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La presentazione integrale di queste quattro sedute terapeutiche vuole mostrare come avviene un processo di elaborazione, comprensione e dicibilità del materiale inconscio del paziente, oltre a delineare la relazione co-transferale tra paziente e terapeuta.
Come per tutti i processi terapeutici, i piani di lettura possono essere diversi e variamente descritti.
Qui mi preme evidenziare cosa fa il terapeuta nel suo porsi in posizione d’ascolto e di ricerca di senso negli accadimenti del paziente, ma anche dell’andamento dell’incontro con lo stesso terapeuta, che viene investito ripetutamente di un ruolo che va dal padre comprensivo e paziente al padre normativo e punitivo quando le regole vengono violate.
Ci sono molti momenti in cui quello che avviene nella relazione terapeutica appare confuso nell’esposizione, il “cioè” diventa paradigmatico della pluralità di senso che il paziente attribuisce all’accadimento che emerge nella sua narrazione.
Poi ci sono le svolte, i bivi in cui i vari personaggi si incontrano e si parlano in maniera più chiara e condivisa. Anche se emergono le differenze e i conflitti, essi vengono ricercati nel loro significato esistenziale, ponendo tutti i protagonisti in un piano di reciprocità e di responsabilità.

Il terapeuta cerca di stare al fianco del paziente in questa ricerca. Nel labirinto relazionale in cui sono immersi cerca di guidarlo nella direzione di una ricerca di significato sia del materiale che emerge che del processo che avviene nella seduta.
Questo può avvenire perché la struttura del processo terapeutico è solida, lo riconosce lo stesso paziente, e questo consente di vivere il processo terapeutico in tutta la sua straordinaria imprevedibilità.

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P- Mi sento … ultimamente sono stanco … cioè, sono stanco di …. cioè, negli ultimi mesi ci ho dato dentro un po’, forse, no, allora proprio stanco … da andare a vedere, no, ero anche convinto di vedere veramente esaurito la … più che altro la mia capacità di analisi.
Mi dicevo che qua sono arrivato proprio alla fine … e invece, ma sapevo di non aver finito il percorso ma avevo l’impressione di non essere in grado di andare avanti… cioè, addirittura consideravo l’idea di pensare di fermarmi.
Fortunatamente quella cosa lì dell’incidente nel gruppo mi ha molto stimolato perché poi appunto è vero che poi è un nascondersi insomma … cioè ho capito che c’è una … però ho anche capito che cosa chiedo … che dovei chiedere al gruppo …

T- Cosa?

P- E’ di aver fiducia negli altri probabilmente, cioè pensavo ieri che essendo qui nella terapia individuale e come se le chiedessi di aiutarmi ad avere fiducia in me, mentre andando nel gruppo, che così istintivamente avevo deciso di entrarci però non sapevo bene che cosa chiedere, no … qual’era la domanda visto che appunto senza quella non c’è … probabilmente era quella di aver fiducia negli altri, cioè, a non stare chiuso … perché è vero che … è abbastanza emblematico che comunque mi sono scelto anche tutta una serie di attività professionali dove la vita è costretta ad ascoltarmi, no, perché faccio l’insegnante, faccio spettacolo … cioè, io parlo, voi zitti e adesso parlo … e adesso posso parlare, no … cioè è come se…, infatti, cioè, il dialogo non lo conosco, non l’ho probabilmente sperimentato a sufficienza, coi miei genitori … non capacità magari a loro volta, per carità, non c’era … non penso che fosse principalmente l’intenzione di reprimermi, ma proprio che non risultava neanche fosse nella loro esperienza più di tanto, no … qui non ce l’ho questa abitudine, cioè piuttosto sto zitto,
Appunto, no … a volte che non ho niente da dire, però anche questa cosa di dire non ho niente da dire … può spiegare tante cose insomma …
E’ vero, in buona parte, c’è sempre bisogno di dire qualcosa, però … diciamo così, soprattutto in un gruppo di psicoterapia … che va bene però dai … qui, no, così, credo di dover poi ragionarci, ma credo che sarà soprattutto la terapia di gruppo a aiutarmi in questo, cioè adesso so cosa chiedere, nel senso chiedere non è che chiedo direttamente a loro ma so cosa aspettarmi … è veramente … perché credo che sia un misto, cioè una parte è fiducia in me, dici ma figuriamoci se quello che dico interessa a qualcuno … il punto di vista però è doppio, il 50% è che sicuramente io dico cose non interessanti, no, cioè, c’è un’idea di dire cose non interessanti, l’altro 50% c’è l’idea che anche se le cose che dico fossero interessanti comunque non verrebbero accolte … questa è un po’ la mia caratteristica.
Penso anche, per esempio, all’ultimo lavoro che ho fatto musicalmente … non so se le ho detto di questo mio amico pittore che per il salone del mobile mi aveva chiesto di fare una sonorizzazione per una installazione, dove mostrava dei quadri.
Ma io ho fatto una cosa di suoni piccolissimi, dove uno deve veramente stari lì così a tendere l’orecchio per capire che non è semplicemente un semplice sottofondo così, con un effetto del mare, io avevo fatto tutto un lavoro dei suoni anche immaginari , cioè un lavoro di tipo artistico, comunque, che sentivo tra l’altro che mi rappresentava molto, mi era piaciuto molto però di suoni immaginari sottomarini no … avevo trovato su internet i versi delle balene, poi avevo registrato nella vasca da bagno delle bolle, soffiando dentro con un tubo … note di pianoforte in lontananza che avevo preso dai vari cd che ho … beh, il risultato era che era venuto talmente basso che si sentiva un’ottava sotto il fruscio come di onde di mare, basta.
E c’ero rimasto molto male.
Quello era, ecco, quando faccio una cosa poi la gente non mi ascolta, però, cioè mi sono anche reso conto che non mi ero per niente tutelato neanche io, no, cioè, è proprio quella cosa lì di fare, di giocare a fare il genio incompreso, no , adesso io ti faccio … è ovvio che, comunque, insomma, in una situazione di quel tipo che comunque c’era da aspettarsi che fosse rumorosa, poi qualcuno decide di fare quello che vuole, però non ci deve rimanere male, ecco, cioè, è una situazione non di silenzio, anche perché appunto cerano due stanze confinanti con l’apertura , e da una parte mandavano musiche diffuse e dall’altra cerano questi miei suoni e credo che l’intento, siccome dove c’erano le musiche c’erano delle luci molto forti, invece dove c’erano i miei suoni c’erano delle luci molto attenuate, solo dei faretti sui quadri e basta e delle proiezioni sul pavimento di immagini, movimento di scie di navi, … beh, però, era chiaro che quella stanza lì era un po’ quella del riposo, no, del silenzio … per cui è anche ovvio che hanno cercato di tenerlo più basso, cioè, uno va di là, si sente il frastuono, poi si vuole riposare viene da quest’altra parte, no … per cui, come dire, lo sapevo avrei dovuto lavorarci un po’ di più e fare una cosa comunque più udibile in una situazione di quel tipo, poi mi hanno anche fatto i complimenti, però la mia sensazione è che non abbiano sentito molto … non abbiano trovato la possibilità di sentire fino in fondo quello che avevo fatto no, allora, questa cosa di non … si, di non sapersi …forse c’è anche questo, non dico imporre ma tutelare, autotutelare … cioè, se credo di essere in grado di fare cose valide, per l’esperienza che ho, per il lavoro che faccio, compreso il fatto di fare il fonico, di conoscere tutta una serie di cose dell’acustica, di come reagisce l’orecchio a certi suoni piuttosto che a certi altri, cioè, lo so in che situazione mi vado a mettere . Quindi se voglio veramente che la gente senta quello che faccio devo fare una cosa udibile, se faccio una cosa non udibile poi mi arrabbio che la tengono bassa , che la gente non la sente, non ci siamo cioè, non posso aspettarmi sempre che sia … no … il papà e la mamma per dire no, cioè … adesso tu una cosa falla, falla sei capace, mi insegni … sai tutti i trucchi, sai tutto quello che può succedere, che può portare a non sentire certe cose, e vai a fare proprio quelle … diciamo non ci fai un ragionamento sopra, ecco, su questo, no, e poi allora … e allora, boh, lo fai proprio per non farti sentire, si, è un nascondersi …

T- Approfondiamo un po’ questa cosa qua.

P- Perché, probabilmente, nel mio intento c’è che la gente si accorga di me, diciamo, facendo io cose piccolissime, cioè, e come se … questa è presunzione in realtà, cioè voglio dire faccio delle cose così preziose che, anche se sono pressoché inudibili uno capisce e vuole sentirle … cioè come … ecco, ad esempio, una miniera profondissima con dentro dei diamanti e la gente deve scavare … devono guadagnarselo, no, però poi ci resto male che nessuno scava per cercali, uno passa, dice :”C’è una buca, ma chi se ne frega andiamo avanti”, non pensa che li sotto ci sono dei diamanti e io mica esco fuori, cioè, faccio il prezioso appunto … pensando al gruppo non lo so, cioè … lei dice che come uno è, è anche nel gruppo quindi è così, io non ho la sensazione di fare il prezioso ma probabilmente lo faccio.

T- Beh, cosa le è stato testimoniato?

P- Si no, fare il prezioso … perché io l’ho molto chiara rispetto, per esempio, la musica, no, di fare cose piccole … non ho la sensazione chiara e consapevole di fare il prezioso. Intanto non ci resto male, anzi no, no, diciamo così e che forse qui funziona …

T- Cosa intende?

P- Qui nel gruppo …è diabolica la cosa, cioè, non ci resto male perché sento che c’è attenzione, cioè che il mio silenzio suscita attenzione, nel bene o nel male, per qui dico:”boh, hanno capito che ci sono delle cose preziose”.

T- E invece quando siamo io e lei? Come funziona questo ….

