Civiltà extraterrestre

Premessa
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“Civiltà extraterrestre” non è un trattato che mette al centro l’argomento ufologico.
Approfondisce, invece, casi e testimonianze collocate in ambito ufologico, ma con forte contenuto sociologico, utile per una riflessione sugli sviluppi futuri delle nostre società.
Per la vastità dei casi e delle testimonianze registrati, la presenza extraterrestre è presa in seria considerazione da molti scienziati e ricercatori indipendenti.
La scienza ufficiale, però, li relega nell’ambito della fantascienza, della fantasia o della malafede.
Spesso accade veramente così, ma esistono casi e testimonianze che non possono essere liquidati inserendoli in queste categorie e meritano veramente di essere approfonditi.
Questo è l’obiettivo del nostro sito e di questo trattato.
Chi sostiene che la Terra è visitata da società extraterrestri, dovrebbe essere in grado, però, di rispondere almeno alle tre seguenti domande:
1. perché questi visitatori spaziali paiono così interessati al nostro pianeta?
2. perché non prendono contatto in modo ufficiale?
3. se hanno le capacità di viaggiare nello spazio, coprendo distanze di anni luce, significa che posseggono conoscenze e tecnologie molto superiori alle nostre.
Da come si comportano, però, non sembra che siano qui per invaderci…
Dunque, cosa stanno tramando?
Dare risposta a queste e a tante altre domande è lo scopo del presente trattato.
Abbiamo studiato molti contatti così chiamati di “quarto tipo”, ma abbiamo ritenuto di riferirci ad uno di essi in particolare, perché secondo noi, risponde in modo convincente a tutti questi interrogativi.
Si tratta dell’esperienza di contatto pubblicata sul libro: “Ho incontrato gli extraterrestri”, di Stefan Denaerde.
Abbiamo riassunto e commentato questo libro riportando in modo integrale solo le risposte che gli extraterrestri hanno dato ad alcune domande per noi molto importanti sugli aspetti sociologici che, con riferimento alla super-civiltà di Iarga, possono interessare la nostra società terrestre.
Le poche parti riportate in modo integrale sono scritte in carattere “italico”, mentre i nostri contributi, tesi a chiarificare e rendere più comprensibili i concetti, sono scritti in carattere “arial”, in modo da poterli distinguere dai contenuti originali trasmessi dal Denaerde.
Chi vorrà approfondire ulteriormente i molti aspetti tecnici, di costume e descrittivi che noi abbiamo semplicemente riassunto o trascurato, potrà fare riferimento al testo originale, acquistabi- le in libreria o su internet all’indirizzo riportato sul nostro sito www.iarga.it .
La presente lettura però non può essere sostituita dal libro, essa è un trattato che prende spunto dall’esperienza di Stefan, ma che si sviluppa in una serie di approfondimenti, testimonianze e fatti diversi che sono fondamentali per poter supportare, nel modo più oggettivo possibile, sia l’esperienza di Stefan, sia tutta la realtà extraterrestre.
Chi ha letto ed approfondito questo trattato, cercando di farlo senza pregiudizi, è rimasto turbato dai suoi contenuti.
Se, come sostenuto, essi sono veramente frutto di un contributo alieno, siamo di fronte a una revisione sostanziale del pensiero scientifico, filosofico e religioso sull’origine della vita e sul destino finale dell’uomo.

Prof. Alberto Nigi

CAPITOLO 1
A CONFRONTO CON UNA SUPER-CIVILTA’
Nel 1967 è avvenuto uno dei più interessanti incontri con esseri venuti da altri pianeti e precisamente con gli abitanti del pianeta Iarga, distante circa dieci anni-luce dalla Terra.
Come tutte le società super-civili extraterrestri, gli iargani viaggiano nello spazio e dispongono di basi di appoggio anche nel nostro sistema solare.
Assieme ad altre razze super-civili, seguono l’evoluzione del nostro pianeta sulla base di un progetto iniziato con la diffusione della specie umana sulla Terra.
L’incontro coinvolge otto abitanti del pianeta Iarga e Stefan Denaerde che si trovava nel mare del nord, assieme alla sua famiglia, a bordo di un veliero di 16 metri.
L’incontro è avvenuto a seguito dell’urto dell’imbarcazione con un disco volante immerso a filo d’acqua.
Si tratta di un incontro, organizzato nei minimi dettagli dagli iargani, che si è protratto per due giorni all’interno del loro disco volante.
Dopo l’incontro Stefan Denaerde ha reso pubblica la sua esperienza scrivendo il libro “Buitenaardse beschaving”.
In Italia è stato tradotto e pubblicato dalle edizioni Mediterranee con il titolo “Ho incontrato gli extraterrestri”.
Esso riporta gli interessanti colloqui durante i quali, con l’aiuto di apparecchiature evolutissime, capaci di trasmettere immagini e pensieri, egli fu portato a conoscenza del modo di vivere e della straordinaria evoluzione tecnologica sul pianeta Iarga.
Una gita in barca dai risvolti incredibili
Era una sera d’estate e Stefan, la moglie Miriam e i primi tre figli – un maschio e due bambine – sostavano sulla loro barca a vela – uno yacht con lo scafo in acciaio – nelle acque calme della Schelda orientale.
Questa atmosfera rilassata viene interrotta dal figlio che fa notare uno strano comportamento della bussola.
La rosa dei venti è obliqua e tocca il vetro di protezione.
Agitato per questa anomalia che non riesce a sistemare, Stefan decide di rientrare pun- tando verso Burgsluis. Quando mancano non più di sei miglia, vede poco distante, davanti alla prua, una luce lampeggiante bianco-azzurro e sente un sibilo che sovrasta il rumore del motore.
Ferma la barca con l’idea di indietreggiare e schivare il possibile ostacolo.
Mentre tenta questa operazione, sente uno scossone e la barca si ferma come se avesse urtato un corpo solido.
Tutti sono presi da spavento ed in particolare Miriam che si preoccupa per i bambini.
Nel buio intravedono, proprio davanti, una piattaforma circolare ed un corpo umano che galleggia poco distante come se stesse annegando.
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Istintivamente Stefan sente di dover intervenire e, senza pensarci due volte, prende il cavo del battello di salvataggio e scende in mare.
Scopre che l’acqua è poco profonda.
Comunque mette in acqua il battello e si avvia verso lo strano essere che sembrava indossare una tuta da astronauta.
Il faro con la luce blu continua a muoversi e ad illuminare la scena.
Ma chi è che aziona quella luce e perché non interviene? Dalla piattaforma, che si vede appena nel buio, si fa avanti un altro essere, simile al primo, che si avvicina con movimenti repentini.
Anche lui indossa la medesima tuta e porta un casco che comunque lascia intravvedere un volto dalle sembianze animalesche simili a un gorilla.
Mentre l’essere porta il compagno verso la piattaforma, Stefan raggiunge la barca e, terrorizzato, la mette in moto tentando di allontanarsi.
La barca però sembra incollata sul fondo e non riesce a muoversi.
Completamente sovraeccitato Stefan prende una lampada e illumina la zona osservando che quella piattaforma ha un diametro di più o meno 16 metri (la dimensione della sua barca); in mezzo si erge una colonna alta circa due metri e larga uno e mezzo.
Quella però è solo la parte emersa, ma è evidente che sott’acqua c’è qualche cosa di molto più grande.
Stando sulla barca comincia a sondare il fondo con l’asta uncinata.
Davanti, a prua, circa 40 centimetri e dietro il doppio, circa 80 centimetri di profondità.
Lo strano è che ogni volta deve strattonare l’asta uncinata, come se qualcuno la trattenesse; si tratta di magnetismo.
Lo scafo di acciaio dello yacht è bloccato su un grosso corpo magnetico.
Dopo aver recuperato e legato alla barca il battello di salvataggio, dalla piattaforma riappaiono due individui, anch’essi vestiti con tute spaziali e caschi, che si avvicinano a Stefan.
Portando la mano verso il casco, fanno un amichevole cenno di saluto.
Stefan capisce che non si tratta di esseri ostili e che di lì a poco, ci sarebbe stato un tentativo di comunicazione.
Con grande stupore li sente parlare in inglese, anche se con uno strano timbro meccanico.
In seguito gli viene spiegato che stanno utilizzando un’apparecchiatura in grado di tradurre dalla loro lingua in inglese e viceversa.
Nel suo racconto, Stefan si sofferma a descrivere nei minimi dettagli la scena e le sembianze di questi esseri di evidente provenienza extraterrestre.
Dopo le reciproche presentazioni e alcune domande sulla situazione dei familiari di Stefan a bordo della barca, gli extraterrestri gli esprimono la loro gratitudine per il salvataggio fatto.
Dalle loro parole e dai discorsi successivi, si comprende che quella situazione è stata volutamente pro- vocata.
La scena dell’uomo in mare, oltre ad attirare l’attenzione, era un modo per misurare le doti etiche ed umane delle persone che avevano deciso di contattare.
Se di fronte all’uomo in mare Stefan non si fosse fermato e messo in gioco, sarebbe stata l’evidenza che lui non era le perso- na giusta.
Il gesto altruistico di Stefan, invece, è stato la conferma che il contatto poteva continuare.
La ricerca di questo contatto spiega anche il mal funzionamento della bussola dovuto al campo magnetico del disco volante che, restando immerso, seguiva la barca in attesa di trovare la condizione giusta per mettere in atto il piano previsto.
In questo primo dialogo loro si presentano come abitanti di un altro pianeta che, assieme a molte altre razze extraterrestri, seguono l’umanità terrestre da moltissimo tempo.
Stanno lavorando da dietro le quinte, studiando e in qualche modo accompagnando il nostro cammino evolutivo.
In questo programma uno dei tasselli è anche promuovere una libera riflessione sul fatto che nell’universo non siamo soli, che c’è la possibilità di viaggiare nello spazio sfruttando conoscenze e tecnologie che noi non abbiamo e che effettivamente delle società extraterrestri sono presenti nel nostro sistema solare e sulla Terra.
Queste riflessioni sono già in atto e la vasta letteratura ufologica ne è l’evidenza.
Una letteratura controversa che inevitabilmente ingloba in sé i limiti e i difetti del nostro attuale stato evolutivo.
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In questo progetto entra anche l’incontro avvenuto qui nella Schelda orientale.
Il programma principale è trasferire alcune informazioni importanti riguardo alla vita nell’universo e sulla Terra e spiegare che non è possibile un incontro tra terrestri ed extraterrestri perché sulla Terra mancano i presupposti etici per rapportarsi con una super-civiltà.
La struttura etica terrestre è ancora saldamente poggiata sull’egoismo e quindi sugli interessi dei singoli anziché sull’altruismo o gli interessi collettivi.
L’incontro di una super-civiltà – inevitabilmente messaggera di conoscenze scientifiche di enorme portata – con una civiltà fondata sull’egoismo, avrebbe come risultato di fornire conoscenze che darebbero un ulteriore accelera- zione al processo autodistruttivo che, già com’è ora, rappresenta una seria minaccia per il nostro pianeta. In altre parole, l’umanità terrestre ha ben sviluppato il suo patrimonio di conoscenze tecnico-scientifiche, ma è ancora del tutto primitiva dal punto di vista etico-sociale.
Questa discrasia, già di per sé molto pericolosa, sarebbe irrimediabilmente compromessa da un possibile incontro con razze super-civili.
Le conoscenze scientifiche si apprendono e si consolidano rapidamente e in modo stabile, quelle etiche si apprendono, ma si consolidano solo dopo una travagliata e lenta maturazione e libere scelte che esigono il dominio delle pulsioni egoistiche della nostra natura animale.
Pulsioni che si trasferiscono, agendo in modo strutturato, sul piano politico, sociale e culturale.
In altre parole, se ci incontrassimo con le società super-civili, assorbiremmo subito tutti gli aspetti tecnico scientifici, rimanendo invece impermeabili ai valori etici e sociali.
L’impegno delle società extraterrestri, invece, è contribuire solo sul piano etico-sociale facendo attenzione a non accrescere quello tecnico scientifico.
Questo obiettivo esclude i rapporti diretti, ma consente un lavoro da dietro le quinte anche se con modalità per noi non note e difficili da comprendere.
Mentre affronta questi discorsi, Stefan sente forte in sé il desiderio di fare nuove domande e di mettersi in gioco su questi argomenti.
Preso atto della sua curiosità e propensione al dialogo, i due extraterrestri, dopo avergli offerto un blocchetto fatto di una lega non conosciuta sulla Terra, fanno la seguente proposta: «Rifletti attentamente. Per rispondere a ciò che chiedi, occorreranno almeno due giorni di spiegazioni in parole e immagini. Inoltre, dovrai scegliere fra il regalo materiale (il blocchetto di metallo) e il regalo immateriale sotto forma di informazioni. Non possiamo darteli entrambi».
Stefan non ha dubbi ed è questa un’occasione che non vuole certo perdere.
Restituisce, quindi, il blocchetto e accetta l’invito per un incontro di due giorni dentro il disco volante.
Questa decisione è importante per loro.
Se avesse scelto il blocchetto, era segno che non era la persona giusta per lo scopo prefissato e lo avrebbero lasciato partire per tentare un nuovo contatto in un’altra occasione e in un altro luogo.
Il blocchetto quindi è, come nel caso dell’uomo che simulava un annegamento, uno stratagemma per misurare le qualità della persona che avevano contattato.
Immaginiamo che loro conoscessero già le qualità di Stefan, ma avevano bisogno di una conferma decisiva.
Stefan rientra in barca, parla con Miriam e con i figli, ma ormai lui ha deciso e, anche se la famiglia è tutt’altro che entusiasta, riesce a far capire che questa è un’occasione che lui non vuole as- solutamente perdere.
L’appuntamento è per l’indomani mattina, ma la posizione in cui si trovano non è adatta, forse perché troppo vicina alla costa. Dopo un sussulto ed un ronzio terrificante, il disco volante si mette in movimento. Collegati magneticamente con l’ancora e la catena, vengono trascinati al largo, immersi in una scia di spuma, illuminata dal di sotto da un vasto chiarore di luce verde e accompagnata da un rumore ultraterreno. Stefan, guardando affascinato e pieno di dubbi, si chiede se ha fatto veramente bene a avventurarsi in questa strana situazione.
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L’incontro con gli iargani
La mattina presto, dopo aver ripetutamente battuto sul disco con l’asta uncinata, la grande piattaforma rotonda riemerge e, alla luce del sole, tutta la scena appare imponente.
Il materiale di cui essa era composta appariva liscio come pietra smerigliata, di colore grigio.
Miriam era terrorizzata all’idea che Stefan dovesse entrare in quell’enorme oggetto immerso, ma ormai tutto era deciso.
Sceso dalla barca e ripetuto il percorso della sera prima, arriva sulla piattaforma, rimette calze e scarpe e si avvia, armato di cibo, thermos e blocco per note, alla ricerca della botola che gli avevano descritto.
Dopo aver cominciato a scendere una scaletta, saluta Miriam promettendole che sarebbe tornato nel pomeriggio alle cinque precise.
Stefan, a questo punto, descrive tutto ciò che vede, mentre una voce, sempre in inglese, lo guida per farlo accomodare nello spazio predisposto per l’incontro.
I primi dialoghi di ulteriore presentazione avvengono in un vano scuro – circa 15 metri di diametro per 3 di altezza -, seduto su una specie di poltrona molto comoda.
Sente solo la voce, ma non vede colui che parla.
Quando gli annunzia che a breve avrebbe potuto vedere i suoi interlocutori, la voce lo rassicura ringraziandolo di aver accettato questo incontro. Lo invita poi a guardare verso la finestra a destra dello schermo perché stavano per accendere la luce e lui avrebbe potuto vederli dentro la cupola di navigazione.
Nonostante fosse preparato, una paralizzante sensazione di angoscia lo assale.
Uno strano formicolio gli passa dalla nuca, lungo il collo e le scapole.
Dietro ad un vetro di separazione siedono in semicerchio, come intorno ad un tavolo da confe- renza, otto strani esseri di forma umana.
I loro volti e le loro figure, come già aveva intravisto la sera prima, esprimono un aspetto quasi animalesco ed una grande forza fisica, ed al tempo stesso manifestano un’altera superiorità intellettuale.
Sul libro Stefan descrive con grande dovizia di dettagli il loro aspetto ed i loro vestiti, ma subito dopo riprende raccontando la premessa da loro fatta prima di iniziare il dialogo.
Gli dicono che loro appartengono ad una civiltà con uno sviluppo tecnologico, mentale e sociale molto più avanzato del nostro.
Grazie allo schermo che ha davanti e a una serie di filmati, avrà modo di conoscere il loro pianeta e la loro civiltà.
Ciò che vedrà e sentirà, sarà per lui sconvolgente e per questo faranno il possibile affinché la sua libertà di pensiero non sia offesa.
Instilleranno in lui “conoscenza “, non “persuasione” e lo faranno utilizzando una macchina ca- pace di trasmettere le informazioni.
Durante la visualizzazione dei filmati il commento servirà soltanto a indirizzare l’attenzione su un determinato soggetto; questo è ciò che loro chiamano “sintonizzazione”.
La trasmissione dell’informazione avviene invece per radiazione e resterà registrata nella memoria.
Questa è all’incirca la conversazione preliminare.
Filmati tridimensionali per conoscere Iarga
Come annunziato, molta parte del tempo è trascorso guardando filmati visualizzati su uno schermo curvo e con una tecnologia tridimensionale assolutamente efficace.
La fedeltà dell’immagine è talmente elevata da non rendersi conto di una qualsiasi differenza rispetto alla realtà.
La prima scena che gli fanno vedere, da una ripresa spaziale, è il loro pianeta bianco-rosa che chiamavano Iarga.
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Lo spettacolo è maestoso, il pianeta è completamente ricoperto di nubi.
Attorno al pianeta ci sono due grandi anelli concentrici, simili agli anelli del nostro pianeta Saturno.
Si vede anche una grande luna, che presenta lo stesso aspetto butterato della nostra.
Iarga, il paese di questi astronauti, è un pianeta di un altro sistema solare a circa dieci anni luce dal nostro. Il diametro e il volume sono più grandi di quelli della Terra.
La velocità di rotazione però è minore, cosicché la durata del giorno e della notte è più lunga che da noi.
A causa di un’atmosfera densa, di composizione molto diversa dalla nostra e di una pressione molto elevata, Iarga non ha una luce solare come noi la conosciamo.
Essi definiscono la Terra come un pianeta blu, dalla luce fulgida e definiscono Iarga come un pianete verde dalla luce soffusa.
Il filmato, ripreso da un disco volante, prosegue mostrando la fase di avvicinamento al pianeta.
Oltrepassata la coltre di nubi, la visione consente di vedere bene la superficie del pianeta e, arrivato in prossimità, la sorvola a velocità sostenuta, mostrando territori, centri abitati, vie di comunicazione su rotaia magnetica e ogni genere di paesaggio pianeggiante e montano. Stefan nel suo libro si sofferma a descrivere con minuzia di particolari, ma poi riprende a raccontare i dialoghi fatti durante questa e altre visioni.
Il primo dialogo si incentra sul loro tipo di abitazioni e sulla densità della popolazione.
Rispetto alla Terra, Iarga è percentualmente molto più coperta dalle acque e la terra emersa viene sfruttata intensamente sia per la produzione alimentare che per le abitazioni.
I centri abitati sono costituiti da cilindri di abitazione di circa 300 metri di diametro e cento in altezza e sono coperti con una cupola di vetro massiccio resistente a qualsiasi sollecitazione e intemperia.
Al centro c’è una colonna portante che unisce il massiccio basamento alla copertura trasparente.
Il basamento, l’edificio e la copertura costituiscono un monoblocco estremamente compatto e resistente che potrebbe essere capovolto senza subire danni strutturali.
Probabilmente queste abitazioni sono pensate per resistere ai terremoti che su Iarda sono particolarmente forti.
Sono progettate con materiali e soluzioni capaci di resistere migliaia d’anni.
Al centro, ogni cilindro dispone di un enorme giar- dino, al coperto e a temperatura controllata, di circa 260 metri di diametro (ovvero 53.000 metri quadrati di superficie) con prati laghetti studiati per dare spazi di divertimento e di riposo a tutti gli abitanti.
Le unità abitative sono delle scatole prefabbricate di circa 20×20 metri con due piani di 3 metri di altezza (400+400 metri quadrati e una vetrata a vista di 120 metri quadrati), che vengono inserite in una struttura a pettine che garantisce una totale indipendenza delle abita- zioni e una separazione acustica perfetta.
In caso di incendio o per altri problemi, possono essere sostituite e rimpiazzate da una nuova.
Un cilindro abitativo ospita mediamente 10.000 persone.
Grazie a queste tecnologie abitative, uguali su tutto il pianeta ed estremamente efficienti, la densità di popolazione è circa 100 volte superiore alla media terrestre, ma osservando il panorama a bordo del disco volante, non si ha affatto l’impressione che il pianeta sia sovraffollato.
Attorno a questi cilindri abitati c’è moltissimo spazio e le vie di collegamento non sono intasate da persone o dal traffico. Si deve dire che le famiglie e la gente non hanno proprio la sensazione di vivere in un mondo sovraffollato.
Se gli iargani avessero a disposizione il pianeta Terra, con queste logiche costruttive e sociali avrebbero creato le condizioni per popolarla, in maniera comoda ed efficiente, con 600 miliardi di persone.
Da questo si desume che i nostri problemi di sovraffollamento sono legati esclusivamente alla nostra inefficienza e non a un fatto oggettivo ed insuperabile.
Molti si chiederanno come sia possibile mantenere 600 miliardi di persone, quando noi non riusciamo a mantenerne in modo sufficiente nemmeno 6 miliardi.
Denaerde descrive in modo dettagliato i loro sistemi meccanizzati per un’agricoltura sana, intensiva e variegata.
Sistemi che garantiscono cibo di ottima qualità e in quantità adeguata e costante per tutti gli abitanti. Affermano che per la loro costituzione fisica non possono esimersi da un uso pur modesto della carne.
Per questo hanno individuato sistemi di produzione della carne che escludono la sofferenza degli animali.
Loro oltre ad essere scandalizzati per come gli uomini uccidono o fanno soffrire altri uomini, disapprovano anche i nostri criteri di allevamento e il rapporto che c’è in con il mondo animale in genere.
Mentre presentano questi aspetti della vita su Iarga, essi affermano che una super-civiltà può essere realizzata solo se radicata sui valori di GIUSTIZIA, LIBERTÀ, ed EFFICIENZA.
Iniziano così a spiegare cosa intendono loro per efficienza, sottolineando il fatto che Stefan è rimasto sorpreso pensando alla densità di popolazione sul pianeta soprattutto per lo spazio che, nonostante il gran numero di abitanti per Km2, rimane disponibile.
Ciò è possibile solo grazie all’efficienza.
Senza di essa il loro mondo e la loro civiltà non potrebbero esistere.
I criteri di utilizzo del territorio ed i loro sistemi di produzione alimentare sono il primo tassello dell’efficienza, volto a garantire a tutti e in modo equo, le condizioni ottimali per una vita comoda e salubre.
Le abitazioni e la rete di comunicazione occupano la minima superficie al fine di garantire il massimo spazio per l’agricoltura ed i boschi.
Le aree agricole sono sfruttate con tecnologie sofisticate per produrre la massima quantità di prodotti e mantenere la loro enorme popolazione.
Le zone boschive sono finalizzate alla produzione di ossigeno e come zone ricreative mantenute con mezzi al massimo delle possibilità.
Se noi dovessimo pensare a mezzi di trasporto efficienti, penseremmo ad automobili, treni, aerei, ed elicotteri, ma mezzi cosi inefficienti, con tante parti mobili e suscettibili di usura e di manutenzione, rappresenterebbero, su Iarga, una vera e propria follia.
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Usano invece sistemi di trasporto rotaia-robot completamente automatici, con tipi di treno a forma di torpedine che si spostano senza alcun attrito. L’unica parte che può richiedere manutenzione sono le portiere, ma esse sono di tale qualità da poter resistere almeno un secolo.
Tutto è progettato, dai materiali alle soluzioni, per durare al massimo e per risparmiare risorse.
A fine vita tutto viene riciclato. La cultura consumistica, su cui si fonda l’economia terrestre, è per loro inconcepibile, anche se ne capiscono le cause: economia basata sul profitto, tecnologie ancora in fase di sviluppo, ingiustizia e conseguente instabilità sociale, vita media bassa, visione del mondo orientata alla generazione presente e non a quelle future.
Un altro punto nodale per comprendere il loro concetto di efficienza è quello legato ai sistemi di comunicazione.
Dunque, tutto il pianeta è collegato con i sistemi a rotaia magnetica e torpedini che raggiungono una velocità massima di 400 km/ora.
Questo non è un limite tecnologico, ma un limite collegato all’etica sulla sicurezza. Una velocità bassa, quindi, se paragonata ai nostri aerei!
Sollecitati da Stefan, però, gli iargani esprimono una serie di considerazioni negative su questo nostro mezzo di trasporto. Secondo loro si tratta di mezzi “inefficienti”, “pericolosi”, ma soprattutto “asociali”.
Essi sono una delle innumerevoli evidenze delle disuguaglianze e delle ingiustizie tipiche di una civiltà primitiva.
Una piccolissima percentuale degli abitanti della Terra può utilizzare questi mezzi, mentre la grande massa si muove con treni, automobili, motociclette, biciclette e a piedi.
Su Iarga tutti gli abitanti su muovono utilizzando i sistemi a rotaia magnetica e la velocità media è da loro stimata in 5 volte quella nei nostri paesi più industrializzati.
Se questo conteggio si facesse tenendo conto di tutti gli abitanti della Terra, inglobando, quindi, le grandi masse povere del sud del mondo, probabilmente la velocità media su Iarga sarebbe centinaia di volte più alta di quella sulla Terra.
Il costo, in termini di lavoro per chilometro-passeggero, viene da essi stimato almeno dieci volte superiore a quello dei loro sistemi a rotaia.
Quest’ultimi inoltre sono molto più confortevoli e sicuri. Si muovono senza scosse e senza rumore, a parte il fruscio del vento.
Con la loro posizione soprelevata e le loro grandi superfici di vetro, offrono una vista splendida e gli interni sono realizzati con lusso raffinato.
Non risentono delle varie condizioni atmosferiche e sono molto più sicure degli aerei. La loro frequenza e così elevata che non è necessario definire e rendere noti tabelle e orari.
A togliere ogni dubbio di Stefan sull’efficienza dei sistemi a rotaia magnetica è il prendere atto, con cifre e filmati, che la capacità di trasporto di un singolo sistema a 6 binari, utilizzato per collegare i blocchi di abitazione, è in grado di spostare un milione di passeggeri l’ora.
Ciò tenendo conto solo dello strato superiore adibito alle torpedini, senza contare lo strato sottostante adibito alla movimentazione delle automobili, previste per i piccoli spostamenti in definite aree non raggiunte dai binari.
Questi sistemi di comunicazione ci inducono a pensare: ma gli extraterrestri non dovrebbero viaggiare con i dischi volanti?
No, non è così! I dischi volanti sono sistemi molto costosi e si basano su due tecnologie antigra- vitazionali tra loro molto diverse. La prima, più economica e diffusa, è utilizzata per fare trasporti molto pesanti o per accedere in aree non raggiungibili con i sistemi a rotaia.
Sono macchine che possono essere anche di piccola dimensione, ma che non possono uscire dal campo gravitazionale del pianeta, perché necessitano di questo per poter atterrare.
La seconda, molto più costosa e sofisticata, è esclusivamente utilizzata per i viaggi interplanetari.
I dischi volanti che noi conosciamo sono generalmente dischi del primo tipo, sono portati entro il campo gravitazionale di un pianeta da quelle che in ufologia sono chiamate “astronavi madre”, ovvero dischi volanti per viaggi interplanetari di secondo tipo.
Le “astronavi madre” sono sempre di grandi e grandissime dimensioni e non si prestano per facili atterraggi, in quanto producono rumori, campi magnetici e spostamenti d’aria che interferiscono e danneggiano le zone di atterraggio, se queste non sono opportunamente scelte o predisposte.
I più imponenti sistemi a rotaia sono quelli che attraversano gli oceani.
Una splendida struttura di colore arancione, ad almeno 20 metri di altezza sull’acqua.
I piloni di sostegno si innalza- no su sfere enormi che hanno la funzione di galleggianti.
Il potere di galleggiamento è maggiore di quello richiesto dai carichi massimi, cosicché essi tendono verso l’alto, ma pesanti cavi elastici con un ancoraggio sul fondo dell’oceano tengono la struttura sott’acqua.
Le sfere sono sistemate sott’acqua ad una profondità di sicurezza tale che la stessa risulti calma nelle peggiori condizioni di tempo, mentre il ponte ha un’altezza tale da restare fuori dalla portata delle onde.
Il risultato è un ponte galleggiante stabile in tutte le circostanze.
Questi treni fluttuano scorrendo lungo campi magnetici.
Mediante la polarità e l’intensità del campo fra espansioni e rotaie, le prime fluttuano in modo assolutamente libero al centro delle rotaie cave, quindi senza toccarle.
I vagoni, lunghi circa 50 metri, con quattro articolazioni quasi invisibili, sono di fatto grandi scatole di materiale apparentemente plastico, sostenute per tutta la loro lunghezza.
Non presentano nessuna parte mobile.
A bordo non c’è personale; avanzano o frenano mediante campi magnetici mobili che si muovono rapidamente lungo le rotaie. Il servizio ha luogo a partire da grandi centri di controllo elettronico, e quasi del tutto automaticamente.
Esistono anche i treni destinati al trasporto delle merci.
In effetti si tratta di contenitori a destinazione automatica.
Essi sono caricati, poi il “treno fantasma” parte, senza anima viva a bordo, e individua da solo il percorso verso il luogo di destinazione. Si muove senza rumori, scosse e vibrazioni e di notte anche senza illuminazione.
Guardando questi filmati Stefan, che è un ingegnere, non solo rimane colpito dalle tecnologie sviluppate dagli iargani, ma anche dalle tante scene dentro i treni e gli ambienti domestici dove si osserva la gente con il suo modo di muoversi e di stare insieme.
Maschi e femmine che si abbracciano in modo per noi esagerato.
Non solo all’interno della coppia o della famiglia, ma anche tra persone che non sembrano dello stesso gruppo familiare o amicale e forse al loro primo incontro.
Tornando ai sistemi a rotaia, Stefan chiede ai suoi interlocutori perché siano così robusti e sovradimensionati.
Non sarebbe opportuno ottimizzare i dimensionamenti per produrli ad un costo minore?
Essi rispondono che ciò li obbligherebbe a rinunciare alla qualità, cosa per loro inconcepibile.
Questa rete di binari, privi di attriti, è progettata per durare centinaia d’anni, ridurre i costi di manutenzione, di rifacimento e soprattutto risparmiare sulla materia prima. Farli robusti, quindi, non è un costo ma un risparmio.
Vedendo questi sistemi di comunicazione e trasporto Stefan si persuade che qui la parola “efficienza” ha ben altro significato che sulla Terra.
Il loro modo di pensare è imperniato su di essa, si alzano con essa e con essa vanno a dormire.
È portata a tali conseguenze estreme da diventare un culto.
Questo aspetto traspare in tutto ciò che fanno vedere e sentire.
Si può forse dire che è una parte della loro filosofia di vita e, dal nostro punto di vista, quasi una religione.
Mentre i filmati continuano a proporre viste aeree su montagne, laghi e ovunque si stagliano queste vie di comunicazione, l’immagine ripropone nuovamente una veduta su una nuova zona di abitazioni.
Questa volta, però, Stefan la osserva con nuovi occhi.
Con occhi che cominciano a comprendere qualcosa della perfezione di questo strano mondo. Un mondo che domina la sua sbalorditiva densità di popolazione con un’efficacia incredibile.
Un mondo senza ciminiere, gas di scarico, ingorghi e confusione.
Ma adesso prende atto di qualcos’altro: la “giustizia” che essi si prefiggono continuamente.
Sebbene fosse ancora all’inizio della conoscenza di questa lontana civiltà, egli comprende che su Iarga tutti gli uomini hanno gli stessi diritti.
Vivono nelle stesse case, utilizzano le stesse auto e viaggiano sugli stessi treni.
Non vi è traccia di povertà o ricchezza, nessuna differenza di nazionalità, razza o colore.
Gli sorge il dubbio che questo sistema sia qualcosa di simile a quello comunista.
Il sistema economico universale, dicono gli iargani, unisce in sé sia aspetti del sistema comunista, sia quelli del sistema capitalista.
Esso risponde a precise leggi naturali ed è l’unico che può portare l’umanità ad una super-civiltà stabile e quindi immortale.
Stefan chiede, allora, come si può misurare il grado di civiltà di una specie umana e la risposta è che esso si misura in base a come la comunità provvede a coloro che la compongono e quindi all’equità e al disinteresse dei singoli.

Dall’efficienza alla giustizia

Dopo aver spiegato il concetto di efficienza, gli otto iargani passano al concetto di “giustizia” in un sistema economico universale.
Lo definiscono come un sistema che ha l’obiettivo di ottenere la più completa liberazione dal bisogno.
Sollevare cioè gli uomini dalle esigenze materiali, in modo che queste non possano più esercitare alcuna influenza sui loro atteggiamenti.
In altre parole, fare in modo che ciascuno abbia a propria disposizione, in misura uguale agli altri, quel tanto che sia sufficiente a renderlo disinteressato nei confronti dei beni materiali.
Dove questo obiettivo non è garantito il sistema è sotto scacco dell’invidia e di tutti i sentimenti che da questa derivano.
La liberazione dal bisogno è comunque solo uno dei tasselli importanti per un sistema economico universale.
Un altro tassello, altrettanto importante, è l’eliminazione di tutte le discrimina- zioni.
Esse sono la causa prima delle ruberie, delle violenze, delle guerre e quindi dei sistemi di difesa e degli armamenti in genere.
Stefan allora chiede quali sono la prime discriminazioni che si devono eliminare.
La risposta è: la “proprietà personale” e il “denaro”.
Proprietà e denaro creano una discriminazione tra gli uomini, tipica soltanto delle civiltà primitive.
La soluzione è che o tutti posseggano nella stessa misura o nessuno possieda niente.
Quella che risponde ai criteri di massima efficienza è la seconda, ed è quindi quella adottata dai sistemi economici universali.
Queste conclusioni mettono in imbarazzo Stefan che, per la sua cultura e la sua alta posizione sociale, rappresenta in modo concreto un sistema economico esattamente opposto a quello universale descritto.
Loro però conoscono bene lo stadio evolutivo della nostra civiltà e danno per scontato che Stefan non può essere giudicato per questa sua posizione.
Continuano dicendo che quando una razza super-civile incontra un pianeta abitato da una specie umana, le discriminazioni e i sistemi di scambio come il denaro o il baratto, sono le prime cosa che prendono in esame per capirne il suo livello di civiltà.
Ciò di cui essi hanno preso atto qui sulla Terra, in quanto a discriminazioni, è molto di più di quanto potevano immaginare.
Essi vedono noi terrestri continuamente affannati a cercare nuove discriminazioni.
Non facciamo altro che parlare di discriminazioni, ma il risultato è che ne com- paiono sempre di nuove.
Chiunque accenni ad un progetto politico che tenda a ridurle si ritrova subito tutti contro.
Questo per loro è un punto atto a rendere molto difficile il cammino del nostro pianeta verso l’integrazione cosmica, che invece dovrebbe essere l’obiettivo e il destino di ogni razza umana.
Stefan esprime il suo pessimismo sul fatto che da noi sia possibile rinunciare alla proprietà privata. Sottolinea poi che il sistema comunista, che aveva tentato questa strada, stava fallendo clamorosamente e ha prodotto solo una maggiore povertà.
La risposta degli iargani è che il sistema comunista non può funzionare perché si basa su un’economia a controllo statale e non su una proprietà comunitaria.
Stefan nel suo libro descrive dettagliatamente quello che lui ha ritenuto di capire sulla proprietà comunitaria di Iarga. Solo per far comprendere il principio riportiamo di seguito una sintesi.
La produzione di beni e servizi su Iarga è gestita da organizzazioni gigantesche (trust), ognuna composta da milioni di prestatori d’opera.
Su Iarga nulla è pagato, ma solo registrato.
Nel centro di calcolo di ogni cilindro di abitazione, viene registrato ciò che ciascuno consuma e si controlla che non sia più di quanto abbia diritto a ricevere.
Tutte le registrazioni passano attraverso questi calcolatori collegati ai grandi “magazzini di blocco” di ogni cilindro di abitazione.
In questo modo, non si compra niente, ma di tutto si esercita il diritto d’uso.
Si tratta quindi di qualcosa di simile alla proprietà com’è intesa da noi, solo che i beni – ad esempio case e automo- bili – alla morte dell’utente, ritornano alle organizzazioni che le hanno prodotte.
Quest’ultime, durante la vita del bene, garantiscono il mantenimento, le riparazioni ed una durata determinata. Per questa ragione, tutti i beni di consumo sono di ottima qualità.
Infatti, la riparazione non è solamente costosa, ma è anche terribilmente inefficiente.
Tutto ciò che viene prelevato ha un costo in ora/lavoro (“ura”).
Ogni persona ha diritto a poter spendere gli “ura” a sua disposizione scegliendo i prodotti di trust diversi. Ognuno ha interesse a comprare dove pensa di spendere meno per un prodotto di maggiore durata, qualità o comodità.
I trust quindi hanno interesse a produrre prodotti di ottima qualità e con la maggior durata pos- sibile.
Su questa base i trust entrano in competizione per ottenere i risultati aspettati da chi si serve da loro.
Un trust non cresce o muore se fa o non fa utili, ma solo se produce o meno prodotti di qualità e beni di consumo confortevoli e che durano molto.
In un sistema dove tutti lavorano e dove non esiste la proprietà personale, che senso ha dare un prezzo alle cose e uno stipendio alle persone?
Molte potrebbero essere le motivazioni, ma una che appare evidente è la necessità di garantire che nessuno possa, anche senza premeditazione, dotarsi di più beni e servizi di quelli che gli spettano.
È quindi un buon sistema di autoregolazione, che garantisce la possibilità di orientare e decidere come spendere ciò di cui ha diritto.
Uno che ama la musica, ad esempio, può dotarsi di più strumenti musicali e uno che ama viaggiare può investire in viaggi; ciò che è importante è che vengano salvaguardati l’equità e i desideri di ognuno.
Stefan chiede se su Iarga esista la pubblicità.
La risposta è che la grande quantità di denaro e di lavoro, cioè la parte di produzione che consumiamo per questo tipo di attività ed in misura sempre maggiore, è veramente l’ultimo limite che una mente non efficiente può raggiungere.
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La pubblicità spinge a procurarsi sempre l’ultimo tipo di qualsiasi cosa e questo prima che il periodo tecnico di effettivo invecchiamento dell’oggetto sia trascorso.
La conseguenza di tutto ciò è un dispendio di beni ed una forma diretta di diminuzione di pro- sperità. Significa sciupare inutilmente capacità produttiva e materie prime, oltre a non sfruttare a fondo e completamente ciò che si è prodotto con un alto costo, sul quale la stessa pubblicità incide in misura notevole.
La corsa a comperare sempre l’ultimo prodotto, inoltre, spinge gli individui all’invidia reciproca e all’egoismo; secondo la loro etica, ciò è considerato criminale, un’incitazione al materialismo che loro considerano un pericolo morale contrario ad ogni sentimento di giustizia.
In una società super-civile si ha diritto non solo alla libera espressione delle opinioni, ma, soprattutto, alla libera formazione delle opinioni.
La propaganda, l’informazione parziale e pressante, continuamente ripetuta, impediscono la libera formazione delle opinioni e questa, per loro, è una discriminazione inaccettabile.
Su Iarga vi sono due organizzazioni di consumatori mondiali che operano una ricerca di mercato totale. Esse analizzano i valori d’uso e la qualità di tutte le merci, ed aiutano ed indirizzano il pubblico – riferendosi a scienziati ed esperti indipendenti – illuminandolo nel modo più oggettivo sull’assortimento disponibile.

