AM

AM è arrivato in terapia circa quattro anni fa. Qualche volta ha portato anche la moglie. Molto motivato al lavoro che facciamo. In questa seduta il confronto col terapeuta è continuo e lo scambio consente al terapeuta di porre e riproporre le questioni affettive più difficili nell’esperienza del paziente. Questa seduta avviene circa due anni fa.

Leggenda:

T = Terapeuta
P = Paziente

AM 3

P- Buongiorno…sono riuscito ad arrivare…anche se sono presissimo.

T- Presissimo?

P- Sì, quando dopo c’è un ponte…e poi arrivano le vacanze…penso che resteremo in Italia, ma non so dirle… stiamo tutti bene, i bambini non hanno l’influenza e poi la cosa la decide mia moglie ed io mi adeguo a tutto questo…

T- Quella parola io mi adeguo che mi sembra forte.

P- Ma ancora un paio di settimane poi vanno via…

T- Quando finiscono la scuola i ragazzi vuole dire?

P- Partono, e non ho più a casa nessuno.
Non lo so se sono stati al mare, più o meno.
Quest’anno la casa al mare non l’abbiamo più presa, quindi mia moglie andrà una settimana, va lì dove prendevamo la casa nella prima settimana di luglio.
Forse che vado anch’io, andiamo in Calabria.
No, io ho sempre trascorso dai primi di giugno senza famiglia.
Fino a settembre però è dura per me ripartire da zero, voi almeno non perdete il ritmo.
Si son sempre stati in Versilia quindi, per me no, io per una vita sono andato a trovare la mia famiglia quando i bambini sono diventati più grandi, io ho sempre saputo che quella era zona di funghi ma, insomma, quando i bambini sono diventati più grandicelli, quindi non era più, cioè era una vacanza anche per mia moglie andare al mare, non era più portare i bambini.

T- Niente più casa al mare, per qui anche lei ha abbandonato…

P- No, beh…, io vado spesso … a funghi … no, beh, la mia organizzazione … potrebbe essere il discorso del lavoro dell’Albania che potrebbe togliermi questa roba qua perché potrebbe togliermi del tempo e io, quando iniziano i funghi , quando c’è la buttata, ho un amico giù che mi chiama… che è del mestiere, io un giorno alla settimana vado a funghi, quindi parto al mattino che sono loro che devono portare i bambini a scuola… parto quattro, quattro e un quarto quando viene l’alba quando vado a funghi fino alle undici e mezza, così.
Ero giù in Calabria, mi aveva già minacciato mia moglie, giustamente, ho capito… ma tanto non sono capace di essere diversamente da come sono.
A lei non da fastidio che io abbia l’amante nel bosco, ma che sostanzialmente io passi, cioè io … ieri siamo andati al mare in giornata tanto … e mi dice così stiamo una bella giornata tutti insieme in spiaggia.
Dico: “Cacchio che due palle, poi io vado a fare un giro”.
S’incavola perché… che poi ci ha anche ragione, dice: ”Per una volta che andiamo a fare una cosa tutti insieme tu devi inventarti qualcosa per andare da qualche altra parte. Idem con i funghi…

T-In questo caso le riconosce la ragione di questa posizione?

P- Si, ma non riesco a essere diverso.

T- E comunque non riesce a stare lì così con la sua famiglia?