P- Cioè io sento sempre molta differenza tra il rapporto a due o con un gruppo.
Non lo riconosco, cioè non lo trovo, non lo so, magari c’è e non me ne rendo conto, ecco … cioè, lo sento più … sa qui, la parte sua è talmente forte, ma nel senso positivissimo, cioè l’attenzione … cioè io sento che sono assolutamente … super … cioè come dire, lo sento che in questi tre quarti d’ora qui lei è per me, cioè come dire, che sento una … che mi sento così a mio agio che … in realtà lo sento che … credo di essere ancora giù nel mio nascondiglio, no, però come … riuscendo a comunicare abbastanza tranquillamente, o perché lei scende o perché io salgo … non mi sento minacciato, ecco … non mi sento minacciato e soprattutto la vera minaccia e di non essere ascoltato, ecco … vedo che se parlo, il 100% … quindi anche molto più di quello che io stesso credo di comunicare di me viene colto e mi viene rimandato in maniera solo costruttiva per me, non so come dire … la cosa è un po’ narcisistica, però è così, cioè, sento proprio … cioè lo sento come una cosa che posso stare tranquillo, per cui non credo di mettere in atto … o meglio: diciamo che mi sento compreso, che lei viene a scovarmi ma … amorevolmente, no …”Guarda cha che io voglio sentirti, ti vedo, ti riconosco “… si, essere riconosciuto.
Dopo martedì sera, dopo il gruppo poi non dovevo lavorare, quindi ero a casa da solo mi son messo un po’ a pensare … poi non so se sia tutto lì, però una cosa che mi ero spiegato era: da sempre io ho puntato…, cioè, tra le molte qualità che uno ha e quindi a chi in qualche modo … (ride).
A volte e meglio … lo spaccio per educazione … tra le altre qualità che sicuramente ho, che so di avere, ho puntato da sempre, da sempre proprio … (ride).
Da quando ho coscienza di puntare su qualcosa di mio, ho puntato sulla musica, sulla …, perché mi piaceva perché era la cosa che mi piaceva di più … poi ricordo che non andavo ancora a scuola cercavo di far suonare due bastoncini, così … pensavo bastasse sfregarli così per farli suonare come un violino, vedevo alla televisore chi suonava il violino e lo volevo suonare.
Ma anche sulla creatività, sull’invenzione, c’era stato un momento quando … c’era stato uno sceneggiato su Leonardo da Vinci in televisione negli anni 70, e io ho sempre detto che da grande avrei fatto l’inventore come Leonardo da Vinci, inventavo le cose, no, anche li, per carità, tutti i bambini lo fanno, però era già come se, per me quella cosa lì … e come se inventassi delle cose a fare cose che avessero a che fare con la musica, è la cosa su qui ho puntato da subito … e ho l’impressione che sia soprattutto la musica, ma anche la creatività siano state le cose che mio padre ha riconosciuto meno in me, cioè, che ha meno valorizzato, se no addirittura talvolta … mmm, non mi viene la parola … svalutato, deprezzato… c’era tutto sotto una cosa così, no … poi ho scoperto, appunto, che molto era una sua invidia, un suo .
Cioè, praticamente sa che aveva dei grossi conflitti, però, cioè, purtroppo, cioè, a quella età lì manco potevo fare tutti questi ragionamenti, cioè io ho puntato su una cosa e quella cosa li è stata la cosa più bastonata di tutte e questo dopo mi ha fregato cioè, allora poi ci ho provato a studiare medicina, riuscivo anche perché, tra le mie qualità c’era anche quella, cioè, sicuramente, per esempio, l’attenzione … una certa attenzione verso gli altri, soprattutto verso chi non sta bene in qualche modo … ce l’ho, chissà poi da dove mi viene, comunque sia c’è … mi sarebbe anche piaciuto fare il medico, se non fosse che potevo fare … cioè che per fare il medico avrei dovuto rinunciare alla musica, ed era proprio non possibile.
Però questa cosa qua probabilmente ha … per cui si è, cioè si è sviluppata tutta sotto, tutta sotto terra, cioè.
E’ adesso che … ma finalmente le concedo di venire alla luce, però è molto sotterranea … è molto sotterranea, però, in qualche modo sento che è matura, non so come dire … anche se non ho fatto un percorso di studi molto approfondito, molto accurato perché, comunque, con tutte le mie energie intellettuali le avevo buttate … buttate nel senso non buttate via, cioè, proprio messe a piene mani nello studio della medicina, cioè, ho presente … era anche la sensazione bella, cioè quella proprio di sentire il cervello come un muscolo … era bellissimo, peccato che poi facevo una cosa che adesso non me ne faccio niente, se l’avessi fatto sulla musica probabilmente adesso sarei un altro … però si è sviluppato quindi in qualche modo, è matura che io senta di essere un musicista preparato, maturo, pronto … però, tutto in una forma molto, molto, molto, veramente sotterranea … sotterranea o sottomarina.
Infatti mi era piaciuto tantissimo fare quei suoni lì, perché era come se veramente venissero da me … non so se conosco fino in fondo il significato di “inside, introspezione,” comunque quel brano si intitola “inside out side”, perché c’era una parte di suoni sottomarini, e poi una parte che si alternava alle immersioni e si sentivano suoni da fuori …,però anche quelli erano veramente molto mielici, surreali, si capiva che c’era qualcosa di reale un po’ … vabbè … no quindi ho fatto questa roba qua e probabilmente è come se il mio desiderio, utopico però …è quasi il mio sogno, cioè se vado avanti così non combino niente, è quello di dire:” Vabbè, io son lì, faccio le mie cose e qualcuno se ne accorgerà, no?

T- Lei è disposto, nel momento in cui se ne accorge l’altro, a riemergere … a stare sopra?

P- Credo di si, però il fatto è che non succede così, cioè, per me qualcuno se ne accorgerà … però sento che ho voglia di pensarci io … ma, come dire, la parte che dice qualcuno se ne accorgerà è proprio malgrado me … io vado la per fare dei discorsi, e qualcuno mi dice caspita ma qua delle cose bellissime, interessantissime …. “Ci penso io, tu vai avanti”… ecco fermiamoci su questa cosa qua, cioè, io non so prendere i complimenti, se ricevo complimenti mi imbarazzo, dico di no, subito mi sottovaluto … e si, su, ma dai … ma proprio, cioè mi fa piacere, li capisco, capisco che sono … capisco quando sono sinceri e quando … ci possono essere volte in cui non lo sono diciamo, può essere un adulare per arrivare la … ma visto che quando sono sinceri, non li reggo, e secondo me, non li reggo perché mio padre non mi ha mai fatto i complimenti.
Cioè, come dire:” Chi sei tu per farmi i complimenti? “Non me li ha fatti neanche mio padre!
Cioè non li do neanche valore, perché non li do valore … non li do valore perché è un estraneo, comunque no … sì ma tu dici così ma cosa vuoi capire tu di me?
Non mi conosci neanche, sì, vabbè, ti è piaciuto, vabbè … per dire, a volte è quasi come pensassi che chi mi fa i complimenti è ignorante, che non capisce niente … cioè, si, ti è piaciuto, per quattro cagate che ti ho fatto, si vede che non hai buon gusto …a volte sento di aver detto così … secondo me perché anche lì non c’è l’abitudine, cioè non ho la … non ci sta chi, chi probabilmente aveva il compito di educarmi anche a questo, no …, cioè, però: ” Se fai … qui hai sbagliato, qui non si fa, qui è così, questa cosa è bella, bravo …” Se fai una cosa bella, è bravo a fare quelle cose lì, è bello che tu te lo senta dire, che te lo sappia mettere da qualche parte, è come se non ho questa roba qua …

T- E quando può darsi da solo questa autorizzazione a dirsi che è bravo?
Lei ha detto prima:” Se mi fanno i complimenti mi imbarazzo, perché non credo di meritarli, e invece poi riconosce che c’è una parte di se …

P- Sì, non è non credo di meritarli, è non so cosa farmene, cioè, non so cosa si risponde … no, non è che non so cosa si risponde … non so cosa si risponde dentro, intimamente … cioè, non mi ci so rapportare hai complimenti … poi formalmente esternamente lo so, si dice grazie …, però sento che proprio dentro non mi stanno, cioè mi scivolano via … non li so … non mi nutrono, non so come dire, non mi fanno niente.

T- E l’imbarazzo allora? Perché l’imbarazzo allora se non prova niente?

P- E che mi vien voglia di nascondermi, cioè, se uno mi fa i complimenti io mi nascondo, diciamo l’istinto è …. Allora a quel punto mi devo difendere …

T- Deve difendersi dall’entrarne in contatto?

P- Boh, non lo so, quello che adesso mi viene da pensare, cioè quello che so adesso … adesso come adesso anche se il sospetto è che non sia tutto lì, è che poi la cosa diventa più, tutto un pochino più pesante no … perché se uno si prende i complimenti dice si è vero sono bravo, cioè prendersi i complimenti vuol dire di condividerli, si, è vero, sono bravo, non è sentire grazie, ecco cioè, quello che non so dire è … uno dice si, che bella quella cosa lì, sei bravo, dire :”Si, è vero, sono bravo, faccio molta fatica … “ sto imparando e … credo che lì … secondo me il problema è quello, che se poi dico che sono bravo, devo continuare a esserlo, cioè allora poi … adesso fammi vedere, cioè nel senso …