Queste due organizzazioni, poi, stimolano i trusts a produrre le merci di cui si sente la necessità.
Un altro argomento, che determina la scelta del consumatore, è l’importanza dell’economia in materie prime. Una razza che vive proiettata verso il futuro tende al massimo riciclo delle materie prime, che divengono sempre più scarse quanto più vecchio diviene il pianeta.
Su tutto ciò, le due organizzazioni mondiali di consumatori esercitano una notevole influenza, poiché essi hanno il pubblico alle loro spalle.
A capo di ogni trust c’è un presidente che coordina tutta la gestione. Stefan si incuriosisce e chiede quanti “ura” vengono riconosciuti a uno di questi presidenti.
La risposta è che il fine ultimo di un sistema economico universale è il livellamento dei salari, ma, anche su Iarga, nel periodo iniziale questo non è stato possibile. Fermo restando che tutti gli abitanti lavoravano, per le occupazioni più umili era stato fissato un minimo che garantiva di poter vivere molto dignitosamente e, per le attività più qualificate, un massimo che non poteva su- perare quattro volte il minimo.
Stefan obietta che sulla Terra nessuno sarebbe disponibile a ruoli di responsabilità per uno stipendio solo quattro volte superiore al minimo sociale. La risposta è che questo non è vero; basta che il minimo sociale sia sufficientemente alto per garantire quanto necessario e dignitoso.
Il governo mondiale di Iarga ha un controllo completo sull’economia e su tutti gli abitanti.
Quindi esso è in grado di conoscere il reddito totale della popolazione mondiale in “ura” e da questo stabilire il prezzo di costo di produzione del benessere.
Viene diviso il prezzo di costo totale dei beni per il reddito totale, determinando un “macro-fattore “.
Questo è il numero a cui il prezzo di costo di un bene prodotto dai trusts viene moltiplicato, per determinare il prezzo per il consumatore. In altre parole, la produzione viene suddivisa fra il numero totale di persone esistenti e in proporzione al diritto d’uso (reddito).
Quelli che sulla Terra sono costi generali sostenuti con le tasse, su Iarga vengono inseriti, con un sistema di ripartizione proporzionale, sui prezzi dei prodotti.
Si potrebbe pensare che i prodotti, gravati da questi costi, siano molto cari; in realtà sono molto più bassi dei nostri perché tutto dipende dalla mole di produzione.
Mondialmente parlando su Iarga c’è una produzione pro-capite di beni che è 20 volte quella sulla Terra.
Come dicevamo su Iarga tutti lavorano.
Per la produzione dei beni e dei servizi necessari sono sufficienti 3 ore al giorno di lavoro.
Com’è possibile che bastino solo 3 ore al giorno per una produzione così elevata?
La prima risposta è che su Iarga non esistono disoccupazione e sottosviluppo e tutti concorrono alla produzione. Esiste poi un livello di meccanizzazione elevatissimo per cui buona parte delle attività, che sulla Terra sono ancora svolte dall’uomo, vengono svolte dalle macchine.
I beni materiali sono costruiti con l’obiettivo di durare il più a lungo possibile e comunque molte volte più dei nostri.
La componente più importante, però, è determinata dal fatto che sulla Terra moltissime persone svolgono attività che su Iarga non servono e che tolgono forze alle attività produttive effettive.
Su Iarga non c’è nessuna banca, assicurazione, borsa valori e nessun ufficio di collocamento né agenzie di intermediari.
Nessun commerciante, nessuna pubblicità, niente relazioni pubbliche.
Nessun partito politico, nessun sindacato.
Niente servizi provinciali e comunali che sono invece affidati ai grandi trusts.
Nessun architetto, nessun urbanista, nessuna commissione per la prote- zione del paesaggio o di qualsiasi altro tipo. L’attività più dispendiosa, che sulla Terra rappresenta il 25% di tutte le altre attività, è quella relativa agli apparati difensivi.
Su Iarga non ci sono eserciti, polizia, carabinieri, finanzieri, guardie, etc.; non ci sono produzioni di armi, aerei e mezzi di difesa e di offesa di alcun genere; non ci sono guerre, eccidi e distruzioni. Non ci sono prigioni, personale e mezzi collegati a istituti di pena.
Questa problematica realtà è principalmente una conseguenza delle differenze sociali.
Nessuno ruba se ha già tutto ciò che gli serve e non la ruba a chi ha le stesse cose che ha lui.
Dopo aver ascoltato molte altre spiegazioni sui principi economici di Iarga, Stefan chiede se ci sono le differenze tra coloro che eseguono lavori manuali e quelli che svolgono lavori concettuali o di ufficio.
Gli iargani rispondono che tutti concorrono ad espletare lavori manuali, compreso il presidente di Iarga.
La formazione nella scuola, nella famiglia e nella società crea un livello culturale così elevato e distribuito che non c’è più bisogno di una classe dirigente ed una esecutiva.
Quando si parla di lavoro si intende sempre quello di tipo esecutivo, mentre le mansioni direttive, ovvero quelle creative, vengono svolte nel tempo libero, disinteressatamente, proprio come quello che noi chiamiamo hobby.
Stefan è curioso di sapere se presso di loro esista ancora qualcosa di simile a gruppi o governi nazionali. Assolutamente no! La sola parola nazionalismo causa loro fastidio.
Il nazionalismo, in realtà, non è altro che la copertura del protezionismo di gruppo, dell’egoismo di gruppo, dell’aggressività e dello spirito di rivalsa.
Sono discriminazioni belle e buone e proprio di quelle che causano gli armamenti. Secondo loro, noi dovremmo rinunciarvi il più presto possibile.
Stefan chiede se essi disapprovano i nostri legami nazionali.
Gli viene riposto che nelle società primitive i legami nazionali sono necessari per far fronte alle discriminazioni esterne.
Tuttavia, prima o poi è necessario cominciare ad abolire le discriminazioni e portare l’apparato totale di produzione e servizio in grandi trusts internazionali.
Fatto questo, non è difficile eleggere un governo mondiale e fare a meno dei governi nazionali, se non altro perché essi causano una diminuzione del reddito.
Stefan chiede che senso abbiano le elezioni in un mondo con un sistema totalitario di giustizia.
La risposta è che su Iarga si eleggono l’organo di presidenza e i saggi del governo mondiale.
Tuttavia, specificano che non interessa loro chi sarà eletto, bensì quali sono i criteri e le istanze per la selezione dei candidati.
Affermano, poi, che per loro è inaccettabile che sulla Terra si continuino a scegliere uomini che, dopo essere stati eletti, fanno solo il proprio comodo e antepongono i propri interessi a quelli della comunità.
Su Iarga, comunque, il Presidente e i Saggi hanno solo un ruolo di gestione e di coordinamento, perché le attività di governo sono decise da tutti indistintamente, attraverso i referendum.
Viene proposta una lista di domande concrete circa le quali tutti hanno la possibilità di fornire risposte effettive.
Vengono istituiti dei referendum sia per la soluzione di problemi mondiali sia per affrontare problemi locali e le decisioni vengono prese con la maggioranza di due terzi.
Questa è la massima espressione possibile di democrazia.
È evidente che una super-democrazia come quella di Iarga è attuabile soltanto perché su tale pianeta si dispone di un sistema informatico mondiale con un accesso capillare che mette in rete tutte le famiglie del pianeta. Come sopra sostenuto, poi, ciò è possibile anche per l’alto livello culturale e mentale della popolazione iargana. Una simile possibilità sulla Terra è ancora un’utopia.
La vita nei cilindri domiciliari
È passata l’una e Stefan avverte fame. Chiede di sospendere le attività per poter mangiare i pa- nini e bere il caffe che ha con sé. Chiede se anche loro devono mangiare, ma essi rispondono che lo avrebbero fatto più tardi alla fine di questa parte dell’incontro.
Mentre mangia, un filmato mostra come si svolge la vita dentro un cilindro domiciliare.
Nel suo libro Stefan descrive minuziosamente tutto ciò che ha visto e tutto quello che la voce descriveva.
Riporta inoltre tutte le domande e le risposte ricevute in merito alle cose non comprese.
Un aspetto interessante e in sintonia con i principi di efficienza degli iargani, è che buona parte degli abitanti di un cilindro domiciliare lavora nel cilindro domiciliare stesso.
Su Iarga l’obiettivo è portare il lavoro verso l’uomo anziché l’uomo verso il lavoro.
Il traffico delle nostre città e nelle nostre strade nelle ore di punta è un grave errore.
Seduti su auto e camion, lottiamo con impazienza e irritazione negli imbottigliamenti; ci muoviamo tutti nelle stesse ore e nel maggior numero possibile.
Su Iarga tutto ciò non esiste.
Si tratta di uno spreco di tempo, di energie e di mezzi assolutamente inutile, che si trasforma direttamente in un abbassa- mento di benessere.
Nel calcolare l’efficienza del benessere, si deve considerare con la massima attenzione il fattore “spreco”.
La nostra inefficienza costituisce per loro motivo di grave dissenso.
Ogni cilindro domiciliare ha le sue scuole e i suoi ospedali.
Essi sono sistemati insieme ad altri ambienti sociali al piano superiore, col tetto di vetro come soffitto.
Le aule scolastiche sono raggruppate quattro a quattro in vari quadrati.
Le pareti tagliano ogni quadrato secondo le diagonali, per cui si hanno quattro triangoli a vertici convergenti.
Ciascuno di questi vertici contiene un grande schermo, sul quale si proietta la lezione.
Il modo di trasmettere la conoscenza avviene come per Stefan, con l’immagine accompagnata da un semplice commento. La macchina che irradia onde pensiero fa il resto.
Riguardo a questa macchina, crediamo che Stefan nel 1967 non avesse le nozioni per poter comprendere una possibilità tecnica come questa.
Oggi invece, grazie ai recenti traguardi informatici, lo possiamo meglio comprendere.
Con la telecamera e il microfono di un computer portatile, che rappresentano i nostri occhi e le nostre orecchie, è possibile, infatti, registrare parole e immagini nella sua memoria interna.
Queste stesse parole e immagini possono poi essere trasferite via wireless da un computer all’altro.
E’ plausibile pensare, quindi, che società molto più evolute di noi abbiano strumenti che consentono di registrare in un cervello umano immagini e parole con una tecnologia “wireless” senza dover ricorrere all’uso degli occhi e delle orecchie.
Dopo tutto il cervello è un organo fisico, concettualmente paragonabile alla memoria di un computer.
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Tornando alla scuola del cilindro domiciliare, nel vano quadrato, che si trova fra i quattro schermi, siede un addetto che funge da psicologo sorvegliante.
Egli (od ella) osserva i bambini, con il doppio compito di vigilare su di essi e di dare notizie ai genitori sull’educazione dei loro figli.
Le lezioni vengono impartite con un sistema che oggi definiremmo computerizzato; sono uguali in tutto il pianeta e procedono ovunque di pari passo.
In altre parole, nello stesso giorno, in tutte le scuole dello stesso grado, si insegna la stessa lezione.
Il grande vantaggio di questo sistema è che, un’eventuale trasferimento della famiglia dell’alunno, non presenta nessun problema.
Il bambino può continuare con la stessa lezione nella nuova scuola.
Ci sono ospedali in ogni cilindro di abitazione, quello che fanno vedere a Stefan, però, è un ospedale molto grande che occupa buona parte di un cilindro di abitazione e la restante è riservata alle abitazioni di tutto il personale.
Stefan fa una descrizione dettagliata di tutto ciò che ha visto, ma crediamo che sia quasi superfluo sottolineare anche qui la grande qualità delle strutture, delle attrezzature e del servizio.
Quello che invece ci colpisce di più è che Stefan racconta che gli ammalati leggono libri e giornali su una specie di “piastra di vetro” dove distinguono scritte e immagini che possono essere sfogliate pigiando dei bottoni.
Descrive qualcosa di perfettamente simile i nostri tablet, che nel 1967 Stefan non poteva conoscere.
I cristalli liquidi vennero scoperti nel 1988 e i primi prototipi di schermi piatti a cristalli liquidi sono stati prodotti negli anni 90.
Trattandosi di un ospedale in cui si eseguono anche operazioni chirurgiche e trapianti, Stefan chiede perché non ci danno nozioni utili in questo campo così importante.
Ricordiamo che il primo trapianto di cuore è stato fatto nel 1967 e il trapiantato morì 18 giorni dopo.
I principi di rigetto non erano conosciuti e solo nel 1980 venne utilizzata la ciclosporina come farmaco antirigetto.
Il fenomeno del rigetto rappresenta tutt’oggi un limite nella tecnica dei trapianti.
La risposta degli iargani è che la tecnica dei trapianti richiede conoscenze sull’origine della vita che per noi sono ancora fuori portata.
Il corpo umano può essere paragonato a una radio; se essa è fuori il raggio d’azione di una stazione emittente è come se fosse un oggetto inerte.
Solo le onde dell’emettitore la trasformano in una radio vera e propria.
Allo stesso modo la creatività cosmica, attraverso la radiazione biologica, dà vita ad un corpo animale od umano.
Tornando al paragone tra la radiazione biologica e le onde di una stazione radioemittente, si può dire che ogni essere vivente ha il proprio tono.
L’organo o il tessuto trapiantato devono es- sere sintonizzati con una radiazione biologica applicata artificialmente.
Una società super-civile conosce e domina la radiazione biologica, e per questo ha la possibilità di dominare la vita e la morte
Stefan si chiede se allora su Iarga non muoia più nessuno.
A tal proposito gli viene spiegato che queste conoscenze li obbliga ad applicare un’etica medica diversa dalla nostra.
Essa prevede di poter ristabilire la possibilità di essere felici e non di prolungare a tutti i costi la vita, se essa deve terminare per disposizione naturale.
Dopo questa spiegazione sul tema dei trapianti i filmati continuano mostrando la vita dentro i cilindri domiciliari e nelle famiglie.
Stefan si sofferma a descrivere uomini e donne intenti nelle varie attività domestiche.
Quello che ancora una volta lo stupisce, è il modo in cui si trattano.
Non ha mai visto una sola volta un uomo seduto o in piedi vicino ad una donna, senza che egli le tenga almeno il braccio attorno.
Un abbraccio completo era il saluto normale.
Visto e considerato che tutti si abbracciavano, era da escludersi che si trattasse di marito e moglie secondo il concetto terrestre.
Anche i bambini erano coinvolti nel diffuso cerimoniale di abbracci e contatti.
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In una delle scene, infatti, alcuni adulti e bambini stanno seduti o sdraiati in tutte le posizioni e si comportano come coppie innamorate.
Per quanto riguarda i rapporti fra uomo e donna possono essere comprensibili accarezzamenti e vezzeggiamenti piuttosto intimi, ma visto che questi rapporti si verificano anche tra uomini e tra donne, e si manifestano con un contatto diretto, Stefan resta un po’ interdetto.
Comincia però lentamente a capire che queste moine sono più una posa che altro, dato l’interesse dei presenti per la conversazione generale, caratterizzata da suggestivi movimenti passionali.
Così qualcuno si alza e va a sedersi vicino a un altro, dove poi, grazie a un nuovo abbraccio, la conversazione continua con ardore rinnovato.
Stefan allora chiede se quel loro modo di amare abbia qualche cosa a che vedere con il sesso.
La risposta è che la relazione sessuale riveste un ruolo indispensabile, ma è poco importante nel loro concetto di amore che si basa invece sulla creatività nelle espressioni sentimentali ed umane.
Stefan si meraviglia di tutto questo, perché nella nostra cultura terrestre i contatti fanno parte solo dell’intimità; per il resto è normale piuttosto la diffidenza e la distanza.
Crediamo invece che questo sia veramente uno dei limiti della nostra socialità.
Molti studi recenti sottolineano come l’uomo abbia profondamente bisogno delle carezze, degli abbracci e della stima degli altri.
Tali atteggiamenti sono considerati curativi per molte problematiche di tipo psicologico e relazionale.
Varie specie animali, raf- forzano lo spirito e l’unità del branco, stando saldamente vicini e scambiandosi contatti ed effusioni.
La specie umana, che ha messo la sua intelligenza al servizio dell’egoismo, si è dimostrata da sempre più ostile che amorevole verso i suoi simili e ciò ha probabilmente costretto a sacrificare i sui innati istinti. Questa perdita ci abbrutisce penalizzando la sfera dei sentimenti e della socialità.
Crediamo che in futuro si debbano recuperare questi valori.
Un’altra caratteristica, che si collega ancora alla socialità di questo popolo, è che, in quegli enormi appartamenti a due piani di 400 metri quadrati ciascuno, vivono insieme più famiglie. Hanno camere separate, ma mangiano e svolgono comunitariamente, con ruoli analoghi tra maschi e femmine, tutte le attività domestiche.
Miriam fa la casalinga e la mamma a tempo pieno.
Stefan s’incuriosisce vedendo queste scene di famiglia e pone una serie di domande.
Tra queste chiede se le donne di casa svolgano anche un lavoro.
La risposta è che su Iarga, come non esistono differenze tra classe dirigente e classe ese- cutrice, non esistono differenze nemmeno tra uomini e donne. Tutti i lavori domestici sono svolti sia dell’uomo che dalla donna.
C’è comunque una specificità dove la donna riesce meglio e per la quale si sente più attratta e realizzata: l’educazione e l’istruzione dei bambini e quindi dei figli.
L’educazione di un bambino, fino al tipo umano mentalmente stabile e sviluppato richiesto da una civiltà elevata, è un compito complesso e difficile.
Anche le donne che non hanno figli svolgono questo ruolo di educatrici.
Nella scuola si fa uso dei filmati e dell’irradiatore immateriale per fissare nella mente le nozioni, ma il bambino deve poi essere aiutato a servirsene come esperienza, e questa è la parte più impegnativa.
Una società che aspiri al livellamento dei salari deve investire molto nella formazione mentale dei suoi componenti.
Il disinteresse o altruismo nelle relazioni personali e famigliari
Nei filmati che seguono, Stefan osserva una scena in cui un gruppo familiare si alza da tavola dopo aver fatto alcuni gesti che assomigliano ad un cerimoniale o ad una preghiera.
Riferendosi a questa scena chiede se loro sono religiosi.
La risposta è stata che il loro concetto di religione è talmente evoluto e diverso da non poter essere più comparato al nostro.
Stefan afferma di essere di fede cristiana e loro rispondono che sarebbe bene chiedersi come un qualsiasi individuo delle classi abbienti possa dirsi, in tutta onestà, “cristiano”.
Gesù Cristo ha condannato in modo inequivocabile e fermo le discriminazioni sociali, perché sono la principale fonte delle ingiustizie e dei mali del mondo.
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La Terra dimostra in modo lampante l’esattezza di questa posizione di Cristo.
Il caos sociale esiste e se ne intravedono già i pericoli per la nostra umanità.
Ora, solo le grandi potenze dispongono di armi chimiche e nucleari, ma in futuro potranno venirne in possesso anche piccoli gruppi nazionali.
Questa situazione diverrà sempre più pericolosa col passare degli anni.
È estremamente urgente e necessario avviare un processo di eliminazione delle discriminazioni tra uomini e popoli.
L’amore cristiano è un presupposto irrinunciabile affinché una umanità arrivi all’integrazione cosmica.
Solo l’atteggiamento disinteressato, che produce l’efficienza originale dell’ordinamento naturale, dà ad una razza intelligente la sicurezza di sopravvivenza per arrivare all’integrazione cosmica.
Raggiunto il traguardo del disinteresse, un altro problema, di cui noi non abbiamo la reale percezione, ma che si frappone sulla strada dell’integrazione cosmica, è la selezione di riproduzione.
Il mondo animale e le società primitive sono impietosamente selezionati dalle leggi della natura.
La conoscenza medica, che è una tappa inevitabile e positiva di una società in evoluzione, quanto più si sviluppa quanto più blocca la selezione naturale.
La specie che non sostituisce la selezione naturale con una efficiente selezione di riproduzione, è destinata a perire.
Non occorrono artifici e violenze: la selezione di riproduzione si fa in base a conoscenze precise dei processi riproduttivi e delle combinazioni genetiche.
La scelta del partner, per generare un figlio, esige amore, ma anche compatibilità genetica.
Stefan rimane perplesso di fronte a questa informazione e chiede come possono essere compatibili la libertà, da loro considerata fondamentale, con la selezione di riproduzione, che limita evidentemente la scelta dei compagni.
La risposta è che ci si deve accordare con disinteresse, cioè separando con senso di responsabilità le due esigenze: la scelta del compagno e il desiderio di un figlio.
L’amore nella coppia è un valore irrinunciabile, ma il diritto a una vita normale e sana del proprio figlio è un valore ancora più importante.
Stefan chiede se loro ricorrono alla riproduzione artificiale.
La risposta degli iargani è che essa è controproducente nel processo di sviluppo di una specie umana. Il gesto procreativo nasce dall’amore e dall’intesa di coppia. I genitori, quindi, sono quanto di meglio la natura ha previsto per formare la mente dei loro figli, prepararli alla vita e dare loro la consapevolezza del bene e del male.
Un compito laborioso e complesso, che è possibile solo partendo dai genitori naturali e dalla varietà del gruppo familiare e sociale.
Non è importante, quindi, generare bambini, ma educarli.
La selezione di riproduzione, che privilegia il figlio rispetto alla coppia, si fonda sul disinteresse che è la norma alla base dell’immortalità di una razza intelligente.
Per gli iargani il disinteresse è il valore da cui dipende l’immortalità di una specie umana, ma è anche il presupposto perché un uomo possa essere felice.
Ogni essere umano aspira alla felicità e per raggiungerla usa l’intelligenza, ma soprattutto la creatività.
Ci sono due tipi di creatività: quella materiale e quella immateriale.
La creatività materiale aspira a migliorare le proprie condizioni di vita.
Poiché la creatività materiale è orientata soprattutto alla conquista del potere e al possesso, essa è la causa di tutte le miserie sul nostro pianeta.
Con la creatività materiale, l’egoista, raggiunto un obiettivo, va alla ricerca di un altro, ad esempio un reddito maggiore o una posizione più alta, e continua a spingersi in avanti perché solo così ottiene soddisfazione.
Ma arriva il momento in cui egli, per vecchiaia o malattia, si deve fermare ed allora il suo mondo crolla e consuma il resto della sua vita irrequieto con se stesso e con gli altri.
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La creatività immateriale, che si può identificare col nostro amore cristiano, è, invece, l’aspirazione al miglioramento delle condizioni di vita degli altri. Essa dà una sensazione di felicità costante. Si esprime in sollecitudine, convivenza, interesse, tolleranza, amicizia, stima, ammirazione; in altre parole, disinteresse o amore altruistico.
Ogni azione disinteressata aumenta il livello della propria dignità e il senso di appagamento. In un uomo disinteressato sono percepibili la personalità e la saggezza che sono valori non soggetti alla sfortuna o all’invecchiamento. Un tale uomo è invulnerabile nel sentimento di dignità, di pace con se stesso e di felicità.
Non c’è scampo a queste regole; le leggi naturali selezionano duramente e impietosamente sulla base del disinteresse. Solo una specie umana fondata sul disinteresse, e quindi con una struttura immateriale, può sopravvivere.
Stefan chiede se tutto questo dovrebbe essere valido anche per noi perché egli non riesce ad immaginare il nostro mondo con esseri che si amano l’un l’altro.
Gli iargani rispondono che questa affermazione contrasta con il suo dichiararsi cristiano e che il cristianesimo si fonda sull’amore così come si fondano sull’amore altre religioni come ad esempio il buddismo. Per cercare di chiarire questo valore gli iargani fanno questo esempio:
«Raffigurati la situazione di un uomo che comperi con i propri mezzi un’automobile, la revisioni completamente con le proprie mani e la dia poi disinteressatamente a un invalido. Un atto di altruismo chiaramente di prim’ordine.
Quest’uomo aumenta la propria dignità rispetto a se stesso e agli altri, ottiene un po’ di pace con se stesso ed aumenta la sua saggezza e stabilità di uomo.
Anche quando dovesse sembrare che l’invalido, per ragioni materiali, dopo un po’, non sia più soddisfatto dell’auto ed aspiri ad un’auto migliore. Un uomo veramente disinteressato non si irrita dell’irriconoscenza altrui, cerca solo la possibilità di essere uomo e i sentimenti di riconoscenza non hanno alcuna funzione
Al contrario, li evita.
La tendenza alle manifestazioni di gratitudine è cioè egoismo puro, orientato verso il proprio io».
Continuano poi dicendo che solo un uomo capace di amore può mettere al mondo figli che saranno veramente liberi e felici.
Sottolineano che lui ha potuto vedere come su Iarga gli uomini si amino gli uni e gli altri, al punto che anche l’amore di coppia non si chiude in se stesso, ma si apre agli altri, cosa per noi inconcepibile.
Appena i loro figli diventano maggiorenni sono sottoposti ad un test medico e psicologico e vengono ammessi al gruppo dei giovani che hanno ricevuto il diritto al voto e alla libertà sessuale.
Stefan, quasi scandalizzato, chiede se ciò significa che essi possano andare a letto con chiunque, sotto l’occhio vigile dei genitori.
La loro risposta è chiara e immediata.
L’idea che un giovane, che ha dimostrato di aver interiorizzato il valore dell’altruismo, porti a questo risultato, è ingenua.
Una relazione uomo-donna, basata unicamente sul sesso, è per loro impensabile.
Tutto è orientato, invece, verso la creatività nelle espressioni sentimentali e il rapporto sessuale passa in secondo piano.
In molte coppie, e soprattutto negli anziani, esso manca del tutto, senza che ciò rechi danno all’appagamento.
Alla domanda se utilizzano anticoncezionali essi rispondono che la libertà sessuale è possibile solo se l’uomo ha il completo controllo delle malattie e del concepimento.
A questo riguardo descrivono le loro norme matrimoniali.
Ogni persona può utilizzare una scheda perforata che rappresenta le proprie condizioni fisiche, caratteristiche ereditarie e livello mentale.
Una coppia può verificare se è idonea al matrimonio sovrapponendo le schede e verificando che la luce non passi attraverso di esse e quindi che nessun foro rimanga scoperto.
Questa è una delle prove che sostituiscono la primitiva selezione naturale e che consente ai due giovani di coabitare e generare dei figli.
Il matrimonio si basa sulla promessa di monogamia fino alla nascita del bambino, e sulla promessa di educare il figlio in buon accordo e con consapevolezza.
Il matrimonio è finalizzato a vincolare i genitori ai loro doveri nei confronti del bambino e rimane valido fino a che il figlio o i figli diventano maggiorenni.
Salvo il periodo in cui i bambini sono generati, entrambi sono liberi e possono avere relazioni con persone al di fuori della coppia senza che ciò turbi il loro accordo.
Stefan è sempre più perplesso di fronte a questa visione e apertura della coppia; chiede allora se su Iarga esista o meno una forma di matrimonio puramente monogamico come da noi.
La risposta è la seguente:
« No. Perché dovremmo amare solo una persona?
La vita non è forse più ricca e più intensa amando tutti gli uomini?
In un mondo con piena sicurezza di esistenza e libertà spirituale è egoistico voler avere una persona solo per sé e volerla escludere da altri rapporti sentimentali».
Continuano dicendo che maturità e saggezza richiedono contatti umani molteplici e profondi, perché solo così una persona può svilupparsi e diventare centro radiante di calore spirituale.
Anche chi non è sposato deve impegnarsi nel maggior numero possibile di relazioni umane.
Stefan chiede se c’è qualche differenza fra sposati e non sposati.
Gli viene spiegato che l’unica differenza è che chi non è sposato non può avere figli, perché non ha verificato e superato le prove di selezione; essi vivono in gruppi con coppie sposate e con figli.
Tali gruppi si formano a seconda dell’età e cambiano regolarmente composizione.
Tutti contribuiscono all’educazione dei bambini, assicurando così una formazione migliore.
Il confronto con persone sempre diverse, con altre opinioni e abitudini di vita, stimola la creatività nei contatti umani.
Sulla base di questo principio sia le coppie sposate, sia quelle non sposate si spostano periodi- camente.
Su Iarga non esistono frontiere e nazionalità ed i suoi abitanti sono nomadi che godono ininterrottamente del nuovo e del bello nella natura e negli uomini.
Questa libertà rende la vita un avvenimento grandioso, in cui il disinteresse e la creatività sono sempre rinnovati, consentendo all’uomo di crescere in saggezza e umanità.
Questa visione della coppia e del matrimonio, spiazza sicuramente tutte le visioni delle innumerevoli culture terrestri; in particolare quella cattolica che si fonda sui valori della fedeltà e dell’indissolubilità.
Noi, però, crediamo che i cattolici non debbano sentirsi minacciati.
Questi principi, applicabili e proficui su Iarga, sono assolutamente inapplicabili e controproducenti sulla Terra.
L’unico punto in comune tra la cultura matrimoniale terrestre e quella iargana è che il matrimonio deve garantire l’educazione, la responsabilità e un particolare amore verso i figli.
A differenza di quanto avviene su Iarga, però, sulla Terra il lavoro, la salute e il futuro, sono costantemente a rischio e la società non è in grado di tutelare i suoi componenti.
Questo compito è delegato esclusivamente alla famiglia, che però deve poter contare solo sulle sue forze e sulla sua unità.
Per la durezza di questa condizione, la coppia e in particolare la donna, che è nella posizione più fragile, hanno la necessità di contare su un matrimonio fedele e indissolubile.
Solo così, nelle nostre società terrestri, i figli potranno giovarsi della condizione migliore per diventare adulti e affrontare il loro futuro.
Stefan afferma di cominciare a capire quanto Iarga sia incredibilmente grandiosa.
Prima si era fissato ciecamente sull’uniformità, ma adesso gli risulta chiaro che le case, le auto e i treni non rivestono alcun interesse per gli iargani.
Il loro interesse è rivolto a ben altre cose.
Questo mettere al centro l’interesse dei figli tranquillizza un po’ Stefan che sottolinea di inco- minciare a capire che loro non sono attratti dalle cose materiali quanto dalle relazioni e dagli aspetti spirituali.
Le cose materiali hanno raggiunto una tale efficienza che non attirano più il loro interesse.
Abbandonano una casa con lo stesso piacere con cui vi entrano.
Essi sottolineano che questi continui spostamenti all’inizio hanno favorito la mescolanza delle razze e continuano dicendo che una civiltà è stabile solo quando, dalla mescolanza di tutte le razze, si arriva all’uomo finale, stabile nell’aspetto, nel colore della pelle ed in altre caratteristiche razziali.
Su questo tema essi fanno anche la seguente previsione:
«Sarà una razza umana di colore bruno quella che infine creerà la super-civiltà su questo meraviglioso pianeta».
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Stefan afferma di non essere razzista, ma di non condividere questa mescolanza di razze.
La risposta che riceve è che questa affermazione dimostra l’arroganza discriminante della razza bianca.
La legge naturale di una civiltà evoluta tecnologicamente, ma primitiva socialmente, prevede che la razza che discrimina sarà superata.
La razza bianca, per il maggiore benessere, si riproduce più lentamente delle altre razze, cosicché queste ultime diverranno di numero sempre maggiore.
Essa, come tipo biologico, è destinata a scomparire e ciò purtroppo potrà avvenire an- che in modo violento perché il continuo aumento e perfezionamento delle armi, trasformerà, una volta o l’altra, l’eccesso numerico in un eccesso militare.
Al di là di come questo avverrà – perché ciò dipende dai nostri comportamenti essi comunque prevedono l’annientamento del vantaggio tecnologico e della cultura della razza bianca.
Stefan ascolta perplesso e dice di trovare discutibile che la razza che per la sua intelligenza ha la guida dello sviluppo scientifico e che, quindi, si riproduce più lentamente sia condannata a scomparire, quasi per punizione.
Essi rispondono che è arrogante da parte sua sostenere che la razza bianca sia più intelligente; tale affermazione è infondata poiché la natura umana è identica ovunque, sulla Terra e nell’universo.
La possibile differenza in prestazioni intellettuali può avere origine solo dall’ambiente educativo e dall’alimentazione.
Chi ritiene che le differenze siano insite nella razza lo fa solo per stupidità e arroganza e contrasta con il “Diritto Cosmico”, ovvero con l’insieme delle norme e delle leggi dell’ordinamento naturale.
Stefan chiede se il “Diritto Cosmico” abbia a che fare con la nostra giurisprudenza.
La risposta è che esso non si basa su leggi scritte, processi e punizioni, quindi non si tratta più di giurisprudenza.
Appena le discriminazioni scompaiono e il lavoro e il benessere saranno equamente distribuiti, anche la criminalità e l’illegalità scompariranno.
Potrebbero persistere la violenza o la violazione individuale, esse però hanno poca fortuna in un mondo dove non esistono quelle collettive.
Esse sono deviazioni patologiche, quindi possono essere curate col trattamento medico e la rieducazione.
Secondo gli iargani, la giurisprudenza delle società terrestri è una conseguenza che risponde alla legge naturale, infatti, le discriminazioni, come la ricchezza, il progresso e il potere di una minoranza, possono venire mantenute solo con altre discriminazioni basate sulle leggi, sulle punizioni e sulle prigioni.
Il dialogo si interrompe e riprendono a scorrere le scene sullo schermo.
Una di queste mette in evidenza il rapporto uomo e donna nel matrimonio, così come concepito su Iarga.
La scena si svolge in una camera da letto del cilindro domiciliare.
Sedendo su una panca, una donna fa al suo sposo un racconto entusiasta delle sue esperienze.
L’entusiasmo della donna sembra in gran parte causato dall’incontro con un uomo delizioso, simpatico e spiritoso, insomma tutto.
Il marito reagisce normalmente, l’abbraccia e dice che può capire come altri uomini possano innamorarsi di lei e che è felice per lei.
Quindi, gli manifesta la sua gioia di poter dormire nelle sue braccia.
Ma lei gli fa osservare che è comodo fare la corte alla propria moglie; non si deve fare molta fatica.

Sarebbe ora di cambiare e pensare a Karoi, per esempio, visto che spera ardentemente che una volta o l’altra lui le presti un po’ di attenzione; ed è sicura anche che come donna ella abbia molto da dare.
L’uomo protesta, dicendo di essere ancora molto innamorato di lei; ma se ella avesse voluto un altro uomo… Lei, però, obietta che in tal modo lui si sta comportando male.
A causa sua, si stanno isolando dagli altri e stanno diventando un problema per il loro gruppo.
Inoltre, stanno dando un cattivo esempio ai loro figli.
Lui, allora, cambia metodo e le suggerisce che forse è il momento di pensare ad un terzo bambino; in fondo, si sono ripromessi di allevarne almeno tre.
Ma lei rifiuta.
Prima di tutto devono interrompere l’isolamento in cui si trovano, devono fare partecipi altri del loro amore, e dopo ne avrebbero parlato.
Lei lo supplica anche di rivolgere la sua attenzione su Karoi, poiché ne ha proprio bisogno.
La fine di questo atto unico è un abbraccio felice dal quale i nostri produttori cinematografici potrebbero imparare qualcosa.
Alla fine di questa scena, Stefan sempre più interdetto si rivolge agli iargani chiedendo se questa loro cultura matrimoniale sia basata su considerazioni pratiche, non potendo certo basarsi su valori etici elevati. Cristo, infatti, giudica l’adulterio severamente.
La risposta è che l’etica non è un valore assoluto e quello che Cristo ha detto è riferito alla civiltà terrestre.
Se mancano il disinteresse, la giustizia e l’efficienza, la libertà sessuale è illecita.
Questa risposta è illuminante perché fa comprendere che tutta questa esperienza vissuta da Stefan, non ha lo scopo di darci un modello tecnologico e sociale che possa essere seguito alla lettera, ma vuole essere solo uno stimolo a recepire i valori spirituali che stanno alla base e avere l’evidenza di come una società, così diversa dalla nostra, li ha recepiti e incarnati nella vita pratica.
Probabilmente, altre società super-civili hanno incarnato questi valori spirituali con modalità e forme ancora diverse.
Crediamo comunque che sia necessaria una riflessione su questa visione per noi a dir poco incredibile del matrimonio e della vita di coppia su Iarga.
La nostra cultura cristiana, condivisa comunque da molte altre culture, si fonda sull’unicità della coppia e l’indissolubilità del matrimonio.
Quale interpretazione dare a una visione così diversa come quella descritta dagli iargani?

Proviamo a mettere insieme alcune delle caratteristiche di questa società, per tentare di spiegare e forse comprendere:
1. La vita su Iarga, grazie alla selezione della specie e alle conoscenze scientifiche e mediche elevatissime, è molto più longeva della nostra e loro definiscono limitante e deviante vivere una vita intera con la stessa persona (50 anni può essere anche bello, ma 100 o 200 forse può di- ventare veramente deviante);
2. I nuclei familiari vivono in grandi appartamenti abitati da più coppie, con o senza figli.
La diversità delle esperienze è da loro definita ideale per l’educazione e lo sviluppo della socialità nei bambini;
3. L’amore, inteso come attenzione, premura e dedizione all’altro, non si esprime solo all’interno della famiglia e delle mura domestiche, ma, in quanto veramente fratelli, rivolto a tutti indistintamente.
Iarga di fatto è come un’unica grande famiglia;
4. L’individuo è educato e fortemente orientato agli altri e non a se stesso. La cultura disinteressata che loro predicano e praticano si basa sul concetto: io penso agli altri e gli altri pensano a me;
5. L’efficienza della società iargana ha creato un benessere smisurato, una sicurezza di esistenza illimitata che elimina ogni preoccupazione sul futuro di ogni suo singolo individuo.
Queste caratteristiche e l’apertura affettiva della società iargana, rendono incompatibile una visione chiusa della famiglia.
Tale visione, però, non può essere estesa alle nostre società, dove l’educazione e il sostegno dei figli richiede uno sforzo molto alto, che grava quasi unicamente sulla famiglia.
Essa, pertanto, deve essere solida e un punto di riferimento stabile.
È necessario poi che i genitori non solo si concentrino sui propri figli, ma siano pronti a sostenere anche le loro famiglie e quindi i nipoti.
Mancando una struttura sociale efficiente e la garanzia economica, questi genitori devono poi poter contare sul sostegno dei figli quando, diventati vecchi, saranno incapaci di badare a se stessi.
Questi semplici dati di fatto esigono quindi che la sinergia famigliare e la stabilità affettiva siano garantite.
La cultura monogamica, ma anche quella poligamica, che si fondano sulla stabilità e l’indissolubilità, sono la soluzione più efficace per affrontare la durezza della vita nelle nostre società terrestri.
Tutti questi limiti e questi vincoli decadono in una società stabile, super efficiente e con una totale garanzia di vita come su Iarga.
Dopo queste spiegazioni sui rapporti familiari e sociali, gli iargani dicono a Stefan che è bene sospendere. Loro desiderano cenare e dicono di farlo anche a lui per rivedersi dopo circa tre ore e chiudere la giornata affrontando il tema sull’ideologia cosmica.
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Stefan condivide questa esigenza e, dopo aver salutato, risale la scaletta e raggiunge la sua famiglia sulla barca.

L’ideologia cosmica
Al suo ritorno Stefan confida agli otto iargani che la situazione a bordo non è molto buona perché sua moglie, con il buio e da sola con i bambini, non è per niente tranquilla.
Rispondono di comprendere benissimo e lo incaricano di tornare subito a bordo a rassicurare Miriam che tutta la situazione è sotto il controllo delle loro apparecchiature.
Nessuno può avvicinarsi senza che loro lo sappiano; la barca ed il suo equipaggio, qui sono più al sicuro che se fossero ormeggiati al porto.
Rientrato dopo aver tranquillizzato Miriam, Stefan affronta il tema sull’ideologia cosmica chiedendo se loro credono in Dio.
La risposta è che le loro convinzioni non si basano sulla “fede”, ma sulla conoscenza della struttura immateriale dell’universo e sui valori su cui si fonda. Una discussione su questa conoscenza e questi valori non è, per ora, affrontabile.
In altri passaggi viene lasciato intendere che queste conoscenze della struttura immateriale dell’universo sono patrimonio solo delle società super-civili che hanno fatto il lungo percorso e raggiunto l’integrazione cosmica e, usando il termine inesistente sulla Terra, sono diventate onnicreative.
Gesù Cristo era un essere onnicreativo.
Iarga è un pianeta super-civile, come tale ha il diritto e le conoscenze per viaggiare nello spazio e di entrare in relazione con tutte le società super-civili, ma è ancora in cammino verso l’integrazione cosmica e l’onnicreatività.
Come definiscono l’onnicreatività?
Essi la definiscono come la forza che muove l’universo.
Noi la chiamiamo “Dio”, ma secondo loro il nostro concetto di Dio è troppo irrazionale ed è un simbolo di contrasti, carico di tradizioni e quindi poco utile.
Gli iargani utilizzano un’altra parola, derivata da “omnipotens”, e cioè creatività onnipresente, perciò “onnicreatività”.
Questo è il significato universale del campo di radiazioni immateriali che domina l’universo.
Di fronte a un panorama che mostra la via lattea percorsa da un’astronave, gli iargani tentano di spiegare a Stefan il concetto di onnicreatività.
Non sappiamo quello che Stefan sia stato in grado di comprendere, né se quello che lui riferisce, rappresenti in modo corretto i concetti espressi.
Per questo motivo qui ne riportiamo solo una sintesi.
«Spiegheremo in poche parole che cos’è la materia in relazione alla forza cosmica dell’onnicreatività.
La materia è massa (peso), energia conglobata, una trasformazione dell’energia immateriale (senza peso), del campo di radiazione cosmico.
La trasformazione avviene sotto l’azione di un enorme campo di forze, che crea le leggi fisiche cui ubbidisce tutta la materia.
Questo campo si chiama “campo portante “.
Pensa di nuovo a un radiotrasmettitore.
L’onnicreatività invia un campo portante che mantiene gli atomi una volta creati e crea le leggi di massa ed inerzia che ordinano l’universo».
Così, secondo le vostre idee, questo mondo è controllato solo da un sistema di leggi naturali, senza una guida intelligente?
«No, al contrario! Il processo genetico e di conservazione di questo mondo, viene controllato da un’intelligenza incommensurabile. Facciamo ancora un paragone con un radiotrasmettitore, sebbene un paragone materiale sia sempre un po’ zoppicante.
Il campo portante cosmico è l’onda portante (frequenza base) che mantiene la materia e assicura l’ordine naturale.
Precisamente come nella radio, l’onda portante serve alla trasmissione di impulsi creativi, cioè di pensieri e sentimenti (parole e musica).
L’intelligenza cosmica è infinita.
I vostri scienziati hanno la possibilità di descrivere molte creazioni naturali e l’ordinamento naturale generale, in modo da poterne riempire innumerevoli libri.
Ma tra le varie creazioni naturali ve n’è una che oscura tutte le altre.
Essa è il cervello di un essere umano.
La sola capacità di registrazione rivela un piccolo mondo in microtecnica.
Che tale volume limitato di sostanze chimiche possa contenere milioni di memorizzazioni e riprodurle immediata- mente è inimmaginabile, così come è inimmaginabile l’estensione del cosmo.
E questo è solo l’inizio.
L’intelligenza umana è in condizioni di manipolare le mutazioni disponibili e, mediante la deduzione e la sintesi, aggiungere selettivamente a quelle esistenti nuove mutazioni.
Può pensare logicamente.
Nella nostra ideologia facciamo una netta distinzione fra parte materiale e parte immateriale dell’esistenza umana.
Il pensiero logico, la memoria e la coscienza sono degli aspetti materiali.
Sono legati alla materia e non elevano l’uomo al di sopra della materia, né della bestia».
Stefan s’intromette anticipando che l’uomo ha una coscienza ed una consapevolezza naturale del bene e del male. Loro rispondono sostenendo che ciò non è vero perché lui stesso ha costatato che quello che su Iarga è positivo sulla Terra è negativo e viceversa.
Sulla Terra poi ci sono uomini che credono nella sacralità della vita e altri che in nome di Dio uccidono altri uomini convinti che Egli poi li premierà per questo.
La coscienza, quindi, è soggetta ad un processo materiale. Il pensiero logico e la memoria sono, a maggior ragione, un aspetto materiale. Anche un calcolatore elettronico può memorizzare e creare, secondo un processo logico, formule nuove utili allo sviluppo tecnico e scientifico.
Ma non può andare oltre, anche se lo immaginiamo costruito con tecnologie elettrochimiche o biochimiche.
Come si spiega allora che il cervello umano che è materiale, con i suoi processi mentali chimici e quindi materiali, sia in grado di creatività immateriale?
Ecco la spiegazione degli iargani: ogni forma di vita è per natura egoista, compreso l’uomo. Egli però, a differenza di tutti gli altri animali, ha un cervello strutturato per ricevere la radiazione immateriale del campo cosmico portante.
Il pensiero disinteressato, proprio ed esclusivo della specie umana, è di origine puramente immateriale; esso è un ponte diretto con l’onnicreatività.
Ma se l’uomo ha questa possibilità di entrare in contatto con l’onnicreatività perché ha creato tutta la miseria che vediamo sulla Terra?
«Perché l’uomo deve essere libero.
Solo nella libertà più completa è capace di pensare disinteressatamente.
Può sacrificarsi non per cieca fiducia o istinti naturali, ma per una disposizione spirituale (livello mentale) che si esprime nell’amicizia, nell’amore, nell’ammirazione, nella buona volontà, nella compassione o in altre forme di moto sociale.
Questo legame tra il mondo materiale e immateriale dà all’uomo il diritto eterno all’esistenza come fine creativo della materia.
È per questo che deve essere libero.
Immagina la situazione di un bambino che getti spontanea- mente le braccia intorno al collo della mamma e dica: “Tu sei la mamma più cara del mondo”; se ciò accadesse per uno stimolo disinteressato, senza secondi fini, questa sarebbe la creatività immateriale.
Ma supponi che il fanciullo dica queste parole spinto da altri o da un secondo fine.
Pensi forse che questa dichiarazione d’amore infantile abbia valore per la mamma?
Il presupposto è che solo quando il bambino è libero e agisce disinteressatamente, si può parlare di attività immateriale.
Un uomo che non sia libero non è in condizione di raggiungere valori elevati ed ha diritto solo all’esistenza come creazione materiale.
Una razza intelligente che sia guidata dalla mano di Dio attraverso la vita è impensabile.
Saremmo un teatrino di marionette, perfettamente guidato, senza dissonanze percettibili.
Ma l’uomo non potrebbe essere disinteressato e sarebbe infelice perché un mondo di questo tipo sarebbe sempre uguale».
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Egoismo e altruismo
L’uomo dal punto di vista fisico è un animale da preda che fa parte del creato alla pari di tutti gli altri animali.
Come sopra affermato il suo cervello, però, è dotato di una “antenna” capace di sintonizzarsi con il campo immateriale; con la propria libera creatività, quindi, l’uomo può realizzare l’integrazione cosmica.
Se rimproveriamo Dio delle miserie della Terra allora lo rimproveriamo di averci creati liberi e di poter realizzare la nostra felicità.
Il nostro limite è esclusivamente l’egoismo; quello che nella bibbia è identificato come il “peccato originale”.
Il termine “peccato originale” inteso come “egoismo” ha in sé un’accezione negativa, in realtà esso, nel progetto divino, è il motore fondante e insostituibile del regno vegetale e animale, e quindi anche dell’uomo materiale.
Questi, però, essendo potenzialmente capace di sintonizzarsi con il campo immateriale, è chiamato a superare la selezione naturale, per sostituirla con un’altra forma di selezione che si basa sulla creatività immateriale e sull’altruismo.
Ecco perché l’egoismo, anche se esso ha un ruolo insostituibile nel mondo materiale, nei confronti dell’uomo assume una valenza negativa e quindi di “peccato”.
Il mondo vegetale ed animale, con riferimento alla legge della selezione naturale, sono progettati volutamente egoisti.
Piante e animali, infatti, con intelligenze e corpi materiali di incredibile perfezione, si contendono aria, acqua, sole e alimenti, instaurando tra loro una continua “guerra”.
Una realtà cruda che rappresenta però l’unica soluzione possibile per trasformare un pianeta sterile in un pianeta vivo e rigoglioso.
In conclusione, se il progetto riservato al mondo animale e vegetale è quello di creare un habitat vitale, il progetto riservato all’uomo è quello di evolverlo per farlo diventare in un pianeta super-civile, dove gli uomini si amano gli uni gli altri, dominando le pulsioni egoistiche della loro natura animale e organizzando le relazioni sulla base dell’altruismo e quindi dell’amore .
Oggi le pulsioni egoistiche sono ancora prevalenti nella specie umana e i traguardi tecnologici, asserviti ad esse, rischiano di far fallirle l’obiettivo stabilito.
Nell’economia cosmica questo rischio è inevitabile e quando su un pianeta l’umanità fallisce autodistruggendosi, è costretta a lasciare il posto ad un’altra che ritenterà l’obiettivo mancato dalla prima.
Esistono ipotesi secondo le quali sulla Terra in passato si sarebbero già verificati dei fallimenti; per cui noi saremmo quelli che stanno ritentando.
I risultati attuali non fanno ben sperare, ma i fratelli cosmici che ci accompagnano ci incoraggiano dicendo che ci sono ancora possibilità di riuscita.
Stefan riprende a fare domande sul concetto di anima, di sopravvivenza dopo la morte e di coscienza.
Come precedentemente sottolineato, non sappiamo quanto lui abbia realmente compreso le risposte date e se la sua interpretazione rispecchi fedelmente i concetti da loro espressi.
Riportiamo comunque i concetti relativi alla “coscienza” e al rapporto che c’è tra essa e la parte materiale e spirituale dell’uomo.
Immaginiamo, dicono gli iargani, la situazione di un bambino che venga rapito da un gruppo di scimmie.
Da adulto si presenterà come un uomo, ma, di fatto, urlerà come una scimmia e si comporterà secondo le leggi che regolano la società delle scimmie e vedendo gli uomini fuggirà.
Assomiglierà più a un animale che a un uomo e, senza intervento esterno, resterà tale.
Che cosa sarebbe diventato lo stesso bambino se fosse cresciuto in un ambiente evoluto e con genitori agiati? Si sarebbe potuto chiamare Stefan, per esempio, come il protagonista di questo incontro.
Se si confronta la sua coscienza con quella della scimmia che avrebbe potuto essere, osserveremmo che il secondo non può parlare, non può esprimere i suoi pensieri come fa una per- sona umana ed ha, nonostante la sua intelligenza elevata, una coscienza poco più che animale.
Lo Stefan di oggi, invece, ha iniziato a sviluppare una coscienza cosmica e si rende conto della nullità della sua esistenza.