P- No, son stato in spiaggia, ho fatto il pisolo, ma non ero fisicamente presente.
No, ma non è che noi si… insomma, non è che non riesco a stare con lei, sto in spiaggia un po’, sto un po’ con lei, sto un po’ con i bambini, cioè non riesco a stare tanto tempo con le persone.
No, adesso non c’è problema, però non è neanche giusto che tutta la settimana, sostanzialmente… adesso sto parlando seriamente.
Tutta la settimana non ci si vede mai, la mattina si è sempre di corsa, prepara uno, prepara l’altro, prepara l’altro e l’altra, esci e siamo sempre in ritardo perché …insomma, ci svegliamo sempre all’ultimo istante, quindi poi prendi i bambini porta a scuola, poi lei va a lavorare, prendi e riporta a casa il bambino, a uno lo preparo io da mangiare… poi prendo e torno in ufficio, lei torna al lavoro, poi finisce di lavorare va a prendere l’altra bambina, la porta a casa.
Poi li porta a fare gli sport come tutti, non è che facciamo… siamo delle vittime, anzi. Alla sera io arrivo a casa, sostanzialmente uno si occupa della casa, l’altro si occupa di far da mangiare.
Dopo un po’, ora che è tutto a posto, siamo tutti a posto, sono le dieci o che, insomma normalmente sono stanco…poi io sono stanco, lei è stanca, quindi in settimana sostanzialmente la vita è quella.
A calcetto due sere alla settimana sono, e lei va a fare ginnastica, quella che avanza è il mercoledì che i bambini vanno dalla nonna.
Di solito c’è sempre qualche cosa da fare o la spesa, o una roba o un’altra o un’altra, e il venerdì si parte, e si fa il fine settimana.
Quindi se non passiamo almeno assieme quei momenti lì, o un momento nell’arco del fine settimana, di fatto non ci si parla quasi mai, ma è vero quello che a me da fastidio, ma non perché lo faccio con lei ma perché è dentro di me, è non avere questo piacere di dire: ” Oh, che bello, siamo tutti insieme!”
Invece io ci ho questa cosa, che bisogna che faccio qualcosa, se no mi viene la sonnolenza, mi vien voglia di andare a dormire, mi sembra di non aver fatto niente, ma poi anche quando faccio qualcosa non è un qualcosa che “ Ah, che bel sollievo!”. Quando ho appena finito di far qualcosa bisognerebbe subito rifare qualcosa, perché tanto poi è finito. ..
Sempre, e poi mi ha … questo continuo pensare sempre a cosa faccio, ma che so, se andate a tavola e finite di mangiare cosa mangiamo poi stasera, cosa facciamo dopo…

T- Ma c’è qualcosa, tra lei e sua moglie, da affrontare? Oppure non vuole affrontare il problema

P- Normalmente è un periodo abbastanza lungo che non… abbastanza a Pasqua, che abbiamo avuto un po’ una discussione che ….
Non ho voglia di affrontare nessun argomento perché mi sento subito attaccato nel momento in cui iniziamo a parlare, allora le dico: ” Te mi parli solo per aggredirmi!”. E lei: ”Ecco, è da Pasqua che tu sei una vittima, pensi solo che io ti aggredisco…”.
Poi ci sono … io non lo so, si vede che sono io che cambio… praticamente ieri sera era molto felice che fossimo stati giù al mare insieme con i bambini, che avessimo passato questa giornata, che io sia stato in spiaggia, quindi era serena era tranquilla. Appena lei è serena e tranquilla io mi avvicino, mi avvicino volentieri e la ascolto. Se io ieri probabilmente avessi detto: ”Vado a bere un caffè e poi vado col mio amico, vado a dare un’occhiata al bosco a vedere se c’è qualche fungo”, ieri sera non sarebbe stata tranquilla, sarebbe stata nervosa, io l’avrei sentito e mi sarei allontanato. No, io questa ricerca della serenità la cerco con mia moglie … però io questa fuga, questo guardare in avanti, questo pensare sempre a quello che ci sarà dopo…
Questo nostro fermarsi su quello che sta succedendo, è dentro di me, è dentro di me in ufficio, è dentro di me sul lavoro, quindi dipende dai momenti, ci sono momenti in cui sono sofferente nei confronti di tutti, “mi hai chiesto qualcosa che ritengo superfluo o stupido”, io rispondo male, non è che rispondo male ”che cacchio mi chiedi?”, mi capita di guardare la gente con aria di sufficienza come per dire “ma scusa …”.
Ma quello mi capita anche con mio papà, la differenza rispetto a prima è che se ci ragiono lo capisco, ma ci devo ragionare per arrivare a capirlo che sostanzialmente, non riesco a fermarmi prima, non riesco a essere così a volte anche su, non dico arrogante, perché poi non sono arrogante però … boh … non ascoltare per dirla semplice, ascolto distrattamente.