T- Vieni fuori …

P- Vieni fuori, sì, cioè, devo difendere quella posizione no, quando mi fanno i complimenti … no cioè, il ruolo di essere bravo … a sei bravo, se sei un bravo musicista mi aspetto che tu faccia delle cose belle, sempre.
Ho paura del fallimento, cioè, fintanto che io non accetto il complimenti, cioè non mi dico:” Si, è vero sono bravo”, ma dico:”Ma no, ma non è vero”, posso anche fallire, tanto, l’avevo detto che non sono bravo e allora è ovvio che fallisco, no …
E’ il timore di fallire che mi fa fare un passo indietro, perché non l’accetto il complimento … non lo condivido, ecco.
Però, credo che c’entri molto il tipo di lavoro che faccio, cioè, la maggior parte delle esperienze fino adesso è stata al servizio di altri, ecco, lì non li accettavo.
Cioè, qualcuno mi chiama per fare una musica, mi dice che tipi, cioè qualcuno che ha una idea forte che la vuole attuare, ha bisogno del mio servizio.
Allora io mi impegno, metto le mie capacità, che sembra che non voglio riconoscere, no, rivelandosi a saper fare queste cose qua, è bello , cioè io voglio restare nell’ombra … Mentre, per esempio … anche se molto a fatica, anche se mi rendo conto che forse non è quella la strada … però se, per esempio, io scrivo una canzone, io ho scritto tre canzoni ultimamente, testi … le ho fatte sentire a pochissima gente ma quando le ho fatte sentire se mi dicevano:” bella!”, io sapevo che era bella.
Cioè, non dicevo no, dicevo bravo che ha capito, perché se diceva che non è piaciuta dicevo: ”Boh, non ti è piaciuta perché non l’hai capita”.
Cioè ero molto sicuro della … anche magari eccessivamente, però lì si che … cioè è come se sento che devo …che va a mirare …infatti ultimamente voglio solo fare, vorrei solo fare cose mie, che nascono da idee mie, cioè attuare miei progetti … e come se comunque nel fare cose degli altri non …
Forse perché non le condivido fino in fondo, ma questa è una cosa molto superficiale, non so cosa c’è, è come se davanti mi nascondo, dico :”vabbè ,faccio questa cosa, l’idea è sua”.
Forse è invidia … perché alla fine i complimenti che fanno a me sono solo un passaggio, cioè, se l’idea è forte ed era di un altro io l’ho solo aiutato a realizzarlo è chiaro che i complimenti a me, per come io ho aiutato l’altra persona a realizzare questo progetto sono complimenti che poi vanno, si riversano sull’altra persona.
Credo che ci sia anche quello, una sorta di invidia … la musica è la musica, bellissima ma in funzione … al servizio di un’altra idea, no?
Anche perché, soprattutto A….. è una persona con le idee molto chiare, cioè quando faccio mia una sua idea non c’è lo spazio, non c’è troppo spazio per aggiungere idee, come dire … e come fare il sarto e viene una persona che ha già la stoffa, i bottoni, il modello … e uno deve mettere la sua arte nel tagliare e cucire, realizzare l’abito, dopodiché se li fanno i complimenti dici:” Vabbè si, sono stato bravo, ma….” .
Io magari l’avrei fatto diversamente, c’ho anche provato e mi ha detto di no … Quindi c’era magari anche un conflitto, cioè, poi alla fine ho cercato di fare il meglio in quelle condizioni, ma in quelle condizioni il mio meglio non mi rappresenta, ecco. No, ecco, forse non mi basta perché su queste cose spesso mi perdo… tra i vari ruoli. Cioè, tra i vari ruoli che possono esserci nella musica, c’è sicuramente, anche se non è mai molto riconosciuto come invece può essere nel teatro o nel cinema, un po’ come nel ruolo del registra, c’è il ruolo del produttore che, sì , aiuta a realizzare le idee di qualcun altro, ma mettendoci chiaramente la sua impronta … si capisce se un disco è prodotto da un certo produttore o da un’altro produttore almeno ci fa caso … poi ci sono casi di produttori che hanno una personalità talmente forte che si riconosce molto facilmente … e come se, in un certo senso per come mi vanno le cose quello potrebbe essere la mia ….
L’evoluzione mia professionale potrebbe andare in quella direzione, perché so abbastanza di musica, di audio, di come si registra, di come si costruisce una canzone, so cantare, quindi so spiegare a uno come fare a cantare, cioè so capire certe sfumature di quando uno canta, per sceglierli magari la parte migliore, so suonare molti strumenti …
Ma è come se c’è una parte di me che dice: ”Sì ma tu non devi fare quello, tu non devi aiutare gli altri a fare le loro cose, tu devi fare le tue cose, punto.”
C’è questo, con, però, il sospetto che ci sia qualcosa di sbagliato in quell’idea di fare le cose mie.
Poi magari è solo la voce di mio padre che mi dice:” No, tu non sei capace”, però è vero che … cioè, io per esempio noto questa cosa … cioè: c’è un musicista in Italia che si chiama Mauro Pagani, prima suonava … violinista, cantante … prima suonava in un gruppo che si chiamava PFM, poi ha collaborato con negli anni 80/ 90 con Fabrizio De Andrè facendo due dischi, forse i migliori, dando una svolta … il primo quello che ha fatto in genovese … fondamentalmente è Mauro Pagani con De Andrè … Le musiche sono sue, gli arrangiamenti sono i sui.
Allora, è come se vedo che lì ci sono possibilità di realizzare se stessi, cioè è evidente che li … anche se poi anche lui, purtroppo … comunque non è Fabrizio De Andrè, è troppo grosso … quindi per esempio quel disco che doveva nascere, essere firmato a due, cioè loro due musicisti è: De Andrè .
Poi scritto piccolo sotto Mauro Pagani.
Comunque è come se io vedo che c’è quel tipo di sbocco, però in realtà vedo che fa nascere delle complicazioni, lo stesso Mauro Pagani quando fa i concerti lui da solo io ci sento che non gli va in fondo che la gente non lo sappia che è lui, l’importanza del suo lavoro nel lavoro degli altri, così no … e che si vuole prendere di più, insomma, la paternità … per cui c’è sempre questo conflitto, però lui da solo non è eccezionale, non ha la voce di De Andrè. Comunque, quando De Andrè cantava, dava delle sensazioni … e come se io penso, pensando a lui, che sbaglia a voler fare il solista. “Ma caspita, tu sei il maestro più bravo di tutti a fare il produttore, ad aiutare gli altri a realizzare le proprie idee,
perché non ti basta?
Dico a lui, e dico a me, poi è la stessa cosa no … però ….

T- Quando lo dice a se? Perché non le basta?

P- Non mi basta perché non riesco a metterci … e comunque non è tutto, non sono tutto io … Probabilmente perché non c’è ancora un giusto equilibrio.

T- Perché non sono tutto io?

P- Sì, non sono tutto, nel senso, cioè, non ci sono io.
Sì, infatti, io voglio fare le cose da solo adesso, voglio provare no … lo spettacolo per i bambini lo faccio io da solo in scena, se mancano personaggi piuttosto gli aggiungo burattini, faccio delle voci … quello di suonare in giro per strada: io da solo, chitarra, una sedia e boh, questo sono io.

T- Quindi, io voglio essere ascoltato …

P- E sì, alla fine gira e rigira si torna …

T- D’altra parte, per poter stare a dialogare anche con qualcun altro, se non c’è quell’ io…

P- E certo. Non lo so … non lo so riconoscere, cioè, come dire, non mi conosco.

T- Non mi conosco e quindi non so che cosa devo fare?

P- Sarà una buona settimana … e va bene (ride).
Devo telefonare a C……… per scusarmi.

T- Le farebbe bene … farebbe bene, credo, a tutti e due.

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P: non sto male come A., spero di avere insomma qualche occasione per parlarle, per mandarli una mail anche per questioni del lavoro che dovevamo fare perché volevo capire che intenzioni aveva.
Mi scoccia che sia, cioè è molto arrabbiata con me come se mi attribuisse tutte le responsabilità …

T: che è successo con lei?

P: ma è successo che … allora è successo che volevo capire che cosa sentivo perché diciamo che ero abbastanza certo del fatto che avesse una qualche, qualche interesse verso nei miei confronti, però anche visto appunto come mi era andata con una ragazza che incontravo al parchetto insomma del cane che mi ero messo in testa delle cose che li avevo mandato una mail guarda io non sono in realtà mi sento un blocco così, lei mi ha risposto ma io non ho nessuna intenzione … cerchiamo di capire, perché comunque in vista del fatto di dover lavorare insieme volevo capire di fatto che mi interessa, mi piace come persona però non lo so insomma non … diciamo che ero incuriosito anche non so un pò dalla novità nel senso che è un tipo di donna con qui non ho mai avuto rapporti, non sto parlando solo dell’aspetto fisico, anche quello, però non solo anche proprio il tipo di persona, cioè le idee politiche che ha, però comunque è molto intelligente è molto … cioè aveva delle caratteristiche che comunque mi piacevano, cerchiamo di capire, capiremo, arriveremo a capire cosa c’è perché sentivo che c’era comunque qualcosa quando ci vedevamo per parlare di lavoro non è che, che non sentissi che c’era come dire anche dell’altro, diciamo che avevo questa sensazione per qui appunto l’avevo invitata martedì dopo il gruppo perché così parlando, scherzando, ogni tanto … succedeva che scherzavamo sul fatto del fumare hashish così sai, insomma cosa che piace anche a lei … no so, cioè non mi ricordo come è successo che ne abbiamo parlato anche dopo il gruppo martedì insomma l’ultimo martedì che ero venuto , allora poi le ho scritto un messaggio “o guarda io stasera sono libero se vuoi passare … “ sapevo che poteva succedere qualcosa però era veramente una cosa … boh, non lo so … dettata un pò dalla curiosità un pò dal fatto che comunque, insomma … vediamo perché devo … c’è stato qualche giorno prima, un periodo precedente in qui dicevo no ferma calmati perché sentivo che non so se mi mandava un sms o per comunicarmi qualcosa comunque c’era sempre dietro qualcosa d’altro che … non so probabilmente mi faceva anche piacere sentirmi in qualche modo desiderato, per qui ogni tanto sentivo che in qualche modo restavo al gioco, e poi a un certo punto avevo deciso di no perché comunque così non era una cosa che in realtà poi si portava avanti, poi però appunto, ho cambiato ancora idea insomma ho invitato lei a casa mia abbiamo mangiato che cosa non lo so, abbiamo fumato e poi soprattutto c’è stato un momento in qui così ci siamo avvicinati e ci siamo svelati, ecco forse non totalmente cioè, la mia sensazione è che è … forse … la mia responsabilità credo che sia stata minima, poco fa dopo che mi aveva risposto benevolmente, e lei mi rispondeva insomma che c’era una necessità di un’ulteriore mia risposta a questa cosa qua che … cioè forse avrei dovuto di più credere a quello che sentivo e non a quello che mi diceva perché avevamo tutti e due dubbi perché è troppo diverso il modo di pensare, di vivere, di vestire cioè …

T: lei che cosa sentiva?
Dice che doveva dare più retta a quello che sentiva.

