Va beh, sì ciao eh”.

T: Evidentemente è uno molto presente nei suoi interessi.

P: (Ride)

T: Quindi, è un berlusconiano di ferro.

P: Lo ha intuito?

T: Diciamo che lo ha detto lui…

P: Sì, sì… Sì, cioè eticamente, moralmente Berlusconi, a me, fa il voltastomaco. Pur non capendone niente di politica, adesso parlo di quello che penso, da quello che dice, boh, comunque…E’ brutto anche categorizzare le persone; un berlusconiano, un comunista, non mi sono mai piaciute queste etichette, però ecco sì, fa gran spavento, ovviamente, il colore della mentalità berlusconiana…
Negli scorsi giorni, c’è stato soprattutto un nobel della letteratura, Saramago, che giustamente lo definisce per quello che è: un delinquente, appunto, senza troppi aggettivi, e questo è. Intuitivamente per me è così. Guardi, potremmo parlarne a lungo…

T: Lei dice: “Intuitivamente per me è così”, che cosa glielo fa percepire in questo modo? Qual è la sensazione che sente dentro?

P: Mah, io intendo che è un truffatore, ma, lasciando perdere i crimini legati ai soldi, alla mafia, di quello non sono così sicura che sia l’unico a commetterli in politica e non per difenderlo dico questo, cioè io sento proprio che a livello umano è una persona senza coscienza, senza una coscienza, una coscienza morale. Ma poi, non lo so, mi preoccupa, mi inorridisce, certi slogan fascisti che assume quando parla, quando parla della sua Italia, boh, non so, sento di non far parte di quel mondo, di non ritrovarmici. Dall’altra parte non è che mi identifichi in qualche altro partito, onestamente, cioè, adesso va beh, non voglio farne una questione di…però i dibattiti li guardo, alla tv guardo abbastanza i telegiornali, leggo. Sarà banale, ma io non mi ritrovo in niente, in quello che…io non mi ritrovo in niente. Poi è anche vero che bisogna andare oltre, cioè oltre…

T: Non si ritrova in niente di quello che c’è?

P: Sì…

T: Cos’è che pensa che per lei sarebbe importante per sentirsici appartenere?

P: Una bella domanda….Beh vorrei innanzitutto dei valori, dei valori concreti, forti. Cioè, la libertà politica. Mah, sì, di sentirmi accettata, senza rientrare in schemi, insomma, precostituiti. Che poi è una cosa che…cioè il fatto di non appartenere a schemi, il fatto di non inserirmi mai negli schemi, è una cosa che ho sempre… ho sempre più che sofferto nella mia vita, che ho pagato… ho pagato molto, nel senso…cioè non ho mai avuto realmente una alternativa agli schemi, il mio atteggiamento è sempre stato quello di: “No, lo schema no,”, poi non ho alternativa da propormi, però lo schema non mi piace. Ed è sempre stato difficile perché ti trovi solo, ti trovi solo se non hai un’alternativa, se non hai un’alternativa forte, se è ancora tutta da delineare la tua alternativa. Insomma, capisce quello che le sto dicendo?

T: Mi ha detto due cose di cui soffre per averle vissute quasi inesistenti nella sua vita.

P: Le ho detto due cose?

T: La libertà di esprimermi…

P: E anche l’essere accettata…Sì, sì è vero queste cose non le ho mai avute…

T: Che lei mette come valori fondanti.

P: Sì.

T: Si può capire un po’ meglio la sua sofferenza.
(Silenzio)

P: E che non cambi più niente. I miei non cambieranno più…

T: Forse, però sicuramente può cambiare se stessa.

P: Mmm..

T: Se vuole.

