Relazioni tra coetanei adolescenti

Questo incontro con Voi fa parte dell’iniziativa promossa dall’USSL 31,del Comune di Sesto e dalla Coop. Icaro 2000 con l’intento di riflettere insieme sugli aspetti più rilevanti dello sviluppo adolescenziale.
Non è casuale che questo ciclo di incontri si svolga a scuola. E’ qui che si gioca buona parte del processo di sviluppo e di socializzazione degli adolescenti ed è qui, dunque, che l’educazione alla salute dei nostri figli dev’essere perseguita.
“Prevenzione del disagio minorile” è il titolo che il Servizio V° dell’USSL 31 ha dato alla sua iniziativa, titolo richiesto più per ragioni burocratiche della Regione Lombardia che per una realtà effettiva del mondo adolescenziale.
Credo, infatti, che sia molto utopistico “prevenire il disa-gio”, degli adolescenti. Il disagio fa parte del cambiamento, ed ogni cambiamento dev’essere accompagnato dal disagio per ciò che si lascia e per ciò che ancora non si sa cosa ci sia nel futuro.
Le tre colleghe che mi hanno preceduto nelle scorse settimane hanno già presentato una serie di problemi e di riflessioni attorno ai quali si articola lo sviluppo di un’adolescente.
A me tocca oggi presentare uno dei temi più vistosi e spinosi che avvengono in questa fase di sviluppo. Proprio per questo si tratta di un tema spesso sottaciuto o banalizzato.
Credo che la relazione con l’altro sesso sia la mina vagante dell’adolescente. E’ sempre stato così. E, come tutte le mine vaganti, si fa fatica a localizzarla con precisione.
Prima di parlare della mina vagante, permettetemi di parlare con Voi e di Voi. Di Voi genitori, intendo.
Non è pensabile, a mio parere, parlare della relazione con l’altro sesso dell’adolescente senza tirarne in ballo i genitori, per tutta una serie di ragioni che, almeno in parte, cercherò di spiegare( anche con un’esempio clinico, alla fine di questa breve relazione introduttiva al tema).
Se c’è una dichiarazione di principio che i genitori sono quasi tutti disponibili a sottoscrivere è che gli adolescenti dovrebbero essere responsabili dei loro atti. E’ davvero una dichiarazione a cui non corrispondono quasi mai comportamenti conseguenti. C’è una fortissima resistenza dei genitori (e spesso dell’intera collettività), una specie di inconscio sociale che nega, nei fatti, autonomia e responsabilità agli adolescenti.
Trasportata nei secoli, questa negazione ha prodotto una generale coazione alla repressione e al controllo dei soggetti più fragili psicologicamente e questa fragilità, che oggi è praticata con una generale richiesta di consumo, ha prodotto una repressione gerarchica che è pari allo stesso sfruttamento di cui gli stessi genitori sono spesso vittime da parte dei figli adolescenti.
Come chiamare altrimenti il tipo di comportamento che gli adolescenti tentano di imporre ai loro genitori? Abbiamo essenzialmente, anche se non esclusivamente, un comportamento finalizzato al consumo, soprattutto se le condizioni familiari non inducono i genitori a pretendere dai figli un contributo all’economia domestica.
Non si tratta di una passività sui generis. Questa passività, ad esempio, è abilmente sfruttata dai mercanti della droga, che da un lato promuove un consumo passivo delle droghe per esaltare la ricerca dell’onnipotenza adolescenziale e dall’altro ne promuove le necessarie condotte criminali tipiche dell’adulto che servono per procacciarsi poi questo consumo passivo.
Se dovesse tardare l’acquisizione di una maggiore responsabilizzazione dell’adolescente rispetto ai suoi atti, responsabilizzazione che deve necessariamente passare attraverso nuovi stili educativi, che ne esaltino e ne rafforzino il carattere emancipatorio che questa fase rappresenta, noi rischiamo di portare avanti un soggetto psicosociologico molto povero rispetto al tipo di personalità.
Adriano Voltolin ha ben rappresentato nei suoi scritti ciò che capita in questi momenti: “La instabilità costitutiva dell’adolescente, incerto titolare di un profilo solo virtuale, è ciò che provoca grandi difficoltà negli adulti che devono rapportarsi. La carenza di strategie di sublimazione evoca nell’adulto una difficoltà e talvolta un tormento che hanno segnato una fase della propria vita dalla quale si è usciti a prezzo di rinunce mai lievi….. Spesso nei genitori e negli educatori il rivelarsi di un sentimento controreattivo nei confronti dell’adolescente provoca, per ipercompensazione, un atteggiamento di falsa disponibilità e di affrettato came-ratismo.
Di fronte alla inevitabile risposta deludente a questa pseudo disponibilità emerge poi in genere la controreattività di fondo. Molto frequentemente l’adolescente che assume atteggiamenti di sfida evoca l’idea che la propria capacità genitoriale sia venuta meno o che sia definitivamente fallita e giacché questa, a sua volta, è vista fondersi su una stretta identificazione con i propri genitori, proiettiva od anche introiettiva che sia, produce sentimenti di depressione oppure controaggressivi”.
