Sull’utero in affitto

Paolo Serra

 

 

 

Partecipo a questi scambi di sicuro non con l’intenzione di seguire la moda del dibattito sulle adozioni, cosa di cui, in questo paese, si sono interessati alcuni illuminati, lasciando la gestione dei bimbi abbandonati nelle mani “caritatevoli” degli istituti religiosi. Almeno finora. Vedremo in futuro.

Vorrei invece partire da uno scritto di Antonio Gramsci del 1918.

 

Il dottor Voronof ha già annunziato la possibilità dell’innesto delle ovaie. Una nuova strada commerciale aperta all’attività esploratrice dell’iniziativa individuale. Le povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l’organo della maternità? Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole per l’eredità dei sudati risparmi maritali. Le povere fanciulle guadagneranno quattrini e si libereranno di un pericolo. Vendono già ora le bionde capigliature per le teste calve delle cocottes che prendono marito e vogliono entrare nella buona società. Venderanno la possibilità di diventar madri: daranno fecondità alle vecchie gualcite, alle guaste signore che troppo si sono divertite e vogliono ricuperare il numero perduto. I figli nati dopo un innesto? Strani mostri biologici, creature di una nuova razza, merce anch’essi, prodotto genuino dell’azienda dei surrogati umani, necessari per tramandare la stirpe dei pizzicagnoli arricchiti. La vecchia nobiltà aveva indubbiamente maggior buon gusto della classe dirigente che le è successa al potere. Il quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non solo l’attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell’attività, si distacca dall’anima, e diventa merce da baratto; è il destino di Mida, dalle mani fatate, simbolo del capitalismo moderno.

 

Era già previsto da molto tempo quello che si sta verificando.

Certo, allora non c’era una psicologia perinatale che ha dimostrato come il feto interagisca da subito con la madre e come la madre interagisca da subito con la creatura che ha in grembo. Interessa a qualcuno che questa relazione fondante non possa essere mercificata? A chi? Se un adulto avanza un desiderio e la scienza risponde che “si può fare”, il mercato risponde “Sì!”. Il mercato vince. Non sarà un caso che la pratica dell’utero in affitto è normata positivamente negli USA, in Canada e in Israele…

Il mercato vince dappertutto, anche dove non ci sono norme. Anzi, lì funziona alla grande: centinaia di ragazze segregate per fare figli per altri, donne che donano “spontaneamente” ovuli e/o uteri per aiutare l’amico/a ad avere figli perché impediti, ecc.

La maternità e la paternità, anche surrogata, sono diventati un “diritto” dei grandi, soprattutto se hanno soldi. Il diritto del bambino/a, la sua realtà esistenziale viene dopo. Oppure mai. In fondo, è solo una merce che dovrà anche ringraziare un giorno qualcuno che ha pagato così tanto per averlo!

Potrei fermarmi qui, ma mi sento di prendere posizione anche nei confronti di qualche solone di questi giorni. Vittorio Sgarbi si è pesantemente scagliato contro Vendola per la compravendita dell’utero con cui ha fatto nascere il figlio. Non avrei nulla da aggiungere, se non il fatto che Sgarbi si vanta di aver messo al mondo qualche decina di figli, da tante madri diverse, solo perché “le madri li hanno voluti, non io. Per cui non li ho riconosciuti” (a parte i tre in Italia). Ecco, di fronte ad un padre così, sono sicuro che Vendola sarà decisamente migliore come genitore.

 

 

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