P: Sì, ieri, sento di aver fatto un passo, cioè un passo…sì diciamo un passo importante al riguardo perché ero veramente con la scheda elettorale in mano. Poi ho sentito dentro di me qualcosa che mi diceva: “No, no. Se non hai voglia di andare a votare hai tutto il diritto, tutto il diritto”. Proprio mi sono detta: “Ok, cioè, adesso è difficile”, perché io ho proprio delle sensazioni, cioè delle reazioni fisiche quando ho questi confronti con la famiglia, cioè vado in ansia, mi devo stendere sul letto, devo fare dei respiri, il più delle volte mi addormento dalla stanchezza mentale che mi procurano questi incontri, il più delle volte io mi stendo a letto. E, cioè, veramente le due ore seguenti io le passo a congetturare cosa è andato sbagliato, quali sono le mie colpe, quali sono le colpe loro. Cioè così, ogni volta, ogni volta. Cioè, mi procurano una stanchezza mentale….meno male che ieri sera sta cosa è successa prima che andassi a vedere uno spettacolo, perché se fossi rimasta a casa io non avrei studiato niente ieri sera, niente. Ovviamente sarebbe stata…infatti, ieri sera forse un po’ meno perché non mi sentivo…cioè mi sentivo più forte no, mi sentivo più in diritto di pensarla così. Ma altre volte questi confronti mi hanno completamente tolto ogni altra cosa, cioè…facile dire: “Beh, pensa agli studi”. No, non ci riesco se ho troppe cose per la testa. Infatti, le volevo raccontare, le volevo dire una cosa, volevo raccontarle una cosa che è successa e ho detto: “Questa la devo dire a Serra” perché a tutti mi vergogno, però…può essere utile, no. Quand’è successo? L’altro ieri, va beh, ho studiato anche lì tutta la sera, sono andata a letto alle due e mezza per studiare, perché proprio di notte, non so perché, riesco a concentrarmi di più, forse perché sono tutti a letto, la prima roba che mi viene in mente…sono tutti a dormire, non devo badare a nessun altro, posso finalmente badare a me stessa, cioè badare a me stessa…cioè fare le mie cose da mezzanotte alle due senza sentirmi in colpa. Va beh, insomma, studio e poi è come se la mia mente si attivasse, comunque nelle ore di sera, ho cominciato proprio a pensare, pensare, pensare e vado lontano, cioè faccio dei…non sono i soliti pensieri che girano a vuoto sullo stesso… no, sono pensieri che mi consumano, faccio proprio dei pensieri… belli, articolati. E siccome stavo studiando le identificazioni tra pensiero e linguaggio che è una cosa che succede, io lo dico, cioè, per esempio, mia nonna o mamma fa proprio una fatica pazzesca a esprimersi, è disordinata la descrizione di quello che vuole dire, va beh, no, bisogna interpretarla, cioè le persone che la conoscono per la prima volta non la capiscono e noi che siamo abituati capiamo dove vuole arrivare ma è veramente incomprensibile come parla e questa cosa l’ho un po’ ereditata, cioè credo che sia genetica in parte, in parte no nel senso che sono arrivata a capire, mi sembra, intanto che se io ho una situazione di tranquillità emotiva riesco a esprimermi, cioè con delle persone che so che mi stanno a sentire e che mi apprezzano, no, per quello che posso dire, a me viene da esprimermi, cioè io con lei non ho tutta la mia difficoltà come ce l’ho con gli altri.

T: Adesso sta parlando con me…

P: No, no con lei non ho queste difficoltà, beh con mia madre è il top… il top della difficoltà con…

T: Il top?

P : E beh sì, cioè con mia mamma credo di avere cinque secondi per dire tutto quello che devo dire…non mi viene. Con lei mi succede e con una mia amica che conosco da tanto, boh che è molto buona, è molto buona come ragazza e anche lì forse per il fatto che è buona io sono una normale, cioè con lei non correrei mai, cioè riesco proprio a esprimere i miei pensieri, è una cosa che non mi succede con nessuno veramente, ho una confusione mentale quando parlo, non si capisce mai dove vado a parare, tutta confusione, mi incespico, boh, è frustrante, è davvero frustrante, comunque. E insomma, ho cominciato a pensare che appunto se la situazione emotiva serve per venir fuori…cioè lasciare uscire i pensieri e anche la….voglio dire anche la situazione…cioè la situazione che è intorno a te, se è intellettualmente stimolante, se si parla, se c’è un confronto, se vengono fuori insomma…cioè questo migliora decisamente il modo di esprimersi. Mia mamma questo non lo fa perché è sposata a un tiranno e di conseguenza non lo faccio. Cioè, sto cominciando a capire qual è la parte genetica e qual è la parte invece di non so di esperienza. E’ un discorso che mi interessa, infatti vorrei fare la tesi su sta cosa…

T: Mmmm?