T- Lei spesso si riconosce distratto per pensieri particolari?

P- Con mia moglie la paura è il confronto perché tutte le volte che lei, …su qualsiasi argomento che lei fa, io a un certo punto non so più darle risposta, allora io la butto in rissa, cioè io non riesco ad argomentare le mie risposte, e quasi come se io ogni volta che lei parla io mi devo difendere.

T- Da dove viene questo meccanismo? A chi le rimanda questo atteggiamento rissoso?

P- E’ la rabbia che ci ho dentro.

T- Nei confronti di chi?

P- Cioè, io la sfogo nei confronti di mia moglie o anche, capita, nei confronti dei miei figli.
Nei confronti di nessun altro rarissimamente, mi è capitato di sfogarla sul lavoro, penso di poterle contare sulle mani le volte in qui mi è capitato di urlare sul lavoro o di alzare la voce, o di essere offensivo.
Forse con tre o quattro persone, ma né mio papà né mia sorella, con tre o quattro collaboratori in otto anni e… quindi la rabbia c’è l’ho dentro, ci ho dentro un’insofferenza nei confronti di tutto e di tutti, insofferenza nei confronti di tutti, c’è l’ho col mondo.

T- In questo caso parrebbe che sia lei a non volere ascoltare gli altri, piuttosto che gli altri non vogliano ascoltare lei.

P- Alla fine gli altri mi ascoltano perché o perché sono dipendenti miei e sono obbligati ad ascoltarmi e non hanno alternative.
Mia sorella in una maniera o in un’altra la convinco, mio papà …

T- Come o in una maniera o in un’altra? Cosa vuol dire o in una maniera o nell’altra?

P- La convinco perché è più facile da convincere, basta che sono l’ultimo che ha detto la cosa e l’ho convinta, perché mia sorella lavora in ufficio con noi.
Mia sorella fa benissimo il suo lavoro, è un lavoro di precisione: incassare, pagare, è precisissima… però è molto facile da cambiare idea, se mio papà le dice qualcosa lei sta con mio papà, se poi io le dico qualcosa lei è probabile che l’abbia spostata sul mio pensiero.
Vede, in una maniera o nell’altra significa, se sono l’ultimo che ha parlato l’ho convinta, più o meno.

T- La capacità persuasiva non le manca…

P- No, questo non riesco a farlo con mia moglie, perché perdo subito la calma e la pazienza, cioè non parto neanche.
Non parto perché appena parto, mi sembra di partire, lei mi dice: ” Oh, non sei mica al lavoro, non sono mica un tuo dipendente, non stai facendo il professore con me “. Allora una qualsiasi di queste tre frasi a me mi fa incazzare come una iena, perdo subito … allora io ancora prima di iniziare, già parto… allora, devo dire una cosa che non deve dirmi che siamo al lavoro, non deve dirmi non sono il tuo professore che non deve dirmi tutta questa serie di cose qui che mi arrabbio, e allora incomincio ad andare alla larga, e allora incomincio alla larga, figurati, me ne dice un’altra, che può essere … del tipo non sei mica a scuola che stai dando l’esame.
Quindi quando … poi la solita frase, io non voglio litigare, eh, però … cioè, io non voglio litigare però già stiamo litigando.
Poi mancano pochi secondi e scatta l’uragano ….

T- Prima che con sua moglie un meccanismo del genere non se lo ricorda?