P: io sentivo che, avevo la sensazione che A. fosse più coinvolta di quanto mi dicesse, però non me lo diceva, o per lo meno … non lo so … non ho voluto capire ecco ma diciamo che io ho voluto veramente cioè, come dire, anche per il tipo di persona che è mi dava la sensazione che potesse essere anche semplicemente anche una curiosità anche proprio fisica … andiamo a letto , cioè una specie di gioco … perché comunque ha questo atteggiamento anche abbastanza così, anche disinibito un poco … perché dovrei negarli questa cosa, in che caso?
Nel caso di un coinvolgimento anche sentimentale … non voglio … non lo so perchè … volendo credere a quello che diceva e cioè che non spera anche lei, ma no, ma no, non so e poi siamo così diversi cioè c’era tutta una serie di dubbi, un non sapere … io mi sono lasciato andare, probabilmente ho detto delle cose che credo che abbia in qualche modo frainteso o preso come delle dichiarazioni invece di coinvolgimenti o possibilità di coinvolgimento che in realtà non è esattamente quello … poi gira e rigira siamo finiti a letto però è successo che anche questo mi ha fatto pensare… boh, non sono riuscito ad avere un’erezione, cioè voglio dire non è successo niente … insomma il corpo parla, senti che sta dicendo di no … però evidentemente li, quella sera li mi è successo qualcosa che non mi sono completamente reso conto, mi spiace perché non era una … non lo so, boh, cioè, credo di passare agli occhi di A. per uno stronzo o per un imbecille che si da una sacco d’arie senza rendersene conto … in genere, in situazioni così comunque mi viene da pensare che ci possa sempre essere una spartizione abbastanza equa di responsabilità, cioè sarò anche uno, non avrò capito o non avrò voluto capire che tipo di coinvolgimento avevo, poi lei ha sempre un atteggiamento abbastanza cioè, anche come personalità è abbastanza dura non so come dire, per qui è molto difficile capire se c’è un coinvolgimento sentimentale vero, però il fatto sta che questa cosa l’ho capita a un secondo incontro che abbiamo avuto, che era un sabato poi, dopo il martedì eravamo d’accordo di vederci … io durante tutta la settimana mi sono sentito veramente oppresso, cioè cominciavo a capire che succedeva qualcosa che non andava nella direzione… diciamo che potevo pensare io, ecco.
Per cui poi ci siamo visti sabato e io ero forse abbastanza così distaccato, freddo e per cui li sembrava veramente che io avessi cambiato totalmente posizione dal martedì al sabato, poi in realtà anche a me è sembrato che lei avesse cambiato totalmente posizione da martedì al sabato, nel senso che quando mi ha detto che era un sacco di tempo che parlava di me alle sedute, che faceva leggere gli sms a una sua amica per capire cosa intendevo dire quando rispondevo in un modo o nell’altro che era coinvolta che si sentiva innamorata, ho detto madonna … cioè solo che purtroppo questa cosa qua così chiaramente è uscita sabato e nel frattempo io mi sono tirato indietro e probabilmente a lei è sembrato che io le avessi promesso qualcosa o detto chissà che, fatto partire, innescato una bomba e al momento mi sono tirato indietro, probabilmente avrò fatto sicuramente qualcosa per innescare la bomba però .. boh, insomma … non con la volontà di fare questo cioè, così tendo veramente, in effetti mi sto facendo un processo, sento di portare … poi ho detto martedì tu non sei innamorata di me vero?
Già lì uno dovrebbe dire mmm, però non so neanche io.
Tra i miei dubbi che avevo esposto c’era anche quello di non avere, cioè, mi domandavo se avrei potuto innamorami di lei. Io credo che questa l’abbia preso come un “ma sai che io potrei innamorarmi di te … “ cioè di questo me ne sono accorto sabato, questo sicuramente fa la differenza cioè, non sono riuscito ad essere chiaro perché probabilmente chiaro non lo ero neanche io, io ero talmente probabilmente così gratificato, affascinato dal fatto che ci fosse una donna comunque che mi desiderasse da forse non so voler andare fino in fondo ma più per l’esperienza così affettiva, non tanto per l’esperienza fisica in se, cioè son partito dicendo vediamo come viaggia, se dovesse essere una storia di sesso perché no se siamo d’accordo tutti e due, e solo che appunto, così non era … boh, insomma … cioè avrei dovuto veramente … che non so qual’ è la cosa che, cioè io sento che c’è stato qualcosa che mi ha portato a non essere subito come dire più … cioè a me … io mi son sforzato di essere più che chiaro, però probabilmente per quello che sentivo dovevo semplicemente dire no, cioè non la chiamo, mantengo un rapporto come dire più freddo, professionale … però siccome sentivo che per esempio anche se non abbiamo molte cose in comune proprio dal punto di vista non so del … cioè abbiamo tante cose in comune a livello molto profondo cioè non so come dire, però a livello più superficiale come può essere anche l’orientamento politico, le idee di come vanno le cose nel mondo, di come dovrebbero andare siamo molto distanti e questa cosa qua non mi portava …

T: che poi tanto superficiali non sono.

P: no, nel senso che si, no di fatti tanto superficiali non sono … però il tipo di sensibilità, di sentire le persone cedo che … non so se ce l‘abbiamo in comune però mi piaceva, mi piace il suo modo di sentire le persone … per cui ero così, incuriosito ma molto equilibrato, lei molto meno ma me ne sono accorto tardi e probabilmente avrei potuto intuirlo ma non certo da quello che mi diceva lei, cioè senza contare comunque la … il grossissimo … cioè quasi invadente suo avvicinarsi anche proprio fisicamente a me, per cui, insomma, dopo un bel pò di giorni ho detto bambina cioè, allora cosa devo fare, cioè pensare, cioè nel senso, cioè devo … se tu mi dici così, che non lo sai che hai un sacco di dubbi, c’è li ho anche io e intanto continui ad avvicinarti … cioè si ho voluto cedere e questa cosa, cioè non mi piace com’è andata a finire come mi sto spiegando la cosa perché è come se vedessi … perché praticamente non è lì il punto, cioè lo sto spiegando male, cioè il punto non è di aver ceduto fisicamente, sessualmente anche il sabato dopo perché comunque dopo tutto quello che ci siamo detti, lei che stava male, che piangeva che non abbiamo mangiato questo e l’altro, comunque alla fine dell’incontro non so se si era convinta che tutto nasceva dal fatto che io avevo paura, si, ho paura cioè io di fatto ho sentito anche paura, cioè a me l’idea di … però io non credo proprio che mi potrei innamorarmi di A., però l’idea di innamorarmi di un’altra persona solamente mi fa paura, per come mi sono andate le cose, perché voglio stare attento a non fare subito dei trasferimenti sbagliati di ruoli affettivi e insomma ho paura di innamorarmi, di essere lasciato e di stare male.
Però non era solo quello, non lo so … cioè sento che avrei potuto evitarlo però sento che la responsabilità non è al 100% mia per come sono andate le cose, cioè avrei dovuto assumermi tutte le responsabilità da subito e dire no, tu non sei in grado di capire A. ci penso io, no.
Però così non ho fatto perché …

T: prima ha detto:” perché anch’io avevo bisogno di sentire …”

P: si, perché mi andava comunque, siamo adulti siamo … cioè le solite cose che non vogliono dire niente ma che in certi momenti uno si dice sa siamo tutti e due adulti, ognuno bada da se e quindi … un disastro!

T: lo considera un disastro?

P: no cioè … pochissimi giorni fa, lunedì, martedì insomma avevo scritto una mail ad A. perché lei l’ultima cosa che mi aveva detto e che mi avrebbe comunque mandato il materiale, che aveva scritto una presentazione e poi insomma boh, vediamo, decidiamo, io avevo scritto un altro sms dicendo andiamoci piano, pensiamoci bene perché è meglio non farlo che farlo male, cioè meglio non farlo anche se si potrebbe farlo anche bene, piuttosto che farlo col rischio poi di star male per cui pensiamo bene, infatti la mia idea era in realtà quella di preparare io lo spettacolo, spedire alle scuole la proposta dello spettacolo e poi con calma ragionarsi se poi magari aveva intenzione di fare ancora dei collaboratori parlandoci se era una cosa possibile, vabbè quando mi chiamavano proponevo, facevo una contro proposta, dicevano siamo interessati allo spettacolo, dicevo guardi guardi io ho anche dei collaboratori così così e così, quindi io non avrei lasciato, non lasciavo chiuse le strade … però comunque insomma non vedendo arrivare nessun materiale ho detto:” mi sembra di capire che hai deciso di non partecipare a questo lavoro però io vorrei almeno presentare lo spettacolo siccome anche tu hai contribuito proprio a pensare alla trama e comunque hai perso del tempo, e questo è un lavoro dove io dovrei guadagnare dei soldi mi sembra giusto riconoscerti una parte, e in più le avevo fatto una proposta che ad ogni spettacolo che facevo di darle una quota, insomma mi ero proposto di pagarle 50 euro a recita, 500 euro comunque per il lavoro che aveva fatto.
Lei mi ha risposto molto freddamente che era insomma era corretto così, però puntualizzare che non ha deciso di non lavorare ma è stata messa nelle condizioni di non poterlo fare, per cui già li continua, cioè la sua idea è quella li … si siamo stati messi nelle condizioni di non poter lavorare insieme, bisognerebbe vedere da cosa, perché se sono solo io … cioè nel senso le ho detto che un punto di vista così tendenzialmente non aiuta a star bene, poi può pensare quello che vuole … mi da fastidio, ma non è insopportabile ecco l’idea che lei pensi … anche perché io sono estremamente convinto che non sono io, almeno che veramente cioè, questo nostro rapporto fosse così squilibrato cioè, non sono un suo genitore, non sono il tuo psicoterapeuta se devo avere il 100% delle responsabilità io ti darei subito l’incapacità di intendere e di volere cioè insomma .

T: ma lei sarebbe disposto a parlarci?
Dopo tutto questo caos, chiamiamolo così.

P: credo che ne varrebbe la pena insomma.

T: glielo ha proposto?

P: no non ancora. A parte, se devo dire la verità, a parte le menate che mi sono fatto stanotte mi son detto dai, sarà l’argomento, ho avuto anche altre cose per la testa che mi hanno proprio portato fuori cioè avevo avuto una specie di ricaduta per A. tra l’altro pericolosissima … in realtà non c’ho proprio più avuto in mente quella storia li per non so, comunque ho avuto altre cose a qui pensare … e sicuramente una cosa che vorrei fare, cioè però vorrei farlo … non so come dire, non so se mi interessa di sentirmi dire le cose che cioè, siccome ho l’impressione che la pensi ancora come l’ultima volta che mi ha rivolto la parola, cioè che comunque appunto sono confuso, irresponsabile, immaturo, che uno della mia età certe cose non le deve dire, che le parole pesano … allora sentirmelo dire ancora cioè non mi interessa, cioè lo troverei anche una perdita di tempo, oltre anche a non essere molto piacevole sentirsi dire delle cose comunque così anche se si è convinti che, abbastanza convinti che no è vero insomma … però spero che ci sia l’occasione prima o poi.

T: glielo dico perché mi è sembrato di cogliere che non è riuscito a trasmettere che cosa veramente sentiva, provava e pensava, se non in maniera molto confusa.

P: allora … e come se in questo momento sento che forse dovrebbe passare un po di tempo, nel senso che da una parte, cioè adesso non credo più, cioè prima inizialmente temevo… a botta calda avevo più in mente queste cose e avrei voluto parlargliene, però mi sono fermato perché era come se in quelle condizioni qualsiasi cosa di … non so come dire … di corretto di … in qui ci potesse essere un pò di solidarietà nei confronti di amici sarei stato ancora ulteriormente frainteso, per cui ho detto adesso mi fermo sennò veramente comincia a, cioè è come se totalizzassi dei punti dei cuoricini praticamente che non volevo totalizzare e quando mi sono reso conto di cosa stava succedendo qualsiasi cosa di carino io le dica … poi in realtà ho sentito ancora molta rabbia … cioè sicuramente è una cosa che voglio chiarire, no, voglio lasciarla così ecco sicuramente, però questo non lo so, tra l’altro questo martedì non posso venire perché ho un impegno di lavoro però io ho intenzione di venire … cioè non si può più di tanto stare nello stesso gruppo con delle cose così non risolte e sicuramente sono da risolvere indipendentemente da quello, non mi va a me di non risolvere la questione ecco.

T: e invece perché ha saltato le sedute con me? Una cosa che mi ha molto colpito.

P: era stata fissata una data per degli scrutini …

T: lasciamo perdere le cose pratiche, ho percepito una fuga.

P: ma si perché non me la sentivo di parlare di queste cose, cioè il fatto che A. sia anche una sua paziente mi ha …

T: se non fosse stata una mia paziente sarebbe venuto?

P: se non fosse stata una sua paziente forse si.
Cioè credo che dipenda da quello.
Cioè dicendo questo mi rendo conto che la sto offendendo e le chiedo scusa perché cioè e come dire che lei avrebbe potuto avere una … cioè io in realtà temevo che lei mi dava dell’incapace e le chiedo scusa …temevo che lei se la prendesse…

T: con lei?