Con l’educazione e l’influenza dell’ambientale in cui è cresciuto, lo Stefan di oggi ha ricevuto una coscienza completamente diversa.
L’educazione è, quindi, un aspetto determinante nello sviluppo della specie umana.
Essa è il passaggio delle conoscenze dalla generazione passata a quella presente.
I primi uomini hanno imparato a parlare, hanno imparato ad accendere e ad usare il fuoco e successivamente a scrivere.
Ciò che l’uomo oggi ha raggiunto è dovuto al capitale mentale che tutte le generazioni, a partire dal primo uomo, hanno investito.
Questo capitale mentale è costituito dal passaggio delle conoscenze dei genitori ai loro figli, degli educatori ai loro allievi, degli artisti ai loro ammiratori, degli inventori alla loro tecnica.
La prima conclusione è che l’educazione, ovvero la comunicazione delle conoscenze, stimola la crescita della coscienza di una razza intelligente fino a raggiungere la coscienza cosmica finale.
La seconda conclusione è che il contributo individuale alla costituzione della propria coscienza è solo quella parte che uno aggiunge a quanto ha ricevuto con l’educazione.
Il resto è dovuto agli altri.
Ogni uomo usa la sua creatività per migliorare la propria vita o per migliorare quella degli altri e ogni espressione di creatività racchiude un valore immateriale eterno.
Intorno ad un pianeta abitato aleggia, come atmosfera invisibile, la capacità di creatività che viene resa disponibile ad ogni essere vivente: l’atmosfera della coscienza.
Essa determina l’atteggiamento mentale dei giovani che crescono e le logiche del loro comportamento.
Si rende necessario, però, approfondire gli aspetti qualitativi che possono determinare una coscienza cosmica.
Come sostenuto in precedenza, la creatività materiale alimenta l’atmosfera della coscienza orientata all’egoismo, e la creatività immateriale alimenta quella orientata all’altruismo e quindi al disinteresse.
L’uomo è chiamato a migrare lentamente dalla creatività materiale a quella immateriale.
Un mondo che conosce solo la creatività materiale, non ha futuro.
Cristo, nel Vangelo del giudizio finale, fa riferimento proprio a questa realtà e per la sua salvezza sprona l’umanità a svilup- pare la creatività immateriale. “Venite, benedetti, e ricevete il Regno che è stato preparato per voi dalla creazione del mondo”.
Questo è un invito destinato a coloro di cui Egli può dire: “Ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato da bere, ero straniero e mi hai accolto, ero nudo e mi hai vestito, ero malato e mi hai curato, ero in prigione e mi hai visitato, poiché tutto ciò che hai fatto per il più umile dei miei fratelli, lo hai fatto per me”.
A questo punto gli iargani gli dicono “capisci ora che cosa significano queste condizioni in realtà”?
A un’umanità senza questa etica elevata lo sviluppo tecnologico è destinato a sfuggire di mano e divenire causa di caos e annientamento.
Può arrivare il momento in cui un pugno di esseri aggressivi sarà in grado di preparare un’arma che potrà annientare il genere umano.
Cosa intendeva Cristo con le parole “Via da me maledetti, nel fuoco eterno”?
Intendeva la possibilità che l’umanità si estinguesse prima dell’integrazione cosmica. Se ciò avverrà, sarà solo per colpa collettiva, per un atteggiamento mentale ingiusto: “Avevo fame e non mi hai dato da mangiare…”.
L’annientamento del genere umano è, in senso letterale, il fuoco eterno dei dannati.
Poiché con l’ultimo uomo muore l’intera umanità dall’inizio dei tempi.
Queste sono le terribili conseguenze di un comportamento ingiusto.
Gli iargani ammoniscono che noi stiamo giocando un gioco irresponsabile con la morte eterna.
Un egoista si perpetua nell’atteggiamento egoista di altri, ed è di nuovo presente nei posteri per cogliere i frutti amari dell’egoismo.
Allo stesso modo, un altruista è nuovamente presente per coglierne i frutti dolci.
Per una legge cosmica, la creatività materiale non potrà mai raggiungere la meta finale dell’evoluzione umana, e gli egoisti saranno relegati in un binario morto che potremmo definire “dannazione”.
Ci sono due modalità perché ciò avvenga.
1. L’autodistruzione della specie umana.
2. L’annientamento dell’egoismo attraverso la selezione educativa e matrimoniale fondata
sull’altruismo.
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Chi si perpetua in un mondo che ha raggiunto la stabilità sociale?
Solo gli altruisti.
La scienza medica dominerà le leggi dell’ereditarietà e la selezione matrimoniale sarà orientata
nello sviluppo dell’intelligenza, del carattere, ed anche della bellezza fisica.
Questi due strumenti sostituiranno la selezione naturale fondata sull’egoismo e garantiranno in ugual misura che la specie non degeneri e perisca.
Il vantaggio è che così sarà garantita la sopravvivenza della specie evitando le sofferenze insiste nella selezione naturale.
Non ci sono alternative!
Solo in questo nuovo contesto la specie umana potrà sviluppare i processi che porteranno alla super civiltà e all’integrazione cosmica.
Quando questo processo si sarà affermato, l’egoismo scomparirà e l’umanità potrà raggiungere l’integrazione cosmica.
Gli egoisti che hanno dominato il mondo saranno relegati in quello che la Bibbia chiama fuoco eterno.
Attorno al pianeta aleggerà esclusivamente la cosiddetta “esisfera” che è la facoltà di amore disinteressato, ciò che nel mondo occidentale potrebbe essere definito “amore cristiano”.
Dunque sarebbe “Dio” stesso, ovvero la cosiddetta “onnicreatività” che si manifesta all’uomo come atteggiamento mentale stabile dicendo agli egoisti: “Via da me, dannati, nel fuoco eterno!”, e agli altruisti che si perpetueranno nell’esisfera: “Venite a me, benedetti!”.
Bandire l’egoismo, quindi, non rappresenta una forma di idealismo utopistico, ma è questione di dare o meno un futuro a questa nostra umanità.
Se ben osserviamo, Gesù Cristo, più che valori “religiosi”, ci ha trasmesso valori sociali.
L’uomo può raggiungere l’onnicreatività solo dopo aver pienamente realizzato la stabilità sociale.
L’ideologia universale non è più una “fede” o una “religione”, ma una “conoscenza”.
La “conoscenza”, nelle diverse società, si realizza dopo un processo complesso e lungo che ne- cessariamente passa attraverso un’interpretazione propria e quindi attraverso una “fede”.
Questo processo inevitabile giustifica e può mettere d’accordo cristiani con buddisti e con seguaci di altre religioni, ed anche con gli atei.
Nel tempo, però, lo sviluppo scientifico, in continua evoluzione, restringe i limiti dell’interpretazione e consente di analizzare tutti i dettagli della struttura immateriale.
Le diverse interpretazioni, quindi, inizialmente sono inevitabili.
Da ciò si conclude che una fede in atto non deve mai venire infranta, perché ciò sarebbe una discriminazione grossolana.
A detta degli iargani, a noi mancano la modestia e la saggezza per capire che nessuna ideologia o religione può pretendere di rappresentare la verità.
Solo sapendo che tutti percorriamo il sentiero lungo e tortuoso che porta alla conoscenza può consentirci di superare ogni contrasto.
Dunque, è l’arroganza che ci separa e che rende più difficile il cammino.
Su questo argomento, verso la fine dell’incontro, gli argani affermano:
« Per il fatto che le nostre spiegazioni sono state date con l’aiuto di testi biblici, non devi concludere che consideriamo da meno altre ideologie e religioni.
Al contrario, se avessimo incontrato invece di un cristiano, un buddista, un comunista o un umanista avremmo fornito una spiegazione da altri punti di vista »..
Abbiamo appreso che su Iarga la società si fonda sui valori di “efficienza”, “giustizia” e “libertà”.
Essa è una società estremamente uniforme: stesse case, stessi mezzi di trasporto, stessi diritti e accesso ai beni, stessa politica, cultura, razza, etc.
I valori di “giustizia” ed “efficienza”, in un mondo come questo, non v’è dubbio che siano pienamente realizzati, ma del valore della “libertà“ e della creatività, si può dire altrettanto?
Sulla Terra chiunque ha la libertà di creare e diffondere una sua politica, una sua visone economica, culturale, religiosa, medica, estetica, etc., ma su Iarga tutto questo non ha senso perché qui sembra già tutto stabilito.

In realtà la libertà e la creatività su Iarga non riguardano più quelli che per noi sono “bisogni primari” – per loro ormai totalmente soddisfatti, ma riguardano altri bisogni di natura sociale e spirituale oggi per noi distanti e in molti casi inconcepibili.
Un’altra obiezione che i detrattori possono fare sull’uniformità sociale di Iarga è che in tutte le scuole del pianeta s’insegnano le stesse cose. Sembrano quasi indottrinati e quindi non più liberi.
In realtà la scuola è orientata alla trasmissione delle conoscenze, preparando i giovani alla vita e rendendoli sempre più capaci e liberi.
L’indottrinamento non è applicabile alle conoscenze!
Esso può essere applicato solo alle ideologie e alle fedi religiose e, in questo caso, rende gli uomini più insicuri, intolleranti e quindi meno liberi.
Ma allora le ideologie e le fedi religiose sono qualcosa di negativo?
No, non lo sono; anzi sono l’unico strumento possibile in assenza di conoscenze.
Dovrebbero, però, essere considerate alla stregua delle ipotesi in campo scientifico, il cui valore deve essere accertato per ricondurle gradatamente nell’ambito delle conoscenze.
Si tratta di un processo lungo, ma deve essere affrontato e questo nostro trattato va in questa direzione, anche se l’obiettivo è molto lontano.
Fin tanto che in assenza di conoscenze ci si riferisce alle ideologie e alle fedi, come dicono gli iargani, si dovrebbe conoscerle e rispettarle tutte e in particolare avere il rispetto di chi le pratica.
Prendere posizioni pro e contro una fede è sempre deleterio.
Infatti, se nessuna persona avrà mai nulla da dire sui principi matematici, scientifici e le conoscenze in genere, grandi tensioni possono nascere, invece, se si parla di Dio, Budda, Allah o di capitalismo e comunismo.
Alla fine di queste affermazioni sulle ideologie terrestri, Stefan pone alcune domande su come loro sono riusciti a superare le tante difficoltà e a realizzare questo progetto di salvezza che a lui pare così utopistico.
Gli iargani si sono limitati a qualche risposta senza però approfondire.
Alla fine hanno detto a Stefan che era ora di chiudere questa prima giornata, di riflettere su quanto ascoltato e di riposa- re bene, così da essere pronto a continuare il programma dell’indomani mattina.
La super-civiltà e l’integrazione cosmica
La mattina successiva Stefan arriva di nuovo a bordo con cibi e bevande, pronto a iniziare una nuova giornata. Gli otto iargani, seduti sulle loro sedie regolabili e con l’indifferenza altera di chi si sente padrone della situazione, chiedono se a bordo va tutto bene.
Stare segregati a bordo un secondo giorno, non è proprio l’idea che Miriam e i bambini hanno di una vacanza, ma nessuno potrebbe trattenerlo dal concludere questo colloquio.
Lo rassicurano sul fatto che questa notte loro hanno programmato la partenza e che quindi anche lui avrebbe potuto riprendere la sua vita.
Iniziano ricordando che l’argomento della giornata è approfondire il concetto di super-civiltà; un argomento difficile per il membro di una società ancora completamente instabile.
Come già affermato all’inizio, una super-civiltà può essere realizzata solo se radicata sui valori di efficienza, giustizia e libertà.
L’efficienza crea un benessere e una sicurezza di esistenza, illimitati.
La giustizia elimina non soltanto le discriminazioni, ma anche le differenze di livello fra tutti gli uomini e quindi ogni criminalità.
La libertà dà spazio alla creatività immateriale, alle grandi migrazioni e alla fusione delle razze.
Il livello mentale aumenta fino al punto che la distribuzione del benessere non viene più controllata.
La responsabilità individuale sostituisce ogni sistema di amministrazione salariale e tutti i beni sono a libera disposizione di tutti.
Lo scopo ultimo dell’economia universale è allora raggiunto e l’uomo è libero da influenze materiali.
L’uomo diviene cosmopolita e amico di tutti.
Impara a pensare e a sperimentare attraverso la struttura di gruppo.
Con la fine dell’individualismo il pensiero è orientato a rendere felici tutti gli uomini.
Uno dei principi universali che gli iargani hanno più volte sottolineato è che «l’uomo può essere felice solo se vive fra uomini felici».
Rafforzano poi il concetto dicendo: «La buona salute fisica è una condizione essenziale.
Si perfeziona quindi la selezione di riproduzione garantendo la qualità fisica, ma anche estetica.
Quest’ultima deriva dall’aspirazione al bello artistico, estremamente sviluppato in una civiltà elevata.
Infine si arriva alla super-civiltà, fatta di uomini intelligentissimi e razionalmente sviluppati, che possono essere felici perché parte di un gruppo ampio che ha gli stessi suoi ideali.
Ha una struttura fisica leggiadra, armoniosa e possente ed una salute ottima.
Il suo interesse è volto esclusivamente all’amore, alla conoscenza, alla bellezza e alla felicità degli altri.
Egli considera il pensare a se stessi un’azione asociale.
Il desiderio di felicità individuale è trasferito sui propri simili: “Io penso alla felicità degli altri e gli altri pensano alla mia” ».
Stefan si dimostra un po’ scettico riguardo al fatto che questo “super-amore” sia possibile sulla Terra, ma loro rispondono che invece è possibile e che tutte le super-civiltà hanno seguito il nostro percorso.
Nella super-civiltà terrestre, essi dicono, gli uomini avranno un corpo armonioso e forte, e saranno più alti di Stefan.
Il loro corpo sarà il risultato di una secolare selezione di riproduzione, stimolata da un intenso esercizio sportivo.
Gli iargani sottolineano che loro sono più bassi di noi a causa della forte gravità del loro pianeta, ma che sono ben più alti dei loro antenati.
Loro fanno molto sport, ma escludono l’aspetto competitivo tipico di noi terrestri.
Il superuomo esercita lo sport come svago, ma soprattutto come disciplina per mantenere il suo corpo in buone condizioni fisiche e avere la possibilità di essere felice.
Tornando al cammino che attende noi terrestri, oltre all’evoluzione spirituale e fisica, dobbia- mo pensare all’evoluzione di tipo scientifico e tecnico.
Per noi è inconcepibile quale livello di sviluppo una razza assoluta può e deve raggiungere prima di essere veramente stabile.
Prima di tutto, dobbiamo arrivare a un controllo completo del pianeta, a partire dalle condizioni climatiche e del tempo, fino alle tensioni della crosta terrestre e quindi ai terremoti e agli spostamenti geofisici.
Le scienze naturali e la tecnica devono pervenire, quindi, a un livello tale che l’uomo possa controllare l’intera natura ed anche il cosmo.
Con la scoperta della ruota solare, che può sviluppare forze cosmiche senza reazione, divengono accessibili i viaggi spaziali interstellari con lunghi periodi di viaggio.
Gli otto iargani continuano con una serie di approfondimenti sul tema dell’integrazione cosmica di una razza super-civile.
Se pur con tanti dubbi e difficoltà, abbiamo affrontato le argomentazioni sulla super-civiltà, ma quelle sull’integrazione cosmica ci paiono alquanto difficili, probabil- mente anche perché la relazione fatta da Stefan è condizionata dalla difficoltà oggettiva degli argomenti e dai suoi filtri interpretativi.
Evitiamo quindi di riportare questa parte e riprendiamo dal punto in cui Stefan sottolinea di aver avuto l’impressione che, nel descrivere gli uomini onnicreativi, loro abbiano tracciato un parallelo con la figura di Cristo.
Gesù Cristo il primo uomo onnicreativo
«Certo, Cristo è stato il primo uomo onnicreativo.
Tutte le razze intelligenti conoscono un Cristo, cioè un membro della razza che diviene un simbolo dell’onnicreatività.
C’è però tutta una storia precedente.
Tutte le razze super-civili esplorano lo spazio e osservano i pianeti su cui si sviluppa la vita.
Sono razze non discriminanti, che rispettano le leggi naturali e cioè rispettano la vita intelligente, ma sono spinti a migliorare la qualità della razza mediante la selezione riproduttiva.
Vi sono razze assolute che sono molto simili a voi, e ci vien fatto di pensare che anche la specie umana terrestre potrebbe essere migliorata da incroci planetari.
Il fastidio di questi incroci è che quando li si attua, si devono eliminare le degenerazioni che possono insorgere, e che corromperebbero il tipo scelto.
Non devi considerare la selezione razziale interplanetaria come un aspetto deteriore del processo della creazione.
Anche noi consideriamo nostro dovere procreare su ogni pianeta che offra delle possibilità adatte allo scopo.
Che cos’è che spinge esseri super-civili a quest’azione? È il loro amore per la forza creatrice e il loro altruismo.

In altre parole, l’onnicreatività stessa regola il processo della creazione, con un innesto intelligente che si autocontrolla.
Tali navigatori spaziali fanno ancora di più; introducono l’amore per il prossimo e l’aspirazione al disinteresse fra le razze primitive intelligenti allo scopo di creare una esisfera embrionale.
Perché? Per il loro amore per l’onnicreatività, vogliono creare un numero sempre maggiore di razze intelligenti che abbiano la possibilità di integrazione cosmica.
E come si fa? Creando mediante la capacità di ricezione, per cui diviene possibile una ricezione diretta delle modulazioni del campo portante.
O, per parlare in termini radio: appena il circuito ricevente risuona, passa un segnale.
Cristo fu chiamato dal livello creativo dell’esisfera allora dominante.
Con ciò decadde il compito creativo della razza super-civile che vi accompagnava.
L’umanità era divenuta “suscettibile di vita”. Sfortunatamente, l’umanità non ha compreso il significato fondamentale della sua venuta.
Fu cioè “the point of no return” e “hands off” per altre razze intelligenti.
L’esisfera umana era stata privata della dimensione del tempo per il fatto che l’onnicreatività si manifestò nella sua razza. Esisterà sempre.
Non esiste via di ritorno.
L’umanità deve procedere e vi sono solo due possibilità, riuscire o fallire, cielo o inferno ».
«Cristo ha liberato l’esistenza umana dai suoi vincoli materiali e le ha dato una nuova dimensione creativa. Devi capire quindi che la Sua personalità ed i Suoi insegnamenti sono rimasti su questa Terra come proiezione dell’onnicreatività e sono divenuti parte dell’esisfera, cioè un aspetto della personalità degli uomini vivi. Ma non il Suo corpo e la Sua anima.
Se essi fossero stati integrati nell’esisfera allora avreste potuto conseguire l’integrazione cosmica, cosa allora impossibile.
Solo quando l’esisfera, raggiunto lo stadio energetico, diviene onnicreativa, Cristo tornerà in corpo e spirito sulla Terra.
In termini biblici: “Allora il Figlio dell’uomo tornerà fra gli uomini in potenza e gloria”.
In questo discorso degli iargani, riteniamo molto interessante il punto in cui si afferma che le razze super-civili considerano un dovere procreare e quindi portare la vita su ogni pianeta che offra la possibilità di farlo.
Questa affermazione ci porta al testo biblico in cui si dice che i figli di Dio si uniscono alle figlie degli uomini:
Genesi 6, 1-4 (Bibbia CEI 2008)
Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta.
Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo –, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.
Nel quinto capitolo, ci soffermeremo lungamente a spiegare che la Bibbia può essere interpretata in chiave ufologica.
Sosterremo con argomenti consistenti che gli extraterrestri hanno da sempre avuto un ruolo molto attivo sul pianeta Terra a partire da prima che l’uomo lasciasse traccia di sé nella storia.
C’è motivo di ritenere che il primo salto evolutivo significativo della specie umana, sia dovuto all’incrocio tra razze super-civili e la specie umana primordiale.
Sosterremo che l’umanità che noi conosciamo è di fatto voluta dalle società extraterrestri.
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Questa tesi spiega il dilemma sulla teoria evoluzionistica, conosciuto come “anello mancante”, ovvero la mancanza di rinvenimenti fossili che completerebbero le linee evolutive dalle specie minori (scimmie) all’uomo.

L’esisfera
Il concetto di “esisfera” espresso dagli iargani è molto interessante e consente di dare un’immagine concreta dei processi evolutivi di un pianeta.
Partiamo da tutte le varie definizioni che Stefan ha riportato nel suo libro:
1. eco del divino in cui si perpetua ogni atto e pensiero disinteressato;
2. possente sistema centrale di antenne, che amplifica i segnali onnicreativi e li indirizza su ogni
individuo;
3. possente riflettore cui tutte le generazioni precedenti hanno collaborato;
4. facoltà umana di amore cristiano;
5. creatività disinteressata delle generazioni precedenti fino all’attuale compresa;
6. “contenitore” della coscienza collettiva che manifesta la forza spirituale di tutti gli uomini che
dall’inizio dei tempi hanno contribuito alla sua edificazione;
7. “contenitore” della personalità di Cristo e dei Suoi insegnamenti;
8. un velo invisibile o atmosfera che aleggia e avvolge un pianeta abitato.
L’esisfera, quindi, è quell’atmosfera invisibile di creatività disinteressata che alimenta e si alimenta dei pensieri e delle azioni positive, delle generazioni umane che si susseguono.
Ricorda quello che nel cristianesimo viene chiamato “Spirito Santo”, anche se nelle enunciazioni ci sono delle differenze.
Ma esiste un’altra atmosfera invisibile, quella della creatività materiale connessa alla Terra e alla materia. Entrambe agiscono sull’uomo e dall’uomo traggono la sostanza e il nutrimento per continuare ad esistere.
Sono il frumento e la gramigna della parabola di Cristo.
Sta a noi decidere da quale di queste due atmosfere inspirare ed espirare per dare il moto alla nostra vita.
Di una sola cosa dobbiamo convincerci, che non ci può essere un futuro per la creatività materiale, perché i suoi abbondanti frutti, in mano a una specie ancora fondata sull’egoismo, diventeranno velenosi e porteranno alla morte del pianeta e della sua umanità.
Urge farsi cassa di risonanza per amplificare questi concetti e trasformarli in azioni concrete.
Il primo passo è iniziare seriamente e con decisione a ridurre le discriminazioni, puntando nel lungo termine ad eliminarle completamente.
Le discriminazioni primarie sono le ricchezze e le povertà dei singoli e le ricchezze e le povertà dei popoli.
Gli stati devono fare e applicare al più presto leggi per diminuire i dislivelli di salario, per abbattere la disoccupazione all’interno delle singole società.
Devono fare e applicare al più presto leggi per diminuire i dislivelli di benessere tra i popoli.
Queste sono le priorità assolute, poi si dovrà proseguire su tutti gli altri fronti che gli iargani ci hanno suggerito con la loro testimonianza di vita.

La selezione naturale
Gli Iargani hanno ampiamente riferito sull’esisfera, come sede planetaria della creatività immateria- le, ma anche sull’altra realtà analoga ed opposta che è sede della creatività materiale. Non hanno però approfondito – e Stefan non lo ha chiesto – le motivazioni per cui il Creatore ha dato vita a questa seconda realtà che si fonda sull’egoismo.
Le religioni, le più importanti filosofie sociali e gli iargani stessi, additano all’egoismo come la fonte di tutti i mali dell’umanità. Vien logico chiedersi quindi: perché il creatore non ha ideato un mondo senza egoismo, sopraffazione e violenza?
La nostra risposta è che il mondo vegetale ed animale possono perpetuarsi a tempo indeterminato soltanto se fondati sulla legge della “selezione naturale” e quindi sull’autodeterminazione violenta del più forte sul più debole.
Immaginate che i leoni e tutti gli altri animali carnivori fossero stati creati ve- getariani, chi avrebbe tenuto sotto controllo lo sviluppo numerico di tutte le specie viventi?
Si moltiplicherebbero al punto che consumerebbero tutte le risorse alimentari esistenti e le specie sarebbero selezionate con la morte per fame.
Una morte non certo migliore di quella di una gazzella trafitta dai canini di un leone.
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Questo è solo l’aspetto collegato al numero degli animali presenti; c’è però anche un altro importan- te aspetto collegato alla degenerazione delle specie.
È normale che una specie animale possa generare individui con problemi fisici.
La selezione naturale, grazie ai carnivori, riesce a colpire e nutrirsi con più facilità degli animali più deboli garantendo così che solo quelli più sani e astuti si riproducano.
È una modalità che appare crudele, ma è il male minore e necessario ad evitare che le specie degenerino e periscano tutte.
Risultato che determinerebbe una crudeltà molto più grande e soprattutto il fallimento del progetto creativo.
Molte altre sono le considerazioni possibili a supporto dell’ineluttabilità della selezione naturale di cui l’egoismo ne è il “motore” e l’ “anima”.
Non è, infatti, nemmeno immaginabile un leone altruista, morirebbe di fame in pochi giorni.
Non è nemmeno immaginabile una mucca altruista, si commuoverebbe di fronte a una mucca malata e gli lascerebbe il suo fieno.
Il risultato sarebbe che l’una muore malata e sazia e l’altra muore denutrita.
Quella malata e sazia, poi, genererebbe altre mucche malate creando i presupposti per la fine della specie.
In conclusione il mondo vegetale e animale, sono progettati dal creatore volutamente egoisti.
Non è quindi un errore o una cattiveria, ma un progetto che solo così può trasformare un pianeta sterile in un pianeta lussureggiante, pronto a dare inizio alla storia umana e quindi a un’umanità che camminerà verso la super-civiltà e l’integrazione cosmica.
In conclusione il mondo vegetale trae nutrimento dal mondo minerale cosicché le piante si combattono e si uccidono, rubandosi terra, acqua, sole e aria, per prevalere e crescere.
Il mondo animale, a sua volta, trae nutrimento dal mondo vegetale e da se stesso, selezionandosi in una guerra continua per determinare le specie più resistenti.
L’egoismo è il motore portante di questi processi; e non può che essere così!
L’uomo fa parte della sfera animale, ma, tra tutti, è l’unico che possiede un “componente” o “antenna” di natura immateriale che gli consente di accedere all’esisfera e quindi alla creatività immateriale.
Grazie a questa caratteristica l’uomo ha la possibilità e il compito di trasformare gradualmente l’egoismo, proprio della sua natura animale, in altruismo, proprio della sfera immateriale.
Tale capacità, se messa a frutto, gli da la possibilità di portare la specie umana e il pianeta, prima alla super- civiltà e poi all’integrazione cosmica.
Oggi che tutti utilizziamo i computer, per meglio comprendere questo concetto, diciamo che gli animali e l’uomo possono essere paragonati a tanti computer di marche e caratteristiche diverse.
Mostrano delle differenze tecniche quali la memoria, i processori e i sistemi operativi, ma tutti sono in grado di svolgere attività molto complesse e tra loro molto simili.
Di questi computer, però, solo uno ha al suo interno un componete di rete che gli consente di collegarsi a internet e attingere a quella fonte di informazioni che può rivoluzionare la storia dell’informatica.

La selezione matrimoniale
In quanto creativo l’uomo, a differenza degli altri animali, è in grado, quindi, di creare le condizioni per poter superare la legge della “selezione naturale” e arrivare a forme di selezione governate dalla sua intelligenza, dalle sue conoscenze e tecnologie; non più sulla base della sopraffazione, ma della “responsabilità” e dell’”amore”.
Quando gli iargani parlano della selezione matrimoniale, molti si scandalizzano.
Ricordiamo però che essa è volta ad evitare l’accoppiamento di un uomo e una donna che corrono il rischio di mettere al mondo un individuo non sano o predisposto alle malattie.
Non si parla quindi di un intervento abortivo, impensabile in una società super-civile, ma di un libero e responsabile gesto preventivo di rinuncia a formare coppie a rischio.
La selezione matrimoniale, quindi, (oggi non applicabile sulla Terra perché la nostra scienza medica non ha le conoscenze necessarie) non è solo una buona scelta, ma una strada obbligatoria per sostituire la selezione violenta del mondo animale e per superare l’attuale fase terrestre che giustamente protegge i deboli e gli ammalati, ma che nel lungo termine sarebbe destinata a portare ad un’inevitabile degrado della specie e della qualità della vita umana, fino a portarla all’estinzione.
Ribadiamo che la selezione matrimoniale su Iarga è una scelta responsabile, consapevolmente e liberamente accettata per il bene e il futuro della specie ed è quindi un gesto di responsabilità e amore di altissimo spessore.
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La creazione e i processi evolutivi sul pianeta Terra
La creazione e i processi evolutivi del nostro pianeta non hanno ancora un’interpretazione condivisa.
Interi popoli e culture si affidano alle svariate teorie che le religioni e la scienza propongono.
La tesi extraterrestre a questo riguardo propone una risposta che recupera in parte sia aspetti religiosi che scientifici.
In altre parole afferma che l’universo è stato creato da quell’intelligenza incommensu- rabile che noi chiamiamo Dio, ma che si è affinato nel tempo seguendo il processo “evoluzionistico” a cui la scienza fa riferimento.
Dove la tesi extraterrestre si distingue è proprio sulla storia del pianeta Terra e di moltissimi altri pianeti nell’universo.
Gli iargani sostengono che le specie umane super-civili e onnicreative viaggiano nello spazio con lo scopo di diffondere la vita favorendo la “semina” e lo sviluppo di forme vegetali ed animali su tutti i pianeti che potenzialmente le possono ospitare.
Al momento giusto inseriscono l’uomo e alimentano il processo che trasforma quel pianeta da un semplice luogo dove abbonda la vita vegetale e animale in un pianeta super-civile.
È questa la missione che le specie umane extraterrestri da sempre perseguono nell’infinito spazio cosmico.
Questa capacità dell’uomo di ergersi sopra il mondo vegetale e animale e di dominare i processi che portano alla super-civiltà sono scritti anche sulla bibbia (Genesi 1,28) quando Dio disse agli uomini: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli
uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Il termine “dominio”, ovviamente, deve essere inteso come amorevole e responsabile governo.
Torniamo ora a Stefan che, un po’ sconfortato per l’attuale situazione sulla Terra, mostra con sfiducia il suo disappunto per l’infruttuosa azione dei cristiani e della Chiesa.
La risposta degli iargani è che l’umanità, nella sua totalità, ha fallito.
Non ha senso cercare un capro espiatorio.
Inoltre, la Chiesa non è venuta meno al suo compito fondamentale di tener vivo il messaggio di Cristo.
Non è utile parlare del passato, ma solo del futuro in vista dell’integrazione cosmica.
Stefan replica affermando che sulla Terra nulla è orientato in quella direzione e quando chiede da dove si dovrebbe iniziare, gli rispondono che la convinzione che da noi non ci sia un orienta- mento, rispecchia l’arroganza dei cristiani.
Per noi terrestri, l’orientamento è concepito solo nell’ambito della chiesa; il buddismo, ad esempio, ha chiaramente le caratteristiche dell’ideologia universale dove Dio si manifesta in una molteplicità di fenomeni sia nella natura che nel pensiero e nell’azione umana.
I buddisti conoscono il valore del disinteresse e sanno che l’egoismo è la causa di tutte le miserie.
Mancano, però, di una visione di struttura comunitaria.
A questo proposito il comunismo ha superato, almeno nelle sue enunciazioni, sia il cristianesimo che il buddismo, ed è volto a creare un’economia universale.
Il marxismo considera giustamente la religione come oppio dei popoli, come serio ostacolo alla socializzazione e alla stabilizzazione della propria società per procedere verso la giustizia sociale.
Causa molti errori, però, il comunismo ha una fine a breve termine.
È interessante notare che gli iargani hanno annunziato la fine del comunismo; cosa che avvenne realmente 20 anni dopo con la rivoluzione del 1989, dove furono rovesciati tutti i regimi comunisti dell’Europa centrale.
Stefan continua dicendo che per lui è impensabile che le religioni debbano occuparsi di una struttura comunitaria.
Questo non può essere il fine di una religione.
Loro rispondono che non è così.
L’Islam, per esempio, ha per ideologia l’etica universale dell’uguaglianza e della fratellanza, e non conosce alcuna differenza fra stato e religione.
Stefan si irrigidisce quando sente parlare di Islam e pensando che prima avevano fatto dei riferimenti al comunismo e al buddismo mostra un po’ di indignazione.
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Gli iargani gli rispondono che non si devono fare differenze qualitative tra fedi onestamente stabilite; esse hanno esattamente lo stesso valore immateriale e stabilire differenze significa di- scriminare.
Il cristianesimo acquisterà più forza quando i cristiani si convinceranno di questo.
Noi parliamo di libertà d’opinione, ma la vera libertà è caratterizzata da una libera formazione di opinione, che è molto più importante.
Questa libertà deve essere promossa evitando di inculcare nei bambini una fede religiosa o politica di parte. Così facendo creiamo una costrizione spirituale che li rende rigidi e intolleranti, portandoli talvolta al fanatismo e alla nevrosi.
Dobbiamo invece far conoscere i valori cristiani, ma anche quelli delle altre fedi, per incoraggiare il rispetto e la comprensione del cammino di ogni popolo.
La risposta chiave è sempre l’efficienza
Stefan riprende il discorso tornando sul concetto di libertà sessuale e su quello relativo alla grande densità di popolazione.
Gli otto iargani, mostrano ancora una veduta aerea di Iarga.
Su questo pianeta vivono 6.000 persone per Km2, eppure non se ne vede traccia.
Nessun ingorgo, niente traffico nelle strade o vicino alle abitazioni; nulla rivela “sovrappopolazione”.
Soltanto il traffico sui treni a binari può esserne un indizio.
Gli iargani aspirano alla massima possibilità di vita, perché l’uomo è lo scopo della creazione e l’obiettivo è arrivare all’integrazione cosmica col massimo numero di persone possibile.
Quando Stefan chiede chi decide quale sia il massimo numero, loro rispondono che a deciderlo sono i genitori.
Un livello mentale elevato, regola questo problema automaticamente.
Ci sono alcuni indici fondamentali che portano naturalmente a ridurre il numero delle nascite.
Uno di questi è il sovraffollamento.
Per non ostacolarsi l’un l’altro è necessario organizzare nel modo migliore gli spazi e il sistema dei trasporti.
Un’umanità che non riesce ad impedire il sovraffollamento, non potrà mai sfruttare le capacità ricettive del proprio pianeta.
Un altro indice è la produzione alimentare.
L’etica sulla massima possibilità di vita si fonda su di essa, con priorità assoluta. Una mancanza di alimenti scardinerebbe la loro struttura comunitaria.
Gli investimenti nel settore agricolo superano persino quelli dell’edilizia.
La coltivazione del loro suolo esige enormi progetti di trasporto, con miliardi di chilometri di condutture e sistemi di drenaggio ed enormi centri di pompaggio.
Essi prestano la massima attenzione affinché il rischio di cattivi raccolti sia ridotto quasi a zero.
A questo punto vengono mostrati a Stefan i sistemi automatizzati di tutta la catena alimentare, dalla produzione agricola a quella della carne e del pesce.
In quanto ingegnere, Stefan si sofferma con do- vizia di particolari nella loro descrizione.
Con riferimento ai sistemi di allevamento, alcuni potrebbero obiettare che una società evoluta dovrebbe essere vegetariana, perché non appare etico allevare e uccidere gli animali.
È sicuramente una riflessione legittima.
Riteniamo, però, che la questione sia più complessa.
Nel mondo animale ci sono specie che si nutrono solo di carne e specie che si nutrono solo di vegetali.
Questa situazione nulla ha a che vedere con l’etica.
Un leone non può essere nutrito con vegetali, e una mucca non può essere nutrita con la carne; ambedue soccomberebbero molto rapidamente.
Esistono poi gli animali onnivori fra i quali viene classificato anche l’uomo.
C’è chi sostiene che l’uomo, in origine, fosse vegetariano e sia in grado di vivere benissimo senza mangiare carne.
Può essere; ma come ci sono delle profonde differenze tra gli animali, altrettante ce ne possono essere anche tra diverse specie umane.
Comunque gli iargani sono sicuramente onnivori, e rinunciare a una dieta che comprenda anche la carne, significherebbe per loro rinunciare alla massima qualità e durata della vita.
L’aspetto etico nei confronti del mondo animale, pur venendo dopo, è comunque per loro un aspetto importante, per cui hanno messo a punto delle modalità di allevamento che non costringono gli animali alla sofferenza.
Riproducono ed allevano alcune specie di animali privi di coscienza, che vegetano e non provano alcun tipo di sofferenza, sono di fatto delle “macchine biologiche” per la produzione di carne.
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Dopo questa visita agli impianti di produzione alimentare, gli iargani affrontano il discorso sull’etica dei rapporti interplanetari.
I rapporti interplanetari
Come anzi detto, nello sviluppo di una specie umana arriva un momento in cui le razze super- civili non possono più intervenire in modo aperto.
Questo è il momento in cui l’onnicreatività si manifesta come membro della specie che vive sul pianeta; nel nostro caso, la venuta di Cristo.
Perché non possono più intervenire?
Perché solo nella libertà la creatività immateriale può svilupparsi e consentire alla società terrestre l’integrazione cosmica. Violare questa libertà, nel diritto cosmico non è possibile.
Le società super-civili, quindi, non possono entrare in contatto apertamente, ma è ammesso farlo secondo precise e occulte modalità.
Gli iargani sostengono che ci sono società extraterrestri onnicreative che hanno la responsabilità della presenza e dell’evoluzione dell’umanità terrestre, e che sono stanziate stabilmente e da sempre nelle varie basi spaziali del nostro sistema solare.
Ci sono altre società extraterrestri che, per periodi limitati, supportano le prime e che da esse coordinate possono interagire con noi.
Tra queste ci sono anche loro.
Sostengono inoltre che negli ultimi anni sono venuti sulla Terra un gran numero di dischi volanti, operanti con sistemi antigravitazionali.
L’obiettivo era che noi cercassimo il motivo per cui altre razze intelligenti si palesano senza entrare in contatto in modo ufficiale.
Sulla base di questa logica è stato programmato anche l’incontro con Stefan.
Il primo obiettivo era contattare un terrestre di cui si rendeva necessario accertare il raggiungimento di un certo livello di disinteresse.
Il tuffo di Stefan per salvare lo iargano che aveva simulato di essere in pericolo, è stata l’evidenza del necessario disinteresse.
Molti altri avrebbero fatto finta di non vedere, scappando da questa situazione come nella parabola evangelica del buon samaritano.
Da affermazioni del Denaerde, successive alla pubblicazione del libro, risulta che effettivamente gli iargani abbiano tentato questa strategia di contatto con altre persone, ma che, a differenza della sua, non sia andata a buon fine.
Il secondo obiettivo era verificare la disponibilità a intavolare una discussione.
La rinuncia al blocchetto di metallo, pur di affrontare una discussione, ne è stata l’auspicata conferma.
L’ultimo obiettivo era verificare fino a che punto la discussione avrebbe potuto spingersi.
Con loro soddisfazione, è stata possibile fino alla fine.
La specie incaricata per questo incontro doveva differire da quella terrestre, ma essere tuttavia accettabile, per grandezza fisiologica e sembianze.
La richiesta è stata rivolta agli iargani, anche perché già da molto tempo essi operano sulla Terra.
Dovevano essere diversi da noi affinché il racconto di Stefan avesse degli elementi di dubbio che costringessero il lettore a un’attenta riflessione prima di affrontare la lettura e soprattutto prima di accettare il messaggio in esso contenuto.
Tutto questo nella direzione di una maggiore libertà di scelta.

