Colpi di scure e sensi di colpa

Storia del disboscamento della Sardegna dalle origini a oggi.

Per molto tempo i sardi hanno creduto di vivere in una terra arida, una specie di matrigna inospitale, battuta dai venti, priva di risorse naturali.
Una terra che finiva per forgiare uomini orgogliosi e vendicativi, dediti alla pastorizia e al banditismo.
In realtà questa iconografia è piuttosto recente, e contrasta nettamente con l’idea che della Sardegna si erano fatta gli antichi.
Un’isola mitica, florida, una sorta di terra promessa ricca di risorse, foreste, corsi d’acqua.
Questa idea di Sardegna perdura fino ai viaggiatori dell’800, poi, improvvisamente, lascia il campo a quella descritta dal geografo francese Le Lannou negli anni 30 del novecento, che parlava di una sostanziale mediocrità della foresta sarda, una visione poi ampiamente ripresa e ripetuta, un po pedissequamente, da tutti.
Cosa aveva fatto mutare, nell’immaginario collettivo, la concezione stessa della terra sarda?

Questo libro ripercorre gli anni del disboscamento della Sardegna grazie a un grande lavoro interdisciplinare, compresi botanici e naturalisti.
Vengono esaminate, con copiosa testimonianza di documenti, gli aspetti politici, sociali, economici e antropologici.
Un disboscamento iniziato nei primi decenni dell’800, e proseguito per un secolo.
La Sardegna entra nell’800 ricca di boschi e ne esce trasformata, arida e povera.
E’ stato calcolato che nel corso dell’800 i boschi della Sardegna si siano ridotti di almeno quattro quinti.
Potenti forze economiche esterne, patrocinate dai Savoia, hanno trasformato il sistema sociale e antropologico tradizionale mutando il rapporto che gli uomini avevano con l’ambiente circostante.
Il bosco, strutturato sistema simbolico e fonte perenne di sussistenza, si trasformò in un mero valore monetario, una sorta di giacimento di legname da consumare e trasformare in valuta.
Da allora cambierà tutto, l’isola disboscata si avvierà ad accogliere la monocoltura ovina, funzionale al mercato mondiale, come una colonia qualunque.
Una triste continuità storica, caratterizzata dallo sfruttamento delle risorse naturali, a partire dai punici e dai romani, passando per gli spagnoli e i piemontesi, che pure erano diventati dei re grazie proprio alla Sardegna.

Il consumo del territorio oggi passa attraverso la cementificazione delle coste, l’inquinamento delle fabbriche inutili, le gravose servitù militari che tolgono ai sardi una buona fetta del loro territorio.
E oggi la storia si ripete in altre aree del mondo, a testimonianza che quando le popolazioni locali, non prendono coscienza dei loro beni ci sarà qualcuno pronto a depredarli.

Colpi di scure e sensi di colpa, di Fiorenzo Caterini- Carlo Delfino editore 2013

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