P: si, con me.

T: e perché?

P: non lo so che … evidentemente mi sentivo colpevole.
Mi sento potenzialmente colpevole, cioè, non avevo paura di non essere capito, e la foga con qui avrebbe esposto le cose di A. dal suo punto di vista potessero portarla a vedermi colpevole.
Un pò era come se … allora cioè, diciamo che non è proprio per questo che non sono venuto giovedì, cioè giovedì non sono venuto perché non mi andava perché mi sentivo sporco cioè non avevo voglia di parlare di queste cose, mi sentivo sporco, sapevo perfettamente che lei avrebbe saputo e insomma adesso lasciamo passare un pò di tempo che … però al di la di questo … cioè li non era paura era proprio non c’ho voglia di pensarci, ma comunque c’è … cioè in certe mie fantasie mi immaginavo che lei proprio si arrabbiasse con me ma che mi mettesse le mani a dosso proprio … cioè lo so anche perché ma faccio fatica a dirglielo, perché mi sembra di invaderla però … non so, so molto poco di lei però avevo letto il libro “Terapeuti” adesso non so, dove c’era la coppia e dove c’è il passaggio finale in cui lei dice che la gelosia è potenzialmente omicida nella sua esperienza, e un pò perché sentivo, vedevo che A. aveva anche nei suoi confronti un pò così, diverso … mi sono messo in testa delle cose assurde, che le lascio immaginare .. cioè non che ci fosse una relazione fra voi due ma che in qualche modo il fatto che io potessi aver essere diciamo corresponsabile di un dolore cioè di una ferita in qualche modo di A., potesse in qualche modo risvegliare in lei come una specie di gelosia nei confronti di A. e che un po’ per … cioè questa seduta mi sta costando …

T: Quante fantasie!

P: e si, questo qua mi mette le mani a dosso … e mi dicevo io cosa faccio … oppure mi caccia, mi dice di non venire più … si si no, indegno comunque.
No non sono contento di come è andata la cosa.
No, non sono contento di me.

T: in questi stati d’animo è difficile essere contenti .
Io credo che parlarne sia molto importante, più importante forse di quello che lei immagina, perché tutto nasce da desideri inconfessati e paure più inconfessate dei desideri, tentativi di far vedere una cosa per poi non prenderne atto, che poi arrivano altri desideri e un equivoco anche rispetto ai sentimenti, non si sa mai esattamente cosa volevano dire.
Io non ho intenzione di espellere nessuno, non fa parte della mia filosofia di vita.

P: no, non mi piace una storia andata in questo senso.
Dico “7 anni non sono bastati”, cioè tecnicamente è una storia di merda.

T: quando dice:” non voglio risentire ancora quelle accuse” eh insomma … se lei la imposta così rischia sempre di non mettersi in una posizione chiara, cioè al di la di quello che dice l’altro.
E’ giusto e importante che ognuno possa dire la sua, perché il vietarsi quella chiarezza lascia molto spazio all’immaginazione, o anche se l‘immaginazione altrui ci fosse, non c’è bisogno che lei dica molto perché un altro possa immaginare quello che gli pare, ma la chiarezza con cui lei si posiziona costringe anche ‘altro a prendere atto delle sue cose.
Insomma, il suo dire non è innocuo ne per lei e neanche per l’altro.

P: no, avrei dovuto non dirle … cioè io per esempio mi dice, io sento di volerle bene non so perché ma anche per esempio non è un caso che dalla seconda seduta che c’è anche lei c’è stato subito uno scontro e quella cosa mi ha fatto subito pensare ma perché mi da fastidio che lei si allontani da me …

T: Ci fermiamo.

PP2

P: è un periodo che dormo malissimo, alcuni giorni un po’ di più, ma mio figlio che si muove nel letto, scalcia, così ovviamente …

T: Dorme nel letto con lei?

P: Purtroppo non ho alternative, non ho lo spazio per un suo letto.
Almeno, finchè non cambio casa, vedremo…

T: stanno maturando delle cose nuove?

P: maturando non lo so, cioè maturando mi viene da pensare a una cosa positiva … avevo trovato un certo equilibrio, adesso invece ho più rabbia di quella che pensavo di avere … adesso le nostre alternanze di weekend dipendono principalmente dal fatto che A…… la sua vita, per cui sabato … i weekend in qui c’è la scuola tengo io P……, adesso sono due fine settimana che facciamo metà e metà, però non è molto bello, per poi arrivare a fare ancora …

T: metà e metà?

P: ma si, no, nel senso che fine settimana scorso doveva essere il fine settimana che tenevo io P. ma non l’ho tenuto tutti e tre i sabati e poi domenica a dormito con A. questo prima che doveva … perché io mi stanco di fare … cioè comunque è più comodo dal punto di vista pratico che lo tenga io quando … allora questo fine settimana ancora lo terrò io venerdì però no sabato poi lo tengo io domenica … di solito quando lo tengo il venerdì vado a dormire da mia madre che mi piace quando vado a dormire con P. , così il sabato dalle 10 alle 5 del pomeriggio, allora lo lascio li da mia madre che sono un pochino più … direttamente da P. vengo qui a lavorare poi il pomeriggio … però appunto questa volta si lo tengo però sabato pomeriggio c’è una festa di bambini … ovviamente non si possono incrociare, cioè ovviamente no però sono anni che non si vedono … o vado a dormire a P. che l’avevo promesso sia a P. che … mi scoccia dire di no però se vado a dormire a P. venerdì sera poi sabato devo comunque portare a lavorare la madre di A. … ovviamente tutto comunicato il giorno prima cioè oggi ho saputo questa cosa qua e avevo già detto:” si si andiamo facciamo …” per qui ci siamo sentiti per telefono … cioè questa situazione così non mi piace, cioè io sento che non mi piace molto … anche insomma vedere poco P. insomma … credo che anche lui arrivi non vorrei li arrivasse però non ci posso fare niente poi allora se la prende con me perché dice è sempre così …
Adesso, al di là del fatto che io il martedì lo vado a prendere a scuola, lo porto in palestra e poi vabbè, c’è il gruppo e pazienza … però, comunque sia, abitassimo insieme al ritorno ceniamo insieme, non lo so, mi capita molto spesso quando lo devo lasciare il martedì alla cinque e mezza quando finisce a palestra è triste dice però io volevo dormire con te … a volte è abbastanza difficile cioè si mette a piangere ed è difficile separarsi. Sicuramente dipende anche da me cioè neanche io faccio i salti di gioia però cosa ci posso fare cioè è così … adesso voleva andare … andremo dalla dottoressa … non so è come se ci fossero due… è come se esageratamente fosse come dire solo, poi non è vero che è solo positivo però particolarmente positivo il rapporto tra me e P. ed è come se poi il rovescio della medaglia se lo prende tutto A. che non è giusto però è anche in una situazione così, cioè io davvero lo vedo come se fosse un figlio che qualcun altro senza chiedermi minimamente niente ha deciso che come in collegio lo vedo un weekend si e uno no, e ogni tanto durate la settimana, così il mercoledì, cioè, però è troppo poco, troppo poco è normale nella separazione, cioè è normale che cioè mi interrogo sul fatto che magari trasferisco questa cosa sul fatto che non vedo P., ma che in realtà è probabilmente che non ho ancora …

T: non ho colto qual’ è il passaggio in cui arrivate tutti e tre dalla dottoressa …, perché P. non sta bene?

P: ma no, perché … a parte … sta manifestando molte paure e sembrerebbe rispetto agli altri compagni di scuola che sembrerebbero un poco superiori alla norma, però ultimamente è molto attaccato, cioè ha paura che A. se ne vada, lo lasci … non se mette P. sulla macchina poi per salire sulla macchina P. chiede di passare davanti alla macchina, non dietro, perché ha paura che … una volta c’erano in casa, mi raccontava A. altri due suoi compagni di scuola ed è dovuta scendere a buttare la spazzatura cinque minuti, l’ha detto, quando è tornata su c’era P. che piangeva che correva per la casa che chiamava la mamma.
Cioè allora non riesce a spiegarsi questa cosa poi appunto, paure che non riesce a controllare poverino, ha paura dei cani … io ho un cane che abbastanza grosso, ci gioca, non gli fa paura, ma tutti gli altri, dal chihuahua all’alano se li vede, anche se sono legati, cioè se non lo tengo per mano si mette a correre, scappa, quindi non è insomma completamente sereno, poi probabilmente non lo so ma se non fossimo separati ‘affronteremmo diversamente no, poi è ovvio che uno dice vabbé … Probabilmente io ci metto qualcosa di mio nel senso che, cioè mi rendo conto che poi domenica per esempio abbiamo … no sabato, io ho finito di lavorare, A. teneva P. allora insieme c’eravamo messi un poco a parlare e comunque subito cioè … cioè non mi passa nel senso che, che poi veramente dico che spero presto di trovarmi un … trovarmi una donna, di rifarmi una vita magari avere anche un figlio, cioè l’idea che avevo anche quando è nato P. di vivere, di avere una famiglia e di passare … e di vedere cresce mio figlio vivendo nella stessa casa quella li è andata, cioè me la posso togliere, quindi se voglio, siccome mi piacerebbe posso solo sperare di farne un altro, cioè son cose che dico … però, a me questa cosa qua mi fa male, cioè, per cui poi anche quando ci vediamo appunto con P. è sempre un poco … cioè è una cosa provvisoria perché sappiamo probabilmente tutti e due, cioè, secondo me lo sa anche lui … ok ci vediamo il mercoledì cerchiamo di sfruttare al massimo.
Non so, questa mattina io dormivo ancora quando è partita la radio sveglia perché mi ero praticamente appena addormentato quindi, siccome normalmente il gioco l’abbiamo dovuto fare molto molto molto molto più breve perché era tardi, altrimenti non ce la facevamo quindi … e come se tutto talmente, cioè che basta che uno una volta non ha quei cinque minuti in più che diventa tutto più difficile, comunque a lui dispiaceva di non aver fatto il gioco, insomma io ero nervoso perché vedevo che era tardi … cioè e poi io faccio risalire tutto al fatto che comunque così senza coinvolgermi nella decisione A. ha deciso che basta che … cioè credo di aver, cioè io sento di aver abbastanza superato il fatto di non stare più insieme ad A. però questa cosa qua di P., o forse sto riversando tutto su … cioè come dire ci sono due cose, posso anche fare a meno di A., però a meno di P. mi scoccia parecchio e siccome devo fare a meno di P. perché lei ha deciso che non ce la facevamo più a stare insieme … cioè questa cosa che dobbiamo dirlo a P., insomma dobbiamo dire qualcosa se no veramente, cioè che siamo separati … però, anche lì, cioè, perché A. mi ha detto che glielo aveva già detto una volta, io non mi ricordavo che ne avesse già parlato e mi ha dato anche fastidio che glielo avesse detto lei senza coinvolgermi e li ha detto che non viviamo insieme perché non andavamo più d’accordo, però non è cioè nel senso che così sembra che tutti e due abbiamo deciso che era la cosa migliore, cioè c’era una casa dove vivevano tre persone da un momento all’altro una ha preso l’altro e se ne è andata e uno è rimasto lì, cioè non c’è stata una decisione di coppia, e anche riguardo al figlio io è una cosa che … cioè, non so se appunto che trasferisco tutto su P. … comunque vero che più lui cresce e più li sono presente cioè un anno fa due anni fa era tutto molto più semplice perché era più legato alla mamma quindi … cioè non era ancora nato cioè sta nascendo adesso il rapporto tra me e P. ed è un rapporto però davvero col contagocce perché così …cioè, il problema è che comunque io non ho molto tempo o altro, per il lavoro che faccio, cioè, P. va a scuola, per le quattro o le cinque al massimo esce ed è da li al mattino dopo che devo esserci …

T: vuol dire che non cambierebbe un granché se stipulasse nuovi accordi?