P: (Ride) Perché fa così?

T: Perché è una bella cosa.

P: E’ interessante, no? E’ molto interessante, soprattutto se poi una vuol fare psicologia sarebbe un bel ponte.

T: Scoprire quanti conflitti emotivi condizionano perfino la capacità espressiva del linguaggio.

P: Sì, sì…E… beh, insomma, vado a letto. Non so perché, però secondo me… non lo so forse era meglio se partivo…però qualche volta io mi sento più forte, che capisco qualcosa, che vagamente si apre…molto spesso faccio qualcosa che mi sega di nuovo le gambe cioè mi trascina a terra. Allora è o non è una coincidenza che dopo che ho avuto queste due ore di pensiero così puro, così interessante, vada a letto e decida di masturbarmi e cioè nel momento in cui sento che sto provando piacere, sento che sto per venire, mi piglio in fissa il pensiero di mio padre, cioè penso: “Papà”, questa cosa che mi capita mille volte, cioè sempre, sempre. Cioè se io voglio sperare di provare piacere mi succede di più quando mi masturbo che quando sono con i ragazzi, se voglio provare piacere io devo concentrarmi e pensare a qualcos’altro che non sia mio papà, perché se no proprio è un attimo, il pensiero è sempre quello, cioè proprio…ma una voce, cioè una voce, non è un pensiero, è una voce che mi dice: “Papà”, e non…

T: Cosa le dice quella voce?

P: Dice solo: “Papà”, è una specie di monitor. Cioè interviene proprio per bloccarmi il piacere. Vorrei parlarne con lei di questa cosa.

T: Sicuramente è importante. Bloccare il piacere…lei sente che questa parte di lei suo padre non l’approva?

P: Non lo so, non arrivo fin lì. Cioè la parte sessuale? La mia sessualità dice?

T: Sì.

P: No, no. Anzi il contrario, credo.

T: Cioè?

P: Mah…non sono mai stata castrata sui pensieri, sulla sessualità, da mio padre. Da mia madre sì, da mio padre no. Il contrario, mio padre è sempre uno, è uno che ha sempre parlato molto di sesso, cioè anche quando cercava il confronto con me, mi ricordo sui miei ragazzi quando mi faceva domande, mi chiedeva sempre: “Ma il sesso com’è? Come va?”. Anche quando non lo avevo assolutamente mai fatto, tipo 17 anni, me lo chiedeva.

T: Cioè dando per scontato, secondo lei, che lui le desse una vita sessuale già completa?

P: Che io avessi una vita sessuale? Emmm…sì, oppure…sì. Va beh……….comunque anche lui è sempre…glielo detto… cioè ho un po’ questa immagine di mio papà, che ha quei due o tre interessi nella vita; uno è trombare e l’altro è fare i soldi, cioè…però sicuramente il sesso mio padre…cioè l’ha sempre fatto pesare come voglia sua, sicuramente a mia madre, sicuramente a mia madre poveretta, cioè…va in depressione perché prende dei medicinali che non le fanno più avere voglie sessuali e allora…”Oddio, adesso mio marito mi lascia perché…” capito “…non sono la sua vacca da monta” ma vaffanculo. Non lo so cosa ci può essere dietro, cioè, io cerco in tutti i modi di non sentirmi coinvolta con mio papà quando faccio una cosa del genere, cioè se no perché dovrei lottare contro questo pensiero? Perché…perché arriva il pensiero di mio padre ogni volta?

T: Ogni volta che si masturba o anche quando sta con altri ragazzi?

