L’ASSENZA
Chiamai la luce apparenza
Giorno e notte
Chiamai caldo
L’orgoglio esausto di terra nera.
Sempre vivo è il seme
Terra diafana e sporgente
Sempre chiamai il pane.
Dolci giorni tranquilli belano
Trasecolati
Coronati negli occhi
Acuti dell’infanzia nostra
Quel riso appassionato s’è spento
Bruciato dalla violenza usuale
Degli esseri malati di se stessi
Ingordi come prismatiche
Baldracche fluorescenti.
Ci furono anche violini
Ma l’orchestra era sfasciata
Fusa
Allappata
Nei merletti dell’egocentrismo.
Cerchio del monumento
Sviluppo totale dei tuoi ormoni
Taglio
Sego
Accolgo il flusso cellulare
Bisogno di amore eterno
Traspiro niente forse veleno
Importato dall’angoscia
Trasudo muscoli
Di ruote senza raggi
Chiamo l’albero e il monte
Miei amanti
Miei amati
Tutto quello che è sapienza è vita
Tutto è relativo perché
Esisto anche nell’acqua stellare
Dove brucia anche l’atomo.
Giro il tempo della mia storia
Senza peccato se non di amarti
Senza menzogna
Senza averti
Senza speranza
Se non il mio sangue
Osare l’infinito
Vivere l’assoluto
Ancestrale
Noi siamo puri.
Occhi del tempo
Della storia nostra
Piangerò
Piangerai sempre
(Ancora vedi?)
Nei tuoi anni senza
Le mie labbra salate
Ruvide d’amore.