P: dovrei cambiare lavoro, cioè dovei cambiare molti dei miei impegni e mi sembra un pò troppo , cioè a me mi sembra la stessa lotta di prima no, cioè è come se ancora non va bene che faccio questa cosa no, e non so cioè, tra l’altro poi mi diceva e quando stavamo insieme non c’eri mai la sera, adesso sembra che ci sei sempre e li dicevo, però quando non c’è P. sono a casa, cioè sono li a casa da solo … è triste cioè non ho neanche voglia di fare no perché … così no per farmi notare quando stavamo insieme non c’ero mai, che non è vero però vabbè non sono stato a puntualizzare …. E adesso invece sei sempre a casa e non sai cosa fare, che saranno anche fatti miei … poi comunque di figlio ne ho uno chiaro che ho già modificato un po’, cioè quello di esserci sempre il mercoledì sera per me vuol dire comunque dire che il mercoledì sera qualsiasi cosa mi venga offerta io non la faccio tranne proprio cose eclatanti o molto sporadiche ma solo una o due volte l’anno che io il mercoledì lo salto … però, tenersi il mercoledì libero, sono riuscito in questo secondo quadrimestre a tenermi libero e sono andato a prenderlo io a scuola io il venerdì, stacco tutti gli impegni poi sabato lavoro però poi il pomeriggio alle 5 prendo e dovremmo stare insieme a parte questi due weekend un pò strambi, sabato poi il sabato sera e la domenica tutti belli … però nella settimana in qui i weekend non è … tenere io, almeno che A. perché io non glielo dico mai, a me no piace … e a me che scoccia è che magari, cioè, se è il turno di A. e dice dai facciamo qualcosa insieme e io per vedere P. le dico di si ma a me mi da fastidio vedere A., cioè non ho voglia di parlare delle mie cose, cioè non ho voglia … preferisco restare … cioè sono arrabbiato cioè … vorrei avere altro da fare ma non ce l’ho, dico vabbè me ne sto a casa così mentre potrei vedere mio figlio no so andiamo al cinema andiamo a vedere uno spettacolo facciamo una gita e facciamola almeno sto con P. …

T: l’allegria non sembra a mille.

P: no no, tutt’altro.
No, poi ultimamente di più perché non so se è la primavera, cioè in poche parole mi sento solo tra l’altro cioè ….
Cioè in parte mi manca P., in parte mi basta di stare solo …
Cioè vorrei dirmi che non mi piace stare così, vorrei saper stare bene anche in una situazione di questo tipo cioè …

T: mi sono sentito guardato con uno sguardo moto pungente.

P: si, perché ho un sospetto, ho un timore e dovrò chiarire con A. qualche interesse nei miei confronti …

T: questo lo preoccupa?

P: si, perché in realtà … cioè mi è già capitato tutta una fantasia mia però ho un pò questa sensazione, cioè siccome dovremmo lavorare insieme, cioè mi piace come persona però non mi suscita quel tipo di interesse, tra l’altro siamo diversissimi come persone, sento qualcosa che no riesco a capire magari il suo modo di porsi insomma lo dovrò capire, e però sento che è una cosa delicata per il carattere che ha, poi comunque … perché mi sento vicino cioè, sento che c’è una vicinanza però non può essere, dico anche purtroppo perché sarei a posto … però non … non so poi il martedì era in sala di aspetto siamo andati d’accordo insomma, la sentivo vicino non ci siamo detti niente … insomma quelle cose un poco … non completamente chiare poi magari ho una responsabilità anch’io nel senso che poi mi fa anche piacere sapere che c’è qualcuno che ha interesse nei miei confronti ammesso sempre … quando mi ha detto così … non vorrei, per esempio, cioè mi spiacerebbe se questo promettesse … poi il nostro rapporto di amicizia lavoro che mi piacerebbe mantenere …

T: può chiarirlo?

P: si, no, infatti lo devo fare perché è come se sto aspettando a vedere se ….
Perché non è facile appunto cioè, forte dell’esperienza … cioè, che poi è imbarazzante, non so, mi imbarazza.

T: che cosa la imbarazza in questo caso dell’idea?

P: cioè allora, anche se sono convinto che non fosse così devo prendere atto quando c’era stato un episodio con una ragazza che avevo conosciuto al parchetto con i cani che poi a un certo punto le avevo scritto una mail con scritto guarda che però io insomma così, e lei mi ha risposto guarda che io non ci pensavo minimamente anzi sto insieme a un’altra persona meravigliosa e dice voglio solo esserti amico e io mi sono sentito molto imbarazzato perché mi ero fatto tutta una storia come se lei si fosse innamorata di me o comunque mi facesse la corte e non sapevo come dirle che non mi interessava.
Anche se secondo me era così e lei magari … comunque la vedo sempre da sola, cioè mi è suonata come una cosa detta per prendere le distanze no, per non accusare il colpo non lo so però … comunque sia, cioè prendendo atto del fatto che è andata così ho detto:” caspita sono messo male, basta che una persona mi rivolge la parola sorridendo e subito penso che mi sta facendo la corte”, non va bene no, per cui non mi fido di quello che sento e avere paura di fare ancora … cioè mi sentirei … per carità era già diverse volte che probabilmente avrei dovuto capire, non lo so, però mi scoccerebbe, perché comunque vuol dire qualcosa, cioè se pensi che io, cioè se prova qualcosa ti fa piacere, che non è vero vuol dire che ti stai inventando qualcosa vuol dire che in qualche modo … qui cioè cominciano a crearsi tutta una serie di grovigli di cose che uno pensa che però no, che però si … che non mi piace, allora per adesso … però appunto non mi piace neanche … cioè nel senso mi sento ridicolo a farmi questi problemi che magari non sono, cioè che potrebbero essere inesistenti anche perché …

T: Mi chiedo come mai non è sufficiente far capire i propri sentimenti senza doversi spaccarsi la testa in trentamila pezzi.
Non le è sufficiente dire “io mi sento tuo amico e basta “?

P: è che probabilmente non so comunicare neanche io.

T: e come mai questo?

P: evidentemente ciò anch’io … cioè … non so e … cioè credo fosse vero di aver contribuito, cioè come dire di non essere stato chiaro da subito perché probabilmente come dire era un gioco che mi piaceva fare no, cioè ho colto subito anche qui nel gruppo un che di, ma così non lo so di che cosa, come un interesse di A. nei miei confronti cioè magari l’ho colto solo io in tutto il mondo cioè esclusa soprattutto lei cioè comunque ho avuto questa sensazione e tra l’altro mi piace il suo .. è una persona intelligente, è appassionata di lati di musica, ha un grande senso ironico che mi piace molto quindi si colloca … quindi al di la di tutta una serie di caratteristiche come dire oggettive per qui siccome a preso in mente di fare questo tipo di progetto no per i bambini cioè farli comunicare con una psicologa che doveva essere donna perché appunto ci sono già io maschio poteva lavorare con i bambini ….
Cioè c’erano una serie di caratteristiche oggettive ma in più c’era quel fatto che, mi ricordo quando le ho detto che facevo il musicista e l’attore, però ha quel modo di fare, probabilmente è il suo modo di fare così anche molto plateale no, che a me ha fatto pensare come se avesse un interesse nei miei confronti insomma … e … qui che non mi piace cioè, in realtà non è il mio tipo, purtroppo non è il mio tipo soprattutto per una questione fisica e anche questa cosa è molto delicata, oltre anche per il suo stile di vita, per il suo modo di fare cioè, io non riuscirei ad innamorarmi di lei, probabilmente su questa cosa, sentendo che comunque lei … cioè è una situazione che non mi piace ma in parte credo di averla creata anch’io … no cioè non è una situazione come dire irreparabile però dopo martedì mi ha fatto piacere, l’ho fatto volentieri di starle vicino poi normalmente anche solo per dirci qualcosa rispetto al progetto no appunto quel quarto d’ora tra la seduta di gruppo e la seduta individuale di A. parliamo, però, non so ecco si crea quel clima che va sicuramente a creare ….

T: Per lei è un problema?

P: ma si perché …speravo di risolverne tutto così … ecco, capisco … cioè la sto sottovalutando, perché non mi sembrava corretto cioè come dire, si non … non è che io la sottovaluto ma è come se non tengo conto di tutta una serie di racconti, cioè, è come tirare in ballo una persona che conosce tutti e due e poi si crea una situazione ancora più ambigua, più confusa anche perché poi penso però magari lui sa qualcosa e allora, infatti non la sto guardando perché non voglio vedere delle reazioni perché non voglio sapere … per andare in pensione deve aspettare ancora anni almeno per me … no insomma è un pò … così, perché comunque, cioè mi piacerebbe avere una storia con una persona, non lo probabilmente questa non mi piace perché lo sento un poco non corretto di me … io abbia voluto provare a vedere se sapendo che comunque non era cioè avrei potuto approcciarmi subito in maniera diversa, a parte che adesso faccio molta più fatica cioè, il fatto di essere solo mi rende molto vulnerabile da questo punto di vista, cioè come basta che una mi abbraccia, cioè e come cioè, mentre normalmente … cioè essendo sempre stato una persona che piace avere un rapporto quello e basta per qui non vado a cercare cose a parte alla fine del rapporto con A. ma perché c’era già qualcosa che non andava e comunque senza elargire niente subito parlandone così, e come se qui mi sento…, sono un poco cascato in una trappola quindi dividiamo un poco e in qualche modo andiamo avanti, quindi fare marcia indietro mi è … vuol dire svelare anche questa cosa che non è brutta, che non è bella, che è brutta.

T: Per oggi ci fermiamo.

PP3

P: Io ero convinto di essere in perfetto orario, poi ho saltato l’ultimo semaforo, e sono comunque fuori orario…

T: Fuori orario…

P: Fuori orario, sì, sì…

T: Che succede a quest’uomo in questa fase della sua vita?