Va anche detto che molti genitori, soprattutto se sono più avanti negli anni, sono invidiosi dei figli giovani e mascherano questa invidia parlando sempre al futuro. Ciò serve essenzialmente, per non affrontare i loro problemi del presente, così carico di un erotismo che i genitori hanno smarrito.
Sandro Cindro scrive che “i sentimenti di invidia e di desiderio sessuale che gli adulti provano per gli adolescenti li inducono a molti comportamenti supposti riparatori. Ecco allora genitori compiacenti che concedono incondizionatamente, lasciandosi dissanguare e tiranneggiare”.
A questo tipo genitoriale va aggiunto quello che nega tutto ciò che è corporeo. Negano l’uso del corpo per la rappresentazione degli affetti e delle emozioni, con l’illusione che i simboli amorosi e i comportamenti conseguenti possono essere sublimati.
Per ultimo voglio ricordare,trattandosi del numero più alto, quei genitori che si preoccupano del disagio dei figli e si domandano continuamente come poter aiutare i ragazzi e le ragazze a vivere bene le loro trasformazioni.Non ho dubbi che la gran parte di Voi sia qui proprio per poter fare al meglio il ruolo di genitore.
E’ tempo ora di tornare agli adolescenti e ai loro problemi di sviluppo, così diversi da quando erano dei bambini, in cui la psicosessualità era centrata sui genitori.
Con lo sviluppo puberale inizia un graduale e continuo sviluppo fisco che non trasforma solo il corpo nelle sue caratteristiche e nelle sue proporzioni (nei ragazzi l’aumento del volume dei testicoli, la comparsa della pelosità pubica, l’amento delle dimensioni del pene, oltre ad un appesantimento del corpo intero che normalmente rende goffo perfino il muoversi; nelle ragazze lo sviluppo del seno, la comparsa della pelosità pubica e delle mestruazioni. Il corpo delle ragazze non è meno goffo di quello dei maschi anche se, normalmente, si muove meglio perché è soggetto a più attenzioni e cure), ma soprattutto è la sessualità che irrompe inarrestabile in questa nuova rappresentazione di Sé degli adolescenti.
Che senso dà l’adolescente a questo?
Come reagisce alla tensione sessuale, al desiderio, all’orgasmo più o meno indotto?
Ragazze e ragazzi di oggi sono molto più simili di quanto non lo fossero fino a pochi decenni fa. Oltre ai sentimenti, le ragazze hanno imparato ad ascoltare anche il desiderio ed i ragazzi, oltre al desiderio, sono più attenti ai sentimenti. E’ un’evoluzione, credo, positiva per ambedue i sessi. Vi sono comunque modalità diverse che vale la pena rilevare.
Silvia Vegetti Finzi, parlando delle ragazze, scrive che la loro vulnerabilità psicologica si rileva particolarmente nella trasformazione fisica che le porta più a sognare il sesso che a viverlo. Molti disturbi del desiderio sessuale nascono da un’insufficiente e non chiaro significato delle mestruazioni.
In questa chiarificazione rimane decisivo il ruolo materno, mentre il padre è chiamato essenzialmente a produrre un’accettazione dei nuovi atteggiamenti provocanti che la ragazza in modo più o meno consapevole manifesta per misurare nell’altro sesso la propria desiderabilità.
Non è proprio la stessa cosa per i maschi.
Questi devono riuscire a vivere un corpo assolutamente a loro estraneo, che rende goffo l’atteggiamento nel momento in cui occorre imparare a fare una dichiarazione sentimentale ad una ragazza. Come riesce a gestire l’emozione che un’impresa simile richiede?
Il nuovo corpo che evolve manifesta erotismo da tutti i pori, ma la mente deve anche fare conti con i sensi di colpa che provengono dal precedente mondo infantile.La paura di essere rifiutati fa assumere atteggiamenti aggressivi e spesso paradossali e non è infrequente che una tranquillizzazione proveniente dalla ragazza ne scemi gli atteggiamenti più spigolosi.Se le femmine devono riuscire a sedurre e i maschi a corteggiare dov’è si può imparare a fare questo? Ci sono due sedi, ben distinte e sparate che gli adolescenti utilizzano da sempre come teatro in cui è possibile mettere in mostra la nuova corporeità erotica che avanza dentro di loro.

L’amico/a del cuore. A differenza del periodo infantile in cui questa figura era vissuta complementare ai genitori, viene cercata un/una ragazzo/a con cui stabilire un rapporto paritario, rendendo più semplice sia l’identificazione sia la sintonia su interessi comuni. Con l’amico/a si può parlare di desiderio ,di innamoramenti, di sesso, di mestruazioni. E se ne può parlare spesso solo con lui/lei, negando ai genitori quelle informazioni che facevano loro conoscere tutto sui figli. Scatta “il segreto”, la disinformazione, il depistaggio. Questa necessità di rendersi enigmatici, opachi o addirittura muti di fronte alle richieste di notizie è un valore “alto” per i giovani, perché solo così può iniziare quel lento ma inesorabile distacco emotivo dai genitori. L’adolescente comincia a costruire una propria identità avendo di fronte lo specchio “amica/o” che rimanda l’immagine, interna ed esterna, che man mano si plasma e si modella.