P- Mi ricordo che son stato fidanzato con una persona per tanto tempo, da quando avevo diciotto anni a quando avevo 24 /25, quindi diciamo che ho acquistato la casa e così… io nei confronti di questa persona ero veramente un rompiscatole, beveva, fumava, quindi io continuavo a dirle … aveva un poco di pancetta anche, un po’ così, tendenzialmente portata a ingrassare.
Io continuavo a romperle le palle di non mangiare, cioè veramente la massacravo. Non avevo l’atteggiamento perché ero io che rompevo le palle in quel caso e invece con mia moglie non mi sembra di esserlo mai stato.
Però … guardando, sono molto egoista faccio molto i fatti miei, vivo poco in gruppo.

T- Associale?

P- No, non sono associale perché a me fa piacere … mia moglie, lei è la mia P.R.
Lei la chiamano la P.R. per colpa mia, fa sempre tutto qui, la su, giù …
Amici, mica amici, le cene, le grigliate, le passeggiate e a me fa piacere, però se fosse per me io non organizzo niente, è difficile anche che chiamo al telefono qualcuno. Che so, per esempio, con mio padre viene fuori una cosa che riguarda a politica, per esempio, in questo momento sulla questione delle espulsioni … ce l’ha con tutti. Mettere il casco obbligatorio per andare in bicicletta, e le altre, bisogna responsabilizzare il cittadino in merito al fatto che deve quando attraversa la strada a prescindere che sia sulle strisce ci ha ragione si guarda a destra, si guarda a sinistra, perché se poi tanto crepa o va all’ospedale ci è andato lui.
A me che c’è sempre qualcuno che pensa agli altri, ancora anche li, ma non così, cioè mi mette il nervoso.
Di depressione non ne sento già da tanto tempo.

T- Molto curioso, pure lei fa la parte di quelli che si ritirano?

P- Ho sempre evitato la discussione, questo sicuramente, tutt’oggi.
Ancora adesso la evito, perché se cambio appena tono e cambio discorso lui s’incavola, al quel punto lì io potrei anch’io incavolarmi, oppure essere molto pesante in quello che dico.
Preferisco evitare. Con mia mamma, ancora oggi evito … evito la discussione, lei dice di quelle cose del tipo … mia mamma da la mancia ai bambini tutti i mercoledì, mercoledì scorso mio figlio non c’è andato a cena perché stava finendo i compiti, mia figlia è andata a cena e le dice: ” Nonna mi dai la mancia anche per …….. che gliela porto a casa?”. La nonna le dice: ” E no, a ……. gli dici che la prossima volta ci mette meno tempo a fare i compiti, viene dalla nonna ed è lei che gli da la mancia”. Dagliele … poveretto, è un bambino già è bravo che si mette a fare i compiti e tu fai questi ricatti qui a settantacinque anni?
No, sto zitto!

T- Sente che c’è un ricatto in questa cosa?

P- Andare da lei è un ricatto.
Non è un ricatto, è proprio … se tu vieni io ti do, se tu non vieni non ti do.
Se vieni il mercoledì bene, se vuoi venire un altro giorno no, perché il tuo giorno è il mercoledì, cioè è tutto così.
Poi vado a casa … “Allora tua mamma?”.
E dico mia mamma ha detto questo e quest’altro.
“E tu? “. Ed io cosa devo dire, cosa vuoi che dica? “Non difendi neanche tuo figlio perché tuo figlio non ha … non è un rimbambito che ci ha messo tanto tempo a fare i compiti, è alla fine della scuola ha un senso di responsabilità, e quindi vuole essere più preparato se non lo capisce neanche questo tuo padre … “.
Al che io rispondo: ”Mi ha rovinato tutta la vita da quando ero piccolo a quando ero grande, e adesso anche qua.
Basta, non ne voglio più sentire parlare, mi sono rotto le palle, che faccia quello che vuole, ma almeno a casa …”.
Ma non è sempre colpa di mia mamma, è colpa mia, è colpa mia che non so essere differente.

T- Deve esserlo differente?

P- A parole voglio esserlo … e allora non lo voglio essere?

T- Però le viene subito da scappare quando c’è qualcosa da discutere.

P- Mi sento sempre aggredito e accusato.

T- Con sua mamma o con suo papà?