P: Eh, boh…dove vado non lo so. Beh, via…(ride)

T: In questo caso anche da me…

P: (ride)

T: O non è così evidente?

P: No, beh…ci arrivo anche se sono solo sette anni…(ride)

T: Mi ha molto impressionato la scorsa seduta quando mi ha espresso quella fantasia in cui immaginava, addirittura, che io l’avrei picchiato.

P: Mi è costato molto dirglielo perché era anche un evidente segno di…come dire…di…cioè so benissimo che non è così…non so come dire…

T: E’ un benissimo con la testa…

P: Sì, è proprio perché mi…nel senso che questa cosa qua che ancora non mi…non l’ho risolta…non mi piace, per cui adesso credo che… “Non venire qui” diceva, addirittura.
Comunque arrivare in ritardo era proprio un non volermene occupare, non credo che fosse, adesso come adesso, direttamente legato a lei nel senso di….anche perché se vengo qui, di quello devo parlare, cioè nel senso…mi trovo altre cose da fare…per esempio, volevo scrivere almeno una mail ad A……, insomma, magari vederci, anche perché appunto dal punto di vista pratico, se poi ricomincio il gruppo, non so…non c’ho voglia…cioè non…è come se…in realtà pensavo addirittura di non venire più al gruppo…è come se volessi tagliare via un pezzo e dire: “Boh, va beh, è successo.
Mo me ne dimentico e la mia vita va avanti normale.
E’ come se lo sento particolarmente…non lo so, forse sono deluso di me, di come…cioè sicuramente…forse è per quello, forse mi sento deluso ed è per quello che non me ne voglio occupare.
Perché poi pensavo a quello che mi aveva detto A……, tutto sommato ci sono delle cose anche vere, per quello che riguarda la mia responsabilità, cioè se penso, per esempio, a come era andata una cosa, tra virgolette, abbastanza simile almeno come base di partenza, che era il momento in cui io mi ero avvicinato alla mia amica L….…è come sono andate le cose lì…beh sicuramente siamo stati superficiali tutti e due, io che provavo un’attrazione nei confronti di L………. mi sono subito schierato e voluto capire qual’era la posizione di L………, però lei è stata subito chiarissima, forse così non sono stato io, nel senso che non….e però forse anche A…..…però, sicuramente, io non sono stato così chiaro…la cosa è andata in tutt’altro modo e non mi piace questa cosa…e poi, anche perché…

T: Secondo lei come è andata, per la sua parte?
Poi le cose si fanno in due, certo, ma la sua parte?

P: Non lo so…è come se mi viene da pensare che sono stato indisciplinato, mi viene da dire, cioè non ho voluto…perché è una cosa che mi ha detto A…… e che, in fondo, sento vera, forse non è corretto, però la sento vera.
Io sono più grande di A……, perché abbiamo dodici anni di differenza, ed è come se forse avrei dovuto essere in grado…e non l’ho fatto perché non ero in grado e non sono in grado…è questo che non mi piace: di scoprirlo, di verificarlo…non sono stato in grado di assumermi un po’ più di responsabilità anche per l’età che ho, per l’esperienza, in qualche modo, che ho, come dire: “Sei grande, hai 43 anni, devi capire che cosa sta succedendo e non devi farti portare da così da…”, cioè perché io, fondamentalmente…cioè, poi non lo so, perché io, semplicemente, ero molto incuriosito da quello che c’era, che non sapevo bene cosa fosse, però ero abbastanza convinto che non fosse qualcosa, cioè che non fosse, almeno da parte mia, un coinvolgimento sentimentale importante, però era come se a un certo punto ho voluto non rendermi conto del fatto che, invece, da parte di A…… ci fosse un coinvolgimento più importante e che, quindi, non fosse giusto, così, sperimentare, come dire, dire solo: “Boh, vediamo come va”, perché un’attrazione così va, va in quel modo, perché qualsiasi cosa che uno dice…cioè, se L…….., non fosse stata, per esempio, con me più che chiara da subito, io sicuramente mi sarei….cioè, qualsiasi risposta che arriva quando uno è molto coinvolto verso un’altra persona, a tratti, vorrebbe provare veramente a sviluppare un rapporto sentimentale…qualsiasi cosa che gli arriva se non è…cioè a parte: “NO”, tutto il resto può essere interpretato per un: “Sì, ma si ma forse mi sta dicendo così però è una questione di tempo, forse perché ha paura, non si sente pronto, però sicuramente…in fondo non mi ha detto di no…”.
Ecco, cioè questa cosa: “Non mi ha detto di no” che non ho saputo dire e credo che sia un segno della mia immaturità affettiva, probabilmente, come dire, anche dall’altra parte A…… si aspettava: “Ah, …. anni, un minimo mi posso fidare del fatto che comunque sia una persona grande e matura”, perché quello che lei, poi, mi ha rimandato, soprattutto, è una delusione rispetto al mio essere immaturo, in qualche modo, così no…cioè il non sapere gestire una situazione di questo tipo senza che l’altra persona possa soffrire.
E siccome è vero che sono immaturo affettivamente, mi da fastidio che si sia, come dire, verificata una situazione che lo dimostra, insomma come dire…è come se mi sento che una parte di me che non piace è lì proprio agli occhi di tutti e me ne vergogno, non so come dire… non mi piace essere così, non avrei voluto essere così, avrei dovuto, probabilmente…cioè nelle mie condizioni il massimo che avrei potuto dire è: “Non sono in grado di gestire una situazione così, non ci entro neanche, cioè non me lo concedo, perché rischio di fare male, perché non sono capace”, e non l’ho voluto fare.

T: Quest’esperienza non può essere il momento in cui prende più in mano questa parte qua che lei definisce immatura?
Non può essere il momento, visto che siamo, per fortuna, in un contesto di cura e non in un contesto di giudizio?

P: Sì, sì…no senz’altro, cioè…. senz’altro…
Però è come se mi rendo anche conto che proprio il fatto di avere fatto questo percorso mi rende…è una sensazione un po’…la cosa che non mi piace è vedere, chiaramente, come sono fatto e però essere ancora così, non so come dire…cioè ho consapevolezza e più ho consapevolezza e più non mi piaccio, non so come dire…

T: Certo, se si piacesse così non ci starebbe male.

P: Sì, no, non so come dire, cioè lo capisco…sì, chiaro, cioè, in fondo, sono qui per questo in realtà…ma non so come si fa…in realtà credo che lo sto già facendo, però è come se sento che ci sono dei tempi…cioè io in generale sono una persona lenta, non so come dire…sento che sono già molto cambiato anche da questo punto di vista, sicuramente devo concentrarmi molto su questo, è anche il momento giusto…cioè, indipendentemente da quello che è successo con A……, cioè…è il momento giusto anche perché non sono sentimentalmente legato a nessuno, per cui posso…ho più libertà di…cioè, non so come dire…non sono vincolato, quindi, i pezzi si muovono più facilmente…
Ma io credo che sia quello che voglio fare, non so come dire, mmm…
Però è come se qui le cose…ecco, questa cosa che mi dice un po’ mi… cioè lei dice che è il momento di prendere in mano la situazione…cioè io non sono in grado di prendere in mano la situazione, cioè quello che mi è successo in questi sette anni è successo quando poi si verificava: “Toh, guarda ho fatto questo pezzo di strada…”, non è che decidevo: “Adesso mi occupo di questo…”

T: Lei ha fatto questo pezzo di strada, adesso ha scoperto, nel fare questa strada, che c’è questa cosa che dal punto di vista affettivo la espone come persona a delle cose su cui poi ci rimane molto male.
C’è una cosa che in questo momento le fa più male di altre?
Questa cosa qua, questa parte affettiva dove lei sente di non saper dire di no a una cosa vaga, e men che meno un sì a quello che lei stesso sente importante….

P: No, non so dire no…Eh sì…lì rientra proprio…ecco questa cosa qua…questa è una cosa di cui mi sto, in realtà, occupando, cioè di me, del mio rapporto con me e questa è una cosa che…ecco, quello sento che è, per esempio, un punto di partenza importante, cioè: “Esserci per me”, e quindi…e sì, è…

T: Con tutti i tempi che ci possono volere.
Ma adesso il problema non è quanto ci si impiega, è avere chiaro che: “Questo, per me, è un problema, non è una cosa che posso baipassare”.

P: Eh assolutamente…cioè se lo faccio…Saper riconoscere quello che…

T: Quello che è giusto per lei…

P: (Si commuove per alcuni minuti) No, no, cioè è lì…sì, sì è lì il nocciolo voglio dire, lo dico e lo sento che è proprio quella cosa lì…che faccio molta fatica…è vero che lo sto facendo però ho moltissime…beh intanto credo di avere veramente confusione, cioè non ho le idee chiare proprio, da una parte, dall’altra forse comunque non lo faccio, cioè non ho l’abitudine a sentire che quello è il modo, cioè che la cosa fondamentale è sapere cosa è giusto per sé, per forza, per scegliere.
E’ come se sono sempre stato…mi sono abituato, in qualche modo, sempre a subire, per cui anche affettivamente, cioè a partire soprattutto dagli affetti, cioè a subire, ad accettare, ad adattarmi a quello che c’era e a quello che non c’era, senza dire: “Così non mi va, voglio questo”.