Dischi volanti
Dopo questa conversazione gli iargani decidono di accontentare Stefan che in più occasioni aveva dimostrato un particolare interesse per i dischi volanti.
Gli mostrano sullo schermo una immagine con migliaia di stelle nell’infinità viola scuro del cosmo.
In quella scena prendono posto al centro dello schermo quattro dischi in fila a distanza regolare l’uno dall’altro.
Visti di fianco, sembrano avere una forma aerodinamica e i bordi affilati.
In basso ed in alto, sono contrassegnati da più cerchi concentrici, ma appaiono privi di finestrini o altra indicazione che dimo- stri la presenza di uomini a bordo.
Spiegano che loro viaggiano nello spazio con cin- que astronavi in fila.
La prima davanti è priva di equipaggio perché è quella più a rischio in caso di collisioni accidentali con masse vaganti nello spazio.
La quinta non riesce a vederla poiché quella ripresa è fatta durante la manovra di aggancio vicino a Iarga.
Le navi sono collegate tra loro da un cavo vuoto attraverso il quale può passare un ascensore per consentire agli equipaggi di spostarsi da un’astronave all’altra.
La forma a disco è la forma finale universale delle navi spaziali interstellari.
La ragione principale è la forma circolare del meccanismo di propulsione: le ruote solari.
Queste astronavi hanno un diametro di circa 250 metri.
Quando si fermano in prossimità di un pianeta, generalmente sostano nello spazio e non sono utilizzate per atterrare.
Questo, invece, avviene utilizzando due dischi più piccoli di circa 80 metri di diametro che sono incastonati sopra e sotto all’astronave.
In questo momento lui si trova in un disco come quelli.
Esso galleggia a filo d’acqua in quel tratto di mare dove è avvenuto l’incontro.
Viene poi mostrata a Stefan un’officina di circa 500 metri di diametro dove si sta costruendo una di queste astronavi madre.
Stefan fa un sacco di domande alle quali loro rispondono puntualmente.
Alla domanda se non temano che queste dettagliate descrizioni e filmati possano essere uno spunto costruttivo per noi terrestri, loro rispondono che la ruota solare è per noi una tecnologia completamente fuori portata e che non esiste alcuna possibilità di poterne costruire una.
Solo società super-civili possono acquisire le conoscenze alla base delle energie cosmiche necessarie al loro funzionamento.
Qualsiasi società primitiva come la nostra, fondata ancora sull’egoismo e le discriminazioni, se ipoteticamente scoprisse queste energie, si autodistruggerebbe nell’arco di brevissimo tempo e molto prima di riuscire a mettere a punto la ruota solare.
Dicono di chiamarla “ruota solare” perché i soli sono, per la rotazione delle loro masse critiche, navi spaziali naturali che navigano nello spazio con forze vettoriali cosmiche libere.
Una ruota solare produce, così, forze che sono un’immagine delle forze solari.
Queste energie sono di tale potenza che la bomba atomica può essere considerata una clava rispetto ad esse. Un’umanità come la nostra, ancora occupata a combattersi per mantenere le discriminazioni, con in mano queste conoscenze ed energie può essere paragonata ad un cavallo costretto a vivere rinchiuso in un campo minato; non ha speranza di sopravvivere!
Nelle varie spiegazioni che gli iargani danno a Stefan, essi sostengono che queste enormi navi spaziali ripro- ducono al loro interno la gravità, la pressione, la luce e la temperatura del loro pianeta.
Raccontano che in queste spedizioni ci sono tantissime persone, compresi i bambini.
A questo riguardo Stefan chiede, stupito, se veramente portano con sé i bambini.
La risposta è che loro vivono a bordo con le loro famiglie e quindi con le donne e i bambini, an- che per decine di anni.
Lo spazio è il loro ambiente.
Un viaggio spaziale di lunga durata è un’esperienza di vita e un arricchimento spirituale per loro molto importante.
Potrebbero essere paragonati ai monaci della Terra.
Vogliono vivere e morire fra le stelle.
Le loro navi spaziali offrono delle comodità che noi non riusciamo nemmeno ad immaginare.
I loro bambini seguono le stesse lezioni dei bambini di Iarga.
Qualunque informazione è immagazzinata elettronicamente e ciò spiega anche la disponibilità dei filmati mostrati a Stefan che, in pratica, sono documentari didattici e culturali per i loro bambini.
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Le ruote solari dei loro dischi volanti utilizzano le energie cosmiche, ma hanno bisogno anche di energia interna che garantisce loro una decina d’anni di autonomia, poi devono rifornirsi dell’acqua che è il loro propellente.
Hanno bisogno dell’idrogeno per generare energia e dell’ossigeno per la vita a bordo.
Visto che molti dei sistemi solari che incontrano posseggono almeno un pianeta contenente acque, il rifornimento non è un problema.
Queste unità sono com- pletamente attrezzate per immagazzinare e trasportare acqua; ecco perché possono restare sotto il livello del mare come in occasione di questo incontro.
Stefan chiede di cosa si nutrano in tutti questi anni.
La risposta è che la produzione alimentare è uno degli aspetti fondamentali nella costruzione delle navi spaziali universali.
Quando si è progettata la complessa parte tecnica, i processi atomici delle ruote solari, della generazione di energia, delle comunicazioni, e così via, si è soltanto a metà strada.
L’altra metà è necessaria per creare a bordo un ambiente che simuli esattamente le condizioni del loro pianeta.
È molto difficile creare le condizioni giuste per garantire la vita nello spazio.
I viaggi interstellari sono possibili solo con navi spaziali che presentino queste caratteristiche e che siano azionate da ruote solari.
Non sono utilizzabili mezzi più semplici e, in ogni caso, sono assolutamente inadeguati i nostri razzi, in cui il fabbisogno di energia è troppo grande.
Sarebbe augurabile che la corsa allo spazio con questi mezzi fosse interrotta.
L’inadeguatezza e gli alti costi comportano una diminuzione dell’efficienza del benessere sulla Terra.
La corsa di noi terrestri allo spazio è una vera e propria discriminazione di fronte a tutti i poveri, ai sottoalimentati e ai gruppi sottosviluppati della Terra, che poi rappresentano una percentuale enorme rispetto all’intera popolazione.
Secondo le norme di Iarga questo è un crimine.
Fortunatamente nella legge naturale i viaggi spaziali veri e propri sono possibili solo ad umani- tà dove tutte le discriminazioni sono state eliminate.
Gli iargani assicurano che dallo spazio non dobbiamo temere alcun pericolo.
Solo specie socialmente stabili lo esplorano.
Le altre si annientano innanzi tempo o procedono senza sosta da un caos all’altro, mantenendo completamente fuori portata le conoscenze necessarie.
Quando Stefan chiede quante razze stabili vi sono nella nostra Via Lattea essi rispondono che ce ne sono molte, ma che a questo proposito non sono autorizzati a dare informazioni.
Appena l’umanità terrestre diventerà stabile, interromperanno il nostro isolamento e ci accetteranno nel loro sistema, ma non prima di aver raggiunto la maturità spontaneamente e senza aiuto esterno.
Quando ciò avverrà, saremo adulti e potremo prendere parte al dialogo con le razze super-civili come soci indipendenti e autonomi.
Stefan chiede perché non gli diano dei consigli sulle strade da seguire per diventare adulti.
La risposta è che non dobbiamo sottovalutare l’intelligenza e la buona volontà dei terrestri.
Il rapporto che Stefan farà, servirà a scegliere gli uomini.
Solo uomini di livello sufficiente potranno cogliere questa occasione. La giusta causa riunisce per legge le forze della buona volontà.
Solo quando sulla Terra si avrà un livello sufficiente, questa riunione risulterà efficace.
Riguardo ai consigli la risposta è la seguente:
«Non possiamo far altro che dare agli abitanti della Terra la possibilità di giudicare da soli.
Come possiamo sapere già ora che cosa avverrà?
La cosa più logica ci sembra, e sottolineiamo ci sembra, un dialogo fra religioni e ideologie per dare un inizio alla formazione di norme di civiltà che possano essere accettate come base di una nuova struttura comunitaria.
Ma per arrivare a questo punto, si devono avere idee chiare.
Per il fatto che le nostre spiegazioni sono state date con l’aiuto di testi biblici, non devi concludere che consideriamo da meno altre ideologie e religioni ».
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Il momento dell’addio

La giornata volge al termine ed è giunto il momento di congedarsi per ritornare ognuno alla propria vita.
È un congedo definitivo, perché l’incontro, loro dicono, non si ripeterà più.
Tuttavia, dovendo egli portare al mondo questa esperienza, gli promettono di non lasciarlo solo nella messa a punto della sua relazione.
Forse intendevano dire che lo avrebbero assistito con le tecnologie di trasmissione del pensiero?
Pare, dalle testimonianze successive di Stefan, che sia successo proprio così.
Dal punto di vista umano, però, questo è veramente un addio.
Ciò causa in Stefan un senso di malinconia e quasi di disperazione.
Egli si alza avvicinandosi alla finestra per vedere ancora una volta da vicino questi otto astro- nauti e dice loro che gli mancheranno moltissimo, ma gli mancherà soprattutto il loro affetto per noi e il calore altruistico che loro chiamano disinteresse. Aggiunge che non riuscirà mai a trasmettere le impressioni che ha ricevuto dal contatto con il loro calore spirituale.
In soli due giorni ha fatto di lui un altro uomo, con un orizzonte più ampio, che sente ardere in sé un fuoco sacro, che sente di aver avuto una missione da compiere.
Li rassicura che accetterà questa sfida.
Aggiunge di salutare da parte sua gli abitanti di Iarga e degli altri pianeti e di ringraziarli per il loro contributo e di dire loro che lui li invidia per il loro mondo di perfezione meravigliosa, nel quale esseri intelligenti si amano tra loro e possono essere veramente felici.
Di dire loro che l’ha capito, nonostante le numerose domande ancora senza risposta.
Un po’ più tardi, Miriam e i bambini osservano con gli occhi sbarrati la scena di un uomo che con sguardo assente, vicino alla sua imbarcazione e con le gambe nell’acqua, invia col braccio un ultimo saluto in direzione della cupola, e sale a bordo.
È una sera stupenda, senza vento e Stefan e la sua famiglia si fermano a guardare quello che sa- rebbe accaduto.
Vedono la cupola chiudersi e rientrare.
Un po’ più tardi l’imbarcazione si stacca dal vincolo magnetico e ricomincia ad ondeggiare nel suo elemento.
Come nella notte dell’incontro, sentono lo strano ronzio del sistema di propulsione della nave spaziale che comincia a muoversi portandosi al largo.
Rimangono sul ponte di prua guardandola allontanarsi con strana lentezza.
Il disco, infatti, ha ben ottanta metri di diametro e in quel punto le acque sono basse e piene di banchi sabbiosi; non è possibile, quindi, andare più veloci.
Stefan vuole vederli salire e, nonostante le proteste di Miriam, decide di accompagnarli seguendo la grande scia che si formava.
Dopo mezz’ora di navigazione si trovano in mare aperto.
Qui però il disco incomincia a muoversi molto più velocemente e la rincorsa non ha più senso.
Decidono così di fermarsi e di osservare da quella posizione ciò che sarebbe successo.
Ad un certo punto odono in lontananza il rumore lamentoso della propulsione.
Miriam vede per prima una luce sollevarsi dal mare.
La indica a Stefan che punta subito il bino- colo in quella direzione.
Vede un gran disco che si alzava con un movimento oscillante illuminando la superficie visibile del mare.
Si formano poi attorno al disco grandi nubi di vapori che lo oscuravano.
Poco più tardi da questa nube fuoriesce un gigantesco disco luminoso che sale con un angolo molto pronunciato, volando lateralmente.
Sale con una spirale che ha come centro l’imbarcazione.
In questa fase di salita il disco è comunque avvolto da una luminescenza di colori cangianti dal rosso, al giallo, al verde.
Stefan e Miriam restano senza respiro ad osservare l’esibizione di potenza innaturale, decisamente incredibile, di questi esseri che, probabilmente in segno di saluto, volano intorno a loro descrivendo un ampio cerchio e puntando poi diritti verso distanze irraggiungibili.
Come ipnotizzati, restano ad osservare finché il disco diventa un punto rosso cupo che si dissolve nel cielo scuro della notte.
Stefan si sente solo, con la sensazione di abbandono; come di qualcuno che lascia, per non ve- dere mai più, dei buoni e cari amici. Miriam intuisce e si pone sottobraccio a Stefan.
Mentre stanno in silenzio osservando il cielo, sentono ancora, a livello del mare, un rumore di propulsione. Restano sbalorditi vedendo che, non molto distante dal primo, si alza in volo un secondo disco.
Diversamente dal primo, questo non descrive alcuna spirale, ma sale direttamente perdendosi anche lui nel buio del cielo.
Miriam appoggia la testa sulla spalla di Stefan chiedendogli se è pronto a riprendere la vita che due giorni prima avevano interrotto.
Stefan respira profondamente, passa un braccio attorno alla vita, come aveva visto fare tante volte su Iarga, e indicando il punto del cielo dove erano scomparsi, risponde:
«No, tesoro. Loro… loro sono pronti. Per noi deve ancora cominciare».
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CAPITOLO 2
TESI A SOSTEGNO DELL’INCONTRO

Attendibilità della testimonianza di Stefan Denaerde
Stefan Denaerde è protagonista di una delle più interessanti esperienze di contatto con esseri extraterrestri.
Moltissimi contattati basano le loro esperienze sulle fenomenologie paranormali che, in quanto non tangibili, implicano un approccio fideistico.
Stefan Denaerde, invece, racconta un’esperienza che si svolge sul piano concreto della vita, per cui il lettore deve solo decidere se accettare o meno che il fatto sia realmente avvenuto.
Il suo racconto si sviluppa come in un romanzo di fantascienza, ma, con la premessa che i fatti sono realmente avvenuti, induce il lettore a compiere uno sforzo sul piano razionale ed emotivo che non tutti riescono o vogliono fare.
Indipendentemente dal fatto di credere o meno nella sto- ria riportata, questo racconto contiene un inequivocabile valore positivo, corredato peraltro da spiegazioni dettagliate e da una serie di spunti di tipo sociologico, politico, morale e culturale di notevole livello.
Fermo restando che nessun “contatto” può essere considerato certamente veritiero, questo, a nostro giudizio, presenta un alto livello di attendibilità.
I motivi sono i seguenti:
1. L’autore, al momento in cui è avvenuto il contatto, non aveva interessi in campo ufologico; l’ufologia, tra l’altro, era ancora agli albori. La sua posizione d’imprenditore di successo e di padre di famiglia, poi, lo impegnavano moltissimo e non lasciavano certo spazi per questo tipo di interessi.
2. Questa avventura editoriale, in un campo così lontano dalla sua vita lavorativa e famigliare, non poteva certo giovare alle stesse; anzi, avrebbe rappresentato un ostacolo e un rischio per il suo futuro.
Tant’è che ha deciso di pubblicare il libro con lo pseudonimo di Stefan Denaerde.
Solo in un secondo tempo si è rivelato con il suo vero nome Adrian Beers.
3. Il contatto è dichiarato durare due giorni, non solo alla presenza del protagonista principale, ma, come raccontato sul libro, anche di quattro suoi familiari (moglie e i primi tre figli).
4. I figli, allora bambini, hanno vissuto in modo cosciente l’esperienza; hanno cioè visto e partecipato dal di fuori anche loro. Questo è un fatto molto importante in quanto, se il tutto fosse stata un’invenzione, mentre la moglie poteva essere una “complice” affidabile, i figli molto difficilmente, vista l’età, lo potevano essere.
Il rischio che da grandi non fossero più stati al gioco, era molto alto.
Se l’obiettivo, quindi, era spacciare per vera una storia inventata, era molto più prudente tenere fuori la famiglia o almeno i figli.
Egli invece non lo ha fatto e, per quanto risulta, a distanza di molti anni (1967), non ci sono state smentite da parte di famigliari, amici e conoscenti.
5. Non esistono fenomeni paranormali alla base del contatto. Non si aggiungono quindi elementi di ascientificità a quelli già inevitabilmente presenti nel fenomeno dei dischi volanti e delle presenze aliene.
6. Denaerde sostiene che questo incontro è stato voluto e organizzato da un consiglio cosmico extraterrestre al fine di dare un nuovo contributo a noi terrestri sul piano etico, sociale e spirituale e, come anzi detto, i concetti trasmessi sono sicuramente in questa direzione.
Se l’incontro non fosse realmente avvenuto e fosse, invece, solo frutto della fantasia e della visione del mondo di Adrian Beers, dovremmo riconoscergli una gran- dezza etica, morale e sociale fuori dal comune e soprattutto non conciliabile con la scelta fraudolenta di far passare per vero ciò che vero non è.
7. Nel suo resoconto si descrivono delle macchine in grado di tradurre in inglese e viceversa la lingua di questi extraterrestri. Negli anni sessanta i pochissimi computer esistenti erano utilizzati per i calcoli e l’archiviazione di dati.
Solo negli anni ottanta si ebbero le prime schede elettroniche in grado di riprodurre artificialmente la voce umana.
8. Vengono descritti i sistemi di trasporto più diffusi su Iarga.
Essi si basano sulla tecnologia del treno a levitazione magnetica (maglev).
Questa tecnologia fu progettata e applicata per la prima volta dalla società M-Bahn a Berlino Ovest ed entrò in funzione nel 1989 (22 anni dopo le dettagliate descrizioni e illustrazioni di Denaerde).
9. Viene descritto, infine, un ospedale dove gli ammalati non leggono riviste e giornali di carta, ma utilizzano una “piastra di vetro” sulla quale ci sono scritte e immagini che possono essere sfogliate pigiando su dei pulsanti.
Questa descrizione fatta nel 1967 anticipa di quasi 40 anni i nostri tablet o kindle per la lettura di e-books.
10. Gli iargani annunziano la fine del comunismo; cosa che avvenne realmente solo con la rivoluzione del 1989 (22 anni dopo), dove furono rovesciati tutti i regimi comunisti dell’Europa centrale.
È ovvio che per chi considera il fenomeno Ufo un fatto di pura fantasia o di malafede, i punti sopra descritti non hanno consistenza scientifica e possono essere confutati.
Per chi invece è disponibile a considerare probabile la presenza extraterrestre, essi possono contribuire ad avvalorare la testimonianza di Denaerde e dare consistenza ai forti valori etici e sociali che essa rappresenta.

Contact from planet Iarga
Riportiamo qui di seguito la nostra traduzione in italiano della prima parte dell’introduzione in inglese di Wendelle C. Stevens “Contact from planet Iarga”, del libro originale pubblicato nel 1969 in lingua olandese.
«Questa è la storia vera di un contatto UFO avvenuto con astronauti alieni, in vista alla Terra, provenienti da un piane- ta chiamato IARGA.
Essi, che ci stanno osservando da diverso tempo, affermano che, basandosi sul nostro modo di compu- tare, il loro Sole si trova a circa 10 anni luce da noi.
Questo racconto è stato pubblicato in olandese da Ankh – Hermes di Deventer, Olanda, nel 1969 e da allora, in Olanda, è passato attraverso 11 edizioni e 40.000 copie con copertina rigida.
Fino ad ora è stato pubblicato come libro di fantascienza, perché originariamente l’editore aveva ritenuto che presentando questa storia come vera non avrebbe avuto successo di vendita.
Tuttavia si tratta di un vero e proprio rendiconto di eventi reali e che pubblichiamo come tale, qui, per la prima volta, insieme all’estesissimo seguire di dati, avuti grazie ai contatti (macchina di radiazione immateriale usata anche durante l’incontro sul disco volante) che sono continuati fino al giorno d’oggi.
Abbiamo studiato questo caso ampiamente nel corso degli ultimi quattro anni ed abbiamo concluso che, in realtà, i fatti effettivamente confermano e sostengono la storia.
Il testimone è un ingegnere molto versatile, esperto e colto, oltre che un artista nel campo dell’architettura.
Ciò rappresenta una rara combinazione ideale per questo contatto se i visitatori alieni volevano che la loro informazione fosse compresa e presentata con ogni livello di accuratezza.
Il testimone è anche un noto industriale multinazionale in Europa.
Egli è il proprietario di diverse società che stipulano affari internazionali.
Per conservare la sua identità, al fine di proteggere la sua vita privata, è stato usato uno pseudonimo attribuitogli dagli stessi extraterrestri.
Essi si rivolgevano a lui chiamandolo “Stef van den Earde” (Stef della Terra) da cui è derivato “Stefan Denaerde”.
Quando ho incontrato questo personaggio per la prima volta sono rimasto impressionato dalla sua stazza.
È un uomo grande e grosso, circa un metro e novantaquattro di altezza e circa centocinque chili di peso.
Si veste classicamente con abiti costosi, adatti per gli affari ed è molto cortese ed educato.
Egli è di modi gentili, è propenso per natura all’introspezione e parla con quasi perfetta economia di parole.
Egli dice ciò che pensa e pensa ciò che dice.
Nelle discussioni non è incline ad elaborare spontaneamente da se stesso le poche informazioni.
Egli risponde alle domande senza mezzi termini, direttamente e onestamente, guarda dritto negli occhi mentre parla.
Egli non è noto come persona che racconta storie fittizie, ma è considerato un modello di veridicità e integrità.
Egli vive in un quartiere tranquillo di classe superiore in un sobborgo professionale di Den Hague.
La sua casa, posta su una bella strada alberata, è tenuta bene ed è posta in un bellissimo paesaggio.
Si affaccia lungo la strada di un parco riserva.
Il quartiere sembra magistralmente pulito.
Quest’uomo non era un appassionato di UFO e non possiede alcuna raccolta di libri e riviste sugli UFO.
Egli non ha tenuto conferenze o discorsi sulla sua esperienza né pubblicamente, né privatamente.
Lui non scrive articoli o concede interviste su tali argomenti.
Non credeva nel fenomeno e non si era mai dato la pena di valutarlo prima del proprio contatto.
Egli ancora non crede negli UFO in quanto tali».

