NUOVO FIORE
E perfino
Oltre il sartiame
Cambierebbero le cose,
Perfino nella gioia
Della miriade di petali.
Solo il fiore
Sa stare solo
Liberamente.
Nemmeno a Catania
Ho trascinato il cuore.
Dal pullman
La strada partiva
Alla finestra dei frammenti
Di cappelli
Macchiati di cenere.
Ancor prima
La meditazione
Della progressione
Sulla felicità,
Sul cielo,
Sugli occhi argentati,
Quando si smorza
L’incandescenza
Del mio essere insufficiente.
Trapani riposa
E moltiplica il sangue
Come una bestia violenta.
Come vicino
Alla mia infanzia,
Senza il mare
Sotto di lei,
I pesci
Baciano la barca,
Mi vengono tra le mani.
Avevo presagito
L’uniforme verità
Di una logica perduta,
Più alta
Della mia tristezza.
In effetti a Mazara
Si ricevono
I raggi del sole.
Hanno costruito
I giorni
E i figli.
Mi sono dimenticato,
Poco a poco,
Che son vivo?
Ho rotto sul crepuscolo
Di una piuma
L’infelicità dell’attendere
Il verde sogno,
Spesso lacerato,
Dei tuoi rossi capelli.
Tramonti aristocratici
Scoppiarono a Enna
Le ombre nacquero
Rapide e dolci,
Iperboliche.
Torrioni e chiese
Si confinarono
Nell’attesa che separa
L’oracolo e l’essenza.
Furono i teorici
Della stagione.
Ecco una nuova folata
Nei templi di Agrigento.
Lascia le stelle
Senza nuvole,
Immobili
Come macchie di marmo.
Scende l’alba smarrita
Senza chiarore visibile.
E’ solo un omaggio
A Palma di Montechiaro.
Oggi trasudo ancora
Nel calendario ormonale
L’architettura
Delle tue ciglia
E delle tue unghie,
Ricorro furente
La tua lingua
E parlo piangendo
Alle tue dita.
Tu sì,
Tu sei donna,
La mia donna.
Tu devi ridere
Senza rancore,
Senza senso,
Senza paura.
Tu sì,
Oh sì,
Tu sì.
Sei la mia vita.
Nel nuovo fiore
Spargo il seme
Del mio uomo.
M’affaccio col dolore
Dei poveri
Tra i petali inginocchiati
Del tuo bimbo,
Mi ancoro nel sentimento
Del tuo palato dolcissimo.
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