T: Eh, e questa è un’occasione…

P: Sì, sì… No, sto cercando di…lo so che ci sto girando intorno, che sto dicendo di nuovo la stessa cosa ma è che non so da che parte entrare…eh, è così…per esempio, sento che ci sono alcune volte…non so, perché nell’occuparsi di sé rientra un tema che per me è molto difficile da trattare che poi c’entra con questa cosa…che è la sessualità, e che è, per esempio, anche l’occuparsi di sé anche da questo punto di vista e, quindi, non so dire…l’autoerotismo… ma non so dire…cioè non…perché credo che, per esempio, quello è un tema dove ho molta confusione, legato a papà che…sì a questioni di imprinting culturale, religiosa…è come se con la testa io…è chiaro che c’è un modo, come dire, sano e giusto di occuparsi di sé, anche di quello, e che una cosa non sostituisce l’altra, almeno dal mio punto di vista, lo credo ma razionalmente, e che però…lì c’è molta confusione…perché, comunque, sicuramente c’era questa…così questa…cioè comunque io è un sacco di tempo che non ho rapporti sessuali con una donna, che non ho…non so come dire, e sicuramente con A……, sentivo chiaramente che almeno quella cosa era palese, che ci sarebbe stato…
Poi non credo che quello sia stato il vero problema perché poi da quel punto di vista lì mi sembra di aver capito che l’approccio che ha A……come dire…non è quella la cosa più compromettente che poi può aver creato dei fraintendimenti.
Però è come se io per arrivare a quello, invece, ho preso tutta una strada completamente… invece che poter…perché a me, probabilmente a me non interessa… semplicemente, cioè mi manca, ma non è solo quello che … mi manca avere un rapporto sessuale con una donna che amo.
E solo che…è come se, poi comunque, quella spinta è forte…poi dopo un po’ mi…così come ci sono momenti in cui mi sento in equilibrio con me e mi concedo un momento per me anche da quel punto di vista senza sensi di colpa troppo evidenti, perlomeno, e senza sentire, come dire, che sto facendo una cosa squallida in sostituzione di qualcos’altro, ma è come se fosse veramente volermi bene, coccolarmi anche da quel punto di vista, non so come dire no, sempre sapendo, appunto, che non è… che non è tutto lì insomma, però è come se…cioè qui sono veramente…ho un po’ di…ho veramente un marasma…perché intanto ci devo arrivare, cioè ci devo ragionare tanto per dire: “Va beh, ok faccio questa cosa…”, non so come dire…è come se io non ho…cioè forse è una questione di confini che mi mancano, secondo me, cioè è come se il territorio dell’affettività fosse vastissimo, fatto di regioni in cui io non riesco a vedere i confini, per cui, passo da una cosa all’altra, penso di essere in un punto, sono in una regione e son già in un’altra, si parla un’altra lingua, si fanno altre cose, ci sono…non so come dire, c’è un’altra valuta e io ancora penso di essere in quell’altra.
La confusione, secondo me, è quella, che è quello che mi ha portato, comunque, ad avere tutta una serie di esperienze… comunque non…come dire.. positive.
Perché, anche con L……, comunque, poi ci sono rimasto male, adesso, va beh, d’accordo che anche prima con quell’altra mia amica che scrive canzoni, che stimo moltissimo che mi piace anche come persona…ma è come se a un certo punto non so…va beh, sarà anche perché comunque mi piacciono voglio dire, ma è come se, non so dire…così come ho, e mi rendo conto di avere moltissime, molte più amiche donne che amici uomini…cioè A……. è la mia…il mio migliore amica, cioè la persona che mi è più amica in assoluto, che sento più vicino in assoluto è A……, e in generale, per esempio, sul lavoro mi trovo sempre molto più a mio agio con una donna che con un uomo.
Però così come in certi casi ho molto chiaro, soprattutto, va beh, in quel caso, perché c’è una grossa differenza di età.
Però tante volte è come se questa situazione in cui sono…non ho un rapporto sentimentale, è come se dico: “Va beh sono libero, vediamo, quello che succede, succede, va bene tutto, prendo tutto”.
Però è come se così non mi do dei…alla fine non so cosa…non so usare, in qualche modo, in maniera un pochino più sana e corretta quello che c’è no di…che è anche affettivo, perchè appunto comunque ci può essere un’amicizia, ci può essere una stima, ci può essere una simpatia, ci può essere, comunque, un senso di vicinanza che non necessariamente deve portare a quello.
E se prima, quando stavo con A……, semplicemente, avevo una porta sbarrata, perché comunque in generale non mi interessa avere storie più…come dire, mi sento assolutamente monogamo, per cui automaticamente mi bloccavo, mi bloccavo per quel motivo lì, in realtà adesso mi rendo conto che non ho quel blocco…cioè se non è perché mi dico: “Va beh, io da quel punto di vista lì sono a posto, quindi, andiamo a vedere altro”, cioè brancolo.
Cioè tutt’ora, come con E……, quella mia amica con cui c’era stata tutta una questione di cose che le ho raccontato, più o meno, e mi ha un po’ dichiarato che addirittura si era anche offesa perché si aspettava solo un’amicizia, diceva: “Cavolo, finire così, tutti quelli che…”, anche lì, poi, però sono fatti anche suoi.
Ma, comunque sia, tutto il resto faccio fatica …mi piacerebbe ….perché sento che io non sono ancora a posto, cioè che in fondo, in fondo mi…è come se non so cosa fare di quello che provo per lei, e per le altre…mmm?
Un po’ con L…… ma lì, fortunatamente, come dire è sempre molto, molto, molto chiaro, forse perché…, dovrebbe esserlo di meno, perché lei, probabilmente, c’ha…. Perché come se io da parte mia non gli so dire…perché non so che dire.
Mi ci ritrovo, ad un certo punto, da un’altra parte, in un punto dove l’affettività vuol dire altro e non me ne rendo conto e faccio danni.

T: Ecco, anche questo, che le appare sempre più evidente, è un bel pezzo.
Nel momento in cui si rende conto che: “ Non so cosa farmene di quello che provo” è una cosa grossa.

P: Sì, cioè, non lo so sfruttare, non so come dire, non lo so godere appieno.
Beh, per esempio, con A. è molto chiaro e mi piace quello che sento e lo uso, non so come dire, lo sfrutto, c’è, funziona, mi fa bene, ci fa bene ed è molto chiaro.
In molti altri casi non lo è e non so come…probabilmente c’entra anche…è la stessa cosa che faccio con me, forse, non lo so cioè…che non so come si fa, cioè, a volersi bene in maniera, come dire , equilibrata perchè, allora, o mi tratto male: “No, questa cosa non la fai”, oppure…non so così, oppure…

T: Vediamo. Proviamo a seguire alcune tracce?

P: Sì, sì….

T: Almeno, quelle che a me si palesano di più come possibilità di comprensione delle difficoltà.
Per esempio, sembrerebbe, per come pone questa cosa, che lei dentro queste storie, che si costruiscono man mano affettivamente, lei lì dentro non ha mai un ruolo. E’ presente in una maniera molto indifferenziata: non collega, non amico, non conoscente, non amante.

P: Sì, non ho mai un ruolo preciso.

T: Beh, è possibile per lei assumerne uno come scelta?

P: Ma, lì è perché, probabilmente, quello che vorrei assumermi è un altro e …cioè io, comunque, sento molto…io sento molto che mi manca il ruolo del compagno con una donna, e probabilmente è la prima cosa che cerco adesso, poi non lo so se è sempre così…cioè mi rendo conto che sto dicendo una cosa piccola, nel senso una cosa molto presente, che non guarda dietro a tutto il resto, però…sì, no cioè…però mi viene da dire, come se, probabilmente, se incontrassi una persona, ma anche lì è proprio tutto ideale, e forse non lo so, no, non lo so, perché io potrei avere anche paura di fare quel passo.
Cioè l’idea di…da una parte mi affascina e dall’altra mi fa ricredere di incontrare una persona di cui potrei veramente innamorarmi e con cui cominciare una nuova storia, perché, comunque, cioè per me storia uguale: “Che poi finisce e sto male”.

T: Ah, quindi, c’è anche questo. La storia, quindi, per lei andrà a finire male, se lei ascolta ciò che prova.

P: Non che andrà a finire male, ma…potrebbe.
Io, per esempio, con A…… veramente sono caduto dal…cioè, secondo me, quando è finita…ma l’ultima cosa che pensavo era che potesse finire, e l’ultima cosa che pensavo era che A…… potesse pensare di farla finire, cioè potesse pensare che la soluzione migliore fosse porre fine a quella storia, per cui ero talmente proprio da un’altra parte…che anche qui, allora dico: “O tutti i giorni penso che possa essere l’ultimo giorno che passo con quella persona, e, quindi, mi sa che non comincio”, o penso che…o, appunto, poi mi ritrovo a un certo punto a non capire più quello che sta veramente succedendo e che questa qua abbia deciso di andarsene.

T: Beh, tra i due estremi ci può essere qualcosa di più comprensibile e dialogabile?

P: Eh, probabilmente, però, non sono capace. Perché…

T: Mah, intanto, come la sente questa cosa che le ho appena detto?
Quando lei dice: “Io sento che questa cosa è vera.
Io ho dodici anni di più.
E’ come se l’altro le avesse dato un ruolo di un certo tipo, giustificato dall’anagrafe, che lei non ha assunto”

P: No, a me…verissima…cioè, non ne ho le capacità, cioè non è per giustificare, voglio dire, cioè…
Lo vorrei tanto, ma, cioè, non credo di essermi rifiutato di assumerlo, è che non so come si fa.
E’ come se mi avesse detto: “Guida tu” e ci siamo schiantati subito perché non ho mai guidato.
E’ che io, poi, lo vedo come una questione di disciplina, no, per esempio…
Sì, no, disciplina nel senso di dire: “No, invece di dire “Sì”, di rigidità, ecco.

T: Eh, sì, ma allora è un no che non vale nulla, insomma, se non è dentro un ruolo che ha assunto.

P: E’ il non farlo, non è il fatto…sì certo.
E’ una cosa che non ho mai sperimentato.
Ovviamente mi viene in mente che non l’ho neanche mai sperimentato, che non l’ho vissuto mai, neanche con mia madre, cioè mi sembra molto evidente che qui c’entra…però non so…
Non lo so è tutto molto ambiguo, è tutto…non lo so vedere il ruolo.
Probabilmente non lo vedo neanche a mia madre.

T: Con sua madre che ruolo pensa di avere?

P: In realtà, comincio a intravederlo.
Cioè, un ruolo di…il ruolo che dovrebbe avere un figlio di … anni che, comunque, è di maggiore indipendenza anche pratica, che non ho, che non mi piace e non so uscirne.
Sì, fondamentalmente è quello, cioè, sono legato, sono dipendente, se un mese ho qualche spesa in più, comunque, glielo devo dire, comunque, in qualche modo, lo vedo che lo nota che ho bisogno di soldi in più, e questa cosa qua mi mette in una posizione, comunque, che non è quella che vorrei avere.
Poi c’è questa cosa del…comunque, legata al contatto fisico, cioè io lì sono proprio totalmente analfabeta.
Cioè io non ho…mia sorella…non ho il minimo contatto fisico con mia sorella, proprio non ci sfioriamo.
Cioè, ci siamo abbracciati il giorno del funerale di mio padre.
Ma forse c’è stata un’altra volta, la volta precedente, forse, avremo avuto 5 anni io e…
Sì, sì, sì, è che non so come si fa.
La sfera fisica, del contatto fisico, semplicemente, è nebbia totale, è tutto, come dire, potenzialmente peccaminoso, sbagliato, da non fare, non so come dire.
E, quindi, o non si fa o si fa…come viene.
Non me lo concedo, non so come dire, come diritto mio, a me.
Dici: “Sì, va beh, è giusto è normale che tu lo voglia fare, è giusto che tu…”. Cioè non so come dire, non è giusto, no, per me.
E’ indegno un comportamento così, soprattutto mosso da un desiderio sessuale.
quello è la spiegazione che mi do, perché è legato alla confusione che ho, non è che dico che è giusto così, lo so che non è così, però è come se lì proprio si va veramente a tentoni… …sento che è una spinta comunque forte, che non riesco a controllare. Cioè, non nascondo che uno dei motivi per cui sono venuto al gruppo era anche di vedere se c’era qualche poss…cioè ho detto: “Magari incontro una persona che mi piace”.
Però, sì, no, ma è che non lo so…

T: Per oggi ci fermiamo

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