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Presentazione del libro in lingua inglese fatta dall’autore
«Questo libro è il resoconto di un incontro con l’equipaggio di una nave spaziale proveniente da un sistema solare lontano nella nostra Via Lattea.
Ci sono molti che affermano di aver parlato con esseri alieni, ma spesso narrano storie strane o incomprensibili, tanto che la loro credibilità è ridotta quasi a zero.
Dopo la mia esperienza, credo di aver compreso la causa del problema.
L’onestà di queste persone è irreprensibile, ma la loro capacità di osservatori può lasciare molto a desiderare.
Queste esperienze hanno luogo nelle zone poste tra il nostro normale metodo materiale di comunicazione e il metodo immateriale che, di norma, viene definito come trasmissione del pensiero o telepatia.
A motivo di ciò, la preparazione dell’osservatore determina la qualità dell’accoglienza.
Per esempio, gli argomenti che non interessano personalmente saranno compresi con la massima chiarezza nei limiti delle loro capacità, mentre tutto ciò che li tocca emotivamente sarà fortemente biasimato o escluso del tutto.
A causa di questo, anche una dichiarazione giurata rilasciata da un osservatore del tutto degno di fiducia è inutile perché non vi è garanzia che lui sia consapevole di ciò che realmente gli accade.
Mi rendo conto che possa apparire strano da parte mia mettere in guardia il lettore riguardo ai rischi che comporta ascoltare questo tipo di osservatori quando io stesso rientro nella loro categoria, ma lo faccio perché non voglio essere semplicemente creduto e perché conosco il motivo per cui un determinato gruppo di persone si rifiuta di credere.
Quando avrete letto questo libro, vi sarà chiaro quello che voglio dire.
L’unico mezzo per sondare la credibilità degli osservatori è la logica.
A seguito del loro isolamento cosmico, gli esseri umani sono ignoranti in determinati campi e chi veramente ha comunicato con una super-civiltà che si sia evoluta al di sopra dello stato materiale ed ha veramente capito il loro messaggio, deve aver accesso ad informazioni nuove, logiche e che possano essere controllate in modo da risultare convincenti.
Come ho detto, io non intendo ottenere convinzioni per fede, io chiedo ai miei lettori di essere critici, ma di tenere presente che l’argomento è talmente complesso per cui non sarebbe ragionevole aspettarsi che il mio racconto sia impeccabile.
Il contenuto di questo libro è suddiviso in due parti: la prima è una descrizione del pianeta Iarga e dei suoi abitanti e, come tale, risponde alla richiesta di una procedura di identificazione come introduzione obbligatoria per tutti gli scambi tra le razze intelligenti.
L’identità di una razza è determinata dal suo pianeta e la sua storia e ciò deve essere spiegato.
L’obiettivo della prima parte è quindi la pura e semplice identificazione di questa razza aliena e non rappresenta un tentativo di creare un modello ideale per terrestri, qualcosa che noi dovremmo cercare di imitare.
Iarga è differente in tutti i sensi.
Il pianeta ed i suoi abitanti hanno mentalità e carattere diverso, e quindi un diverso ciclo di evoluzione.
Una differenza è che il pianeta Iarga è quasi completamente coperto di acqua.
L’area disponibile di terra emersa si estende su numerose isole con una superficie totale non molto più grande dell’Australia, e secondo i nostri modelli di riferimento, è troppo piccola per nutrire e ospitare i miliardi di esseri che ospita.
L’estrema efficienza della loro pianificazione e dei metodi di produzione alimentare sarebbe inutile sulla Terra, e la loro densità di popolazione li costringe a un tipo di comunità estremamente socializzata.
Solo gli esseri che possiedono la capacità di migliorare continuamente la loro mentalità ed eliminare ogni aggressione, hanno la possibilità di raggiungere la perfezione su tali pianeti.
Noi non abbiamo questa capacità, la selezione della reincarnazione di Iarga non esiste sulla Terra.
Sulla Terra le erbacce crescono con il grano fino al momento del raccolto.
Malgrado le enormi differenze, in alcuni aspetti può essere rilevata una notevole somiglianza con noi.
Le loro capacità intellettuali, emotive e creative sono analoghe alle nostre e se noi fossimo stati messi nelle stesse condizioni saremmo diventati come loro.
Quando avrete letto la seconda parte di questo libro, ciò non vi susciterà più alcuna sorpresa; non solo vi sarà chiaro che questi esseri sono fratelli e sorelle cosmici, ma anche che esiste una controparte del nostro ego che ci permetterà un giorno di stare insieme.
Completata l’introduzione può iniziare il vero lavoro.
La ragione della loro visita è così strana che è necessaria una spiegazione preliminare.
La razza umana vive nel completo isolamento, lontana dalle altre razze intelligenti per tutto il tempo in cui procede la cosiddetta “fase di trasformazione”.
Il piano della creazione esige che noi, come tutti gli altri, si completi la fase di trasformazione caratterizzata dall’ignoranza della nostra origine e del nostro scopo.
Attraverso ciò noi creiamo la nostra identità individuale e, allo stesso tempo, abbiamo l’opportunità di sviluppare i nostri talenti divini, sfruttando e definendo i nostri poteri creativi, guadagnando in tal modo la nostra immortalità.
Il piano della creazione vieta interferenze nello sviluppo di una razza ignorante, donde la necessi- tà di sviluppare la conoscenza sulla Terra.
Ci viene fornito, per questo, un assaggio del meraviglioso futuro che ci aspetta.
Oltre a questo, ci viene data una grande quantità di informazioni per quanto riguarda noi stessi, la nostra origine, il nostro sviluppo, l’attuale processo di trasformazione, lo sviluppo spirituale dopo la morte, il nostro mandato nell’ambito della creazione e il nostro futuro.
Il primo punto è il più importante: solamente quando comprendiamo il processo di creazione e, in particolare, il processo di sviluppo dell’uomo, possiamo capire ed accettare le ragioni di un’interferenza esterna che si svolgerà nel prossimo futuro. Senza questa conoscenza, l’interferenza sarebbe inutile e pertanto inopportuna.
Infine, le loro informazioni includono una descrizione gene- rale delle altre razze intelligenti e dei loro differenti cicli evolutivi, che ci permetterà di prendere in giusta considerazione la nostra posizione in mezzo a un numero incredibile di razze intelligenti.
L’obiettivo fondamentale di questo libro è quello di mettere le basi affinché la Terra possa essere liberata dall’isolamento.
Il nostro primo mandato è stato eseguito nell’ignoranza, il secondo sarà effettuato in piena coscienza.
L’unica domanda che rimane è in che misura questo libro possa rag- giungere l’obiettivo di rimuovere l’isolamento cosmico della Terra.
La questione è tanto più impellente quando si dice che ho dovuto dare la mia parola di non tentare di dimostrare con documenti e fotografie probanti, l’esistenza di Iarga, perché questo danneggerebbe la libertà individuale del genere umano.
Ho combattuto con questo problema, finché alla fine si è risolto da solo.
Anche se io continuerò ad evitare di dare una risposta diretta alla domanda della veridicità di questa storia, l’immensità della conoscenza aliena contenuta in questo libro servirà a dimostrare, oltre ogni dubbio, che il pianeta Iarga non è finzione, ma realtà.
Qualche anno dopo la pubblicazione del libro e, visto l’impossibilità a rimanere celato, l’industriale Beers, alias Stefan Denaerde, ha accettato di rilasciare un intervista sulla sua straordinari esperienza.
Grazie a youtube vari siti hanno pubblicato questo importante evento; qui pubblichiamo alcuni degli indirizzi disponibili.
https://www.youtube.com/watch?v=QXueHVKRCS8 https://www.youtube.com/watch?v=Mt_P24Bi5D8 https://www.youtube.com/watch?v=dYgOxr548-E https://www.youtube.com/watch?v=urLF5HJJq0Q https://www.youtube.com/watch?v=Q_6j65wdloE
Credere o non credere?
Tutti coloro che non concepiscono e quindi non credono che il fenomeno UFO sia, almeno in parte, di origine extraterrestre, hanno fondato le loro ragioni almeno su queste comprensibili argomentazioni:
1. Non è possibile coprire le enormi distanze che ci separano da altri sistemi solari, neanche viaggiando alla velocità della luce, già di per sé considerata irraggiungibile.
2. Se anche fosse possibile viaggiare alla velocità della luce, si parla di decine, centinaia e migliaia di anni luce: com’è possibile coprire queste distanze?
E soprattutto perché affrontare questi lunghissimi viaggi?
3. Supponendo che si tratti veramente di extraterrestri, perché non comunicano con noi?
Siamo forse indegni o troppo primitivi?
Il libro di Denaerde e altri libri e studi compiuti su questi argomenti consentono varie risposte, alcune delle quali, pur non avendo il crisma scientifico, meritano di essere prese in considerazione.
1. Com’è possibile coprire le grandi distanze che ci separano da altri sistemi solari?
Poco più di 100 anni fa si viaggiava a cavallo e si pensava che volare fosse una cosa impossibile per l’uomo. In questo brevissimo tempo abbiamo fatto progressi inimmaginabili in questo campo, al punto che riusciamo a viaggiare nello spazio e inviare sonde anche fuori del nostro sistema solare.
Quali conoscenze e tecnologie nei voli spaziali potremmo sviluppare nei prossimi 100 anni?
Qualche ipotesi la potremmo anche azzardare, ma se volessimo spingerci fino ai prossimi 1000 anni, allora ogni ipotesi è impossibile.
Può essere che la velocità della luce rappresenti veramente un limite, ma potrebbe anche essere che il limite stia proprio in questo assunto della scienza attuale.
Per dare un’idea di come la scienza sia in continua evoluzione, ricordiamo che alcune decine di anni fa si sosteneva che non c’era alcuna evidenza di pianeti simili alla Terra, se non ipoteticamente e comunque distanti migliaia di anni luce.
Negli ultimi anni, invece, si stanno intensificando le scoperte di pianeti che si dimostrano compatibili con la vita e sono sempre meno lontani di quanto si riteneva in precedenza.
Dobbiamo obiettivamente riconoscere che la scienza, al momento, non dispone di conoscenze e strumenti adeguati per elaborare una mappa dei pianeti abitabili, prossimi al nostro sistema solare.
Dalla letteratura ufologica emerge, però, che ci sono pianeti abitati da società super-civili molto più vicini di quanto noi oggi immaginiamo.
A dimostrazione della inadeguatezza delle conoscenze e dei mezzi attuali, basta ricordare che gli scienziati non sono ancora concordi sul numero di pianeti presenti nel nostro sistema solare, che stanno discutendo se su Marte ci possono essere state o meno forme di vita e da pochissimo hanno scoperto che sulla Luna (che da noi è a un tiro di schioppo), fino a oggi ritenuta completamente arida, ci sono enormi quantità di acqua sotto forma di ghiaccio.
A fronte di queste osservazioni, con tutto il rispetto che si deve avere per la scienza e gli scien- ziati, crediamo di poter affermare che escludere il fenomeno ufologico perché insostenibile dalle attuali conoscenze, sia un atto di presunzione poco qualificante.
2. Se anche fosse possibile viaggiare alla velocità della luce, si parla di decine, centinaia e migliaia di anni luce, com’è possibile coprire queste distanze?
E soprattutto perché affrontare questi lunghissimi viaggi?
Fermo restando che, come anzi detto, ci potrebbero essere pianeti abitati molto più vicini di quello che oggi si ipotizza, con riferimento a Stefan Denaerde e alla letteratura ufologica, risulta che le società super-civili viaggiano nel cosmo da sempre.
Hanno colonizzato lo spazio costruendo basi di appoggio sia su pianeti abitati che su quelli dove non c’è vita.
Anche la Luna, Marte, Venere ed altri pianeti del nostro sistema solare pur non avendo vita sono utilizzati come basi d’appoggio.
Si sostiene che basi d’appoggio ci siano anche sulla Terra, in punti perfettamente nascosti.
Il mare e gli oceani, ad esempio, sono punti molto sicuri e ben celati; i dischi volanti, infatti, sono perfettamente anfibi e l’esperienza di Denaerde ne è un esempio.
Hanno colonizzato pia- neti dove in origine non c’era vita umana, ma presentavano le condizioni (atmosfera, acqua, ecc.) per poterla ospitare.
I lunghi viaggi vengono compiuti avanzando da una base all’altra come facciamo noi con le navi, attraccando nei vari i porti del mondo. Costruire basi di appoggio per estendere il proprio campo di azione è insito nella natura di qualsiasi specie vivente, compresi gli animali ed i vegetali.
Noi terrestri lo abbiamo fatto sin dal primo momento, spingendoci nei freddi e inospitali ghiacci dei poli, finanche nello spazio costruendo stazioni orbitali, nella prospettiva di istallarle anche sulla Luna e su Marte.
Paragonate a quelle extraterrestri, le nostre attuali tecnologie, oltre a essere primitive e rischiose, non potrebbero mai consentirci di uscire dal nostro sistema solare.
Le società super-civili hanno una vita media molto più lunga della nostra.
Compiere viaggi che durano cento anni o una vita intera, spostandosi tra i pianeti e le basi planetarie, è un fatto del tutto normale.
Bisogna tener conto, inoltre, che il loro viaggiare avviene su navi spaziali che sono come dei piccoli pianeti molto ospitali, con gravità, atmosfera e luce perfettamente controllati, che consentono un livello di vita analoga a quella del pianeta di origine.
Dal loro punto di vista, mettersi in viaggio non rappresenta un sacrificio, ma un’esperienza edificante ed ambita.
I mezzi utilizzati e i pianeti di appoggio sono attrezzati e garantiscono grande sicurezza e conforto.
Nelle mappe interstellari, oltre alle popolate basi di appoggio sui pianeti morti, ci sono pianeti abitati da altre umanità super-civili che sono perfettamente organizzate per l’accoglienza dei viaggiatori interstellari.
Da sempre esiste una perfetta e fitta catena di basi che consentono di viaggiare in sicurezza ovunque nell’universo.
Nell’universo ci sono sostanzialmente due categorie umane, quelle che non hanno superato la fase animale fondata sull’egoismo (come noi terrestri), e quelle che questa fase l’hanno superata.
Come sostenuto in precedenza, per precise leggi cosmiche, le due categorie umane non possono entrare in comunicazione.
Le seconde perché applicano queste leggi, le prime perché non hanno le conoscenze per i viaggi cosmici, possibili solo con le tecnologie delle ruote solari descritte da Denaerde.
Queste tecnologie implicano conoscenze che, alle società non integrate cosmicamente, sono assolutamente fuori portata.
Se una società che non ha superato la fase animale avesse ac- cesso alle energie che consentono i viaggi cosmici, inevitabilmente le utilizzerebbe per fini bellici e si autodistruggerebbe, eliminando così sul nascere il rischio di corrompere gli equilibri cosmici. A sostegno di questo concetto è sufficiente pensare ai rischi che stiamo correndo sulla Terra a causa dell’energia nucleare.
Ci sono nazioni e fasce sociali che, se l’avessero a disposizione, non esiterebbero a utilizzarla contro intere nazioni, anche a rischio della propria vita e del proprio popolo (i kamikaze ne sono un tipico esempio).
L’energia atomica, se confrontata alle energie e alle conoscenze necessarie ai voli spaziali, è poco più di nulla. che un’umanità che non ha completamente risolto la sua propensione ai conflitti, eliminando il denaro, le proprietà, i confini, le lingue, le discriminazioni sociali e ogni genere di divisione, non potrà mai disporre delle cono- scenze e delle energie necessarie ai viaggi cosmici.
Un fondamentale assioma cosmico, quindi, è che una società in grado di costruire un disco volante e di viaggiare nello spazio, appartiene sicuramente a un’umanità super-civile che ha superato la fase animale e quindi cosmicamente integrata e rispettosa di tutta la vita e mai pericolosa o aggressiva.
Nella vasta e discutibile letteratura ufologica ci sono, però, testimonianze che contrastano con questa tesi e che affermano invece l’esistenza di extraterrestri cattivi.
Sulla base di quanto detto dagli iargani e delle logiche sostenute in questo trattato, ciò non risponde a verità.
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Quegli extraterrestri che vengono descritti come esseri negativi, alcuni studiosi li identificano come umanoidi utilizzati dagli extraterrestri per svolgere specifiche e particolari missioni.
Essi si muovono sulla base di un programma inserito nel loro DNA, ma sono incapaci di cogliere i sentimenti di chi è oggetto della loro missione e in alcuni contesti si muovono anche in modo maldestro.
Nei contattati ciò determina sentimenti di paura che complicano l’evolversi della missione programmata e inducono a concludere che essi appartengano a una specie malvagia.
I mezzi e le rotte per viaggiare nello spazio sono collaudati e molto sicuri.
Non sono piccoli gruppi di astronauti, ma comunità intere che si spostano nello spazio.
Sui pianeti di appoggio ci sono o vengono predisposte condizioni ottimali di vita, naturali o costruite artificialmente.
Uno degli scopi dei viaggi cosmici è la creazione di porti per rendere possibili i viaggi spaziali abbattendo i problemi delle grandi distanze.
Tali porti e tali sforzi sono finalizzati alla diffusione della vita nello spazio e ad allargare e garantire le possibilità di vita della specie umana e di tutte le specie viventi.
Un’umanità che vive su un pianeta il cui sole si sta spegnendo o che per eventi cosmici non è più adatto alla vita, deve essere in grado di poter migrare su un altro pianeta e continuare ad esistere.
Questa innegabile evenienza fa comprendere che una società super-civile non può accettare di legare il proprio futuro alle sorti del pianeta che la ospita.
I pianeti che vengono utilizzati come porti nei viaggi interstellari possono essere dei seguenti tipi:
A Inospitali per temperatura, gravità, atmosfera, ecc.
Questi pianeti, oltre ad essere studiati, in alcuni casi possono essere utilizzati come base d’appoggio costruendovi stazioni perfettamente attrezzate.
È un po’ quello che anche noi facciamo ai poli o sulle stazioni orbitali, con la differenza che gli alieni viaggianti nello spazio sono in grado di riprodurre esattamente le condizioni fisiche di gravità, atmosfera, temperatura, pressione, luce, etc. adeguate ai loro organismi.
B Provvisti di atmosfera e condizioni che potrebbero ospitare la vita.
In questo caso, con mezzi a noi sconosciuti e sulla base di regole che noi ignoriamo, innescano e favoriscono lo sviluppo della vita vegetale e animale.
C Hanno già vita vegetale ed animale, ma non umana.
Se ritenuto opportuno, vi si stabiliscono edificando delle colonie stabili.
È un po’ quello che anche noi facciamo sulla Terra colonizzando ambienti nuovi e spesso inospitali.
D Hanno già vita vegetale, animale ed umana primitiva.
Non possono interferire se non secondo regole e condizioni definite, mirando esclusivamente ad accelerare i processi evolutivi di quelle specie per portarle all’integrazione cosmica.
Tali interventi devono essere fatti nel pieno rispetto del processo evolutivo, quindi in modo nascosto.
L’evoluzione ha i suoi tempi e saltare le tappe in modo artificioso non consente di costruire basi solide sulle quali poggiare e raggiungere la super-civiltà e l’integrazione cosmica.
Questo lo possiamo ben capire partendo anche dalle nostre conoscenze.
Se pensiamo ai criteri dello sviluppo delle conoscenze nei nostri bambini, capiamo benissimo che se vogliamo che nostro figlio diventi ingegnere, non lo mandiamo all’università a sei anni.
Per dimezzare i tempi non raddoppiamo le ore di scuola, ma lasciamo che tutto avvenga secondo i ritmi consoni di ogni età e momento storico.
Normalmente, dopo alcune migliaia d’anni e se non si autodistruggerà, l’umanità di quel pianeta raggiungerà l’integrazione cosmica e il pianeta non sarà più solo una base di appoggio, ma un porto interplanetario a tutti gli effetti.
E Hanno già vita vegetale, animale ed umana super-civile e quindi cosmicamente integrata.
In questo caso quel pianeta è rappresentato sulle mappe cosmiche come porto in- terplanetario.
Rifacendosi all’esempio delle nostre navi, quel pianeta è un porto dove si può sbarcare e girare a visitare i musei, le città e conoscere e vivere con la gente del posto.
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I pianeti presentano condizioni di gravità, temperatura, atmosfera spesso molto diversi.
Le innumerevoli specie umane possono quindi decidere dove sbarcare, scegliendo pianeti con condizioni più vicine ed adeguate alle loro caratteristiche, oppure pianeti che dispongono di basi attrezzate a riprodurre le condizioni ambientali necessarie.
3. Supponendo che fossero veramente extraterrestri, perché non comunicano con noi?
Siamo forse indegni o troppo primitivi?
Come anticipato al punto precedente, non possono comunicare con noi perché non siamo ancora una società super-civile, infatti noi apparteniamo ancora ai pianeti del tipo “D” citati sopra.
L’etica cosmica si muove su regole che noi non conosciamo e che al momento probabilmente non potremmo comprendere.
Dal libro di Denaerde, però, si capisce che una delle regole base, per ogni razza extraterrestre che ci osserva, è tenerci lontano dalle conoscenze e dall’uso di tecnologie evolute perché determinerebbero sicuramente la nostra autodistruzione.
Una società extraterrestre che andasse contro questa etica, si macchierebbe di un crimine cosmico non conce- pibile in una super-civiltà.
Tale rischio comunque non esiste perché, come anzi detto, una società che si fonda sull’egoismo (proprietà, confini, diseguaglianze, denaro, potere, etc.), non riuscirà mai a viaggiare nello spazio interstellare.
L’esperienza di contatto raccontata da Denaerde, sottolinea molto bene questo aspetto.
Citiamo, ad esempio, la risposta degli abitanti di Iarga quando Stefan ha chiesto perché non ci trasmettono la loro tecnologia di apprendimento basata sull’irradiazione di onde:
«Rabbrividiamo al pensiero di rivelarvi il metodo di trasmissione della conoscenza tramite radiazione immateriale.
In breve tempo l’umanità lo impiegherebbe come arma, con conseguenze immaginabili di annientamento.
Inoltre, chi potrebbe trarre profitto della maggiore conoscenza?
Solo le nazioni sviluppate, poiché l’apparecchiatura è tecnicamente difficile da realizzare, laboriosa e costosa.
Ciò significherebbe mettere la razza bianca in una posizione discriminante ancora più forte rispetto alle altre razze.
Una razza che non ha il senso della responsabilità non deve essere aiutata».
Per noi è molto difficile comprendere il principio per cui le società extraterrestri non possono interferire in modo diretto con la nostra evoluzione, ma questa risposta degli iargani è molto illuminante.
Essi precedentemente avevano affermato che gran parte dei mali della nostra umanità derivano dalle differenze sociali nell’utilizzo delle risorse del pianeta e la risposta sopra chiarisce che qualsiasi contributo che arrivasse da una fonte extraterrestre non farebbe che aggravare questa situazione negativa.
Ciò che noi dobbiamo fare, quindi, è eliminare le ingiustizie condividendo con equità le risorse del nostro pianeta.
E’ un obiettivo che non può essere imposto dagli extra- terrestri, ma che deve nascere da una nostra libera e condivisa scelta.
Le conseguenze e quindi le sofferenze dovute alle ingiustizie sociali, sono l’unica possibilità che abbiamo per comprendere che esse rappresentano una strada senza uscita, che dobbiamo abbandonare al più presto.
La vita nei pianeti esiste perché società extraterrestri l’hanno voluta, accompagnata e costantemente monitorata.
Così è avvenuto anche sulla Terra. Sono innumerevoli le razze extraterrestri che da sempre ci accompagnano nel nostro percorso di crescita, ciò è avvenuto in passato con una loro presenza fisica manifesta; avviene oggi con una presenza e un controllo da “dietro le quinte”; è avvenuto e avviene attraverso la reincarnazione, ovvero nascendo come tutti noi in famiglie terrestri.
Una modalità molto importante, utilizzata raramente nella storia umana, è quello delle razze onnicreative da cui noi deriviamo.
Esse impiantano nell’utero di una donna terrestre un embrione della loro specie che nasce e cresce come se fosse un comune terrestre.
Non sappiamo con certezza quali e quanti siano stati i casi di questo genere, ma abbiamo molte ragioni di pensare che quello di Gesù Cristo sia sicuramente il più importante assieme a quello di Krishna, Buddha, Lao Tsu, Mitra, Sargon, Toth e degli altri “avatara”, “divinità in terra” o uomini saggi che hanno fornito, in altri periodi storici e ad altre razze e culture, i giusti princìpi morali che possono consentire di realizzare sul nostro pianeta la super-civiltà.
Riguardo alla domanda se noi siamo indegni e primitivi, la risposta è a questo punto semplice: Non siamo indegni, ma fortemente degni della loro attenzione e del loro amore, ma primitivi sicuramente lo siamo.
Stefan Denaerde si è molto soffermato sul concetto di “disinteresse” che caratterizza ogni singolo individuo di una super-civiltà.
I cosmonauti iargani hanno affermano che alla base di tutti i problemi che rendono socialmente primitiva la nostra umanità terrestre è l’egoismo, che è, appunto, il contrario di “disinteresse” e che ci nega la possibilità di diventare una super-civiltà.
Ovviamente in questo non c’è niente di nuovo, ed è esattamente quello che è venuto, in altra ve- ste ed in altro contesto, ad insegnarci Gesù Cristo circa duemila anni fa (e Buddha, Lao Tsu anco- ra circa cinquecento anni prima o altri “avatara” nel corso di tutta la storia umana).
Infatti, egli sottolineava come il cosiddetto “Regno di Dio in Terra” sarebbe diventato realtà soltanto se e quando l’uomo avesse sconfitto l’egoismo e fatto trionfare l’AMORE tra tutti gli uomini e per il creato.
Analoga indicazione era stata data da Buddha, avendo insegnato il principio della “compassione”, ovvero il sentimento (di amore) che unisce tutti gli esseri.
Altre perle di saggezza le abbiamo avute da Lao-Tsu, secondo il quale il vero uomo deve essere libero dalle passioni, dall’egoismo, dal desiderio di ricchezze acquisite furbescamente a scapito altrui.
Il vero uomo non deve contrastare l’armonia dell’universo, ma uniformarsi ad essa.
E, come anche Gesù Cristo affermerà dopo circa cinquecento anni, l’uomo vero deve essere semplice e puro come un fan- ciullo.
L’elemento di novità, nel concetto di “disinteresse” riportato da Denaerde, è la risposta sociologica, argomentata in modo razionale e pratico.
Gli iargani hanno dimostrato con immagini e parole come tutta la loro società sia fondata su questo “valore”.
A noi sembra impossibile che questo valore possa concretizzarsi, in particolare, qui sulla Terra.
Ma sicuramente non è così; il seme di questo “atteggiamento disinteressato” è presente in tutti noi, anche nei più malvagi.
Pensiamo ad esempio a quello che un padre od una madre riescono a fare per un figlio, anche il più scapestrato.
Nessun padre (salvo rare eccezioni al confine con la patologia) ha mai avuto dubbi se deve o meno comprare vestiti, dar da mangiare, far studiare, far viaggiare, spendere soldi ed energie per un proprio figlio.
Mentre la stessa cosa, purtroppo, non è così ovvia quando si tratta dei figli degli altri.
Ciò è molto spiegabile e normale in una società primitiva come la nostra, soggetta ancora alla lotta per la sopravvivenza tipica della dimensione animale.
Con la spiegazione pratica del loro modo di vivere, gli iargani ci hanno dimostrato che con la stabilità sociale, il governo unico, l’unica lingua, l’unico ideale, l’uguaglianza, la sicurezza del proprio futuro è possibile trasformare l’atteggiamento egoistico in atteggiamento disinteressato e quindi trattare gli altri con la stessa disponibilità che un genitore ha verso i propri figli.
Su Iarga, come in tutti i pianeti in cui vive un’umanità super-civile o integrata cosmicamente, ogni individuo è come parte di un’unica grande “buona famiglia”, dove tutte le energie vengono utilizzate, senza titubanza alcuna, per il bene di tutti i suoi componenti.
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I “grigi”: umanoidi o esseri umani super-civili?
Nella vasta letteratura ufologica, un posto importante è occupato dagli incontri con alieni dalle sembianze e dai comportamenti molto strani e poco conciliabili con la realtà delle società super- civili descritte da Stefan Denaerde.
Premesso che questi casi appartengono spesso alla parte più deteriore della fenomenologia ufologica, quella che afferisce al paranormale e a contattisti equi- voci e poco credibili, ci sono molti casi che invece hanno livelli di credibilità più elevati, che meritano di essere presi in considerazione e studiati.
Come sostiene anche Denaerde nella sua premessa, l’interpretazione e i racconti fatti dai con- tattisti sono condizionati dai filtri culturali degli stessi.
A questi, poi, si aggiungono i filtri interpretativi, a volte preconcetti, di coloro che documentano i vari casi e li riportano sui media.
Il peso di questi filtri è molto variabile, ma sono inevitabili e ci sono sempre.
Il lettore ne deve tenere conto e li deve a sua volta mediare con i suoi filtri.
Questa è una riflessione che vale anche per il nostro trattato e per il racconto di Denaerde.
Lui stesso infatti afferma nella sua premessa: « Come ho detto, io non intendo ottenere convinzioni per fede, io chiedo ai miei lettori di essere critici, ma di tenere presente che l’argomento è talmente complesso per cui non sarebbe ragionevole aspettarsi che il mio racconto sia impeccabile».
Infatti, quanto lui ha realmente visto ed ascoltato ha dovuto essere interpretato e trasmesso sulla base dei suoi limiti e filtri culturali.
Quindi egli dubita di aver riportato fedelmente il comunicato degli iargani.
A parte i legittimi scrupoli di Denaerde, possiamo affermare che queste logiche, comunque, sono applicabili a tutto ciò che viene trasmesso nei vari ambiti culturali, da quelli storici a quelli scientifici.
Ritornando a questi alieni dalle sembianze e dai comportamenti molto strani che viaggiano a bordo di dischi volanti, un casistica molto diffusa in ambito ufologico è quella dei grigi.
Essi sono spesso associati alle cosiddette “abduction” dove determinate persone vengono da loro rapite e sottoposte contro volontà ad esperimenti di vario tipo.
Denaerde e gli iargani non hanno affrontato questo argomento, ma c’è una vasta letteratura che se ne occupa.
La corrente di pensiero che noi condividiamo, perché compatibile con la visione sostenuta in questo trattato, afferma che questi alieni sono umanoidi creati dagli extraterrestri.
Hanno caratteristiche, capacità e fattezze umane; il DNA è manipolato e programmato consen- tendo loro di interagire con gli uomini, ma non sono uomini.
Anche il nostro corpo fisico di fatto è un umanoide, esso però ha integrato un “componente” di natura spirituale che gli consente di comunicare con la sfera della creatività immateriale o esisfera, come hanno ben spiegato gli iargani.
Il risultato è un essere umano vero e proprio, potenzialmente libero e creativo.
Le società super-civili che seguono il “Progetto Terra”, per raggiungere alcuni scopi prefissati si avvalgono di umanoidi che consentono di evitare di mettere a rischio la propria vita.
Un fatto apparentemente sconcertante è che questi esseri, oltre a prelevare materiale biologico agli addotti, sottoponendoli a svariati esami clinici, risulta pratichino fecondazioni artificiali operando incroci con la specie umana.
Non è chiaro quali siano gli scopi.
Alcuni addotti sostengono che è l’unico modo che hanno per riprodursi.
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Questi alieni non dispongono di quel “componente” di natura spirituale di cui abbiamo parlato sopra, gli incroci fatti, quindi, possono dare origine sempre e solo a un umanoide indipendente- mente dai gameti umani utilizzati.
I cosiddetti grigi e gli altri umanoidi che la letteratura ufologica racconta, possono essere confusi per esseri umani in quanto sono capaci di comunicare, anche telepaticamente, di guidare i dischi volanti prodotti dagli extraterrestri e svolgere con la massima precisione le attività per cui sono stati programmati.
Non dobbiamo stupirci di questo; pensiamo ad esempio cosa riescono a fare dei semplici insetti come le api! Un’attività affascinante, praticata con una precisione e una qualità che nessun uomo saprebbe imitare; ma sono solo piccole macchine biologiche che sanno fare questo e basta.
Ciò che nell’attività dei grigi spiazza molti osservatori e studiosi è che il rapporto con gli addotti non nasce da una libera scelta di quest’ultimi.
Il caso di Giovanna, una famosa addotta che vive in Sardegna, ne è un’evidenza.
Ella, come altri, dichiara e dimostra di aver prestato il suo corpo ed i suoi ovuli per gli scopi dei grigi, ma di essersi trovata suo malgrado in questa situazione.
Ciò non è molto comprensibile, ma, se il fatto è realmente avvenuto, crediamo che alla base ci siano delle motivazioni profonde che a noi sfuggono, ma che, come anzi detto, rispetto agli obiettivi e le finalità previste rappresentano il “male minore”.
Una ipotesi sostenuta degli addotti è che questi umanoidi non riescano più a riprodursi.
Il prelievo forzato di gameti umani potrebbe, quindi, essere inevitabile nel piano che gli extraterrestri stanno attuando in questa fase di accompagna- mento della specie umana terrestre.
Nel capitolo sesto parleremo di Giovanni Battista e di Gesù come di embrioni extraterrestri impiantati nel seno di due donne terrestri.
Elisabetta e Maria, sulla base di questa asserzione, sono state usate e in parte violate nella loro umanità; ma ciò era inevitabile e necessario per poter dar seguito alla venuta di Cristo e avviare quel processo teso a trasformare la Terra in un pianeta su- per-civile.
Quindi, se Elisabetta e Maria le guardiamo con grandissimo rispetto, dobbiamo guar- dare con altrettanto rispetto anche tutte quelle donne e uomini che hanno avuto a che fare con i grigi.
Anche loro, come Maria ed Elisabetta, hanno avuto il privilegio, pur non scelto, di servire la causa umana sulla base del progetto extraterrestre e indirettamente dell’Intelligenza Creatrice.
Anche per altri grandi uomini si parla di nascita e vita fuori del comune, come ad esempio Krishna1, Mitra2, Buddha3, Lao-Tsu4 , Sargon il Grande5, e così via, i quali hanno indicato all’umanità la via della realizzazione cosmica.
1 Krishna vive nel 3102 a.C.
Egli è partorito da una vergine, chi la feconda compare sotto forma di luce, è perseguitato da un tiranno che ordina l’uccisione di migliaia di bambini, è la seconda persona della trinità indiana, è denominato il dio pastore, fa miracoli e ascende al cielo.
La radice del suo nome è similare a quella di Cristo (Il nome completo di Gesù Cristo fu definito integralmente e ufficialmente solo nel 325 d.C. nel Consiglio di Nicea).
La vita di Krishna è ricchissima di particolari che ritroviamo nella storia narrata di Cristo.
Tratto da: “Crisianesimo.it” – http://cristianesimo.it/mithra.htm
2 Mitra vive nel 1400 a. C.
Secondo i racconti iranici questa divinità scesa in terra sarebbe nata da Arədvī Sura Anahi- ta, che tradotto dalla lingua iranica significa “Arədvī la Maestosa e Immacolata”, una divinità elamitica e mesopota- mica delle acque che avrebbe generato Mitra per partenogenesi.
Tratto da “Wikipedia – Enciclopedia Libera” – Cristianesimo e Mitraismo. http://it.wikipedia.org/wiki/Cristianesimo_e_Mitraismo
3 Racconta la leggenda che sua madre Maya, (che significa «illusione,» «o universo», in sanscrito); trascorreva un periodo di astinenza e castità nel palazzo del regno di Kapilavastu, nel nord dell’India.
Quando una mattina, una strana sonnolenza l’avvolse, si sdraiò sul letto reale della sua camera, cadde in un sonno molto speciale: sognò che i quattro Re Celestiali, i Signori dei quattro punti cardinali del Mondo della Sfacchinata, la terra della felicità, la trasportavano innalzandola con il suo letto, al di sopra delle catene dell’Himalaya, arrivati oltre le cime altissime, l’adagiarono presso un albero, che si mise da un lato rispettosamente.
Arrivarono le mogli dei quattro re, la lavarono accurata- mente, purificandola da ogni macchia umana, l’adagiarono in un letto divino, rivolto a est.
All’orizzonte una stella brillò intensamente, e discese dirigendosi verso Maya, quando toccò terra, si trasformò in un elefante bianco, colse con la sua proboscide un fiore di loto, lo depose al suo fianco, dove lei giaceva, e il fiore scomparve penetrando nel suo utero.
In quell’istante il Bodhisatva di compassione entrò nel grembo di sua madre. Concezione Immacolata, Spi-
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Quindi i grigi non sono cattivi come sostengono alcune tesi, sono solo umanoidi che, a volte maldestri nella relazione con gli addotti, sono programmati dagli extraterrestri per svolgere im- portanti attività.
Gli extraterrestri fanno continui monitoraggi sulla situazione planetaria e svolgono altre attività finalizzate al bene dell’umanità.
Questi interventi devono essere portati a termine senza mettere a rischio la propria vita e senza venir meno al principio di non interferire direttamente.
L’eventualità che prima o poi un alieno, in una di queste missioni terrestri, venga catturato, non è da trascurare.
Se ciò avvenisse, diverso è che si tratti di un umanoide o di un essere umano super-civile.
I primi, in caso di irrimediabile pericolo, sono programmati per autodistruggersi.
E’ una disposizione grave, ma molto più grave sarebbe se in questa situazione si trovasse un essere super-civile.
Per quel che noi sappiamo buona parte dei dischi volanti che operano nel nostro pianeta, sono pilotati da questi umanoidi e solo in pochi casi sono impiegati direttamente dagli extraterrestri.
Tra questi ci sono gli iargani incontrati da Stefan Denaerde.
Il rito Santo, per gli Indù è rappresentato dall’elefante Bianco.
Ogni Avatara nasce nei mondi interni dallo Spirito Santo, e Buddha non fu un’eccezione.
La regina, al suo risveglio, molto turbata, raccontò il suo sogno al Re Suddodhana, a sua volta il Re interrogò i Bramini per avere il loro parere sul presagio, buono o cattivo.
I Sacerdoti annunciarono che un grande Essere sarebbe venuto nella sua famiglia, un RE o un Buddha.
Dobbiamo dire che il regno di Kapilavastu era piccolo, e militarmente debole, e un regno più potente lo minacciava continuamente desiderando conquistar- lo. Per questo motivo, si prese cura della sua educazione militare e degli affari del palazzo reale, con la speranza che si fortificasse ed espandesse il suo regno.
Alla sua nascita dopo sette giorni, sua madre Maya morì.
Tratto da “Vopus” Canone Superiore del Pensiero. Gnosi | VOPUS Mistica/Religione La Vita del Buddha. http://www.vopus.org/it/gnosi/mistica-religione/la-vita-del-buddha.html
4 La leggenda vuole che nacque da una vergine, dopo vari anni di gravidanza, per alcune versioni otto, per altre ot- tanta, o anche 97. Questa leggenda dà una spiegazione del nome, che letteralmente significa il Vecchio Maestro o il Vecchio Bambino.
Particolare ricorrente è che la donna partorì Lao dal cavo ascellare.
I racconti risultano imprecisi circa la scelta dell’ascella.
Tratto da “Wikipedia – Enciclopedia Libera”. http://it.wikipedia.org/wiki/Laozi
5 Un testo neo assiro (VII secolo a.C.) descrive la sua nascita e l’infanzia: «Mia madre fu scambiata alla nascita, mio padre non lo conobbi. (…) La mia città è Azupiranu, che è collocata sulle rive dell’Eufrate.
La mia madre ‘scambiata’ mi concepì, in segreto mi partorì.
Mi mise in un cesto di giunchi, col bitume ella sigillò il coperchio.
Mi gettò nel fiu- me che si levò su di me…» (Re 1907, 87-96)- Tratto da “Wikipedia – Enciclopedia Libera”. http://it.wikipedia.org/wiki/Sargon_di_Akkad
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CAPITOLO 3 EXTRATERRESTRI E IL PIANETA TERRA
Nel capitolo precedente abbiamo ricordato come, da sempre, l’umanità terrestre sia stata accompagnata e in diversi modi sostenuta dalla presenza extraterrestre.
Su tali argomenti sono logiche e frequenti queste perplessità:
1. È stato detto che per poter percorrere lunghe distanze gli extraterrestri si affidano a tragitti cosmici con catene definite di basi di appoggio e porti interstellari; si è affermato che molte basi ci sono anche su alcuni pianeti del nostro sistema solare, compresa la Terra, ma perché noi non le abbiamo mai viste?
2. Perché si parla di extraterrestri solo da alcune decine d’anni se, come sostengono molti ufologi, loro sono qui da sempre?
3. Una corrente di pensiero in ambito ufologico sostiene che le grandi religioni si fondano su eventi di natura extraterrestre, compresa quella cristiana, a partire dal vecchio fino al nuovo testamento.
Si arriva persino ad affermare che GESÙ era di origine extraterrestre.
Su quali basi si possono sostenere simili sacrileghe affermazioni?
Il libro di Denaerde sfiora appena questi temi e non entra nel merito.
C’è comunque una vastis- sima letteratura che affronta, spesso in modo controverso e contradditorio, questi argomenti.
Un’attenta lettura consente comunque di mettere insieme una serie di documenti, fatti e testimonianze che, seppur non supportate scientificamente, consentono una risposta molto verosimile e convincente.
1. È stato detto che per poter percorrere lunghe distanze gli extraterrestri si affidano a tragitti cosmici con catene definite di basi di appoggio e porti interstellari; si è affermato che molte basi ci sono anche su alcuni pianeti del nostro sistema solare, compresa la Terra, ma perché noi non le abbiamo mai viste?
Come già sostenuto, il cosmo è pieno di sistemi solari simili al nostro e la vita umana esiste in molti di questi.
In una notte chiara e senza Luna si riescono a contare circa 4.500 stelle; con un semplice cannocchiale, poi, queste stelle diventano già quasi 2.000.000; usando infine un moderno telescopio si arriva a oltre 100.000.000.000 di stelle solo nella via Lattea; e questa è soltanto un’infinitesima parte di tutto l’universo.
La NASA cerca la vita su Marte; gli scienziati incominciano ad ammettere che ci sono pianeti simili alla Terra dove può benissimo essersi sviluppata la vita umana, ma esistono già prove dell’esistenza di forme di vita sulla Luna, anche se il pubblico non ne è mai stato informato.
L’astronomo H. Leonard ha potuto studiare documenti e fotografie coperti dal segreto, parlare con uomini dell’ente spaziale americano, ascoltare le registrazioni integrali dei messaggi trasmessi dagli astronauti delle missioni Apollo e ne ha tratto una serie di dati stupefacenti.
Cosa sono le luci mobili notate dagli astronauti sulla Luna?
Chi manovra le grandi macchine, a volte lunghe più di un chilometro, che agiscono nei crateri lunari?
Chi ha costruito le misteriose strutture le cui dimensioni sono paragonabili a quelle dei nostri grattacieli?
La NASA si nasconde dietro un imbarazzato riserbo, ma non può negare l’evidenza dei fatti.
Molto probabilmente, dunque, il nostro satellite è occupato da una o più razze intelligenti; il libro “Qualcun altro è sulla Luna” di George H. Leonard Armenia editore (1977) offre un racconto vivace e appassionante.
Nel capitolo 4 ne facciamo un breve riassunto.
2. Perché si parla di extraterrestri solo da alcune decine d’anni se, come sostengono molti ufologi, loro sono qui da sempre?
Il termine UFO, acronimo inglese che significa “UNIDENTIFIED FLYING OBJECT” ovvero “oggetto volante non identificato” venne coniato nei primi anni del 1940 poco prima che Kenneth Ar- nold, uomo d’affari statunitense, inaugurasse l’era del DISCO VOLANTE nel giugno del 1947, dopo il famoso avvistamento da bordo del suo aereo personale. In realtà il fenomeno dei dischi vo- lanti è sempre esistito e la clipeologia oggi lo studia partendo dai documenti, dalle testimonianze e dai reperti che la storia ci ha tramandato.
Nel suo libro del 1953 intitolato “Flyng Saucers”, l’astronomo scettico Donald Menzel riportò uno strano fenomeno raccontato da Plinio il Vecchio e lo spiegò come un fenomeno naturale; in seguito a ciò, alcuni studiosi e appassionati di UFO hanno cominciato a ricercare nei testi di autori antichi i racconti di strane apparizioni nei cieli, compilando liste di tali fenomeni e ritenendoli simili ai moderni UFO.
Il termine “clipeologia” fu coniato nel 1959 dall’italiano Umberto Corazzi, che lo fece derivare dalla parola “clypeus”, nome dello scudo dei legionari dell’Antica Roma, in riferimento ai racconti di apparizioni di “clypei ardentes” (scudi di fuoco) riferiti da vari autori latini.
In Italia la clipeologia venne conosciuta grazie alla rivista Clypeus, fondata a Torino nel 1964.
Questo filone di studi si sviluppò anche all’estero.
Tra gli autori che si sono occupati di questa materia vi sono gli italiani Gianno Settimo e Solas Boncompagni, i britannici Raymond W. Drake e Desmond Leslie e lo statunitense Harold T. Wil- kins.
La clipeologia ritiene che il fenomeno UFO non sia esclusivo dell’epoca contemporanea, ma che oggetti sconosciuti sarebbero apparsi in cielo anche in passato e che tali apparizioni sarebbero assimilabili a quelle contemporanee.
L’oggetto di studio di questa materia è costituito dalle opere letterarie ed artistiche del passato come testi sacri, cronache, diari di viaggio, libri di bordo, dipinti, ecc.
Nello studio di queste opere, i clipeologi cercherebbero di distinguere gli aspetti storici da quelli mitici e religiosi.
3. In ambito ufologico c’è una corrente di pensiero la quale sostiene che le grandi religioni si fondano su eventi di natura extraterrestre, compresa quella cristiana, a partire dal vecchio fino al nuovo testamento.
Si arriva persino ad affermare che GESU’ era di origine extraterrestre.
Su quali basi si possono sostenere simili sacrileghe affermazioni?
Un ramo specialistico della clipeologia è quello che si occupa specificatamente dei tanti avvenimenti descritti nei testi sacri e in particolare nella Bibbia, che possono essere ricondotti alla fenomenologia ufologica.
La Bibbia è un testo sacro e la sua interpretazione viene in genere fatta esclusivamente sul piano teologico.
I clipeologi, invece, setacciano i suoi contenuti individuando e studiando quelli che sono assimilabili alla fenomenologia ufologica e comparabili a quelli presenti nella letteratura storica.
Perciò un ridimensionamento e una riscoperta critica di questo “libro per eccellenza” non è un male, come si potrebbe pensare, e questi studiosi non si sentono atei e neppure eretici nell’affermare che anche la Bibbia affonda le sue radici nella fenomenologia ufologica e più precisamente extraterrestre.
Questo è uno studio che non volge a screditare, ma reinterpretare gli eventi biblici secondo una chiave meno fideistica; rappresenta, poi, un’ulteriore conferma che l’uomo può comprendere e mettere in linea ciò che fino ad ora era considerato esulare dalle sue capacità.
Da questi studi emerge che la storia del popolo di Israele non ha nulla da invidiare a quella de- gli Egiziani, Maya, Incas.
Anche qui infatti si parla di “dei” discesi dal cielo e se ne parla forse con ancor più insistenza, confermando che, effettivamente, il Vecchio Testamento descrive tutta la fase preparatoria della venuta di Gesù Cristo.
Come emerge dai racconti di Denaerde, la venuta di Gesù rappresenta un evento di portata cosmica.
Egli aveva effettivamente un mandato di salvezza per l’umanità, ma nell’interpretazione ufologica, a differenza di quella teologica, non solo non era figlio di Giuseppe, ma non lo era nemmeno di Maria.
Ella, donna terrestre scelta accuratamente per le sue doti umane e spirituali, in realtà avrebbe solo prestato il suo “seno” per crescere un embrione di natura extraterrestre.
L’obiettivo era dare vita al concetto del Dio fatto uomo, alla base del cristianesimo
Clipeus ardens: l’ufo di ieri
Come anzi detto i fenomeni che oggi associamo agli ufo sono stati segnalati durante tutto il corso della storia, non è quindi un fenomeno del nostro tempo.
Lo scrittore ed ufologo Desmond Leslie, ad esempio, tanto per citarne uno, nel suo libro “A Bordo dei Dischi Volanti”, edito dalle Edizioni Mediterranee, elenca ben 178 avvistamenti UFO riferiti ad un arco di tempo compreso tra il 1619 e il 1929; senza considerare il fatto che la sua pur rigorosa ricerca, non è certo riuscita a portare alla luce la totalità delle testimonianze, né ad interessare l’intero arco storico della vi- cenda umana.
Nei libri, manoscritti, autobiografie e opuscoli fra i più disparati si possono infatti ritrovare de- scrizioni e testimonianze che, secondo il nostro attuale metro di classificazione, ci riconducono inevitabilmente al fenomeno UFO.
Questa materia di studio ha assunto appunto il nome di “clipeologia”.
Cicerone, nei suoi scritti, più volte ha fatto riferimento allo sbalorditivo passaggio nel cielo, sia di notte che di giorno, di “soli” luminosi e di “palle” infuocate.
Plinio il Vecchio, nel suo secondo libro della “Storia Naturale”, cita un “sole” notturno che venne dal cielo a rischiarare la notte come se fosse giorno.
Giulio Ossequente (Cfr. G. Ossequente, Il libro dei Prodigi, a cura di Solas Boncompagni, Edizioni Corrado Tedeschi, Firenze) descrive tre misteriose lune apparse nel cielo di Rimini.
Durante il regno di Carlo Magno e nella spedizione in Spagna di Pipino, si ricordano alcuni glo- bi infuocati che scendevano a grande velocità dal cielo.
Questi quattro casi potrebbero con facilità essere classificati come meteore.
Quest’ultime, però, rappresentano un fenomeno naturale allora ben noto, ed è strano che personaggi storici di fama, ne parlino come qualche cosa di diverso e inquietante.
Veniamo ora per un attimo a tempi più recenti. Nel 1947, e precisamente il 3 luglio, su Boise, capitale dell’Idaho negli USA, comparvero nel cielo parecchi dischi che assunsero formazione a croce a quattro braccia uguali.
L’avvistamento fu di tale imponenza e serietà, e preoccupò tanto le autorità, che gli Stati Uniti furono indotti a costituire il primo ufficio per lo studio degli UFO.
A tale ufficio fu attribuito il nome di “Project Sign” che significa “Progetto Segno” proprio a ricordo di quel segno di croce disegnato nel cielo di Boise da parte degli UFO (Cfr. A. Perego, Gli ex- traterrestri sono tornati, Edizioni Cisaer).
Se ciò fosse accaduto tremila anni fa, sarebbe stato riportato dettagliatamente nella Bibbia, arricchendo così il bagaglio di manifestazioni divine.
A conferma di ciò basta andare di nuovo indietro nel tempo, per vedere come, appunto, fenomeni simili a questo assumono proporzionalmente un aspetto sempre più religioso nel senso comune di questo termine.