P- A me sì, a me sembra che mia moglie … cioè io mi sento accusato da me stesso, cioè io l’accuso del fatto … le dico, cioè non ti va mai bene niente sostanzialmente, io riverso tutto su di lei, a lei non va mai bene niente, non ho ricordi del fatto che a lei non andasse mai bene niente, è possibile che sia così.
Cioè è possibile che sia solo a mia moglie che non vada mai bene niente?
O c’è qualcosa che arriva da qualcosa che io non riesco a estrapolare?

T- Mi sembrerebbe poco probabile che per i genitori vada bene sempre tutto.

P- E perché mi sento sempre accusato? Sempre sotto accusa, o sotto inchiesta, o sotto indagine?

T- Prima le avevo chiesto: ” Con chi aveva questa sensazione in particolare?

P- L’unica cosa che veramente ricordo e che mi ha sempre dato fastidio, ma non ho mai discusso e sul fatto che io dovevo, se uscivo dovevo dire dove andavo, questo mi sembra normale, ma comunque io potevo andare dove mi pareva alla fin della fiera. Basta che io arrivassi a casa alle sette e venticinque , perché alle sette e mezza bisognava essere a tavola con le mani lavate, quindi qualsiasi cosa succedesse io dovevo essere a casa alle sette e mezza, a tavola.
Se i risultati sportivi … non so … non ricordo che qualcuno pretendesse da me dei risultati, non ho questo ricordo qua, a me sembra che fossi io che li pretendevo. Quello che mi ricordo meglio, cioè io ho sempre avuto paura di non riuscire a passare gli esami, ad essere promosso, e questo fatto di essere promosso ritenevo che fosse un restituire tutto quello che mi veniva dato.
La possibilità di studiare mi veniva data, la possibilità di sciare mi veniva data, la possibilità di fare sport e quindi c’erano anche dei risultati.
Se non riesco a rendere dei risultati non sto bene.
Cioè prima di andare per realizzare un risultato io ci ho già tutta una cosa, un’ ansia perché poi è incerto, perché poi io non so se renderò il risultato, ho sempre paura di non renderlo.
Ma non mi ricordo che mio padre mi avesse detto, come ho visto fare da genitori nei confronti di altri figli, “Sei proprio un cretino, guarda li, hai fatto mezza manche ,sei uscito, con tutto quello che ti sei allenato.
Guarda che schifo!” O piuttosto :”Con tutto quello che hai studiato non passi un esame”.
Non mi ricordo che me l’abbia mai detto nessuno.
Io sono arrivato ad avere il diciassettesimo punteggio di tutta Italia in slalom ….
Per me non era un buon risultato , non sono mai stato soddisfatto di quello che ho raggiunto ….
Quell’anno ho raggiunto quel risultato li, diciassettesimo punteggio di slalom, fa niente, era un punteggio nazionale, non era un punteggio internazionale, e se ‘avessi raggiunto internazionale non conta niente, perché diciassettesimo cosa vuoi che sia, c’è sempre chi è decimo, va più forte di te.
Se potevi arrivare decimo sei arrivato diciassettesimo, anche adesso quando mi capita, cioè io, mi nascondo …
Cavolo, sei bravo però, tu non hai raggiunto quando qualcuno sa dei risultati che avevo realizzato e che magari dice: ”Bravo, guarda che quello li quando era giovane ha fatto così … “.
Io mi scanso, non mi va di parlarne.
Non so se è timidezza o se è comunque perché io non ero soddisfatto, o per quale altro motivo.
Mi dica solo una cosa, perché io non riesco a pensare di mia moglie, quello che mi dice me lo dice per me, ma penso solo che me lo dica per rompermi le scatole?
E mi sento sempre aggredito e giudicato? Perché?

T- C’è dentro un giudice implacabile.
Sua moglie, per il fatto stesso che sia sua moglie, attiva ogni volta questo fantasma del giudizio …
Oggi dobbiamo fermarci qui.

P- Sì, grazie.

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