Il gruppo dei pari. Qui vengono messi in atto tutti i processi di proiezione e d’identificazione nuovi che vengono fuori dalla nuova corporeità erotica. Nel gruppo si sta muti, si ascolta, si parla, si agisce. Nel gruppo s’impara. Ci si confronta mentalmente con l’altro, si acquisiscono le nozioni fondamentali sul corpo che non è più possibile chiedere ai genitori. Nel gruppo si può toccare l’altro/a, si può sperimentarlo, ci si può misurare emotivamente in un campo aperto e,nello stesso tempo,protetto dagli accessi che sono fantasticati nel rapporto a due.
La richiesta di parità cammina accanto a quella di nuova identificazione, nuova esclusività di comunicazione e di rapporto.
Il fenomeno del consumo musicale, ad esempio, consente a intere generazioni di adolescenti di darsi un codice di appartenenza e di identità nello stesso tempo.
Quando questo non funziona casa avviene?
Il momento in cui l’adolescente non riesce a poter pensare il suo corpo come un linguaggio, ad usarlo nella comunicazione con l’altro/a e col gruppo, si crea una frattura, una scissione tra l’evoluzione del corpo, e l’evoluzione della mente.
La mente viene utilizzata per cancellare il corpo per occultarne la sessualità, il desiderio dell’altro.
Cos’è l’anoressia? E’ il trionfo della mente sul corpo, che assume le sembianze stilizzate che la mente gli comanda, che impone al corpo di non avere nessun desiderio. Non si ha fame e non si ha desiderio sessuale. Normalmente, scompaiono anche le mestruazioni nelle ragazze.
La mente può decidere i nascondere il desiderio anche sotto una coltre abnorme di grasso.
La bulimia cos’è se non rendere irriconoscibile il corpo come desiderabile e desiderante? Anche se sotto il grasso il desiderio c’è lo stesso, così lo si rende irriconoscibile, informe, non godibile.
L’adolescente deve quindi ricostruire un’identità a partire da questi cambiamenti psicosessuali e dallo scambio interpersonale e intergenerazionale che attiva nelle nuove relazioni.
Nascono, muoiono e rinascono valori, norme, atteggiamenti, amori, passioni, speranze. C’è la massima instabilità emotiva perché l’ansia di essere nuovi e diversi da prima non consente di “accontentarsi” dei risultati raggiunti, ma ci si deve proiettare verso una nuova frontiera di Sé di cui non si conoscono i confini.
Se ciò non viene consentito, se i genitori ostacolano malamente questa tendenza, l’adolescente è fregato. Maria (il nome e altri dati sono alterati perché non sia riconoscibile la ragazza) è una studentessa di uno di questi Istituti dove ci parliamo questa sera. Maria, 19 anni, ha padre, madre e una sorella di 22 anni, non ha nessuna amica perché i genitori le anno continuamente impedito di uscire sola. Deve essere presente sempre il padre in qualsiasi occasione di uscita. Il telefono a casa sua è col contascatti ed è necessario rendere conto a chi si è telefonato, la ragione di queste telefonate ed il contenuto, parola per parola, di ciò che si è detto.Poi il padre controlla che sia davvero come gli hanno detto.Se c’è qualcosa che non quadra nella ricostruzione sono botte e urla per tutte.
Tiranneggiate da questo padre malato, le tre donne si sono rassegnate a chiudersi in casa e a perdere ogni alito di vita. Solo da pochi mesi Maria, scoperto che nella scuola c’è lo psicologo, ha chiesto timidamente di poter parlare con me. L’ha potuto fare perché il padre non può sapere, e quindi vietare, ciò che Maria fa a scuola.
Maria appare fisicamente incompiuta, con due occhi languidi e inespressivi. Parla con un filo di voce, talmente esile che per capirlo devo attivare tutta la mia attenzione.
Non so quanto tempo occorrerà a Maria prima di poter affrontare il padre. Per adesso è riuscita a chiedere aiuto spesso a me, mi ha chiesto anche il mio numero di telefono con la speranza di potermi parlare quando non sono nella scuola e lei è troppo disperata.
Sarà un lungo e difficile cammino la crescita emotiva di Ma-ria.
Per fortuna questi sono casi estremi, dovuti a genitori profondamente malati(nel caso del padre), oppure troppo deboli(nel caso della madre).
Nell’incontrare l’altro sesso, l’adolescente ha bisogno di genitori maturi che ne agevolino questo percorso accidentato. Genitori ansiosi producono facilmente figli ansiosi e genitori smarriti producono facilmente figli smarriti.
Tanto più saremo capaci di comprendere i problemi dell’adolescente tanto più saremo capaci di ridare voce alle speranze e ai sogni che un giorno hanno caratterizzato la nostra crescita personale.

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