A Mignè in Francia, nel 1826 si registra uno di questi fatti straordinari.
A riguardo, il giornale ecclesiastico intitolato “L’ami de la religion et du roi”, fa una lunga descrizione della formazione di una grande croce luminosa che, apparsa a cielo completamente sereno, si pose all’attenzione e alla mistica prostrazione di un paese intero.
Dagli atti di S. Artemio martire, si può trarre ancora una di queste strane e curiose descrizioni di croci luminose; descrizioni fatte con meticolosa precisione da P. Diacono e da Nicefero.
Tanto per aumentare un po’ la casistica e dare una base più solida alle nostre argomentazioni, pescando sempre da rigorose documentazioni e testimonianze storiche, citiamo la descrizione fatta nel 335 d.C. da Eusebio Panfilo di Cesarea relativa ad una grande croce luminosa apparsa nel cielo della Siria.
Ricordiamo anche alcuni dei fatti a nostro avviso più interessanti citati dal clipeologo Desmond Leslie.
Siamo convinti che quanto segue, anche se può apparire come la tiritera di un elenco telefonico, manterrà desta l’attenzione di chi legge per la straordinarietà del contenuto.
1619, Flùelen, Svizzera. Enorme lunghissimo oggetto fiammeggiante visto, mentre sorvolava un lago, dal prefetto Christophr Schere.
1762, 9 agosto, Basilea, Svizzera.
Un oggetto fusiforme (cosiddetto “sigaro volante”) scuro, circondato da un cerchio splendente, viene visto attraversare lentamente il disco solare da due astronomi: De Rostan a Basilea e Croste a Soletta.
1777, 17 giugno.
L’astronomo francese Charles Messier osserva nel cielo un gran numero di dischi oscuri.
1820, 7 settembre, Embrun, sud-est della Francia.
Formazione meravigliosamente regolare di oggetti volanti attraversa la città in linea retta, devia di novanta gradi, poi si allontana sempre mantenendosi in perfetto allineamento.
Ricordiamo a tale riguardo che gli iargani hanno mostrato a Denaerde che loro si spostano nello spazio con una formazione di cinque astronavi a forma di disco, perfettamente allineate e tra loro collegate da un cavo che consente il passaggio dei viaggiatori da un astronave all’altra.
1823. L’astronomo Webb vede un oggetto luminoso nei pressi di Venere.
1844, 4 ottobre. L’astronomo Claisher riferisce di aver osservato un disco luminoso “che emette- va ondate di luce rapidissime e lampeggianti”.
1845, 11 maggio. Il signor Capocci, dell’osservatorio di Capodimonte, Napoli, avvista un grande numero di dischi lucenti che volano da occidente ad oriente: alcuni hanno forma circolare, altri hanno come scie luminose.
1845, 18 giugno. Tre dischi luminosi si innalzano dal mare e rimangono visibili per dieci minuti, a ottocento metri dalla nave Victoria, (36°40’ Latitudine Nord, 13° 44’ Longitudine Est).
Sono descritti “cinque volte più grandi della Luna”, e sembrano collegati da fasci luminosi.
Sono scorti contemporaneamente da molti osservatori separati anche da millequattrocento chilometri di distanza.
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1851, 4 settembre. Il reverendo W. Read osserva al telescopio un continuo passaggio di dischi luminosi provenienti dal Nord e dall’Est.
Il fenomeno dura dalle 9 e 30 del mattino alle 3 e 30 del pomeriggio.
1855, 11 giugno. Grande corpo aereo, scuro, (visto senza telescopio dagli astronomi Ritter e Schmidt.
1858, 1° settembre. L’astronomo Richard Carrington vede due corpi luminosi in movimento; “non meteore” egli afferma.
Il suo osservatorio si trovava a Redhill, nel Surrey.
1868, 8 giugno. Osservatorio di Radcliffe, Oxford.
Diversi osservatori scorgono un oggetto luminoso che si muove nel cielo, si ferma, cambia rotta dirigendosi verso Ovest, poi verso Sud e fi- nalmente sfreccia verso il Nord, dopo quattro minuti di osservazione.
1871, 1° agosto.
Un enorme disco rosso si libra su Marsiglia, Francia, alle 10.43 della sera, e rimane stazionario fino alle 10.52.
Poi si muove verso Nord per sette minuti, torna a fermarsi, poi si muove verso Est e scompare alle 11.03.
1877, 23 marzo. Vence, Francia.
Sfere fiammeggianti, di luminosità abbagliante, escono da una strana nuvola e si muovono lentamente per un’ora.
1882, 17 novembre. Osservatorio di Greenwich, Inghilterra.
Un enorme disco verde, ad un’altezza da sessanta a trecento chilometri, con stranissimi segni neri al centro. «Sembrava cri- vellato, aveva una forma netta, come una torpedine; nucleo scuro, struttura ben definita; apparve come un corpo ben definito, troppo veloce per essere una nuvola, ma ben diverso da una meteora» dicono vari osservatori.
Viene scorto anche in Olanda e in Belgio.
1884, 3 luglio. Un globo luminoso, grande come la Luna, con caratteristiche strutturali, si sposta lentamente sopra Nerwood, N.Y., Stati Uniti. È circondato da una corona luminosa e ha due linee scure che attraversano il nucleo. Lo stesso oggetto, o uno del tutto simile, viene avvistato ventitré giorni dopo sopra Colonia, in Germania.
1886, 3 novembre. Hamar, Norvegia. Un oggetto fulgido, rotondo, in forma di nuvola, attraversa il cielo, emettendo lingue di fiamma e lampi di luce. Mantiene sempre la sua forma originaria.
1893, 25 maggio. La nave britannica Caroline, tra Shangai e il Giappone avvista una formazione di oggetti volanti a forma di disco che si dirigono lentamente verso Nord. Passano tra la nave ed una montagna alta duemila metri.
L’osservazione attraverso il cannocchiale mostra che hanno un color rossiccio ed emettono una scia simile a fumo marrone. Lo stesso avvistamento viene segui- to l’indomani dalla stessa nave in prossimità di una piccola isola. L’avvistamento in quest’occasione viene fatto anche dalla nave britannica Leander, che cambia appositamente rotta per indagare.
1896, 17 dicembre. Un disco luminoso sorvola Worcester, illuminando la zona tanto che sarebbe possibile “raccogliere uno spillo”, come riferisce il dottor Charles Davidson.
1904, 24 febbraio. La nave Supply avvista tre dischi luminosi quattro volte più grandi del Sole. Volano in formazione perfetta, prima al di sotto di alcune nubi, la cui altitudine è calcolata intor- no ai millecinquecento metri.
Più tardi si sollevano, entrano nello strato nuvoloso e scompaiono.
1909, 20 dicembre. Oggetto luminoso avvistato sopra Boston, Massachusetts.
Lo stesso oggetto viene avvistato l’indomani sopra Worcester, sempre nel Massachusetts: “spazza i cieli con una specie di riflettore di potenza enorme”.
Ritorna due ore dopo e migliaia di persone lo vedono.
Rimane librato per poco tempo, si dirige verso Sud, poi verso Est, sul mare.
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1912, 6 marzo, Warmley, nei pressi di Bristol, Inghilterra.
Un oggetto “splendidamente illuminato” si dirige verso Gloucester. “Grandioso!”, “Come una folgore a tre punte”, affermano gli spettatori sbalorditi.
1914, 13 agosto. Il giorno prima dello scoppio della grande guerra, oggetti a forma di campana vengono avvistati sopra Elstree, Hertshire.
1929, 29 agosto. A seicento chilometri al largo della costa della Virginia.
Un corpo luminoso che viaggia alla velocità di centocinquanta chilometri orari, avvistato dalla nave Coldwater.
In quell’epoca, non si effettuavano voli sull’Atlantico.
Con questo termina la nostra breve rassegna sugli innumerevoli avvistamenti citati da De- smond Leslie ed in genere riferiti alla nostra storia vicina e lontana.
Questo genere di fenomeno ha continuato a destare meraviglia anche durante la seconda guerra mondiale.
Molti piloti, di entrambe le parti in conflitto, riferiscono di essere stati inseguiti e spiati durante i loro voli da piccole sfere luminose che guizzavano improvvise in prossimità dei loro aerei.
Le due parti credevano rispettivamente che si trattasse di ordigni di nuova costruzione impiegati dal nemico per dominare nelle battaglie aeree.
Gli alleati, pensando che si trattasse di misteriosi marchingegni inventati dai tedeschi o dai giapponesi, li chiamarono “foo-fighters” che significa “combattenti fantasma”; questo proprio per il fatto che comparivano e scomparivano improvvisamente.
Nessuno comunque lamenta di essere stato attaccato da questi “foo- fighters” che, invece, si limitavano ad osservare senza intervenire direttamente nel conflitto.
Come anzi detto, la nostra è solo una breve rassegna di fatti che riferiscono di una possibile presenza extraterrestre; negli annali di ufologia, però, i casi registrati sono centinaia di migliaia e interessano diversi periodi storici e tutte le nazioni e culture. Non si tratta quindi di un fenomeno psicosociale che ha interessato un definito periodo storico e culturale.
E quanti altri casi sono stati sepolti assieme ai ricordi di chi ci ha preceduto?
Quanti invece sono registrati in libri e memorie che mai nessuno andrà a sfogliare e se lo farà, gli scopi saranno tutt’altro che verificare l’esistenza di una realtà extraterrestre?
Quanti, infine, si sono verificati in circostanze prive di testimoni e alla presenza esclusiva della natura e dei paesaggi terrestri?
Concludiamo questo capitolo riportando un autorevole parere del professor Solas Boncompa- gni, uno fra i più noti esperti e seriamente impegnati clipeologi italiani. Sul n. 89 ,agosto 1978, de “IL GIORNALE DEI MISTERI”, alle pag. 18-2.1, il professor Boncompagni dice:
«Oggi soltanto si parla di era dell’acquario e ci sono, come del resto accade all’inizio delle prece- denti, gli indizi di una lunga crisi di transizione, indizi che appaiono tanto più complessi e difficili da superare in quanto l’umanità, da una sua evoluzione terrestre, sta iniziando un ciclo ben più impegnativo di evoluzione cosmica.
La fratellanza cristiana si evolve in fratellanza universale ed in- sorge una problematica nuova: quella di conseguire un contatto per la realizzazione di un tipo di socialità di ordine superiore con altre creature intelligenti che popolano l’universo».
«Si parla di esseri divini che una volta soggiornarono in questa terra, di divinità concepite in for- ma umana: esseri di statura diversissima dalla nostra, la cui forza e la cui vita non conoscevano limiti; si ricorda che negli scritti il loro nome era preceduto dal segno distintivo della stella e che apparivano come investiti d’una grande missione cosmica: quella di educare, migliorare, ordinare, reggere o salvare il mondo».
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Misteri sepolti
All’inizio del 1700 vennero scoperte nel palazzo di Top-kapi a Instanbul delle antiche carte geografiche appartenute ad un ufficiale della marina turca, l’ammiraglio Piri Reis.
Le carte vennero attentamente studiate dai cartografi americani Arlington H. Mallery e Walters i quali fecero una sensazionale scoperta: le carte erano inspiegabilmente dettagliate per le conoscenze geografiche che a quei tempi si potevano avere.
Ma non solo, tali dettagli, infatti, in alcuni casi toccavano il paradossale.
Per fare un esempio possiamo dire che esse riproducevano già le catene montuose dell’Antartide che, al contrario, noi sappiamo essere state scoperte soltanto nel 1952.
Ma il più grande scalpore deriva dal fatto che il prof. Charles H. Hapgood e il matematico Ri- chard W. Strachan hanno dimostrato che su queste carte le deformazioni perimetrali dei continenti non erano frutto di una imprecisa delineazione geografica, come si credeva, ma erano solo state disegnate dietro il modello del globo terrestre, cioè senza prima stendere la superficie sferica e quindi come se fossero state ricavate da una fotografia scattata dallo spazio.
Infatti tali carte sono state sovrapposte a delle fotografie avute grazie ai moderni satelliti orbitanti attorno alla Terra, e l’insieme coincideva perfettamente.
Le carte del Reis erano tratte da una serie di venti altre, di cui otto sono anteriori al 300 a.C.
Ed ecco la domanda di rito: come potevano gli uomini di quei tempi conoscere la geografia terrestre quando fino al 1492 si temeva persino ad avventurarsi nell’Atlantico geograficamente ignoto e non si sospettava per nulla l’esistenza di altri continenti?
Quelle immagini erano forse cedute dagli “dei” ai sacerdoti e da questi, come regalo divino, gelosamente nascoste fino all’intervento del Reis che le ha riprodotte?
E veniamo ad un altro interessante enigma della nostra storia.
Possiamo dire che un altro problema scottante è costituito dall’antica civiltà dei popoli mesopotamici, ricordati nei libri di scuola come “Sumeri”.
Chi erano i “Sumeri”?
La storia dice che furono i primi ad abitare e a far fiorire la civiltà in Mesopotamia.
Di solito, specie nei libri di scuola, se ne parla poco e sbrigativamente affermando che erano un popolo di economia essenzialmente agricola e di notevole colorito religioso; il re, oltre che monarca, era anche amministratore divino.
Tanto per cominciare, alcuni valenti studiosi oggi affermano che la civiltà dei Sumeri non si sarebbe sviluppata se non si fosse innestata con quella di un altro popolo molto interessante anche se poco citato: gli ACCADI (Cfr. M. Pincherle, La fine dell’Eden, Edizioni Faenza).
In ogni caso, a parte pochi specialisti, nessuno conosce realmente le straordinarie meraviglie della civiltà accadico-sumerica. Intendiamo dire che nelle grandi masse sono diffuse poche idee molto imprecise e superficiali, mentre bisognerebbe che tutti fossero al corrente di come stanno realmente le cose.
Infatti, quando e quante volte è stato diffuso il fatto che nel museo di Bagdad si sono identifica- te fra i resti esposti al pubblico delle perfette batterie elettriche che funzionano secondo il principio galvanico scoperto solo nel 1780?
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Queste batterie sono rimaste per diverso tempo “non identificate” finché un ingegnere, incurio- sito della loro forma che gli ricordava qualcosa di tecnico, non ha chiesto di esaminare i misterio- si reperti.
Così il senso pratico e la mentalità tecnica dell’ingegnere sono arrivati là dove insigni archeologi non erano stati capaci di arrivare.
Ma veniamo alla domanda essenziale: come potevano queste popolazioni del 3000 a.C. posse- dere queste conoscenze?
Siamo sicuri che le avessero?
Se qualcuno nell’antichità ha inventato queste batterie, perché non ci risulta che siano state co- struite in grande quantità per un uso pratico quotidiano?
Non potrebbe essere abbastanza attendibile che qualcuno dall’esterno le abbia lasciate presso queste popolazioni e che queste ultime poi le abbiano conservate anche solo come ricordo di un importante incontro?
In ogni caso quelle batterie sono il frutto di una genialità che è completamente estranea al livello di progresso tecnico che si supponga originario di quelle popolazioni.
Se qualcuno ha portato sulla Terra il frutto di conoscenze superiori, perché esse sono state consegnate a determinati popoli piuttosto che ad altri?
Evidentemente chi è stato il latore e il diffusore della “civiltà” ha badato ad affidare le cono- scenze più importanti a dei popoli che presentavano delle buone qualità e delle attitudini idonee ad ereditare, per lo meno in parte, quanto veniva dal “cielo”.
Ci volevano popoli dalla mente creativa e dall’indole pacifica, capaci di fondare un vasto impero all’insegna della saggezza.
Un popolo che sapesse reggere il più possibile, in virtù della propria intelligenza e del proprio spirito orga- nizzativo, sotto i colpi della barbarie largamente diffusa sulla Terra a quel tempo; epoca in cui la violenza del neolitico era travolgente e incalzante.
Le popolazioni presso le quali esplose la civiltà sono quelle di stirpe semitica che furono sem- pre contrastate e combattute dalle cosiddette stirpi ariane dall’indole barbarica, violenta e san- guinaria che invece di creare le proprie risorse le depredavano, tentando poi goffamente di co- piare, di imitare le invenzioni e le tecniche delle loro vittime.
Ed è proprio in conseguenza del so- pravvento della barbarie che la vera civiltà originaria è andata perduta, dando vita alle premesse che avrebbero condotto alla “civiltà” del momento attuale che dovrebbe meglio essere definita “barbarie meccanizzata”.
Oggi l’uomo non ha più in mano la clava, ma la bomba atomica e nulla è realmente cambiato in lui.
Ieri dove egli passava, non cresceva più l’erba; oggi il disastro ecologico è quasi eretto a sistema. Da queste considerazioni emerge chiaramente che il concetto di civiltà è strettamente le- gato ad una “voce” che viene da lontano, una voce dal cosmo la cui risonanza rimbalza da un an- golo all’altro dell’infinito.
E passiamo ad altre curiosità. In Cina, in un’antica tomba, sono stati ritrovati i resti di una cin- tura fatta di alluminio. Bisogna ricordare a questo riguardo, che l’alluminio ha una storia per noi assai recente. Sappiamo inoltre che tale metallo si estrae dall’argilla di bauxite grazie ad un pro- cedimento tecnico piuttosto complesso.
In una sala del British Museum è conservata una statua in diorite, rappresentante il re Gudea e che sicuramente risale ad almeno 4000 anni fa. Ora, da una analisi accurata, risulta che la statua non è stata ottenuta per sola levigatura, ma che è stata scolpita. Nulla da eccepire se non sapes- simo che razza di pietra è la diorite e se la storia non ci venisse a raccontare che l’età del ferro è iniziata solo verso il 1200 a.C.
Se soltanto avessero tentato di scalfire la pietra di diorite con utensili di bronzo ci avrebbero subito rinunciato; qualunque scalpello di bronzo perderebbe sicuramente il filo.
Quella statua quindi deve essere stata scolpita con scalpelli di ferro, ed anzi di acciaio temperato e resistente della migliore qualità, paragonabile al nostro acciaio rapido o su- per-rapido (Cfr. A. NIGI: La storia del ferro: quasi un romanzo, Solaris n. 11 1978).
Nel 1837 il colonnello Vyse, effettuando uno scavo su una parete della Piramide di Cheope, do- po essere penetrato per molti metri all’interno, rinvenne qualcosa che lo lasciò allibito: un uten- sile di ferro rimasto lì fin dall’epoca della costruzione ed ormai quasi del tutto ridotto allo stato di ossido.
Se questa volta vogliamo dare credito alla datazione storica ufficiale, la costruzione della Grande Piramide dovrebbe risalire al quarto millennio a.C.
Detto questo possiamo concludere che il ferro era già conosciuto e correntemente utilizzato almeno 5000 anni fa.
Nell’Iraq si sono scoperte delle lenti di cristallo perfettamente molate e che si possono ottenere solo usando l’ossido di cesio, sostanza che solamente oggi si può preparare grazie all’elettrochimica.
Sempre presso queste civiltà si sono trovate delle statuette rappresentanti uomini con fronti sporgenti, labbra sottili, nasi lunghi e dritti e un insieme di caratteristiche completamente sfalsate dagli schemi antropologici di quelle popolazioni primitive.
Ora viene da chiedersi se quegli antichi scultori stavano fantasticando o semplicemente scolpendo per la storia l’immagine dei loro “dei”.
A Tiahuanaco esistono delle rovine che vengono considerate le più antiche della Terra, ed un’aria di mistero e di leggenda le circonda.
Certi si è che il criterio con cui tale città fu costruita non ha paralleli storici.
Gli edifici furono eretti usando pietre gigantesche dalle caratteristiche non riscontrabili in nessun’altra parte del globo.
I blocchi sono tagliati, squadrati e sistemati l’uno sull’altro con una precisione sbalorditiva.
Pesano da otto a dieci tonnellate ciascuno e riportano sulle sei facce incastri inspiegabili.
Si tratta di un capolavoro di ingegneria e di architettura che ci fa pensare alla parte interna della Piramide di Cheope, costruita con monoliti megalitici di granito levigatissimo di circa nove metri di spigolo e del peso di circa cento tonnellate.
Per tornare alle rovine di Tiahuanaco, possiamo aggiungere che in alcuni blocchi vi sono fori perfettamente circolari profondi due metri e mezzo.
Ciò costituisce un altro enigma in quanto gli archeologi e gli architetti moderni non se ne sanno spiegare gli scopi e le funzioni.
Si tratta forse del frutto di una logica incomprensibile?
Bisogna anche prendere atto che la città è attraversata da mura enormi composte di massi in- terrati pesanti ben centomila chili che sostengono altri blocchi del peso di cinquantamila chili l’uno.
Inoltre si trovano statue colossali alte fino a otto metri, spesse anche un metro e pesanti venti tonnellate.
Perché tutto questo gigantismo che metterebbe in crisi anche le più potenti fra le moderne gru?
Comunque, guardando queste rovine, l’animo si riempie di una sensazione strana e si ha la netta impressione che il panorama appartenga ad un mondo diverso. Non si può negare di trovarci di fronte al frutto di una tecnica diversa e sotto certi aspetti superiore alla nostra.
Gli Incas, popolo considerato come uno fra i più misteriosi, sono appunto gli abitanti di Tiahua- naco, città non certo priva di aspetti oscuri.
Qualcuno doveva certamente disporre di potenti fon- ti di energia per concretizzare tutto il complesso di quei panorami giganteschi.
Gli Incas poi dovevano possedere una metallurgia molto progredita per riuscire a produrre raf- finati monili di platino come quelli rinvenuti sull’altopiano.
Sappiamo che il platino fonde alla temperatura di 1769 °C e che per fabbricare un tal genere di monili bisogna per forza fonderlo.
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E veniamo al nocciolo del problema: chi insegnò agli Incas tutto questo quasi 6000 anni fa?
Forse gli “dei” venuti dal cielo?
A tale riguardo in una delle grandi meraviglie archeologiche di questa città, la “Porta del Sole”, un’opera gigantesca scolpita naturalmente in un blocco solo di pietra alto tre metri, largo quattro e del peso di circa dieci tonnellate, si possono vedere quarantotto figure quadrate che fiancheg- giano un essere che sta a rappresentare un “dio volante”.
Che cosa racconta la leggenda di Tiahuanaco? Racconta più o meno di una nave d’oro scesa dalle stelle.
Con essa era venuta sulla Terra una donna di nome Orjana che portò settanta figli su questo pianeta per poi fare ritorno alle stelle.
Ricordiamo che gli Incas erano una popolazione di caratteristiche fisiche piuttosto diverse dalle nostre.
Basti pensare che la città l’avevano costruita nella più grande solitudine su un altopiano a quattromila metri di altitudine dove la pressione atmosferica e la quantità di ossigeno sono di- mezzati.
Questa condizione ambientale non è certo la più adatta per gli uomini della Terra.
È possibile allora che gli Incas siano stati isolati o meglio portati sulla Terra che presentava condizioni ambientali molto simili al loro pianeta di origine?
Qui ci scontriamo con una serie di ipotesi che, per quanto suggestive ed affascinanti, rimangono sempre ipotesi ed anzi aprono altrettanti interrogativi.
Ma quale altra spiegazione potrebbe soddisfare le premesse riguardanti la stranezza della loro civiltà progredita e l’abisso fra quest’ultima e la nostra attuale?
Ma se ci piace sguazzare in mezzo ai dubbi e alle perplessità possiamo anche affrontare il discorso che riguarda un altro ben strano popolo: i Maya.
Incominciamo col dire che una mummia ritrovata fra le tombe maya, portava tracce di sangue che, pur nella sua decomposizione, ha lasciato trarre delle conclusioni non poco sorprendenti; il gruppo sanguigno pare di tipo sconosciuto e non appartiene a nessuna razza umana attualmente esistente sulla Terra.
Sempre presso i Maya si è scoperta una tomba sul cui coperchio è scolpita in rilievo la chiara rappresentazione di un moderno astronauta; l’uomo è seduto sopra qualcosa che ricorda una macchina simile ai nostri razzi.
È questo il famoso reperto archeologico che, ap- punto per questa sua stranezza, ha assunto il nome di “Astronave di Palenque”.
Gli archeologi e gli altri studiosi hanno fatto molta sensazione con la scoperta di questa tomba, e ciò che ha fatto ancor più sensazione è che lo scheletro ivi trovato presenta degli elementi morfologici diversi da quelli Maya.
La grandiosità monumentale di questa tomba lascia pensare che vi sia stata tumulata una grossa personalità, o quantomeno una persona di alto riguardo.
Si trattava forse di un “dio” venuto dalle stelle?
Può forse scandalizzarci un’ipotesi di questo tipo?
Se ci scandalizza, è meglio procedere all’esame di altri particolari sorprendenti.
Cominciamo col dire che i Maya possedevano profonde conoscenze astronomiche.
Basti pensare che il calendario Maya è giudicato dagli scienziati il migliore del mondo e si basa su un triplice riferimento: l’anno solare di 365 giorni, l’anno sacro di 260 e un terzo di 292 giorni, corrispondente alla rivoluzione del pianeta Venere, cioè all’intervallo di tempo tra due successive sue congiunzioni con il Sole.
Il calendario sacro permetteva un computo simultaneo dell’anno terrestre con quello venusiano.
Ma a chi poteva servire un calcolo del genere?
Non pensiamo certo che un comune terrestre sia interessato ai tempi che corrono su Venere!
A meno che questi non abbia su tale pianeta degli importanti interessi a cui badare.
Venere è uno dei quattro pianeti terrestri del sistema solare.
Esso è un corpo roccioso con dimen- sioni e massa molto simili alla Terra ed è spesso descritto come il suo “gemello”.
La sua atmosfera di anidride carbonica e azoto è molto spessa per cui sulla sua superficie c’è un livello di pressione e temperatura che non consente la vita biologica.
Ciò nonostante in ambito ufologico il pianeta è indicato come uno dei più importanti porti interstellari.
Come sulla Luna e anche su Marte, nelle sue enormi cavità innumerevoli società extraterrestri hanno costruito basi perfettamente attrezzate e molto popolate.
I Maya nei loro documenti hanno lasciato delle asserzioni riguardanti i loro dei, dove si sosteneva che questi venivano dalle stelle. Il più importante fu il dio Cuculcan, lo stesso del sarcofago.
Sempre riguardo alle inspiegate conoscenze astronomiche dei popoli antichi e al non ben definito legame con il pianeta Venere, veniamo ora ad un altro interessante enigma.
Nelle regioni montuose del Kohstan vi è un disegno rupestre che riproduce la disposizione degli astri nell’esatta posizione in cui si trovavano 10.000 anni fa.
Su tale disegno, Venere e la Terra appaio- no collegate da linee.
In Vandea, nell’isola di Yen, vi sono delle rocce la cui disposizione riproduce la costellazione delle Pleiadi.
Esse risalgono al 10.000 a.C. Una invocazione, ritrovata come documento dell’isola e risalente al periodo dei Druidi, dice: LE SCOLPIRONO GLI UOMINI VENUTI DA CIELO E NOI ORA ATTENDIAMO IL LORO RITORNO.
In Australia ci sono ancora oggi degli aborigeni che adorano statue che essi dicono rappresentare i Fratelli della Luce. Sono disegnati con occhi enormi, caschi luccicanti e vestiti che si posso- no chiaramente identificare come tute spaziali.
Sempre in Australia un graffito raffigura due esseri detti i Fratelli del Fulmine, con casco, braccioli all’altezza dei polsi, tuta striata ed enormi scarponi.
Fatto importantissimo da sottolineare è questo: gli indigeni ignoravano completamente che presso altre popolazioni vigesse l’usanza di portare qualunque genere di vestiario.
Questi indigeni infatti sono sempre andati normalmente nudi e scalzi.
Sempre riguardo all’esistenza di statue misteriose, in Giappone sono stati ritrovati i cosiddetti “Dogu” che, sia pur rozzamente scolpiti, sembrano rappresentare in modo perfetto la figura di cosmonauti in tuta spaziale.
Il dio giapponese Hitokonatusi, secondo la leggenda, sarebbe sceso dal cielo per insegnare agli uomini la saggezza.
Questa divinità, secondo altre rappresentazioni vestiva in modo simile ai Dogu.
La mitologia esquimese afferma che le prime stirpi umane furono portate dagli dei con le ali di bronzo.
Antiche leggende indiane parlano di un Grande Uccello del Tuono che portò loro varie cono- scenze.
Presso i Pellerossa, in America, si erigevano i cosiddetti Totem che rappresentavano un’aquila chiamata “Uccello Tonante”.
La leggenda di alcune tribù dice: QUANDO IL DILUVIO DISTRUSSE GLI UOMINI COMPARVE L’UCCELLO TONANTE DINANZI ALL’UOMO DAL CAPO DI FERRO.
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Un disegno risalente a circa 7000 anni fa, scoperto nel 1956 dal francese Henri Lothe sulle roc- ce del Sefar nel Sahara, raffigura un individuo molto alto e munito di casco.
Viene chiamato il “Gran Dio dei Marziani”.
Al centro del Sahara poi, una pittura arcaica rappresenta una donna con casco alta due metri, è chiamata la “Dama Bianca”.
In Val Camonica, vicino a Bergamo, ci sono numerosi graffiti raffiguranti esseri con casco e con in mano simboli geometrici.
Essi hanno una sorprendente rassomiglianza con altri graffiti trovati in altre parti della Terra.
Alcuni testi rinvenuti nelle piramidi ci dicono che il dio Rà viaggiava con la sua barca nel cielo.
Non è possibile accettare l’interpretazione simbolica che vuole identificare nel Sole una sorta di nave che solca il cielo lungo l’arco che va dall’alba al tramonto.
Infatti il culto del disco solare, il culto di Aton, fu istituito per un breve periodo dal Faraone Amenothep IV Akenaton che si oppo- se al politeismo e al prepotere politico dei sacerdoti.
Prima infatti non si poteva dire che cosa si intendesse realmente per divinità solare in quanto ogni città egizia prediligeva una sua divinità.
Prima che Amenothep IV, verso il 1350 a.C. istituisse il culto di Aton come religione ufficiale di tutto l’Egitto, c’era stata molta confusione fra Atum, Ammon, Rie o Rà.
C’è comunque un particolare interessante che riguarda il dio Rà.
Egli non soltanto viaggiava da solo nella sua nave splendente che solcava i cieli; alcuni testi infatti descrivono anche dei viaggi fatti dal faraone assieme al dio Rà a bordo della sua barca.
Tutto questo, naturalmente, non potendo essere spiegato, è stato posto all’indice delle leggende.
Sempre a proposito delle testimonianze antiche, così comodamente chiamate leggende, in un documento vaticano, il Papirus Tulli, si narrano alcuni strani fatti avvenuti nel 1600 a.C. sotto il regno del faraone egiziano Thutmose III.
Si narra che in quei periodi una grande barca di fuoco si fermò nel cielo.
Tutta la popolazione, compresi i dignitari di corte e lo stesso faraone, videro ripetutamente entrare e uscire da questa barca dei “soli” luminosi che sfrecciavano silenziosi nel cielo; ciò durò per vari giorni.
La vicenda venne registrata dagli scribi negli annali della “Casa della Vita”.
Tutto questo naturalmente fu interpretato come un evento di carattere religioso e divino.
Ma gli uomini di oggi, con sulle spalle tremilacinquecento anni in più di esperienza, sono o no in grado di dare una interpretazione diversa?
Nel Panteon egiziano, un testo dedicato al dio Rà dice: TU TI AGGIRI FRA LE STELLE E LA LUNA, TU CONDUCI LA NAVE DI ATON IN CIELO E SULLA TERRA COME LE STELLE CHE GIRANO INSTANCABILI E GLI ASTRI PRESSO IL POLO NORD CHE NON TRAMONTA MAI.
Questo passo sembra quasi tratto dall’Inno ad Aton del faraone Akenaton che ci ricorda il cantico di Frate Sole stilato da San Francesco d’Assisi per la sua semplice ma alta e sublime liricità; non manca di coloritura scientifica e ci coinvolge nell’affascinante tematica dei viaggi cosmici.
Ed ecco una iscrizione rinvenuta in una piramide: TU SEI COLUI CHE È ALLA TESTA DELLA NAVE DEL SOLE GIÀ DA MILIONI DI ANNI.
Sempre in Egitto si trova l’isola di Elefantina, così chiamata per la sua forma che ricorda un elefante; e questo anche nelle scritture antiche.
Ora noi ci chiediamo come facessero a sapere che quell’isola presenta la forma di un elefante gli antichi egiziani, visto che tale forma la si può riconoscere soltanto da elevata altitudine.
Che disponessero di aerei? Di elicotteri? Di palloni sonda?
Si noti inoltre che nei dintorni non vi sono alture che possano offrire un panorama siffatto dell’isola, che suggerisse quindi il paragone con l’elefante.
Che dire allora di quel monile rinvenuto in una tomba dell’America precolombiana che presenta l’esatta forma di un jet in miniatura?
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Ma di questo passo l’elenco delle stranezze non finirebbe più.
Rimandiamo pertanto il lettore ad altri testi come ad esempio C. Berlitz, Bermuda: il triangolo maledetto, Edizioni Euroclub.
Ci teniamo comunque a dare ancora qualche notizia relativa ai misteri del passato terrestre per completare il quadro del presente capitolo.
In Perù e precisamente nel deserto di Nazca so- no disegnate sul terreno numerose e immense figure di animali; così immense che stando a ter- ra non possono essere riconosciute neppure con l’ausilio di strumenti di precisione.
Si possono riconoscere soltanto da elevata altitudine e così, per poterle osservare nella loro interezza, è indispensabile utilizzare un aereo.
Aggiungiamo, tra l’altro, che si tratta di figure disegnate in modo perfetto e con scrupolosa precisione.
Quale funzione potevano avere quelle strane figure?
Forse dovevano indicare delle posizioni a qualcuno che veniva dall’alto?
E dal momento che cose del genere si trovano sparse un po’ dappertutto (in Inghilterra ad esempio esiste una enorme figura — la Dea Cavalla — che ripropone gli stessi interrogativi) qual è il denominatore comune?
Forse una relazione con quegli esseri venuti dallo spazio che oggi chiamiamo alieni o extraterrestri?
A Menfi, sempre in una strana iscrizione si legge che il dio arcaico Ptah, apparso in una splendi- da nave celeste, consegnò al re i modelli per la celebrazione degli anniversari del suo regno.
Presso il Mar Morto si sono recentemente scoperti dei testi apocalittici e liturgici in cui si parla di non ben definiti esseri e di carri celesti: DIETRO QUEGLI ESSERI IO VIDI UN CARRO CHE AVEVA RUOTE DI FUOCO, E OGNI RUOTA ERA TUTT’ATTORNO PIENA D’OCCHI, E SULLE RUOTE V’ERA UN TRONO, E QUESTO ERA COPERTO DA FUOCO CHE SCORREVA TUTT’INTORNO (Apo- crifo di Abramo 18, 11-12).
Sembra di sentir parlare il profeta biblico Ezechiele.
L’isola di Pasqua, nota per le sue imponenti sculture megalitiche, in realtà, dagli indigeni è chiamata ancor oggi “terra degli uomini uccelli”.
La leggenda, trasmessa oralmente, racconta di uomini alati discesi dal cielo in tempi remoti a portare loro l’uso del fuoco.
Ad Ur nella Caldea, si sono rinvenute alcune piastrine d’oro con sopra incise alcune iscrizioni in cui si parla di “dèi” dall’aspetto umano, venuti dal cielo e che in segno della loro amicizia hanno lasciato in dono ai sacerdoti di quel tempo le piastrine stesse.
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CAPITOLO 4 QUALCUNO LAVORA SULLA LUNA
Gli enti spaziali di Russia e Stati Uniti
Nonostante sei allunaggi da parte degli astronauti americani effettuati tra il ’69 e il ’72, per gli scienziati la Luna rimane un mistero la cui soluzione potrebbe indicare un aspetto alieno del nostro satellite.
La teoria del complotto lunare (detta anche Moon Hoax, “frottola della Luna” in inglese) è l’ipotesi complottista secondo cui le missioni del programma Apollo non avrebbero realmente trasportato gli astronauti sulla Luna, e le prove degli allunaggi sarebbero state falsificate dalla NASA, in una cospirazione condotta con la collaborazione del governo degli Stati Uniti.
Secondo i teorici del complotto, le immagini degli allunaggi sarebbero riprese fatte in studio con l’ausilio di effetti speciali.
Nel 1999 un sondaggio della Gallup ha rilevato che solo il 6% dei cittadini USA ha dubbi sull’allunaggio.
Noi riteniamo che la Nasa possa aver nascosto qualche fallimento, ma riteniamo molto improbabile che tutte le sei missioni siano “frottole”.
A riguardo il consenso scientifico è che le missioni Apollo siano state reali e che l’uomo abbia indiscutibilmente camminato sulla Luna, come dimostrato anche da numerose prove indipendenti.
Il Dottor Robert Jastrow primo presidente della Commissione per l’esplorazione lunare della NASA, ha definito la Luna “la stele di rosetta dei pianeti”.
Gli scienziati avevano confidato nel fatto che, studiando la composizione del nostro satellite, avrebbero risolto alcuni misteri inerenti la formazione del nostro pianeta e del sistema solare.
Lo scrittore scientifico Earl Ubell ha dichiarato che il mistero non solo permane, ma si infittisce poiché il nostro satellite è più complicato da comprendere di quanto i ricercatori si aspettassero, anche se alcuni quesiti hanno trovato soluzione, le rocce e le registrazioni redatte dalle missioni lunari hanno prodotto misteri aggiuntivi, alcuni dei quali fanno rimanere senza fiato.
Fra questi misteri o anomalie vi è il fatto che la Luna risulta essere di gran lunga più antica di quanto immaginato in passato, addirittura più vecchia della Terra.
Esaminando tracce bruciate dai raggi cosmici in rocce lunari, gli scienziati le hanno datate a miliardi di anni fa, alcune a 4,5 miliardi di anni, di gran lunga più antiche della Terra nonché antiche quasi quanto il sistema solare.
La Luna ha almeno tre differenti tipi di rocce: contrariamente alla nozione secondo cui gli oggetti più pesanti vanno verso il fondo le rocce più pesanti si trovano sulla superficie; sussiste altresì una definita disparità nella distribuzione dei minerali.
Ubell ha posto il seguente quesito: “Se la Terra e la Luna furono create nel medesimo arco di tempo, l’una vicina all’altra, come mai la Terra ha tanto ferro e la Luna non ne ha molto?
Le differenze suggeriscono che il nostro pianeta e il nostro satellite si formarono l’una lontano dall’altro, un concetto che incespica nell’incapacità degli astrofisici di spiegare con precisione in che modo la Luna sia diventata un satellite della Terra.”
Nel 1958 nel cratere lunare Alphonsus si verificò un evento che mise in discussione la nozione che tutta l’attività sismica interna sia dovuta semplicemente ad assestamenti di roccia, perché nel novembre di quell’anno l’astronomo Nikolay A. Kozyrev in forza al Crimean Astrophysical Observatory, sbigottì la comunità scientifica fotografando la prima eruzione gassosa documentata sulla Luna, nei pressi del picco del cratere.
Lo scienziato attribuì il mistero alla fuoriuscita di gas fluorescenti, infatti individuò anche la caratteristica luminescenza rossastra dei composti del carbonio che sembrò spostarsi e scomparire dopo un’ora.
Molti scienziati rifiutarono di accettare
le scoperte di Kozyrev sino a quando nel ’63 alcuni astronomi del Lowell Observatory osservarono luminescenze rossastre sulle creste di dorsali nella regione di Aristarchus.
A distanza di qualche giorno due osservatori distinti riportarono luci colorate sulla Luna protrattasi per un’ora, evidentemente sotto la crosta lunare stava succedendo qualcosa.
Esistono riscontri a sostegno dell’eventualità che il nostro satellite sia cavo, studi sulle rocce rilevano che l’interno differisce dal mantello terrestre secondo modalità indicanti un nucleo assai esiguo o addirittura inesistente.
Nel 1962 lo scienziato della NASA Dottor Gordon MacDonald dichiarò: “Se si riducono i dati astronomici si rileva che tali dati esigono che l’interno della Luna sia meno denso delle parti esterne.
Invero sembra che tale satellite sia una sfera cava piuttosto che omogenea”.
L’astronauta dell’Apollo 14 Dottor Edgar Mitchell pur scartando l’eventualità che la Luna sia cava ha nondi- meno ammesso che, dal momento che i materiali più pesanti si trovano in superficie, è del tutto possibile che all’interno esistano caverne gigantesche.
Monumenti lunari
La NASA e l’Ente Spaziale Russo sono in possesso di chiare prove fotografiche dell’esistenza sulla Luna di monumenti che sembrano essere opere di esseri intelligenti: lo afferma in un articolo della Rivista americana “ARGOSY”.
L’articolo afferma che nell’URSS queste fotografie sono state ampiamente pubblicate e sono state oggetto di ipotesi, mentre negli USA sono state per ora accantonate.
La Rivista pubblica una fotografia, presa da una sonda lunare del tipo orbiter, distante trentasette chilometri dalla superficie della Luna, in cui si vedono otto specie di cuspidi che gettano lunghe ombre, nonché due fotografie prese dalla sonda sovietica Lunik 9 che mostrano una pre- cisa disposizione di pietre.
“Argosy” scrive che alcuni scienziati spaziali americani hanno affermato che la più grande di queste specie di cuspidi, che assomigliano a degli obelischi, ha alla base una larghezza di una quindicina di metri ed è alta da dodici a ventitré metri circa; secondo alcuni scienziati russi, inve- ce sarebbe alta fino a quarantasei metri.
Il redattore scientifico della Rivista, Ivan Sanderson, precisa che il tecnico spaziale sovietico Alexander Abramov ha affermato che la disposizione di queste specie di obelischi riproduce esattamente quella delle tre grandi piramidi dell’Egitto; questi monumenti si trovano a circa 3210 chilometri da quelli fotografati dai russi.
Sanderson aggiunge che il mistero concernente i monumenti si è acuito da quando essi sono stati esaminati alla luce di una pubblicazione della NASA nel 1968, intitolata: “CATALOGO CRONOLOGICO DI AVVENIMENTI LUNARI OSSERVATI”.
In questa pubblicazione vengono menzionati avvistamenti di luci, sia stazionarie che in movimento, crateri perfettamente circolari che sembrano cupole e che, in alcuni casi, sono in perfetto allineamento, foschie luminescenti e improvvise chiazze colorate. L’articolo cita poi l’ex redatto- re scientifico della New York Herald Tribune, John O’Neil, il quale ha detto di avere osservato una gigantesca struttura a forma di ponte nel Mar delle Crisi, sulla superficie lunare, e che questa sua osservazione è stata confermata da altri astronomi (Da Il Piccolo del 10 luglio 1970).
Che cosa si dirà se un giorno si rivelasse vero ciò che ha affermato Abramov, e che questi mo- numenti osservati e misurati da vicino presentassero veramente delle connessioni con le piramidi egiziane e dell’America precolombiana?
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La Luna è un satellite artificiale?
La teoria dell’Astronave Luna, conosciuta anche come la Teoria Vasin-Shcherbakov è stata pro- posta nel 1970 da Michael Vasin e Alexander Shcherbakov, due membri dell’Accademia Sovietica delle Scienze, in un articolo intitolato “La Luna è la creazione di un’intelligenza aliena?”.
Nell’articolo i due scienziati sostengono che il nostro satellite sarebbe un planetoide cavo realizzato da esseri sconosciuti in possesso di una tecnologia di gran lunga superiore a qualsiasi altra disponibile sulla Terra.
Con la Teoria Vasin-Shcherbakov, molti aspetti considerati finora enigmi lunari sarebbero spiegabili.
L’origine della Luna è uno dei problemi più complessi della cosmogonia.
Finora, le ipotesi scientifiche in discussione sono state tre:
1) La Luna era una volta parte della Terra e un qualche tipo di forza l’ha espulsa in orbita.
Questa teoria, secondo i due ricercatori, è stata smentita dalle ricerche più recenti.
2) La Luna si è formata in maniera indipendente dalla stessa nube di polveri e gas della Terra, diventandone un satellite naturale. Ma allora perché c’è una grande differenza tra il peso specifico della Luna (3,33g per centimetro cubo) e quello della Terra (5,5g)? Inoltre, le analisi sui sassi portati a Terra dalle missioni Apollo rivelano che la composizione delle rocce lunari è differente da quelle terrestri.
3) La Luna si è formata separatamente e lontano dalla Terra (forse fuori dal Sistema Solare).
Ciò significa che il nostro satellite avrebbe navigato nel cosmo per lungo tempo e una volta giunta in prossimità della Terra, grazie ad una complessa interazione tra le forze gravitazionali, sarebbe stata catturata in un orbita geocentrica.
Si tratterebbe di un complesso di fattori davvero eccezionale!
Di fatto, secondo Vasin e Shcherbakov, gli scienziati che studiano l’origine dell’Universo ad oggi non hanno alcuna teoria accettabile per spiegare come sia nato il sistema Terra-Luna.
La loro ipotesi è semplice: la Luna è un satellite artificiale messo in orbita attorno alla Terra da parte di intelligenze non terrestri a noi sconosciute.
L’ipotesi dei due scienziati russi implica che la Luna debba essere vuota al suo interno, con un guscio sottile di metallo che spiegherebbe come mai i grandi crateri lunari, generalmente formati da impatti meteoritici, sono così poco profondi, presentando il fondo piatto o addirittura convesso, a differenza dei crateri più piccoli che hanno una profondità proporzionale al loro diametro.
Una prova che va ad avvalorare le teorie suesposte è quella data dalle numerose navicelle spaziali che in questi ultimi anni sono state mandate a frantumarsi, finita l’operazione, sulla superficie lunare.
In tali occasioni, al momento dell’impatto, si sono registrate delle vibrazioni sonore che si protraevano per qualche ora. Questo particolare venne regolarmente confermato dagli astronauti che per la prima volta sbarcarono sulla Luna.
Al momento dell’allunaggio, essi dicono, la superficie del satellite risuonò come un immenso gong.
A terra si registrarono delle vibrazioni che si protrassero per più di un’ora.
Negli allunaggi successivi invece si protrassero per 2, 3 e anche 4 ore di seguito.
Lo scienziato Werner Von Braun dedusse che tale strano comportamento e la grande velocità dell’onda sonora, dimostrano che sotto il sottile strato di polvere e roccia, ci deve necessaria- mente essere un guscio metallico.
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Vasin e Shcherbakov sottolineano che il materiale di superficie della Luna è composto prevalentemente da cromo, titanio e zirconio, tutti metalli refrattari, meccanicamente resistenti e con proprietà anticorrosive.
Contengono inoltre titanio quasi puro (inesistente in natura), anche anfibolo, ottone e mica, ma anche uranio 236 e nettunio 237 inesistenti anch’essi in natura e per le nostre conoscenze ottenibili solo artificialmente.
Se qualcuno avesse dovuto mettere a punto un materiale per proteggere un gigantesco satellite artificiale dagli effetti sfavorevoli degli sbalzi di temperatura, dalle radiazioni cosmiche e dal bombardamento meteoritico, probabilmente avrebbero scelto proprio questa miscela di elementi.
Questa ipotesi spiega il motivo per il quale le rocce lunari sono un così straordinario cattivo conduttore di calore, un fattore che stupì molto gli astronauti delle missioni Apollo e i ricercatori della Nasa.
Non era proprio quello l’effetto desiderato da chi ha progettato la Luna?
Così scrivono i due ricercatori russi nell’articolo:
“Dal punto di vista ingegneristico, l’astronave che noi chiamiamo Luna è superbamente costruita.
E questo spiega molto bene la sua longevità e il fatto che sia più antica del nostro stesso pianeta: alcune rocce lunari infatti si sono dimostrate più antiche della Terra. Se questo è vero, però, potrebbe valere per l’età dei minerali utilizzati e non per quando sono stati utilizzati per costruire il satelli- te”.
Secondo i due ricercatori, è difficile stabilire il tempo in cui la Luna ha cominciato a brillare nel cielo.
Ciò implica che potrebbe esserci stato un tempo in cui la Terra era senza Luna?
Alcuni studiosi di storia e di miti hanno trovato nella letteratura antica alcuni brani tratti da autori importanti del passato nei quali si legge chiaramente che un tempo il cielo terrestre era senza la Luna, forse il ricordo più remoto dell’umanità.
Ippolito di Roma, un autore cristiano del II secolo, nel suo Refutatio Omnium Haeresium spiega che Anassagora e Democrito, due filosofi della Grecia antica, insegnavano che era esistito un tempo in cui non c’era la Luna.
Aristotele, nel frammento 591, scrisse che il territorio dell’Arcadia, prima di essere abitato dai greci era occupato dalla popolazione dei Pelasgi, una cultura proto-ellenica che secondo il grande filosofo esisteva prima che ci fosse una luna nel cielo; per questo motivo sono stati chiamati Pro- seleni.
Plutarco nelle Questioni Romane parla degli arcadi come delle persone prelunari. Infine, il grammatico romano Censorino allude ad un tempo passato, quando non c’era la Luna nel cielo.
Se fosse vero che un tempo non c’era la Luna, chi l’ha messa lì e perché?
I due ricercatori russi ipotizzano che la Luna possa essere una sorta di arca di Noè utilizzata da un’antica civiltà per viaggiare nello spazio per migliaia di milioni di chilometri e giungere sul no- stro pianeta per colonizzarlo: noi saremmo i loro discendenti.
Vasin e Shcherbakov, non credono che la Luna sia ancora abitata e quindi il loro studio non è inficiato dall’assunto che essa sia una base extraterrestre.
Per contro ci sono le tesi di vari studiosi del fenomeno ufologico che indicano la Luna come una delle più importanti basi extraterrestri.
Un po’ come descritto nel film “The Truman Show”, nel quale il regista del programma può os- servare tutto ciò che accade dal suo ufficio posizionato nella finta luna, così i presunti alieni utilizzano il nostro satellite come avamposto di osservazione per la “Missione Terra”.
D’altra parte, il fatto che la Luna mostra sempre lo stesso lato alla Terra (caratteristica molto rara in tutto l’Universo conosciuto) facilita il compito degli extraterrestri e consente loro di osservare costantemente la Terra, senza dover aspettare ogni volta il completamento della rotazione della Luna sul proprio asse.
Un altro vantaggio è che, in questo modo, la faccia nascosta della luna la Luna consente loro di entrare ed uscire dalle basi sotterranee senza essere visti.
Ad ogni modo, secondo Vasin e Shcherbakov ci sarebbero moltissimi altri indizi, purtroppo solo circostanziali, a favore della loro ipotesi, che a prima vista potrebbe sembrare folle.
Un’idea simile, comunque, fu avanzata già nel 1959 dal professor Iosif Sklovskij, un eminente scienziato, in relazione ai satelliti di Marte, Fobos e Deimos. Dopo aver attentamente analizzato i dati, il ricercatore concluse che entrambi devono essere vuoti e perciò satelliti artificiali.
Quando scrissero l’articolo, i due ricercatori russi speravano di aver sollevato abbastanza questioni e di aver fornito gli argomenti necessari per una seria riflessione sull’argomento.
Tuttavia al momento la scienza non riconosce queste teorie.
La logica circolare della scienza moderna riguardo l’origine della Luna procede più o meno come segue:
“Sappiamo che gli extraterrestri non esistono, ma sappiamo che la Luna esiste ed è stata menzionata nel corso di tutta la storia umana. Noi umani non l’abbiamo creata né collocata in orbita alla Terra quindi ciò deve essere stato compiuto dagli extraterrestri, ma dato che sappiamo che questi ultimi non esistono ci limiteremo a definirla un anomalia e non proferiremo più verbo sul- la questione a livello pubblico.”
Questo in sostanza è il metodo scientifico dello struzzo, sempre utilizzato quando la scienza non sa dare spiegazioni; e il mistero, quindi, rimane.
Ora, si tratta solo di aspettare le prove dirette che sostengano o confutino le teorie di Vasin e Shcherbakov.