P: Mah, con altri ragazzi no, cioè se è capitato è capitato poco, molto poco, però…Il pensiero di mio padre…o il piacere. Oddio tutti è due…Ma il pensiero di…cioè il piacere sessuale in tanti modi non con il pensiero di mio padre. Cioè il pensiero di mio padre, che poi è il succo della faccenda, me lo concedo solo quando sono con me, cioè con me stessa, nel senso di fare i conti col problema, lo faccio solo quando sono con me stessa sola nella mia stanza. Però, cioè, è curioso perché coi ragazzi tante volte ho avuto…cioè per bloccare il piacere, io pensavo spesso a ….., comunque a un’altra violenza che ho avuto e collegabile per certi aspetti, come abbiamo visto, anche alla figura di mio padre no, cioè si ricorda che ne avevamo parlato? Cioè, questa violenza nel prendersi ciò che si vuole senza chiedere niente, senza chiedere permesso. Cioè anche con …… mi è capitato di chiamarlo: “Ma…”, va beh si assomigliano anche come nomi, però di dire ……, cioè proprio per…era pazzesco mi capitava di dire ….., cioè mentre eravamo a letto e difatti di non provare piacere, cioè stavo pensando ad altro, non ero nella situazione, stavo pensando ad altro.

T: Comunque, arriva e spegne il desiderio oppure lo accentua?

P: Mmmm…tutte e due, tutte e due, non è chiara come cosa. A volte mi sembra che abbia bisogno di dire: “Papà”, per eccitarmi ancora di più, a volte mi sembra…a volte…cioè…però allo stesso tempo quando lo dico mi sento morire dentro, mi sento una sensazione di morte totale, cioè, capisce? Allo stesso tempo…….allo stesso tempo…….cioè sento che: “ Va beh allora ok cazzo, cioè però,va beh, pensi così e allora adesso basta non è più divertente, cioè non ha più senso”. E c’è anche una terza parte, che è quella che io vorrei finalmente provare piacere, è che però non cercherei queste situazioni nel senso…c’è una parte di me che vuole provare piacere in modo incondizionato, ma lo vuole vivere questa parte della sua sessualità, con sé e con gli altri. Però ogni volta è rimasto questo impedimento qui, questo impedimento, allo stesso tempo tutto….entra in questo senso il gioco di ruoli no, quando penso a mio papà, è un impedimento però allo stesso tempo mi fa…cioè mi fa entrare come in una relazione, una….in un gioco di ruoli.

T: Dov’è lei lì in quel momento, chi è?

P: Non lo so….

T: Perché quel “papà”, il nome che viene fuori è papà.

P: Sì…sì, posso dire di sì. Però perché faccio così? Cioè… penso…cioè mi pesa il fatto che io lo faccia continuamente per ripresentarmi quella scena che ho in testa, quell’esperienza che ho in testa e cercare di scioglierla cioè in qualche modo, cioè cercare di scioglierla, sono ancora molto indietro rispetto a questo obiettivo, ma perché continuo a ripresentarmela? Perché evidentemente voglio capire, cioè voglio sciogliere qualcosa.
Ci sono tutte queste cose, cioè il desiderio…però, anche lì, cioè, il desiderio incestuoso, se anche è un desiderio non è avvertito come un desiderio, cioè nel senso…probabilmente c’è una componente di desiderio però è stroncata da tutti i sensi di colpa che ho, cioè no?. Non è che si esprime interamente come: “Ah, quanto vorrei fare l’amore con mio padre”, “Quanto vorrei vivere sessualmente con mio padre”.

T: Potrebbe essere un desiderio anche per negarsi il piacere della sessualità? Lei, per esempio, quando ha parlato della sessualità di suo padre è come se fosse lui un toro da monta e dall’altra parte c’è una vacca, così l’ha chiamata…

P: Sì, sì.

T: Per cui una cosa molto animalesca, insomma…

P: Sì, assolutamente.

T: Dove c’è nient’altro che quell’accoppiamento senza tenerezza, senza nient’altro che il puro atto, insomma…

P: Il puro atto. Sì, sono…va beh sono proprio interessata a capire perché mi impedisce il piacere…

P: Sì. (Silenzio) Dottore io non ho ancora pagato. Sto facendo così, che vado di tre mesi in tre mesi.

T: L’ho visto.Io gliele ho date le fatture?

P: (Alcuni minuti di silenzio.) “Ho tanta paura che il suo affetto non sia gratis… Lei si è accorto che sono in ritardo con il bonifico? Non voglio pagare anche questo affetto…”

T: “L’amore è gratis, è il pasto che non lo è”.

P: (Mi guarda intensamente per un poco, poi mi sorride( ” Appena esco vado subito in banca”.

T: Va bene. In bocca al lupo per domani.

P: Grazie.

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