Inginocchiato tra cielo e terra

INGINOCCHIATO TRA CIELO E TERRA

Fu così che seppi
Di partire.
Lasciai la fame
Impallidita e senza guanti,
Vagai per paesi
Acque e vulcani.
Non erano vuote
Le tenere isole
Di madreperla,
Né il pane e i morti
Emigrano con i poveri.
Fu così che seppi
Di partire.
Tuoni,
Fulmini,
Ideologie disperate,
Fanciulli impregnati
Di fango caldo,
Zolle e litorali ruggenti;
Si alzò il muro
Del rancore
E si dissanguò
Nella fossa del denaro.
Polvere di legno.

Si è aperto il giorno.
Il rullio stellare
Dell’aereo trasporta
La mia adolescenza.
Ritorno a te.
Osservo l’abisso,
Mentalmente ingigantisco
Il confine fantastico
Della poesia salmastra,
Di donna e di uomo,
Di noi.
Strappato al bacio
Appena dato,
Cullato dal risucchio
Carezzevole della voce
E del corpo solitario,

Riempio di spighe
Il grembo polveroso dell’esistenza.
Maschere e gelsomini,
Giardini e statue,
Fulmini e colori,
Pietra
E treno
E fiume tempestoso.

Inginocchiato tra cielo e terra,
Nell’anatomia delle ore
Scavo,
Tesso,
Riempio di caffè,
Di pesce
E di rose
Le giornate fatate e fatali,
Piango d’innocenza
Negli schedari
Disordinati
Della mia impotenza.
Sono tornato.
Verso le colline
S’apre il corpo disteso,
Il suono,
L’oceano solitario
Della mia eternità.

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