Probabilmente, non ci sarà molto da aspettare.
Strani movimenti sulla Luna
Negli archivi dei vari osservatori muniti fin da epoche lontane di telescopi di grande potenza, sono chiaramente annotate osservazioni di quanto mai strane luci, nuvole ed oggetti vari in movimento sulla superficie lunare.
Tali avvistamenti incominciarono ad essere osservati già a partire dai secoli passati. W.S. Cameron della NASA, che ha lavorato in parallelo con il Moore e il Bertlett, possiede una raccolta di ben 900 casi di movimenti strani sulla superficie lunare, di cui alcuni risalenti persino al secolo sedicesimo.
L’astronomo americano George H. Leonard ha scritto il libro “Qualcun altro lavora sulla Luna” edito in Italia da Armenia Editore (1977); esso documenta l’esistenza di strani movimenti sulla superficie lunare. Leonard ha lavorato per un breve periodo alla NASA e ha dedicato moltissimo del suo tempo allo studio della Luna e della vita intelligente che in essa si manifesta. Ha studiato in modo molto approfondito le molteplici fotografie che la NASA ha messo a disposizione; ha seguito da vicino le vicende e le testimonianze di altri suoi colleghi astronomi e scienziati.
Un ingegnere scienziato della NASA gli ha confidato che anni addietro l’ente sopracitato aveva riunito in Inghilterra i suoi migliori scienziati per discutere in merito all’attività di supposti alieni sulla Luna.
Evidentemente la riunione era segreta, ed in merito agli argomenti in programma la NASA non ha fatto alcuna dichiarazione ufficiale; piuttosto ha teso a togliere rilievo alla cosa e a smen- tire ogni supposizione.
Sottolineato che il Leonard non è né il primo, né il solo a studiare questo aspetto della fenomenologia lunare, ciò che appare evidente è che il nostro satellite nasconde una realtà che le masse ignorano completamente.
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Enormi macchine a forma di “X”, che il Léonard chiama “X-drone”, scavano e spianano crateri anche immensi.
Il raggio d’azione contemporaneo di tali macchine è di circa 2-3 chilometri.
Si pensi che una montagna di oltre 5.000 metri d’altezza è stata pian piano polverizzata sotto l’occhio indagatore dei telescopi.
Oltre a questa attività di spianatura di crateri e montagne, sulla superficie lunare si possono osservare apparizioni improvvise di strutture rotonde, quadrate; costruzioni di ponti fra un avvallamento e l’altro; scie bianche perfettamente lineari che si dipartono da vari crateri; croci perfettamente scolpite in rilievo sulla superficie lunare e a tal riguardo se ne può ricordare una di di- mensioni gigantesche.
Essa riproduce esattamente una croce latina o romana, inscritta in un rettangolo.
Si notano anche croci addirittura in metallo, o comunque di un materiale che riflette la luce, conficcate nel terreno ed inclinate al punto di proiettare chiaramente la propria ombra.
Vi sono luci in movimento in ogni punto della superficie lunare; solo nel cratere “Platone” se ne sono potute osservare più di un migliaio.
Luci ed oggetti in movimento vengono poi citati sull’Astronomical Register, ed anche qui l’epoca dei fatti risale spesso a tempi molto lontani.
Un astronomo di Praga il 24 aprile del 1874 vide un oggetto bianco abbagliante muoversi sulla superficie lunare, ed infine decollare.
Tredici anni dopo fu avvistato un triangolo luminoso sul fondale del cratere “Platone”; nello stesso anno molti astronomi notarono delle luci in prossimità dello stesso cratere.
Nel 1760, poi, l’astronomo Jeann Schroerter annotò l’apparizione di una luce strana in movimento in prossimità del cratere “Cleomede”.
Recentemente lo scienziato dott. Maurice Jessup, astronomo e matematico, descrisse come un vortice, una nube che girava attorno a se stessa dentro un cratere.
Quando il fenomeno si esaurì, nel cratere rimase ben visibile un foro di grosse dimensioni.
Attività vulcanica?
La NASA ha categoricamente affermato che sulla Luna tale attività è estinta da, forse, tre miliardi di anni.
Riguardo a queste strane attività lunari, la NASA inoltre ha condotto un progetto chiamato “Operation Moon Watch” in cooperazione con vari osservatòri astronomici sparsi in tutto il mondo.
In tale occasione furono rilevati ben 400 diversi fenomeni, simili a quelli sopracitati, in un brevissimo arco di tempo; e questo ancora prima che l’uomo mettesse piede sulla Luna.
Sempre Jessup, in funzione degli studi da lui condotti, ha pubblicamente diffuso l’idea che la Luna sia colonizzata da una vita intelligente e che gli UFO che noi vediamo qui sulla Terra siano gli stessi che si vedono sulla superficie lunare.
La Luna è una base UFO, dice lo studioso Don Wilson; sotto la sua crosta superficiale c’è l’attività insospettabile di una civiltà galattica.
Immensi depositi, parcheggi e forse immense città sotterranee si nascondono sotto la superficie lunare.
Lo scienziato della NASA Gordon Mac Donald, conducendo degli studi sulla gravità e il peso del- la Luna, concluse anch’egli che essa ha un peso non adeguato al suo volume e che pertanto all’interno si nascondono grandi cavità.
Successivamente ed indipendentemente dal Mac Donald, anche il dott. Sean Solomon arrivò alle medesime conclusioni.
E la storia non finisce qui.
C’è chi sostiene, non senza voce in capitolo, che il governo americano ed il governo russo, da moltissimi anni siano a conoscenza di queste realtà e che anzi, uno dei motivi principali per cui si arrivò ai voli spaziali e alla corsa alla Luna, non era tanto quello di mettere la bandiera per primi, quanto quello di verificare più da vicino ciò che da secoli si osservava attraverso i telescopi.
L’importante era riuscire finalmente a comunicare con quelle intelligence aliene che operano sulla Luna; definire una volta per tutte il problema dei cosiddetti UFO arrivando fino a loro, presso le loro ipotizzate basi lunari.
Durante i voli spaziali la NASA previde l’opportunità di installare un canale di comunicazione segreto fra la navicella spaziale in volo e il “Mission Control”. Gli astronauti avevano ordine di far uso di questo canale ogniqualvolta dovevano trattare o descrivere avvistamenti UFO o qualsiasi altro fatto che vi fosse connesso.
Ma non solo. Com’è a tutti noto, nel primo viaggio verso la Luna, gli astronauti portarono con sé una specie di targhetta-ricordo con su incise le due metà del globo terrestre e le seguenti parole:
«In questo punto gli uomini del pianeta Terra posero piede per la prima volta sulla Luna.
Luglio 1969. Noi siamo venuti in pace per tutta l’Umanità».
La targhetta era firmata dai tre astronauti Armstrong, Collins e Aldrin e dal presidente degli USA, Richard Nixon.
È abitudine ormai diffusa tra gli uomini quella di preparare per certe occasioni targhette ricordo e nessuno nega in questo caso che l’occasione fosse del tutto speciale.
Non ci si limitò però alla targhetta. Infatti, meno noto è che gli astronauti depositarono sulla Luna un altro ricordo, la cosiddetta “Stele di Rosetta”.
Questa “Stele” che fu lasciata sulla Luna dall’equipaggio Apollo 11, consiste in una minuscola capsula cilindrica, della grandezza e della forma di circa un rossetto per labbra, confezionata in silicone puro al 99,999% e capace di resistere agli sbalzi di tempera- tura tipici della Luna.
L’idea di portare questa capsula sulla Luna non era prevista in origine; infatti la NASA la commissionò solo all’ultimo momento alla Sprague Electric Co.
Nella capsula fu introdotto arrotolato un foglio di alluminio argentato, su cui, con processo microelettrico di precisione, erano state scritte molte cose; ad esempio i messaggi di 74 capi di stato del mondo, ognuno nella propria lingua, un estratto della delegazione degli USA relativo alla navigazione aerea e spaziale, firmato già nel 1958 dal presidente Eisenhower; inoltre una lista coi nomi di tutti gli ufficiali della NASA e un’altra lista coi nomi dei senatori e dei membri dei presidenti Kennedy, Johnson e Nixon.
La Sprangue Electric Co. inviò alla stampa in data 15 luglio 1969, protocollo n. 155, una ripro- duzione della “Stele di Rosetta”.
Per questo gesto essa fu severamente biasimata dalla NASA e in seguito la faccenda fu messa a tacere.
Vien fatto da chiedersi per chi fosse preparata la “Stele di Rosetta” e quale scopo avesse.
C’è chi nega fosse una targhetta ricordo per i futuri astronauti, dato che il ritrovamento della piccola capsula di silicone nella polvere lunare appare quanto mai improbabile.
A quali astronauti era dunque destinata la “Stele di Rosetta”?
Forse agli sconosciuti abitanti del sottosuolo lunare?
Nel corso delle drammatiche discussioni, precedenti il volo dell’Apollo 14, la decisione di sospendere i viaggi verso la Luna viene riveduta e si decide di effettuare un massimo di ancora quattro voli.
L’equipaggio dell’Apollo 14 porta con sé nel volo verso la Luna una Bibbia; non si tratta di una delle solite Bibbie diffuse in milioni di esemplari in tutto il mondo, bensì di una Bibbia in lingua inglese ridotta a microfilm, arricchita di un estratto della Genesi in ben sedici lingue diverse.
Il microfilm viene introdotto in una piccola capsula e deposto solennemente da Mitchel sulla Luna.
A chi fosse destinata quella Bibbia e perché proprio una Bibbia, è uno dei misteri dei voli spaziali Apollo.
La NASA, di solito così prodiga di notizie, tace anche su questo punto.
Anche nella missione Apollo 17 fu deposto qualche cosa sulla Luna; tanto per cambiare questa volta si trattava di una targhetta-ricordo con le parole:
«Possa lo spirito di pace, nel quale siamo finora venuti, irradiare sulla vita di tutta l’umanità».
Seguivano le firme dei tre astronauti e quella del presidente Nixon, il cui spirito però, nel momento della deposizione della targhetta non irradiava tanta pace, quanto piuttosto bombe sul Vietnam.
Questa volta però la NASA non lasciò dubbi su chi doveva ricevere la targhetta: chiara e alta risuonò nella radio la voce di Cernan mentre la targhetta veniva solennemente deposta sul suolo lunare:
«Se questa targhetta verrà trovata da altri, sappiano con quale spirito siamo venuti».
Qui l’uomo concluse la sua prima esplorazione della Luna, nel dicembre del 1972.
Che cosa ci nascondono i nostri governi sul problema UFO?
Cosa c’è dietro il loro strano atteggiamento?
Nessuno lo sa di preciso.
Certo è però che il fenomeno esiste, è provato e mette un po’ tutti nell’imbarazzo.
Gli astronauti testimoniano: gli ufo esistono
L’ingegner James Harder, in un articolo pubblicato dalla United Press News Service, afferma di possedere alcune registrazioni riguardanti le conversazioni intercorse tra la “Mission Control” e gli astronauti in volo verso la Luna.
In tali conversazioni si fa molto spesso riferimento a straordinari avvistamenti ed esperienze di chiara matrice ufologica.
Ciò, tra l’altro, va a corroborare quanto già prima moltissimi giornali di tutto il mondo avevano ampiamente diffuso e pubblicato.
In quest’occasione, infatti, un certo numero di radioamatori, che erano riusciti ad intercettare la frequenza segreta disposta fra la navicella in volo e la base NASA, affermava di aver registrato interessanti rapporti di avvistamenti UFO, sia durante il volo che nelle fasi successive all’allunaggio.
Riteniamo importante a questo punto riportare alcuni fatti fra i più significativi, riguardanti questi strani incontri di cui i nostri astronauti sono stati protagonisti durante i loro viaggi spaziali.
Precisiamo comunque che quanto andremo a descrivere è stato pubblicato già da una molteplicità di fonti che spesso, come sempre accade sul piano giornalistico, hanno forse interpretato in modo personale lo svolgimento obiettivo degli avvenimenti.
Consci che quanto ora andremo ad esporre nasce già con dei limiti ben precisi, riteniamo che la successione degli avvenimenti sia la seguente:
Febbraio 1962
Durante la fase di rientro nel volo orbitale a bordo della capsula Mercury, l’astronauta america- no John Glenn comunicò alla base di vedere un grande “globo di fuoco” seguire la sua capsula.
Il colonnello Glenn, durante questa sua esperienza, negò categoricamente che il “globo di fuoco” fosse una meteora.
Maggio 1962
Durante la sesta orbita attorno al nostro pianeta, l’astronauta Scott Carpenter, a bordo della na- vicella Mercury Aurora 7, comunicò di avvistare dei corpi sconosciuti di imprecisata forma e di- mensioni dei quali, però, era riuscito a scattare qualche fotografia. Alcune di queste, in seguito, furono pubblicate su tutti i giornali americani.
Maggio 1963
L’astronauta statunitense L. Gordon Cooper a bordo della capsula Mercury Faith 7 durante il volo dichiarò di scorgere un enorme “palla luminosa” che sembrava venirgli addosso. Era un di- sco verde con una fascia rossa posta di lato (da “La tribuna illustrata” n. 28, 9 luglio 1967). L’oggetto era in movimento da Est verso Ovest, cioè in senso contrario a quello delle orbite dei satelliti di costruzione umana. A terra il personale della stazione di avvistamento di Muchea, che seguiva il volo della Faith 7, affermava, contemporaneamente al Cooper, che un oggetto non identificabile si stava avvicinando in modo preoccupante alla navicella.
Giugno 1963
Il pomeriggio del 18 giugno, dopo una delle consuete trasmissioni di dati tecnici, l’astronauta russo Valerij F. Bikovskij a bordo della Vostock 5 chiamò la base con un’insolita agitazione: «Qui Nibbio, qui Nibbio.
Qualche cosa mi accompagna nello spazio. Sembra volare vicino alla capsula … Ora mi viene incontro …».
Valentina V. Terenskova, anch’ella in orbita attorno alla Terra a bordo della Vostock 6, conferma, appunto, di vedere accanto alla navicella del compagno Valerij un oggetto di origine ignota.
L’agenzia TASS in uno dei suoi bollettini, in seguito pubblicò la seguente notizia: «Anche gli astronauti russi hanno visto nello spazio oggetti non identificati».
Aprile 1964
Lancio in orbita della capsula Gemini I.
Subito dopo l’equilibramento in orbita, gli schermi radar registrano un fatto sconcertante.
Quattro oggetti sconosciuti si accostano alla navicella, due sopra, uno sotto e uno di coda.
Conservano questa posizione per un’orbita intera, al termine della quale cambiano improvvisamente rotta dileguandosi nello spazio (dal periodico True, gennaio 1965).
Giugno 1965
Gli astronauti Edward H. White e James Me Divitt, a bordo della Gemini 4, avvistano un singolare oggetto cilindrico caratterizzato da sporgenze simili a braccia. Ma Divitt, dall’interno dell’abitacolo, riesce fortunosamente a ritrarlo con la cinepresa di bordo. Dopo alcune fasi l’UFO si allontana, ma i due astronauti, dagli oblò della navicella, ne scorgono altri due analoghi al pri- mo. Anche questo secondo avvistamento venne documentato fotograficamente e qualche foto arrivò anche in mano alla stampa. Riguardo al filmato, invece, si sa soltanto, a quanto riferisce la United Press, che un portavoce ufficiale della NASA ha affermato che l’oggetto non mostra pro- prio niente che assomigli a un satellite.
La NASA comunque, in un primo momento parlò del sa- tellite Pegasus-B, ma fatti i conti si scoprì che esso in quel momento doveva trovarsi a oltre 1.800 km. dalla Gemini.
Dicembre 1965
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Franck Borman e James Lovell, a bordo della Gemini 7, segnalano, alla seconda orbita, di avvi- stare un oggetto non identificato. La base suggerì che forse era solo il razzo vettore della navicella; l’astronauta Borman rispose che vedeva anche quello, ma che ciò di cui parlava era tutt’altra cosa.
La NASA ufficialmente parlò dei resti di un Titan, ma la NORAD (l’ente che segue le rotte di tutti i satelliti) scartò categoricamente questa versione dichiarando che nessun resto di satellite o di missile poteva trovarsi in quella posizione.
Luglio 1966
Missione Gemini 10. Piloti: Michael Collins e John Young.
Durante questo volo Michael Collins affermò di aver visto e fotografato dei dischi volanti. In una trasmissione della radio svizzera alle sette e venti del mattino venne trasmessa una dichiarazione, ancora del Collins, in cui affermava che sempre durante il volo aveva visto un oggetto talmente grande e lucente da potersi quasi scambiare con un pianeta.
Settembre 1966
Gemini 11. I piloti Charles Conrad e Richard F. Gordon affermarono di aver visto dall’oblò di sinistra un globo di luce giallo-arancione che stava superando la navicella.
L’oggetto vene fotografato e alcune immagini arrivarono anche alla stampa.
Dicembre 1968
Apollo 8; missione circumlunare. Piloti Franck Borman, Jamet Lovell e William Andres.
Durante la rotta verso la Luna viene osservato un oggetto discoidale che si affianca alla capsula.
Contemporaneamente al fatto tutti gli strumenti di bordo cessano di funzionare e gli astronauti accusano forti dolori e senso di stordimento.
Quando l’oggetto si allontana dalla capsula tutto ritorna alla normalità ed i contatti con Houston riprendono.
Entrati nell’orbita lunare si avvicina un altro enorme UFO emanante un’intensa luce purpurea.
Tale fatto fu accompagnato da ondate di calore, forti disturbi fisici e un blocco contemporaneo di tutti gli strumenti.
A terra credettero fosse suc- cesso qualcosa di molto grave, ma anche questa volta tutto si risolse per il meglio.
Il comandante Franck Borman, contrariamente alle disposizioni della NASA, narrò tutta la vicenda al giornale National Examiner e allo scrittore svedese Gòsta Rehn.
Da notare che Franck Borman, assieme a James Lovell, John Young, Edwin Aldrin, Curtis Michel, Irwin e Shepard, è uno di coloro che dopo i voli spaziali si sono convertiti alla realtà UFO e che per tale motivo in alcuni casi hanno subito l’allontanamento dalla NASA.
Luglio 1969
Missione Apollo 11. Primo sbarco sulla Luna.
A seguito di misteriosi segnali radio provenienti dall’esterno della capsula spaziale, milioni di persone sentono lo speaker della NASA chiedere agli astronauti: «Siete sicuri che non avete mai comunicato con loro»? Parecchi radioamatori ame- ricani captano frasi elettrizzanti dei momenti in cui Armstrong e Aldrin muovono i primi passi sulla Luna. Ecco le frasi (soppresse però dalla NASA nelle trasmissioni televisive): «che cos’era? Che diavolo era?! … Vorrei solo sapere che diavolo era!!!»
Seguono istanti di confusione.
Poi la NASA chiede: «Che avviene? Non funziona?» Parole confuse.
Poi Armstrong replica: «Sono oggetti enormi, signore! … Enormi! … Oh, Dio! Vi sono altre astronavi qui! Sono allineate dall’altro lato del cratere! Stanno sulla Luna e ci osservano!» Questi particolari pubblicati da vari giornali americani, non sono mai stati smentiti dalla NASA.
Sempre a riguardo dello storico volo Apollo 11 esiste una meravigliosa serie di documentazioni fotografiche inerenti ad alcuni particolari avvistamenti involontariamente registrati da Aldrin mentre stava riprendendo con la cinepresa di bordo la superficie lunare. Alcuni esperti della CBA INTL hanno individuato sugli scuri spazi lunari degli oggetti luminosi in movimento di chiara in-
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terpretazione ufologica. Yusuke J. Matsumura che da tale film ha ricavato una lunga serie di fotografie estremamente interessanti, in un articolo da 28 fotografie e pubblicato in esclusiva per l’Italia da “Il Giornale dei Misteri” Dicembre 1974, disse:
«Intorno alle 18.00 del 19 Luglio 1969, il giorno che precede lo storico allunaggio, l’Apollo 11 passò da un’orbita ellittica attorno alla Luna, ad un’orbita circolare.
Dopo di ciò Edwin Aldrin, che pilotava il modulo lunare, si trasferì su quest’ultimo ed effettuò ancora una volta il controllo di tutte le apparecchiature, tra cui la cinepresa da 16 mm. per filmare la superficie lunare.
All’improvviso appaiono gli UFO e vengono ripresi dalla macchina fotografica manovrata dall’astronauta Aldrin.
Ecco ciò che accade quando il film fu in seguito proiettato.
Dapprima si ha una visione della superficie lunare disseminata di crateri.
Subito dopo entrano nel campo visivo, provenienti da sinistra, due UFO in formazione verticale; rassomigliano ad un fantoccio di neve. Essi volano quasi orizzon- talmente al centro della scena e si muovono ad alta velocità.
Mentre gli osservatori trattengono il fiato per la sorpresa, essi piegano verso sinistra scomparendo dal campo visivo.
Un paio di secondi dopo, due UFO, uno grande ed uno piccolo, entrano nel campo visivo dall’alto volando in una formazione simile ad un fantoccio di neve sdraiato, e si abbassano lentamente.
Restano poi fermi nello spazio e improvvisamente fanno scattare, fra di loro, qualcosa che rassomiglia ad una coda.
Questa scena sorprendente è il “clou” del film.
Dopo la fine dell’emissione, gli UFO cominciano a muoversi discendendo ancora.
Essi planano vicinissimi alla superficie lunare in formazione obliqua.
Quindi gli UFO, che finora sembrano uniti, si separano completamente l’uno dall’altro.
Poi, improvvisamente brillano e sembrano circondati da un forte alone.
Possono essere osservati in primo piano poco sopra l’orizzonte della Luna.
Un calcolo ha mostrato che gli oggetti rotondi erano distanti dalle 20 alle 30 miglia dalla cinepresa.
Indi prendono quota verticalmente e spariscono dal campo.
Dopo un attimo riappare un UFO e immediatamente vola via dalla scena».
Novembre 1969
Missione Apollo 12. Piloti: Charles Conrad, Richard Gordon e Alan Bean.
Il comandante Conrad segnala: «Scorgiamo un oggetto che è sempre nello stesso punto rispetto a noi e sembra rotolare su se stesso.
Lo abbiamo già visto ieri e sembra proprio che proceda di conserva con noi».
La prima segnalazione di un “oggetto non identificato” era infatti giunta alla base sabato notte (da L’Unità, 17 novembre 1969).
«Corpo luminoso segue l’Apollo 12».
«… L’Apollo 12 è tallonato da un oggetto che non si riesce a distinguere» hanno comunicato gli astronauti «e che tuttavia sembra girare su se stesso».
Probabilmente si tratta del terzo stadio del razzo vettore.
Il centro di controllo calcola che debba viag- giare a quaranta chilometri di distanza dall’astronave e sta cercando di accertare se si tratti proprio del 54b (da Il Resto del Carlino, 17 novembre 1969).
«… Il viaggio è assolutamente tranquillo.
Lo strano oggetto visto dagli astronauti galleggiare nello spazio a breve distanza dalla navicella, non rappresenta un pericolo. Conrad, Bean sono stati rassicurati dagli scienziati del centro di controllo di Houston» (dal Giornale Radio, programma nazio- nale, ore 15.00 del 16 novembre 1969).
«Gli esploratori lunari hanno anche ripreso le immagini di un oggetto particolare che seguiva la spazionave a notevole distanza …» (dal Corriere della Sera, 17 novembre 1969).
«… Nel collegamento radio di stamane, Conrad ha comunicato che un oggetto ancora non esattamente identificato segue l’Apollo nel suo viaggio spaziale.
Secondo i tecnici della NASA si tratterebbe del terzo stadio del missile vettore» (dal Telegiornale del pomeriggio, programma nazionale; 16 novembre 1969).
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«… Riguardo l’oggetto misterioso che gli astronauti hanno osservato, i controlli del volo hanno escluso sia il terzo stadio del Saturno» (dall’edizione speciale del Telegiornale, 16 novembre 1969; pomeriggio; commentatore Tito Stagno).
Aprile 1970
La stampa entra in possesso del Diario di bordo del comandante Thor Heyerdahl.
Tale diario, oltre a riportare tutte le drammatiche fasi dell’ Apollo 13, aggiunge che esso, causa una avaria, aveva tenuto col fiato sospeso per cinque giorni tutto il mondo.
Riportava anche il seguente interessante avvenimento: «Ore 24.
Subito dopo Norman mi svegliò: c’è qualcosa di strano, disse.
Uscii sul ponte, a 3.000 gradi c’era una luce lattiginosa, più brillante della Via Lattea, che cresceva all’orizzonte come una Luna gigantesca.
Cresceva senza sosta.
Il cielo era pieno di stelle.
E quella luna di alluminio saliva sempre più alta.
Pensai ad un fenomeno elettrico, a qualche cosa come l’aurora boreale, oppure ai riflettori del Calamar (la nave spaziale che li seguiva).
La luminosità di- ventava sempre più estesa, poi, dopo qualche minuto scomparve.
Nel tardo pomeriggio apprendia- mo per radio che quel fenomeno era stato avvistato anche dalle Piccole Antille».
Infatti tutta la stampa quotidiana riportò la notizia che numerose persone, in quella zona, avevano avvistato “squadriglie di dischi volanti”.
Sono state qui descritte quattordici esperienze ufologiche dove, i protagonisti, non sono più persone qualunque che possono facilmente buscarsi il titolo di visionari o buontemponi.
Non è l’uomo della strada che afferma di aver visto un UFO volargli sulla testa per poi sparire dietro la collina.
Qui si tratta nientemeno che di astronauti.
Si tratta di esperti e fidati piloti scelti con alle spalle anni di preparazione in campo astronautico e militare.
Persone eccezionali per il loro equilibrio psico-fisico tanto da essere scelti per i viaggi spaziali; scelti, tra l’altro nell’ambito di un ente scientificamente qualificato come la NASA.
C’è da aggiungere poi che i fatti e gli episodi da noi citati non rappresentano la panoramica completa di quanto è emerso dai voli spaziali. Avvistamenti ed immagini fotografiche di oggetti di marchio chiaramente ufologico sono stati infatti registrati in altri voli come ad esempio nello Skyilab 2, Skyilab 3, X 15 nel maggio 1962; Voskhob 1 nel marzo 1964, Voskhob 2 nell’ottobre 1964, Gemini 12 nel novembre 1966 e altri ancora.
C’è chi ha giocato tutte le carte per confutare quanto emerso dai voli spaziali e in qualche caso, forse a ragione, c’è riuscito. Ciò che rimane, però, cela in sé tutti quei significati per cui noi ci siamo mossi e di cui gli astronauti stessi si sono fatti portavoce. Queste le loro parole:
«Io credo che gli UFO appartengano a qualcun altro e provengano da un’altra civiltà» ha detto Gene German il 4 gennaio 1973 nel corso di una conferenza a Los Angeles.
«Io credo che gli UFO siano guidati da esseri intelligenti e visitino il nostro pianeta già da migliaia di anni» ha detto Gordon Cooper Jr il 1 luglio 1973 a Cape Canaveral, Florida.
«Tutto porta a ritenere che gli UFO esistono realmente» ha affermato John Young il 28 novembre 1973 nel corso di una conferenza a Seattle, Washington (dal Giornale dei Misteri di giugno 1973).
Da notare che agli astronauti non è concesso “sbottonarsi” troppo durante incontri e conferen- ze pubbliche.
Bisogna dedurre che essi sanno molto di più di quanto non possano rivelare. Vari giornali e riviste americane, inoltre, hanno lungamente trattato il fatto per cui parecchi scienziati ed ingegneri, tra i quali alcuni impiegati alla NASA, hanno affermato di credere negli UFO.
Allyn B. Hazard, coordinatore dei voli spaziali della marina, dice:
«Io stesso ho visto gli UFO e non da solo, ma con altra gente. Ho riportato questi avvistamenti all’aereonautica, ma non ho mai saputo cosa ne facesse dei miei rapporti».
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Vernon Schields ingegnere alla NASA così ha dichiarato: «Il ministro della difesa sa bene che al- cuni piloti militari hanno contattato gli UFO …
Io so personalmente di almeno un caso in cui gli UFO sono stati osservati sul radar».
Dichiarazioni simili sono state fatte dal fisico George J. Detko del centro NASA in Huntsville, da William Gould direttore dell’osservatorio Nimbus NASA e da Edwin Devemport perito aerodi- namico impiegato sempre alla NASA (dal Giornale dei Misteri di Luglio 1978).
Ma che ne dicono gli astronomi?
Immaginiamo che un astronomo sia una persona con una certa responsabilità sulle spalle ed anche una persona qualificata oltreché necessariamente seria ed equilibrata.
Il parere di un astronomo può difficilmente essere contestato, a meno che non si parta dal presupposto che an- che gli astronomi siano tutti degli ubriaconi e burloni scanzonati.
Il prof. Pietro A. Sturrock, un astrofisico che insegna alla Stanford University di Palo Alto in California ha condotto un’indagine tra gli astronomi americani.
Gli astronomi interpellati sono stati ben 1356.
L’ottanta per cento degli astronomi americani è dell’opinione che i fenomeni UFO meritino uno studio scientifico più intenso e più accurato di quanto non abbiano ricevuto fino ad ora.
Sessantadue astronomi hanno riferito di avere realmente e personalmente visto almeno un UFO e di avere registrato sui loro strumenti eventi che a loro opinione erano definitivamente connessi con fenomeni UFO.
Il prof. Hynek, a sua volta astronomo, conclude:
«Io penso che la credibilità scientifica del fenomeno UFO crescerà e con essa anche il numero degli scienziati, degli ingegneri e dei tecnici che prenderanno un interesse maggiore nei fenomeni di que- sto genere e il numero dei laboratori che coopereranno a queste ricerche. Anche la cooperazione in- ternazionale degli scienziati avrà degli sviluppi favorevoli. Tutto questo è incoraggiante e sono feli- ce al solo pensare che queste cose si avvereranno.
L’argomento, dopo tutto, merita di essere studia- to con serietà poiché è più grande di noi.
È un fenomeno di proporzioni cosmiche che va molto al di sopra delle nostre personalità umane» (dal Giornale dei Misteri di luglio 1977).
Più o meno lo stesso concetto è stato sottolineato ancora dal prof. Hynek in occasione della sua partecipazione personale al 6° Congresso Nazionale dei Gruppi di Ricerca del Giornale dei Misteri, tenutosi in Firenze nel periodo 19-21 maggio 1978, al quale ha partecipato direttamente an- che chi scrive.
Il prof. Hynek ha aggiunto anche che la presenza degli UFO apre una nuova era, getta le basi per un mondo diverso e per l’accesso ad una superiore dimensione del sapere.
A costruire un futuro sempre più tangibilmente degno di questa realtà, fortunatamente, non ci sono soltanto gli astronomi e gli scienziati, ma anche i politici.
Certamente la “libertà” di costoro è molto più limitata e vincolata ad interessi oscuri; ma hanno una voce ed anche in questi ultimi tempi ce l’hanno fatta sentire.
Gerald Ford, in quel periodo vice-presidente degli Stati Uniti, già nel 1969 affermò in senato di conoscere 646 casi di avvistamenti per i quali nessun scienziato era riuscito a fornire alcuna spiegazione plausibile, e che pertanto erano rimasti insoluti (dal Giornale dei Misteri di luglio 1977).
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Nelle Nazioni Unite, il Primo Ministro Eric Gray di Grenada ad un’assemblea generale propose di incominciare ad interessarsi alla realtà degli UFO. Nella proposta, che poi venne accolta, il sig. Gray disse:
«Io sono convinto che i Dischi Volanti esistono poiché ne ho visto uno io stesso tre anni fa, e nello stesso tempo sono sicuro che i diplomatici delle Nazioni Unite non penseranno che io sia pazzo nel dire questo.
Sono anche convinto che persone dello spazio ci stanno osservando e forse anche alcuni di essi vivono tra noi» (dal Giornale dei Misteri di febbraio 1978).
Tutti i giornali americani, nel periodo pre-elettorale, avevano pubblicato alcune dichiarazioni di Jimmy Carter in cui affermava che, una volta eletto presidente degli USA, avrebbe reso pubblico molto del materiale segreto inerente al problema degli UFO. Affermavano anche che questa sua decisione nasceva dal fatto che anch’egli, come molti altri americani, era stato coinvolto, assieme ad uno dei suoi figli, in uno di questi avvistamenti cosiddetti ufologici.
Affermava inoltre che da quel momento aveva maturato la convinzione che tutta questa realtà doveva prima o poi assu- mere un’importanza di carattere mondiale.
Tali promesse evidentemente non tenevano conto di certi aspetti politico-militari contrari alla diffusione delle posizioni raggiunte negli studi di questo fenomeno, e la mancata realizzazione del piano Carter ne è una dimostrazione lampante.
Di tutto ciò quindi, non rimane che l’eventuale buona fede di Carter e la sua dichiarazione pubblica di credere nei dischi volanti e di averne persino avvistato uno.
Comunque, nonostante tutti questi comportamenti segreti, conoscendo il programma di risparmio seguito in questi ultimi anni dalla NASA (annullamento di numerosi progetti spaziali, licenziamento di numerosi scienziati e tecnici, riduzione del personale in genere, ecc.) appare strano che la NASA stessa abbia stanziato la somma di ben un miliardo di dollari per la costruzione di una gigantesca antenna che dovrebbe permetterci di entrare definitivamente in comuni- cazione con eventuali abitanti di altri pianeti (dal Giornale dei Misteri di luglio 1974).
Esiste poi una serie di dichiarazioni interessanti da parte di importanti personaggi di fama mondiale che è già stata diffusa da innumerevoli fonti e che pertanto riteniamo inutile riportare in questo trattato.
Dichiarazioni simili a quella rilasciata dall’ex Presidente dell’ONU U-Thant, il quale a suo tempo affermò che il problema dei Dischi Volanti era uno fra i più importanti di cui l’ONU potesse occuparsi.
Ma al di là di queste dichiarazioni isolate, i governi tacciono. Ma che cosa si nasconde realmente?
Esistono due ordinanze emanate dal Governo degli Stati Uniti, la F.202-2 e la JAPAN 146 che comminano 10.000 dollari di ammenda e 10 anni di reclusione a chiunque, sia esso militare o addetto alle basi missilistiche, divulghi particolari su qualsiasi caso di osservazioni di Dischi Volanti.
Dal 1953 la CIA Americana ha preso in mano il problema in questione e la famosa “Giuria Ro- bertson”, presentata alla stampa come composta unicamente di scienziati, era soltanto uno strumento dei servizi segreti che l’avevano riunita e ne dirigevano le operazioni ad un unico scopo: educare la massa affinché si convinca che vede soltanto palloni sonda, bolidi, ecc., e che quindi i dischi volanti non esistono.
Se i governi hanno dovuto ricorrere a certo genere di preoccupazioni significa che c’è sotto qualcosa.
Anche questa si può considerare una prova indiretta che qualcosa di “sconosciuto” è presente fra noi.
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Questa rassegna di eventi ufologici evidenzia, inoltre, che l’avventura spaziale di noi terrestri ha determinato un interesse e una risposta straordinaria da parte dei presunti alieni.
La coincidenza temporale di questi avvenimenti, poi, avvalora la tesi che l’incontro di Stefan Denaerde non è casuale, ma è parte di un progetto molto più ampio.
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CAPITOLO 5 EXTRATERRESTRI NEL VECCHIO TESTAMENTO
Chi era il “Signore” della Bibbia?
La storia del popolo di Israele, descritta nella Bibbia, come in quella degli Egiziani, dei Maya e degli Incas, parla di “dei” discesi dal cielo.
Ovviamente la Bibbia, che riguarda gli ebrei e i cristiani, non è l’unico “testo sacro” cui possia- mo fare riferimento. Anche le altre religioni, come il buddhismo, l’induismo e l’islamismo, si basano su antiche scritture che presentano molte analogie con quanto ritroviamo nella Bibbia. Ad esempio che cosa erano i “vimana” 6 di cui parlano i testi epici indù e tibetani, vecchi di 5000 anni?
Tuttavia ci limitiamo ad analizzare alcuni passi biblici, essendo questo testo sacro maggiormente vicino alla nostra cultura e quindi più facilmente accessibile alla mentalità e alla comprensione dei nostri lettori.
Dunque, apriamo la Bibbia e cerchiamo con occhio più attento di verificare e vagliare quella presenza divina così lungamente citata.
Genesi 19, 1-3. Quando i due angeli giunsero a Sodoma sul far della sera, Lott era seduto alla porta della città. Appena li vide, si alzò, andò loro incontro e si prostrò fino a terra dicendo: Vi prego signori miei, degnatevi di venire in casa dal vostro servo (il comportamento di Lott lascia comprendere di aver avuto ancora rapporti con questi angeli) vi passerete la notte, vi laverete i piedi e domattina appena alzati, continuerete il vostro cammino.
Essi risposero: No … passeremo la notte in piazza. Tuttavia egli fece loro tanta insistenza che essi andarono con lui, entrarono nella sua casa ed egli preparò loro un convivio, cosse dei pani azzimi ed essi mangiarono».
Appare molto strano che fino ad ora soltanto pochi illuminati abbiano notato la semplicità e la chiarezza del brano sopracitato. Per spiegare questo meraviglioso incontro, gli studiosi esegeti, i vari chiosatori religiosi, hanno tessuto un’intricatissima trama condotta su una logica filosofico- teologica che invece di illuminare il lettore, spesso munito di fede e coraggio nell’affrontare per- sonalmente tali pagine, lo disorientava e lo scoraggiava.
Ma oggi, come si può credere che gli “angeli” siano degli esseri con una splendida figura umana e forniti di poderose ali piumate come viene descritto ai bambini nei corsi di catechismo?
Ci sembra molto più logico che le ali per gli storici e gli artisti di cinquemila anni fa, siano state un simbolo. Infatti, quale altro simbolo poteva meglio rendere l’idea di uomini che vanno e ven-
6 Con il termine sanscrito “vimana” (“vimanam” in pali) vengono indicati misteriosi oggetti volanti descritti negli antichi poemi epici indù, dalle prestazioni del tutto superiori a quelle delle moderne astronavi. Negli antichissimi testi religiosi della filosofia indiana le astronavi venivano descritte come i mezzi di trasporto usate dagli “esseri celesti” durante i loro viaggi.
In uno di questi testi, il Ramayana di Valmiki si legge testualmente: “La splendente astronave irradiava un bagliore fiammeggiante. Fiammeggiando come un fuoco rosso vivo, volava il carro alato di Ravana. Era come una cometa nel cie- lo”. L’astronave era dunque una macchina fragorosa che, decollando, si ammantava di una forte luminosità. “…Quando partì, il suo rombo riempì tutti i quattro punti cardinali”. Tratto da “Vidya Bharata Vedanta pages -Vimana. le astronavi degli dei”.
http://www.vedanta.it/articoli/manuele_02.htm
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gono dal cielo? Non dimentichiamo che in quei tempi solo gli uccelli per mezzo delle ali lo pote- vano fare.
E poi, com’è che questi angeli, creature “celesti” puramente spirituali, come ci vengono definiti dalle varie religioni, hanno bisogno di dormire, di mangiare, di lavarsi addirittura i piedi come è effettivamente avvenuto nella casa di Lott?
Ma citiamo un altro episodio interessante.
Genesi 18, 1-8. «Il Signore gli apparve poi presso il querceto di Mamrè mentre egli, sul caldo del giorno, era seduto davanti alla sua tenda.
Alzati gli occhi guardò ed ecco tre uomini in piedi gli stavano davanti (Anche il “Signore” qui viene presentato in sembianze di uomo).
Appena li vide corse loro incontro dall’ingresso della tenda, si inchinò fino a terra e disse: Deh Signore mio, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, non passare, ti prego, senza fermarti presso il tuo servitore. Permettete che vi faccia portare un po’ d’acqua; vi laverete i piedi e vi riposerete all’ombra di questo albero.
Io vi porterò un boccone da mangiare; vi rifocillerete e poi proseguirete oltre: non per niente siete passati davanti alla tenda del vostro servo. Essi risposero: Fa pure come tu hai detto.
Abramo allora se ne andò in fretta da Sara e le disse: Svelta, prendi tre misure di farina, impastale e fanne delle schiacciate. Egli corse intanto nella stalla, prese un vitello tenero e buono, lo dette al servo, che alla svelta lo preparò. Poi venne con la bevanda di latte rappreso e latte fresco e quel vitello già pronto e li mise davanti a loro; ed egli se ne stava ritto presso di loro sotto l’albero, mentre essi mangiavano».
Ancora una volta questi esseri mangiano, bevono, parlano, si riposano e, guarda caso, si lavano i piedi.
Se esaminiamo una copia dell’edizione comunemente diffusa del testo biblico, munita anche del giusto “imprimatur” ci accorgiamo che il paragrafo sopracitato è preceduto da un titoletto scritto a caratteri più grossi: “DIO, ACCOMPAGNATO DA DUE ANGELI, APPARE AD ABRAMO”. Ora, si può ammettere che “Dio”, così com’è concepito dalla teologia, possa identificarsi in un essere che cammina, mangia, beve, riposa (veramente inaudito pensare a un Dio “stanco”), che parla e si la- va i piedi?
Così i personaggi che appaiono ad Abramo non ci lasciano poi tanto stupiti. Ci pare assai logico che sia soltanto la semplicità di quelle popolazioni a identificare “Dio” in quegli esseri sia pur estremamente evoluti. Dobbiamo ricordare che ci si riferisce sempre a popolazioni di duemila anni prima di Cristo.
Inoltre, bisogna fare molta attenzione all’espressione linguistica. “Signore” è un termine parec- chio abusato, liberamente tradotto dal latino Dominus e dal greco antico Kyrios. Secondo l’etimologia, il termine italiano “Signore” deriva dal latino “seniorem”, comparativo di “senex” che significa “anziano”. Quindi “seniorem” indica qualcuno più anziano degli altri. Forse una divinità gerarchicamente superiore alle altre. Comunque, in ebraico, ciò che per noi è il “Signore” in real- tà è “Adonai” e indica la massima espressione della divinità sulla terra. Quindi, “Adonai” o meglio “AD-NI” viene usato per non pronunciare “Yahveh” o meglio “IÈUÈ”. Infatti, come recita il secon- do dei dieci comandamenti, era severamente proibito nominare il primo nome di “Dio” che di nomi ne aveva circa cento, compreso “Adonai”. Oppure potrebbe trattarsi di cento “divinità”, di cui “Yahveh” era il capo. Ovviamente costui non desiderava essere “chiamato”, personalmente e di- rettamente e quindi dava incarico ai suoi sottoposti per sbrigare le varie faccende di ordinaria amministrazione, comprese quelle di avere a che fare con gli uomini.
Il non poter pronunciare un nome ci fa pensare ad una sorta di “password” vocale, il cui suono avrebbe potuto attivare dei meccanismi a noi ignoti. Una volta si parlava di “parola magica”, tipo “apriti sesamo” e si pensava ad un fenomeno paranormale. Al giorno d’oggi le chiavi d’accesso
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sono di varia natura: scritta, vocale, con impronta digitale, con l’iride e così via.
Del resto le porte dei supermercati si aprono da sole nel momento in cui qualcuno si avvicina per entrare. Se un nostro bisnonno resuscitasse e si trovasse davanti ad una porta del genere, fuggirebbe terroriz- zato gridando. “Il diavolo, il diavolo!”. Egli non potrebbe neppure immaginare l’esistenza delle fo- tocellule.
Dunque, chi era quel “Signore” che stava giorni interi con Mosè e parlava faccia a faccia con gli uomini del tempo?
Vediamo un po’.
Esodo 24, 15-18. «… Mosè addunque salì al monte che fu coperto dalla nuvola. Allora la gloria del Signore si posò sul monte Sinai e la nuvola lo coprì per sei giorni, e al settimo giorno egli chiamò Mosè di mezzo alla nuvola, e salì al monte; e qui stette quaranta giorni e quaranta not- ti».
Coloro che, indipendentemente da ogni profilo filosofico, hanno studiato il fenomeno UFO nel suo manifestarsi puramente oggettivo, confermano che nella varietà della casistica emergono circostanze in cui tali oggetti appaiono accompagnati da aloni luminosi o addirittura avvolti da una specie di nuvola. Questo particolare è provato da un congruo numero di avvistamenti e di osservazioni capitati e seguiti da ufologi o uomini comuni che ne hanno data testimonianza. De- naerde stesso descrive questo fenomeno alla partenza degli otto iargani.
Nel 1886 ad esempio, il 3 novembre ad Hamar, Norvegia, viene segnalato e descritto un oggetto dall’apparenza di una nuvola, che vola velocissimo ed emette bagliori e lampi di luce. Desmond Lesile ed altri definiscono questa nebbia come vero e proprio vapore acqueo calamitato dal mez- zo volante in fase di inversione di polarità.
Come prova ulteriore di questa caratteristica propria delle macchine extraterrestri, esistono, comunque, numerosissime documentazioni fotografiche e scritte reperibili attraverso giornali specializzati, riviste e testi trattanti il fenomeno UFO.
E allora, come dobbiamo interpretare il breve passo biblico soprariportato?
Dobbiamo proprio pensare che Mosè sia entrato in una nuvola e per quaranta giorni e quaranta notti abbia mangiato grappoli di manna e bevuto gocce condensate di vapore acqueo?
E com’è che dopo questa dieta è diventato così sapiente, tanto da istruire il suo popolo invece di buscarsi un bel raffreddore con tutta quella umidità?
D’accordo. Dentro alla nuvola ci sarà stato quel famoso “Signore” che già abbiamo incontrato parlando di Abramo e Lott, ma com’è che questo “Signore”, già chiaramente descritto con sem- bianze e caratteristiche umane, poteva sentirsi così comodo in una nuvola?
Vi stava forse sospeso in mezzo agitando delle poderose ali?
Ma le ali, non le dovrebbero avere solo gli angeli?
A questo punto è nostro dovere reagire.
Evidentemente c’è qualcosa che non quadra in questa interpretazione.
Esodo 40, 34-38. «Allora la nuvola coperse il tabernacolo di convegno; e la gloria del Signore riempì il padiglione.
Tanto che Mosè non poteva entrare nel tabernacolo di convegno perché la nuvola si era posata sopra, e la gloria del Signore riempiva il padiglione. Quando la nube si alzava dal padiglione, i figli d’Israele partivano, come avvenne in tutti i loro viaggi.
Ma se la nube non si levava, allora non partivano, fino a quando non si fosse alzata.
Poiché la nube del Signore, durante il giorno stava sopra il padiglione, e nel corso della notte splendeva come fuoco, a vista dell’intera casa d’Israele, in tutti i loro viaggi».
Questi passi, dal punto di vista esoterico, sono interpretabili simbolicamente. L’angelo è un simbolo, la nuvola è un altro simbolo, il fuoco e la luce della nuvola sono altri simboli ancora, e così via; in funzione di uno specifico codice, tutta la Bibbia passa dal piano storico ad un piano d’interpretazione esoterica completamente inusitata alle masse e scientificamente inconcepibile.
Ora noi, che diamo la massima stima alle autentiche strade iniziatiche esoteriche, inesauribili fonti di accrescimento individuale, non siamo qui a portare subbuglio. Siamo semplicemente a dire che l’aspetto biblico non è solamente simbolico, ma anche storico, e che pertanto i fatti, chia- ramente riportati dalla Bibbia, sono avvenuti realmente.
Aggiungiamo che questi fatti sono avve- nuti in base ad una logica ben precisa; seguendo cioè la linea di un messaggio esoterico redatto in termini cosmici.
Per cogliere il senso profetico del fenomeno UFO bisogna anzitutto fare lo sforzo di eliminare ogni pregiudizio dalla nostra mente. Poi è solo questione di affinarsi, di essere molto rigorosi e accettare la realtà di una sintonia nuova con le sfere superiori del sapere.
Sta di fatto che il feno- meno dei dischi volanti, nella sua totalità, non è assolutamente affidato al caso. Avviene tutto se- condo una logica ed un linguaggio simbolico ben preciso.
Non si tratta comunque di una tattica premeditata, escogitata per l’uomo terrestre; è piuttosto un modo di esprimersi comune a tutte le società organizzate su un piano di esistenza e di vita diverso e superiore al nostro.
La parola, il movimento e l’espressione in genere, non sono frutto di una intelligenza e di una volontà caotiche come le nostre, ma di una intelligenza e di una volontà a “verso unico” in completa sintonia con ciò che possiamo chiamare “flusso creatore divino”.
La presenza extraterrestre nella Bibbia è un fatto chiaro e logico sotto tutti i punti di vista; e ci pare perfettamente assurdo che, all’infuori degli esoteristi, si continui ancora a credere che la famosa “nuvola” incontrata nei brani citati sia effettivamente una nuvola.
Prendiamo ad esempio gli aborigeni del continente nuovissimo, l’Oceania. Qual è il nome che adoperano tutt’ora per indicare l’aereo? Lo chiamano “uccello di ferro”. Se questi primitivi tramandassero ai posteri le loro esperienze del passato riguardo ad un “uccello di ferro”, che cosa ne dovrebbero arguire costoro?
Se questi posteri fossimo noi dovremmo pensare: “È un vero peccato che una razza così inte- ressante di volatili si sia estinta”.
E così noi dimostreremmo di essere veramente poco critici, se non addirittura pigri e sciocchi.
Leggiamo ancora qualche stralcio della Bibbia.
Numeri 2, 15-23. «Nel giorno in cui fu rizzato il tabernacolo, la nube lo coprì, cioè coperse il padiglione della testimonianza, e dalla sera alla mattina riposava sopra il tabernacolo sotto l’aspetto di un fuoco.
Sicché la nube copriva il tabernacolo in permanenza e di notte prendeva l’aspetto d’un fuoco. E quando la nube s’alzava al di sopra del tabernacolo, i figli d’Israele si mettevano in cammino; e dove la nube si fermava, là i figli d’Israele s’accampavano.
Al comando del Signore si mettevano in cammino e al comando del Signore s’accampavano, rimanendo accam- pati tutto il tempo che la nube si fermava sul tabernacolo.
Se la nube rimaneva per molti giorni sul tabernacolo, i figli d’Israele rendevano il loro culto al Signore e non si muovevano.
E se la nube si fermava dalla sera alla mattina, e poi la mattina si alzava, si mettevano in cammino; oppu- re se la nube rimaneva un giorno e una notte e poi si alzava, essi partivano.
Sia che la nube rimanesse ferma sul tabernacolo per due giorni, per un mese o per un anno, per quanto tempo la nube restava ferma sul tabernacolo, i figli d’Israele rimanevano accampati e non si muovevano, ma quando s’alzava, allora si mettevano in cammino. Al comando del Signore si accampavano e
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al comando del Signore si mettevano in marcia, osservando le prescrizioni del Signore e i suoi ordini trasmessi per mezzo di Mosè».
Ci sembra naturale che questa “nuvola” continui a suscitare dei sospetti.
Come molti avranno già intuito che la famosa stella di Betlemme non poteva essere una “stella”, né una cometa e nep- pure un meteorite, dato il suo comportamento.
Un corpo celeste naturale non può fare da guida ai Re Magi, fermandosi sopra la capanna di Gesù per poi ripartire fra un coro di “angeli”.
Ma vediamo un po’ che cosa succede a MOSÈ, questo “figlio di luce” come sembra significare il suo nome.
Un vero mediatore fra la terra e il cielo.
Esodo, 33, 9. «… Or la nube che si fermava all’ingresso del tabernacolo, la colonna di nube, si abbassava tanto da fermarsi all’ingresso del tabernacolo e il Signore parlava con Mosè.
Allora tutto il popolo, vedendo la colonna della nube che si fermava all’ingresso del tabernacolo, si alzava e ognuno si prostrava all’ingresso della propria tenda. Il Signore parlava a Mosè faccia a faccia, come uno parla al suo amico …».
Insomma, questo Signore parlava con Mosè come se fossero tra amici, faccia a faccia. Questo urta un po’ con un altro passo biblico dove si afferma che chi avesse visto la faccia del Signore an- che per sbaglio, sarebbe morto. Probabilmente Mosè era un individuo particolare, già predispo- sto psico-fisicamente ad incontri di quel tipo.

Che non tutti potevano avvicinarsi al Signore e alla sua “nuvola” emerge chiaramente da altri passi biblici. Analizziamone uno.
Esodo 34, 1-5. «Il Signore disse a Mosè: Taglia due tavole di pietra simili alle prime: su queste tavole io scriverò le parole che erano scritte sulle prime che tu hai spezzato. E sii pronto per do- mani mattina: all’alba sali sul monte Sinai, e presentati a me in cima al monte. Nessuno salga con te e non si veda per tutto il monte nessuno; neppure pecore e bovi devono pascolare nei pressi del monte. Egli dunque tagliò due tavole di pietra simili alle prime e levatosi di buon’ora salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, portando con sé le due tavole di pietra. E il Signore discese nella nube ed ivi si fermò con lui».
In altri passi vengono minuziosamente descritte tutte le informazioni per recintare i luoghi presso i quali la “nube” doveva posarsi e tutte le raccomandazioni affinché nessuno osasse avvi- cinarsi, pena terribili conseguenze.
Anche oggi sembra assodato che gli UFO possono creare aloni e campi di energia tali da provocare conseguenze sugli esseri viventi che non rispettano le di- stanze.
E vediamo ora un altro fatto curioso.
Libro dei Due Re 2, 11-12. (Elia ed Eliseo parlavano assieme camminando tranquillamente per strada).
«… Or mentre continuavano a camminare e a discorrere assieme, ecco un carro di fuoco e dei cavalli pure di fuoco separarli l’un dall’altro.
Elia salì al cielo in un turbine; mentre Eliseo stava a guardare e gridava: Padre mio, padre mio, carro d’Israele e sua cavalleria!».
Non è necessario alcun commento perché a questo punto chiunque lo può fare da sé.
La “nube” non era una nube e i motivi sono evidenti. Il Signore non era Dio come lo intendiamo comunemente sulla falsariga concettuale della nostra religione, ma era un dio e cioè uno di quegli esseri extraterrestri al servizio della cosmica divinità suprema. Il carro di fuoco ed i cavalli pure di fuo- co sono solamente immagini per definire un mezzo (unico mezzo di trasporto conosciuto a quei tempi) che ha la possibilità di trasportare degli esseri dalla terra al cielo e viceversa.
Vogliamo vedere come si esprime Ezechiele il profeta?
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Ezechiele 1, 1 e segg. «… Ecco venire da settentrione un vento di tempesta, una grossa nuvola con un globo di fuoco che tutto all’intorno d’essa spandeva uno splendore; e nel centro di quel fuoco si vedeva come del rame sfavillante …
Ecco una ruota in terra presso a ciascuno di loro … L’aspetto delle ruote e la loro forma eran come l’aspetto del crisolito, … E come quello di una ruota attraversata da un’altra ruota. … C’era come una pietra di zaffiro che pareva un trono e su questa specie di trono appariva come la figura di un uomo …
Qual è l’aspetto dell’arco che è nella nuvola in un giorno di pioggia tale era l’aspetto di quello splendore che lo circondava».
Non ci stupiremmo se venissimo a sapere che il regista di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” si sia ispirato a questi passi biblici per la realizzazione di certe scene del suo famoso film. Ma Ezechiele passa progressivamente dall’incontro di primo tipo a quello di secondo e di terzo tipo.
Seguiamolo un po’ nelle sue straordinarie esperienze.
Ezechiele 10, 1 e segg. «Guardai ed ecco sul firmamento che stava sopra il capo dei Cherubini (Ezechiele stava osservando di nascosto il movimento degli angeli del Signore che egli chiama “Cherubini”) vi era come una pietra di zaffiro e qualcosa di simile ad un trono appariva sopra di loro. E disse all’uomo vestito di lino: entra fra le ruote sotto i Cherubini, prendi a piene mani i carboni ardenti di fra i Cherubini, poi gettali sulla città.
Ed egli vi andò davanti ai miei occhi.
Ora i Cherubini si erano fermati al lato destro del Tempio, quando l’uomo vi andò e la nube riempiva il cortile interno.
Quindi la gloria del Signore (la nube) si alzò al di sopra del Cherubino, verso il limite del Tempio, il quale fu riempito dalla nube e il cortile fu inondato dallo splendore della gloria del Signore.
(Quando la nube diventa luminosa Ezechiele la chiama gloria.
In queste ultime righe è importante osservare come questa nube divina sia descritta al pari di una cosa ben consistente, materiale).
Il rumore delle ali dei Cherubini (probabilmente queste ali erano soltanto dei congegni a noi sconosciuti che essi tenevano alle spalle e che usavano appunto per spostarsi nell’aria) giungeva fino al cortile esterno, simile alla voce di Dio quando parla; da- to dunque l’ordine all’uomo vestito di lino (privo di tuta spaziale e congegni per volare): prendi del fuoco dal carro di mezzo ai Cherubini; egli vi andò e si fermò accanto alla ruota.
Allora un Cherubino stese la sua mano al fuoco, che era tra di essi, ne prese e lo mise nelle mani dell’uomo vestito di lino (probabilmente era qualcosa che emanava luce) il quale appena l’ebbe ricevuto, uscì.
Apparve ben visibile nei Cherubini la forma di mani d’uomo sotto le loro ali …».
Ezechiele continua in una spassionata, contorta e contrastante descrizione di quella meravigliosa scena che, da esperto in materie divine (proveniva da famiglie sacerdotali), aveva appunto attribuito al sommo creatore del Cielo e della Terra; quest’ultimo fortunatamente è molto più che un semplice essere che scende in terra su nubi di fuoco a dare ordini e mostrare la sua potenza, anche se, come si è detto, tutto ciò fa parte di un piano divino di portata cosmica.
È interessante notare come questa confusa descrizione di Ezechiele in fondo sia ricca di particolari di chiara identificazione ufologica.
Fa accenno ad un oggetto volante con all’estremità superiore una cupola di materiale trasparente e con all’interno un posto di guida perfettamente visibile. Il posto di guida è occupato da un essere che Ezechiele deve aver scambiato per Dio seduto al suo trono.
Fa poi più volte accenno al fatto che tale mezzo sembra composto da più ruote.
A tal riguardo vari avvistamenti ufologici riportano nella cronaca la descrizione di oggetti simili che destano negli osservatori le medesime impressioni.
Il 15 maggio del 1879 l’Ammiraglio del porto del Golfo Persico riceve un rapporto della HMS Vulture che si può così sintetizzare: due ruote colossali, luminose, affondano lentamente, girando su se stesse, da un livello di poco superiore alla superficie del mare, e poi scompaiono a grande profondità (è l’evidenza che, come descritto da Denaerde, i dischi volanti sono anfibi e che, come sostenuto da altri, ci sono basi ufo in posti sicuri sotto i mari e gli oceani).
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Sempre nel Golfo Persico il 4 aprile del 1901 vengono avvistate presso la nave Kilwa altre “ruote luminose che girano”.
La forma a più ruote concentriche, inoltre, è un fenomeno che, sia pur non molto comune, è stato varie volte segnalato nell’ambito della casistica ufologica.
Aggiunge poi Ezechiele un insieme di altri particolari come ad esempio i carboni ardenti in ma- no ai cherubini, il fuoco sotto il carro e le ruote, il rumore d’ali simile alla “voce di Dio”.
In quest’ultima descrizione si evidenzia ancora il magro concetto che le popolazioni del tempo avevano di Dio, o la sua manifestazione era qualunque cosa esulasse dagli schemi della loro im- mediata comprensione.
Chiunque fosse in grado di operare “miracoli” e compiere gesta meravi- gliose era chiamato “Dio”.
Qui poi si accenna addirittura ad un Dio che quando parla fa rumore. Una cassa d’amplificazione molto potente da 2000w rms?
Magari per farsi sentire a distanza da un’intera popolazione sparsa in una vallata?
Al giorno d’oggi ciò non fa più impressione.
Lo sa bene chi ha frequentato concerti rock all’aperto…
E le percussioni di una discoteca si possono udire anche ad un paio di chilometri di distanza…
Tutto ciò però è molto rappresentativo in quanto testimonia una limitatissima capacità interpretativa.
Dopo tutto, fra queste popolazioni ed i fratelli dello spazio, c’era un incredibile abisso tecnico-evolutivo.
Lo stesso forse che vi può essere fra una scimmia selvaggia e l’uomo attuale visto da quest’ultima mentre atterra con un elicottero.
Come racconterebbe questa scimmia il suo strano incontro alle compagne ignare?
Parlerebbe di un “Dio” senza peli caduto giù dal cielo dentro una grandissima noce di cocco.
Questo “Dio”, poi, direbbe la scimmia, faceva un rumore assordante e uscendo dalla noce appari- va come un serpente che fa la muta (il pilota che si sfila la tuta di volo e il casco); un curiosissimo serpente che a differenza di quelli normali, prima di rientrare nella noce di cocco volante si è rimesso la vecchia muta, ecc.
Un confronto del genere sfiora quasi la comicità, ma rispecchia un parallelo di situazioni che coincide abbastanza con quanto è avvenuto ad Ezechiele.
Paradossale, però, è che ai giorni nostri nulla o poco è cambiato e si continua ancora a pigliare granchi al posto di pesci.
Decine e decine di avvistamenti ogni settimana vengono registrati in ogni parte del mondo.
Centinaia di avvistamenti, poi, mostrano caratteristiche non identificabili in oggetti e fenomeni di natura terrestre e nonostante ciò si continua a parlare di palloni sonda, di fulmini globulari, di satelliti artificiali, di luminescenze.
Si parla di tutto, insomma, fuorché di dischi volanti.
Le masse portate allo scetticismo sembrano liete di fare il gioco dei governi spesso complici di certi am- bienti scientifici riconosciuti ufficialmente.
Decine e centinaia di avvistamenti, anche importantissimi e ampiamente documentati confermano al mondo che, da questi dischi volanti, sono usciti o si sono intravisti salire e scendere esseri di chiara fattezza umana; eppure si continua ad ignorare e a ripetere che gli extraterrestri non esistono, che non possono venire fra noi, che possono vivere solo nella fantasia degli scritto- ri di fantascienza o nella mente malata di visionari o nell’umorismo di emeriti buontemponi.
Ma chi è più cocciuto allora?
L’uomo attuale o Ezechiele?
Ezechiele per lo meno ha confermato ciò che ha visto ed ha concluso che non apparteneva né alla Terra né tantomeno agli uomini.
Ripeschiamo la stella di Betlemme. Era forse un satellite artificiale? Un pallone sonda?
Se così fosse, il mistero assumerebbe risvolti ancora più incredibili visto che allora i palloni sonda ed i satelliti artificiali non esistevano neanche nella fantasia degli uomini del tempo.
A questo passo evangelico moltissimi hanno dato un’interpretazione astronomica.
Del resto era l’unica che, con le nostre conoscenze, si poteva dare.
Ma è proprio la precisazione “si fermò so- pra” che mette in crisi tutto; si intende infatti che la “stella” prima si muoveva o poi si è fermata stazionando in un punto ben preciso vicino alla grotta o capanna che fosse.
Tutto questo esce da qualsiasi schema fisico spiegabile mentre è tutto perfettamente spiegabile se noi diciamo che la “stella” altro non era che uno dei soliti mezzi luminosi dei nostri fratelli cosmici.
E c’è anche un altro piccolo particolare da notare: i Re Magi “furono ripieni di una grande gioia”.
Alcuni protagonisti di “incontri ravvicinati” del giorno d’oggi dichiarano di aver provato strane sensazioni e un particolare stato psicologico durante le loro esperienze; sensazioni di gioia, di felicità e di serenità interiore.
Altri invece dichiarano di essere stati invasi da un indicibile terrore.
Lo stesso terrore che nel racconto evangelico ritroviamo nelle due guardie del sepolcro quando i due “angeli” fanno rotolare la pietra posta all’ingresso.
Sembra che le sensazioni provate dai protagonisti degli incontri ravvicinati si armonizzino alla predisposizione interiore di ciascuno di essi.
Dato per scontato che quasi nella totalità dei casi i dischi volanti vengono avvistati a pieno re- gime di energia e quindi quando si trovano in stato di intensa luminosità, appare chiaro che, se lontani, assomigliano moltissimo alle stelle.
Siccome nel caso specifico la stella citata è a forma di cometa, sarebbe illuminante poter ricordare alcuni fatti della cronistoria ufologica, in cui si fa riferimento a degli oggetti volanti a forma di cometa e comunque non identificabili in un fenomeno astronomico di questo tipo.
Sempre dal libro citato del Leslie “A bordo dei dischi volanti”, si può descrivere in sintesi quanto segue:
1883, 29 agosto.
Il capitano Noble scorge un oggetto sfolgorante “come una nuova splendida cometa”, con un raggio simile al riflettore che si proietta dal nucleo di tale oggetto.
Lo stesso oggetto o uno analogo, viene visto a Liverpool il 29 agosto.
Un’altra “cometa” simile viene avvistata dal Prof. Swift a Rochester, New York il 12 e il 13 settembre.
Il 21 settembre a Yeovil, Inghilterra.
Infine sempre un oggetto della stessa apparenza viene visto a Porto Rico il 2 novembre.
Si è fatto riferimento ad avvistamenti di anni passati in quanto oggi, tali oggetti non vengono definiti né nuvole luminose, né comete, ma semplicemente UFO.
Naturalmente, definire la stella di Betlemme come un disco volante può sembrare una scelta assai nuova e notevolmente ardita. Soprattutto smitizza la bella storia che ci hanno insegnato da bambini.
Ma ciò prima o poi doveva accadere.
Tutti prima o poi scoprono chi è realmente Babbo Natale e chi è la Befana.
In fondo l’infanzia è un periodo che deve passare.
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CAPITOLO 6 EXTRATERRESTRI NEL NUOVO TESTAMENTO
La vera natura di Gesù Cristo
Nel capitolo precedente sono stati messi in luce molti passi biblici che, se interpretati in chiave ufologica, dimostrano che gli extraterrestri sono stati costantemente presenti per stimolare e guidare l’umanità nel suo cammino di crescita verso quello che la Chiesa chiama “Regno di Dio” e che Denaerde definisce “super-civiltà”.
Una presenza finalizzata a preparare la venuta di Gesù Cristo, programmata fin dall’inizio della storia umana.
Come già premesso più sopra, la Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento), che riguarda ebrei e cristiani, non è l’unico “testo sacro” a cui possiamo fare riferimento ed esistono altri personaggi, anche detti “avatara” comparsi nelle varie epoche e nelle varie parti del mondo, che hanno dira- mato il messaggio cosmico così come ha fatto Gesù Cristo.
Il termine “avatara” in sanscrito significa “colui che discende sulla terra, incarnando la divinità, allo scopo di tutelare la legge cosmica”.
Dunque, a loro modo, anche le altre religioni, basate su antiche sacre scritture presentano molte analogie con l’ebraismo e il cristianesimo.
Ovviamente, per i cristiani, la fonte più vicina e consona alla loro ormai millenaria cultura religiosa è il testo evangelico, ovvero la parola di Gesù Cristo, per cui, in sintonia con Denaerde, a quella ci riferiamo, convinti di essere maggiormente compresi dai lettori.
Potremmo comunque individuare in “Gesù Cristo”, più che un singolo uomo, la figura emblematica di “avatara” senza che ciò rappresenti un privilegio nei confronti degli altri.
Infatti, se tutti gli “avatara” sono veramente la manifestazione della “divinità cosmica” non può esserci differenza fra di loro se non di tipo esteriore dovuto ai tempi, ai luoghi e alle diverse razze e culture.
Il messaggio di fondo però rimane lo stesso, quello essenziale e universale, capace di condurre tutta l’umanità al giusto traguardo finale, a prescindere da tempi, luoghi, razze e culture.
Parliamo dunque di “Gesù Cristo” per riferirci alla figura del cosiddetto “avatara universale” ed essere meglio compresi dai nostri lettori di cultura occidentale.
Infatti, quando Denaerde chiede agli otto iargani se Gesù Cristo era onnicreativo essi risposero così: «Certo, Cristo è stato il primo uomo onnicreativo. Tutte le razze intelligenti conoscono un Cristo, cioè un membro della razza che diviene un simbolo dell’onnicreatività».
Ovviamente, gli iargani vedono nel “Cristo” una figura emblematica, un simbolo e non un singo- lo personaggio della storia.
Essi devono spiegarsi alla meglio dicendo per essere capiti da un uomo di cultura occidentale e di formazione cristiana.
Per questo motivo affermano che tutte le razze intelligenti fanno riferimento ad membro della razza portavoce della legge cosmica che poi diviene un “Cristo” ovvero simbolo dell’onnicreatività.
In effetti, quello che Denaerde non ha chiesto e che gli Iargani non hanno affrontato, è chi fosse umanamente e fisicamente Gesù Cristo, ovvero la persona storica.
Le più recenti tesi ufologiche si soffermano su questo aspetto, non perché esso sia determinante, ma per dare spazio a quello spirito che spinge l’uomo a comprendere e spiegare ciò che risulta inspiegabile e quindi accettabile solo per fede.
Quello che è veramente importante nella figura di Cristo, comunque, è il suo messaggio di salvezza, che si fonda sull’Amore tra gli uomini, tra questi e l’Intelligenza creatrice (che gli iargani, usando la nostra lingua, chiamano “omnipotens”, e cioè creatività onnipresente, perciò onnicreatività) e tra questi e il creato. Su questo argomento, la tesi ufologica e la teologia si trovano sostanzialmente in accordo.
L’annunziazione Luca 1, 8-35
5Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. 6Ambedue erano giusti da- vanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Essi non ave- vano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe,
9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.
10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pre- gando nell’ora dell’incenso.
11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso.
(Una figura che appare all’improvviso… Potrebbe trattarsi di un ologramma).
12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
13Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni.
14Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, 15perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio.
17Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
18Zaccaria disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni».
19L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. 20Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a lo- ro tempo».
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione.
(Un ologramma che appare e scompare improvvisamente è vissuto come una “visione”).
Faceva loro dei cenni e restava muto.
24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:
25«Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».
26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth,
27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe.
La vergine si chiamava Maria.
28Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.
La tesi sulla natura extraterrestre di Gesù fino a non molti anni fa non poteva trovare riscontri scientifici.
Oggi non è più così.
L’inseminazione in provetta è ormai un fatto acquisito e la collocazione dell’ovulo fecondato nell’utero femminile è una prassi collaudata, non solo all’interno della coppia, ma anche al di fuori.
C’è una sentenza in Italia che stabilisce che si può avere un figlio, con la fecondazione assistita e farlo partorire da un’altra donna, purché sia dimostrabile che ella non lo faccia per soldi.
Ci sono, infatti, casi di nonne che hanno gestito e partorito il proprio nipote.
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Ma come può essere che Gesù sia simile a noi se è un extraterrestre?
Nel caso di Denaerde, la razza che ha preso contatto con lui è stata scelta di proposito fisicamente diversa da noi, ma, come gli iargani hanno confermato, ci sono razze extraterrestri, del tutto simili a noi, che ci accompagnano da sempre, vivendo nelle basi che sono state predisposte sulla Luna e sugli altri pianeti del nostro sistema solare.
Sono le società super-civili o onnicreative che hanno dato inizio alle prime razze terrestri dalle quali noi proveniamo.
I nostri antenati sono quindi extraterrestri o incroci realizzati con razze super-civili molto simili a noi.
Inizialmente questi antenati sono stati accompagnati e sostenuti dagli extraterrestri, ma via via che hanno dimostrato di poter iniziare un processo evolutivo autonomo, l’accompagnamento diretto è cessato per proseguire poi in modo nascosto.
A supporto di quanto detto ricordiamo sia il passo biblico della Genesi 6, 1-4 che parla di incroci tra gli dei e gli uomini, sia la leggenda di Tiahuanaco e la mitologia eschimese, riferite nel capitolo 4, che parlano di uomini portati dalle stelle e lasciati sulla Terra.
Riguardo a quest’ultimi, non sappiamo quanti siano arrivati per scelta libera e quanti, invece, siano stati forzati; a nostro avviso, però, pur accettando che ci siano anche casi di libera scelta, la seconda ipotesi è più plausibile.
Riteniamo probabile, infatti, che ci siano leggi cosmiche che, nel caso di individui degenerati e quindi non più adatti a vivere in una super-civiltà, debbano essere separati e messi in condizione di poter riprendere il loro processo evolutivo ripartendo da capo su un pianeta primitivo (una forma di isolamento paragonabile alle nostre prigioni).
Ciò non ci deve meravigliare, in più punti della Bibbia si parla degli “angeli decaduti” e Pietro, nella sua seconda lettera, lo ricorda con queste parole: “Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri per il giudizio” (seconda lettera di Pietro cap. 2;4)
Se così fosse, dovremmo concludere che la Terra è una grande prigione, un “purgatorio” (vedasi tradizione cristiana) dove è necessario che gli individui facciano un passo indietro nella scala evolutiva.
Ciò spiegherebbe tante cose, non meno il fatto che questi individui non possono essere abbandonati a se stessi, ma che le razze super-civili, nell’applicare queste regole, devono esse- re presenti, sia pur in modo non palese, per assistere ed accompagnare questi loro fratelli.
Gli extraterrestri scelti per dare inizio al cristianesimo, appartenevano al ceppo base che ha da- to origine al popolo israeliano. Essi hanno preparato gli ovuli fecondati che in momenti diversi sono stati impiantati prima in Elisabetta e poi in Maria.
Le due donne erano parenti tra loro ed erano state scelte secondo logiche precise sapendo comunque che avevano le qualità umane e spirituali necessarie per accompagnare la crescita di questi due personaggi, destinati ad incidere nella storia spirituale e sociale dell’umanità. L’inseminazione è stata preparata prima, e l’extraterrestre che ha curato l’intervento di inseminazione e che il Vangelo chiama Gabriele, era già conosciuto dalle donne.
Maria infatti non si è spaventata quando Gabriele è arrivato, si è solo “turbata” quando gli ha annunziato l’intervento.
Sappiamo, poi, dal Vangelo che buona parte del periodo di gravidanza le due donne l’hanno vissuto insieme.
Era un modo per sostenersi l’una con l’altra e vivere al meglio questo fatto straordinario e unico che era capitato loro e che le ac- comunava.
Ma non era solo Gesù il figlio di Dio fatto uomo? perché, invece, nella ricostruzione fatta i due sembrano sullo stesso piano?
Il progetto cosmico esigeva che il Messia fosse uno, ma che l’ingresso in scena di Gesù, avvenuto a trent’anni, fosse predisposto da un uomo di grande qualità e preparato per questo intervento.
Tutti e due erano extraterrestri, ma uno doveva svolgere la missione preparatoria, l’altro la missione principale e conclusiva del Messia.
Potrebbe essere (su questo non ci sono testimonianze) che solo Gesù appartenesse ad una umanità onnicreativa, e che Giovanni appartenesse, invece, ad una super-civile, ma non ancora onnicreativa.
Il Vangelo infatti sottolinea con chiarezza questa fondamentale differenza: Luca 3, 16 « Giovanni rispose a tutti dicendo: Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali.
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco ».
Ma com’è che Gesù e Giovanni, pur appartenendo biologicamente a società con un diverso svi- luppo fisico-animico, entrambi assomigliavano ad ebrei? La risposta può essere desunta da questa informazione che gli iargani hanno comunicato a Stefan:
« Tutte le razze super-civili esplorano lo spazio e osservano i pianeti su cui si sviluppa la vita.
Sono razze non discriminanti, che rispettano le leggi naturali e cioè rispettano la vita intelligente, ma so- no spinte a migliorare la qualità della razza mediante la selezione riproduttiva.
Vi sono razze assolute che sono molto simili a voi, e ci vien fatto di pensare che anche la specie umana potrebbe essere migliorata da incroci planetari ».
La tesi extraterrestre, quindi, è dedotta dai testi biblici e dalla logica che spinge in questa dire- zione.
Quando le viene annunciato che diverrà madre, Maria chiede come questo sia possibile, visto che non ha avuto rapporti con alcuno; l’angelo Gabriele gli risponde: «Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». (Luca, 1, 36).
C’è quindi un intervento diretto di “Dio”, così come è avvenuto in Maria.
Giovanni Battista fu istruito dai fratelli cosmici e tale attività è stata favorita dal fatto che egli è vissuto in luoghi lontani dalle città e dalla gente: Luca 1, 80 «Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito.
Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele». Come anche Gesù, Giovanni solo a istruzione compiuta ha iniziato la sua missione.
Ma perché dovevano essere biologicamente extraterrestri?
Vari sono i motivi, ma due sono per noi fondamentali:
1. Non è solo un’esigenza biologica, ma anche animico-spirituale.
Quell’ovulo fecondato porta in sé l’eredità animico-spirituale dalla società da cui proviene; un’eredità assolutamente necessaria per realizzare gli obiettivi prefissati.
2. Gli extraterrestri avevano per questi due loro fratelli in missione, un programma formativo che esigeva continui contatti e permanenze dentro i dischi volanti. Tale programma era efficace e quindi possibile solo se gli interessati erano di natura extraterrestre.
Matteo 2, 1-11
1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».
3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
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Luca 2, 8-16
8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è na- to per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino av- volto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.
Gabriele e gli altri extraterrestri, con l’ausilio delle loro conoscenze e con la dovuta riservatezza, hanno seguito da vicino l’evolversi di questo parto e hanno vigilato, pronti ad intervenire se necessario, per tutelare il suo svolgersi.
La nascita di Gesù, però, esigeva segni importanti che consentissero una grande eco e un grande riscontro nel popolo. Il disco volante, che nel Vangelo viene identificato come una stella, si è fatto vedere da tutti accompagnando i Re Magi, attirando la gente e fermandosi sopra la grotta. Come già sostenuto, un oggetto che si sposta indicando la direzione ai Re Magi e che si ferma «sopra il luogo dove si trovava il bambino » non è un’azione possibile ad una stella; lo è sicuramente per un disco volante come lo testimonia abbondantemente la casistica ufologica.
Il disco ha poi ha lasciato la sua posizione sopra la “grotta” si è sollevato in volo ed è andato ad atterrare non lontano, illuminando tutta la zona al punto da generare un “grande timore” nei pa- stori che vi si erano stanziati per la notte. Dal suo interno prima è uscito Gabriele che ha parlato con i pastori, poi sono usciti altri extraterrestri e tutti insieme, risaliti a bordo, sono ripartiti scomparendo nel cielo «15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo,…». Nell’interpretazione evangelica il disco era la manifestazione del “Signore” è gli extraterrestri erano gli “Angeli”. Quella era l’interpretazione più ovvia, ma anche voluta dagli extraterrestri.
Queste modalità di intervento sono coerenti con quelle che anche ai nostri giorni si verificano, con la differenza che nel caso di Gesù l’evento ha una programmazione e delle finalità di portata cosmica.
Che la nascita di Gesù fosse un evento programmato lo dice Denaerde per voce degli iargani:
«Tutte le razze intelligenti conoscono un Cristo, cioè un membro della razza che diviene un simbolo dell’onnicreatività»; lo dicono i Re Magi: «… perché così è scritto per mezzo del profeta: … da te in- fatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
Giovanni 7, 14-18
14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare.
15I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». 16Gesù rispose loro: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. 17Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. 18Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia.
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Luca 2, 42-50
42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Fi- glio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Il Vangelo racconta pochissimo della vita di Gesù prima dei trent’anni. In questi due brani viene posta in evidenza la sua straordinaria intelligenza e sapienza. «Come mai costui conosce le Scrit- ture, senza avere studiato?» Aveva infatti dodici anni e nessuno a quell’età studiava, né aveva ac- cesso ai testi sacri.
Si stupivano di questa sua intelligenza perché non conoscevano la sua vera natura, ben nota in- vece a Maria e a Giuseppe. Gesù fin da piccolo, con la collaborazione di Maria e di Giuseppe, ha continuato a incontrare l’angelo Gabriele e gli extraterrestri di cui era discendente. Essi lo hanno educato e preparato gradualmente alla missione per la quale era predestinato.
Egli è sicuramen- te entrato nei dischi volanti e probabilmente è stato anche portato nelle basi qui sulla Terra o negli altri pianeti del nostro sistema dove tutti erano tesi a seguire questo evento. Ha ricevuto la formazione di tutti i bambini della sua comunità di origine, specializzandosi però sulle conoscen- ze necessarie alla missione prevista per lui sulla Terra.
Quando dice: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» egli sembra rispondere in modo brusco e poco rispettoso; in realtà egli afferma una verità che Giuseppe e Maria ben conoscevano: non era loro figlio, e aveva una missione da compiere che l’angelo Gabriele aveva loro ben spiegato fin dall’inizio; si stupisce e reagisce, quindi, a que- sto loro rimprovero.
Matteo 17, 1-8
1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in dispar- te, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra.
Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e dis- se: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Questo brano è l’evidenza che Gesù aveva un posto discreto e protetto in cui incontrava i suoi fratelli cosmici: sopra un monte, così com’è avvenuto con Mosè. In questa occasione ha voluto coinvolgere anche gli apostoli a lui più vicini, ma ignari della realtà extraterrestre.
Quella grande luce veniva dal disco volante in fase di atterraggio. Quelli che vengono chiamati Mosè ed Elia, erano invece i due extraterrestri che Gesù aveva in programma di incontrare (presumibile che tra questi ci fosse Gabriele). Il disco è in fase di atterraggio, ma è ancora luminoso. Si tratta co- munque di un corpo solido e la sua ombra si staglia sugli apostoli. Loro si spaventano e finché sentono voci e i sibili delle “ruote solari” dei dischi volanti (vedasi “Ho incontrato gli extraterre- stri”), si gettano a terra con il volto tra le mani per non vedere.
Il disco atterra, carica gli extraterrestri e riparte. Ritornato il silenzio gli apostoli, su invito di Gesù, rialzano lo sguardo e vedono che Mosè, Elia e il Signore nella nube non c’erano più.
Questo degli apostoli è un incontro per loro impossibile da comprendere e difficile da spiegare. Il disco volante non poteva che essere descritto come una nuvola luminosa, ma essendo consi- stente faceva inevitabilmente ombra. La voce che parla con potenza (come prima accennato, gli amplificatori fanno parte di una tecnologia che noi conosciamo, ma che per loro è inconcepibile) non poteva essere degli “angeli”, ma del “Signore” che governava e muoveva la nuvola luminosa. Gesù e i suoi fratelli cosmici, non hanno fatto nulla per spiegare la vera natura di questi eventi. Era previsto che tutto fosse inteso come un fatto religioso, perché nel futuro doveva essere la re- ligione il “vettore” del messaggio di salvezza che Gesù era incaricato di portare.
Uno dei miracoli più importanti, su cui si fonda la fede cristiana, è la resurrezione di Gesù Cristo dopo la morte. Ma Gesù era veramente morto? Già oggi, con le nostre buone tecnologie e cono- scenze mediche a volte possiamo sbagliare su una diagnosi di morte. In quei tempi la possibilità di sbagliare era sicuramente più elevata.
Se anche non fosse veramente morto, comunque, tutte le descrizioni e le testimonianze ci fanno ritenere assai improbabile che tre giorni dopo Gesù fos- se di nuovo perfettamente ristabilito.
La supposta probabilità che Gesù fosse gravemente ferito, ma non morto, poi, nulla toglie all’ec- cezionalità di questo evento e soprattutto alla grandezza di questo essere di natura cosmica, che la nostra religione definisce “Figlio di Dio”.
Sulla base della interpretazione extraterrestre, invece, questo importante evento e la possibile resurrezione di Gesù, trova spiegazione nella seguente tesi: subito dopo la morte e la deposizione nel sepolcro del suo corpo, Gesù sarebbe stato prelevato dai suoi fratelli extraterrestri, trasportato su una delle loro astronavi e lì sottoposto a speciali trattamenti medici avanzati che lo avrebbero riportato in vita.
Questo fatto trova un supporto nel seguente dialogo tra Stefan Denaerde e gli Iargani riguardante le attività di trapianto organi negli ospedali di Iarga:
«Dopo il trapianto, il nuovo tessuto (artificiale) deve essere suscitato a vita indipendente con una radiazione biologica applicata artificialmente. Solo con questa tecnica di trapianto si può ridare ad un uomo piena salute. Una specie che sia in grado di dominare la radiazione biologica, può anche dominare – all’interno dei propri ospedali – sia la vita che la morte ».
« Allora (dice Stefan) da voi non muore più nessuno ».
« La capacità di dominare la morte ci obbliga ad un’etica medica diversa dalla vostra.
Ci sentiamo autorizzati al ristabilimento delle possibilità di essere felici e non al prolungamento della vita, se essa deve terminare per disposizione naturale ».
« Capisco (dice Stefan). Se noi facessimo così, con l’andar del tempo la metà della popolazione mondiale dovrebbe venire curata in ospedali ».
« Più della metà (rispondono gli Iargani), tenendo conto delle nostre norme di efficienza ».
Che il corpo di Gesù sia stato prelevato dai suoi fratelli cosmici trova conferma nella presenza esplicita di “Angeli ” in prossimità del sepolcro, desumibile nei seguenti passi evangelici:
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Luca 24, 1-9
« 1Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse (Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea) si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro 3e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. 5Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era an- cora in Galilea 7e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”».
8Ed esse si ricordarono delle sue parole 9e, tornate dal sepol- cro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri ».
Atti degli apostoli 1, 9-11
9Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. 10Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro 11e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Ge- sù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Anche l’assunzione in cielo di Gesù è un evidente intervento extraterrestre. La descrizione è re- sa con immagini di tipo soprannaturale… In realtà Gesù è entrato semplicemente in un disco vo- lante che poi si è alzato in volo. Mentre gli apostoli guardavano il disco che si allontanava, due ex- traterrestri – che poi a loro volta sarebbero partiti da un altro punto con un secondo disco – han- no spiegato ai presenti il destino futuro di Gesù Cristo.
In chi crede nella realtà ufologica, questa spiegazione dell’assunzione di Gesù è perfettamente spiegabile e verosimile. Gesù, membro di una super-civiltà onnicreativa, completata la sua mis- sione, rientra nella sua comunità di origine dislocata sulle basi di appoggio del nostro sistema so- lare. Come spiegato da Denaerde, quando anche la nostra umanità avrà messo in pratica tutti i principi cristiani e diventerà una super-civiltà, questi fratelli extraterrestri non avranno più mo- tivo di lasciarci isolati e atterreranno in massa sul nostro pianeta. Il Vangelo dice infatti: «Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» .
http://it.wikipedia.org/wiki/Assunzione_di_Maria
L’Assunzione di Maria in cielo è un dogma cattolico nel quale viene affermato che Maria, termi- nato il corso della vita terrena, fu trasferita in Paradiso, sia con l’anima che con il corpo, cioè fu assunta, accolta in cielo. Questo dogma non è riconosciuto dalle altre fedi cristiane perché non fa riferimento ai Vangeli ufficiali, ma solo a documenti e leggende di origine apocrifa.
Il “Transito della Beata Maria Vergine” è attribuito da alcuni studiosi a Giuseppe d’Arimatea.
Qui si narra che la Madonna aveva chiesto al Figlio di avvertirla della morte tre giorni prima. La promessa fu mantenuta: il secondo anno dopo l’Ascensione di Gesù, Maria stava pregando quan- do le apparve l’angelo del Signore. Teneva un ramo di palma e le disse: Fra tre giorni sarà la tua assunzione. La Madonna convocò al capezzale Giuseppe d’Arimatea e altri discepoli di Gesù e an- nunciò loro la sua “morte al mondo”.
«Venuta la domenica, all’ora terza, come lo Spirito Santo discese sopra gli apostoli in una nube, discese pure Cristo con una moltitudine di angeli e accolse l’anima della sua diletta madre. E fu tanto lo splendore di luce e il soave profumo mentre gli angeli cantavano il Cantico dei Cantici al punto in cui il Signore dice: “Come un giglio tra le spine, tale è la mia amata fra le fanciulle” – che tutti quelli che erano là presenti caddero sulle loro facce come caddero gli apostoli quando Cri-sto si trasfigurò alla loro presenza sul monte Tabor, e per lungo tempo nessuno fu in grado di rialzarsi. Poi la luce si allontanò e insieme con essa fu assunta in cielo l’anima della Beata Vergi- ne Maria in un coro di salmi, inni e cantici dei cantici. E mentre la nube si elevava, tutta la terra tremò e in un solo istante tutti i Gerosolimitani videro chiaramente la morte della santa Maria».
Questo racconto, nella visione ufologica, è perfettamente inquadrabile e coerente con l’assunzione in cielo di Gesù. Per tale motivo lo riportiamo come un evento probabile che da va- lore e supporto al dogma cattolico.
In effetti l’importante ruolo avuto da Maria nel progetto cristiano, la sua totale accettazione e i continui contatti con questi “angeli”, danno motivo di pensa- re che effettivamente Maria possa anch’essa essere stata portata sulla base extraterrestre in cui è stato portato Gesù. La chiave di lettura extraterrestre ci fa anche propendere che, se questo fatto è realmente avvenuto, Maria non sia stata assunta dopo morta (ciò avrebbe un senso molto di- scutibile alla luce di una super-civiltà), ma quando era ancora in vita e che la morte, così come descritta, vada intesa come una morte al mondo e quindi una partenza fisica.
Questa “partenza” potrebbe avere molteplici significati, ma ci piace pensare che essa sia un riconoscimento e una umana gratificazione che gli extraterrestri hanno voluto dare a questa donna così centrale e im- portante nel loro progetto. In fondo, anche se terrestre, l’aver accolto in grembo un essere onni- creativo extraterrestre e l’averle fatto da mamma amorevole e saggia, le dava diritto di chiudere la sua vita in questo modo privilegiato.
Il progetto extraterrestre dopo l’assunzione in cielo di Gesù
Atti degli apostoli 26, 12-15
12In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con il potere e l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti, 13verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. 14Tutti cademmo a terra e io udii una voce che mi diceva in lingua ebraica: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo». 15E io dissi: «Chi sei, o Signore?». E il Signore rispose: «Io sono il Gesù, che tu persegui- ti».
Dopo che Gesù aveva chiuso la sua missione e lasciato definitivamente la Terra, gli extraterre- stri hanno continuato la loro opera agendo nei confronti degli apostoli e in questo caso anche di Saulo, uomo forte destinato a dare eco e diffusione al messaggio Cristiano. Quella «luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio» ovviamente non era altro che uno dei soliti dischi volanti. È impossibile sapere se quella fosse veramente la voce di Gesù. Tale dettaglio comunque non è importante perché Gesù non è più un uomo preciso, ma un’entità che rappresenta un numero imprecisato di super-civiltà coinvolte nell’accompagnamento di questa nostra umanità all’integrazione cosmica o “Regno di Dio”, come scritto sul Vangelo.
Atti degli apostoli 12, 1-11
1In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. 2Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. 3Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro.
Erano quelli i giorni degli Azzimi. 4Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire da- vanti al popolo dopo la Pasqua. 5Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui.
6In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
7Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella.
Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Alzati, in fretta!».
E le catene gli caddero dalle mani. 8L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e legati i sandali».
E così fece. L’angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!».
9Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva invece di avere una visione.
10Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro.
Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si allontanò da lui.
11Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».
Stefan Denaerde ha detto in modo inequivocabile che Gesù è membro di una umanità onnicreativa. Ha sostenuto inoltre che questi esseri dispongono di capacità, tecnologie e conoscenze in grado di agire sull’uomo e sulla materia con effetti per noi inconcepibili; evidenti anche nei tanti miracoli che il Vangelo riporta.
Riguardo alla Bibbia sottolineiamo che il suo linguaggio non può essere interpretato alla lette- ra. Tutti i racconti sono soggetti ai filtri propri di chi li ha scritti, tradotti e commentati. Riguardo a questo brano non sappiamo come l’angelo sia realmente arrivato nella cella, come abbia sciolto le catene e come assieme a Pietro abbia superato le varie barriere, ma l’interpretazione ufologica del fatto, nella sostanza è verosimile.
L’angelo altro non era che uno dei tanti extraterrestri che costantemente hanno accompagnato e salvaguardato il progetto della venuta di Gesù. Un accom- pagnamento che prevedeva anche interventi “invasivi” quando le situazioni prendevano pieghe non previste e che avrebbero potuto pregiudicare gli obiettivi programmati.
Spiegazione teologica o ufologica della Bibbia
La spiegazione teologica della Bibbia in molti punti esige degli atti di fede veramente grandi.
Nel caso dell’assunzione di Gesù, ad esempio, immaginare che un corpo fisico, che mangia, beve e che può mostrare e far toccare le piaghe della croce, salga in cielo a bordo di una nuvola di vapo- re acqueo, è veramente astruso; dove, poi, potrà sostare per continuare a vivere, respirare e mangiare? Per quanto tempo ancora la nostra civiltà terrestre che ha creato e utilizza i compu- ter, i satellitari, Google,… che invia basi e satelliti nello spazio… potrà ancora interpretare la storia cristiana secondo schemi teologici basati esclusivamente sulla fede?
Certo, oggi, malgrado le inconfutabili prove sull’esistenza degli UFO, comporta un atto di fede anche credere che gli extraterrestri esistano, ma se esistono veramente tutta la storia cristiana assume una veste più comprensibile.
Se consideriamo, purtroppo, il marasma che agita il mondo ufologico, con le migliaia di casi frutto di fantasia, mitomania e malafede, la chiave ufologica manca completamente di punti fermi, cosa che invece la teologia in qualche modo possiede.
A nostro avviso, però, il libro del Denaerde e questo nostro trattato, che si è basato sul setaccia- re e studiare centinaia di testimonianze e documentazioni sul fenomeno ufologico, può invece consentire una lettura credibile della Bibbia e soprattutto non in contrasto, sui concetti di fondo, con la teologia.
Tutto il messaggio di salvezza di Gesù coincide perfettamente nella sostanza con i concetti espressi dagli iargani e quelli da noi successivamente sostenuti.
La presenza extraterrestre nella storia e quel rapporto diretto con le persone e le società del tempo, inducono a chiederci: perché oggi gli extraterrestri non si rapportano con noi allo stesso modo? Perché gli avvistamenti oggi sono così ambigui e gli incontri così opinabili?
Gli iargani, quando Stefan chiede loro spiegazioni tecniche sull’irradiatore immateriale, rispondono di non poter dare alcuna informazione di contenuto tecnico-scientifico.
Ogni apporto in questo ambito contribuirebbe ad aumentare la forbice tra i ricchi ed i poveri, tra le nazioni sviluppate e quelle sottosviluppate. Forbice che, a loro dire, è la causa principale dei più pericolosi mali del mondo. Abbiamo più volte sottolineato che sarebbe un crimine per loro lasciar sfuggire informazioni su questa o qualsiasi altra tecnologia.
http://youtu.be/TatJwmB_fA4
Oggi, a differenza di quello che poteva avvenire in pas- sato, una presenza ufficiale degli alieni, non verrebbe più scambiata per una misteriosa presenza divina, ma per quello che è realmente, cioè una presenza di società umane extraterrestri molto evolute. Siamo talmente progrediti sul piano scientifico e tecnologico e così primitivi sul piano etico, che, da una relazione con una so- cietà extraterrestre, l’unico aspetto che saremmo in grado di cogliere, o meglio ancora, di carpire, sarebbe quello tecnologico, con i danni ed i pericoli che gli iargani hanno indicato.
In passato, vista la nostra scarsa evoluzione in campo scientifico, gli extraterrestri non correvano questo rischio e potevano quindi muoversi più apertamente. Ma perché hanno accettato di essere scambiati per dei o angeli e non si sono invece presentati come extraterrestri?
Le popolazioni del tempo non avevano conoscenze scientifiche atte a comprendere la natura tecnologica ed etica alla base delle “società extraterrestri”. Non avevano cognizioni sulla natura della Terra, allora ritenuta piatta, e tanto meno sulla reale natura dei pianeti e dell’universo in genere.
Le stelle e i pianeti erano sovente indicati come sede degli dei e tutta la mitologia che afferisce a loro, come il dio Giove, la dea Venere, il dio Marte e molti altri, ne sono l’evidenza.
Il Chiesa apre agli extraterrestri
Fermo restando che la nostra interpretazione ufologica della Bibbia è totalmente estranea ed inconciliabile con il Magistero della Chiesa e che fino a non molto tempo fa esso sosteneva la centralità della specie umana terrestre, negli ultimi anni c’è stata una imprevedibile apertura sul fatto che nell’universo ci possano essere altre specie umane e che tra queste ce ne possano essere di molto più evolute della nostra e quindi anche capaci di muoversi nello spazio.
Articolo di Luigi Accattoli – 14 maggio 2008
«È possibile credere in Dio e negli extraterrestri.
Si può ammettere l’esistenza di altri mondi e al- tre vite, anche più evolute della nostra, senza per questo mettere in discussione la fede nella crea- zione, nell’incarnazione e nella redenzione».
Lo afferma il capo degli astronomi vaticani, il gesuita argentino José Gabriele Funes, 45 anni, doppia laurea in teologia e in astrofisica. Non c’è da sospettare che un qualche giornalista abbia forzato le sue parole, perché l’intervista è dell’Osservatore Romano. Né è la prima volta che Fu- nes azzarda simili affermazioni. Nonostante tali convinzioni, egli è stato posto a capo della Speco- la vaticana da papa Ratzinger nel 2006.
«Come esiste una molteplicità di creature sulla terra — ha detto ancora padre Funes — così po- trebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fe- de, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio».
Obiezione vertiginosa: ma da chi sarebbero stati redenti questi alieni? Risposta fredda dell’a- strofisico e teologo: «Non è detto che essi debbano aver bisogno della redenzione. Potrebbero essere rimasti nell’amicizia piena con il loro Creatore ».
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Ma se questi extraterrestri fossero peccatori? Tranquilli: «Anche loro, in qualche modo, avrebbe- ro la possibilità di godere della misericordia di Dio, così come è stato per noi uomini».
Per Funes si può credere a “Dio creatore” e accettare l’ipotesi del big-bang che è “la migliore spiegazione dell’origine dell’universo che abbiamo finora” e “non è in contraddizione con la fede: è ragionevole”.
Così egli combina la Bibbia e il telescopio: «Da astronomo io continuo a credere che Dio sia il creatore dell’universo e che noi non siamo il prodotto della casualità ma i figli di un padre buono, il quale ha per noi un progetto d’amore. La Bibbia fondamentalmente non è un libro di scienza» e dunque «non si può chiedere alla Bibbia una risposta scientifica ».
Non è la prima volta — si capisce — che un uomo di Chiesa si avventura su questo terreno. Già il gesuita predecessore di Funes alla Specola, George Coyne, aveva definito come “temeraria e presuntuosa” in più occasioni “l’idea che non esistano altri esseri viventi al di fuori della Terra”. Non c’è una posizione del Magistero cattolico in questa materia avventurosa. L’inizio di un dibat- tito tra i teologi risale agli anni Cinquanta, quando molto si parlava di Ufo e si sognavano immi- nenti contatti con altre stirpi intelligenti.
Il padre Raimondo Spiazzi, domenicano, e il padre Gino Concetti, francescano, avevano già espresso idee somiglianti a quelle del padre Funes, per restare ad autori ospitati dall’Osservatore Romano.
Possibilista in materia si era detto a suo tempo persino padre Pio, gran santo ma non certo teologo né cultore di astrofisica. A chi faceva obiezioni una volta ebbe a rispondere: «Vorresti che l’onnipotenza di Dio si limitasse al piccolo pianeta Terra?».
http://youtu.be/Egn3a1EsAgo
Mons. Corrado Balducci, morto nel 2008, è un famoso teologo che ha avuto una funzione di rilievo presso la Congregazione per la Propagazione della Fede e in seguito, con Giovanni Paolo II, nella Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Egli si è interessato all’esorcismo, ma anche alla problematica ufologica. Le sue conclusioni sono favorevoli alla possibile pre- senza di esseri extraterrestri nell’universo, ma anche qui sulla Terra. Egli sostiene che dietro il fenomeno UFO, tolte la gran massa di fenomeni che la scienza può spiegare, sicuramente c’è l’evidenza di una presenza extraterrestre.
I motivi del fenomeno ufologico
Come abbiamo documentato su questo trattato, la presenza extraterrestre è strettamente colle- gata alla comparsa dell’uomo sulla Terra. Una presenza che l’uomo poteva concepire solo come una manifestazione della divinità che trovava, poi, uno spazio culturale nelle religioni. Era una condizione inevitabile dovuta all’inadeguatezza delle conoscenze e della cultura scientifica.
A partire dal ‘900, la diffusione dell’energia elettrica, del motore a scoppio, dei sistemi radio e di tutte le loro applicazioni, hanno catapultato l’uomo nell’attuale era tecnologica.
La nuova situazione culturale che si era determinata, rendeva incompatibile la realtà extraterrestre con la dimensione divina e religiosa.
L’uomo non era più “prigioniero” sulla superficie terrestre, ma aveva imparato a volare, e in breve sarebbe stato anche capace di proiettarsi al di fuori della Terra, alla volta degli altri pianeti del sistema solare. Aveva messo a punto, poi, telescopi che gli consentivano di studiare e cono- scere sempre più e meglio l’universo.
Questi naturali progressi, in realtà, per i nostri fratelli co- smici, rappresentavano una svolta irreversibile che, pur prevista, esigeva un salto qualitativo no- tevole nel rapporto con noi terrestri.
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La dimostrazione di questo cambiamento di strategia e del peso che ha avuto la capacità dell’uomo di guardare e muoversi nello spazio, lo si desume anche dal fatto che il primo avvista- mento UFO è avvenuto in volo. Il 24 giugno 1947 mentre col suo CallAir A-2 era in volo alla ricer- ca di un aereo militare andato disperso, Kenneth Arnold ha incrociato nove insoliti oggetti volan- ti in schieramento vicino al Monte Rainier (Washington). Li descrisse come dei piatti capovolti che riflettevano la luce del sole. E’ proprio da qui che successivamente ed in base ad altri avvi- stamenti si è incominciato a parlare di “dischi volanti”. Il termine UFO (Unidentified Flying Ob- ject) è stato coniato più tardi, nel 1952.
Il cambio di strategia dei nostri fratelli cosmici è stato quello di aumentare il numero e la qualità degli avvistamenti, per innescare a livello planetario una riflessione sulla possibile esistenza di società extraterrestri in grado di interagire con noi. Come più volte spiegato in questo trattato, il forte squilibro tra il progresso tecnico-scientifico e la primitiva condizione etico-sociale delle nostre società, escludeva la possibilità di un’interazione diretta.
Quali possono essere gli sviluppi futuri pensati da questi nostri fratelli maggiori?
Su tale argomento c’è un “brainstorming” a livello mondiale che, per la vastità e la contradditto- rietà delle ipotesi, scoraggia anche i più motivati ricercatori e studiosi.
Con riferimento al reso- conto del Denaerde e a tutti gli elementi da noi assemblati in questo trattato, tra tutte le ipotesi ne emerge una per noi coerente e plausibile.
Quali sono i rischi che la nostra umanità sta correndo ?
Come ora ricordato, l’umanità ha raggiunto un elevato progresso scientifico sempre più incompatibile con la nostra primitiva condizione etico-sociale.
Tutte le dinamiche umane sono ancora basate sulla “creatività materiale” e quindi sull’egoismo proprio della nostra natura animale.
Il collegamento all’esisfera o alla “creatività immateriale” indicata dagli iargani, è ancora molto de- bole e poco influente sul piano etico. E’ una situazione molto pericolosa che rischia di vanificare millenni di storia umana.
A questo riguardo ricordiamo il monito degli iargani:
« Cosa intendeva Cristo con le parole “Via da me maledetti, nel fuoco eterno”?
Intendeva la possibilità che l’umanità si estinguesse prima dell’integrazione cosmica. Se ciò avver- rà, sarà solo per colpa collettiva, per un atteggiamento mentale ingiusto: “Avevo fame e non mi hai dato da mangiare…”.
L’annientamento del genere umano è, in senso letterale, il fuoco eterno dei dannati. Poiché con l’ultimo uomo muore l’intera umanità dall’inizio dei tempi. Queste sono le terribili conseguenze di un comportamento ingiusto ».
Gli iargani ammoniscono che noi stiamo giocando un gioco irresponsabile con la morte eterna.
Sembra un monito esagerato, visto che l’uomo, nonostante la sua indole egoistica, nella sua sto- ria ha affrontato senza soccombere innumerevoli difficoltà: guerre, epidemie, disastri naturali di ogni genere.
Nell’occidente è riuscito a dare vita agli Stati Uniti d’America, a lavorare per gli stati uniti d’Europa a creare delle forme di governo democratiche, a sconfiggere alcune malattie, la fame e ad allungare la vita media, e tanti altri passi nella direzione di una civiltà migliore. Anche se siamo ben lontani dalla meta, perché dopo questi risultati dovremmo mettere in dubbio che tale processo possa perfezionarsi ed espandersi coinvolgendo l’intera umanità?
E’ vero, c’è la possibilità di continuare questo cammino, ma incombe quel già sottolineato peri- colo che la storia fino ad oggi non ha mai presentato: l’elevato progresso scientifico in mano a un’umanità ancora fondata sull’egoismo.
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Gli Iargani hanno detto:
« La razza bianca è ricca, sviluppata e potente rispetto alle altre. Sono le discriminazioni, una per una, che bloccano la strada verso un ordinamento mondiale, e se ne possono prevedere le conse- guenze senza essere chiaroveggenti.
La razza bianca, per un maggiore benessere e per il suo livello educativo, si riproduce più lentamente delle razze non bianche, cosicché queste ultime diverranno di numero sempre maggiore. Tanto più a lungo durerà questa situazione, tanto più sarà certo che la razza finale della super-civiltà non avrà niente in comune con la razza bianca. Essa, come tipo biologico, è destinata a scomparire.
Probabilmente, però, la razza bianca non si estinguerà senza violenza.
Il continuo aumento e per- fezionamento delle armi trasformerà una volta o l’altra l’eccesso numerico in un eccesso militare, allora sarete messi di fronte alle stesse discriminazioni, ma questa volta i ruoli saranno capovolti ».
Hanno detto inoltre:
« In un mondo senza questa etica elevata lo sviluppo tecnologico sfugge di mano e diviene causa di caos e annientamento. Arriverà il momento in cui un pugno di esseri aggressivi sarà in grado di preparare un’arma che potrà annientare il genere umano in un sol colpo ».
Se pensiamo a quello che sta succedendo oggi nel mondo non c’è molto da essere ottimisti.
Ci riferiamo alle attuali guerre tra israeliani e palestinesi, a quelle in Afghanistan, in Siria e in Iraq; ci riferiamo all’odio che gli estremisti islamici hanno verso tutto l’occidente e alla determi- nazione suicida che ha fatto crollare le torri gemelle. Ci riferiamo ad al Qaeda, all’Isis e alle possi- bili nuove organizzazioni anti-occidentali. Pensiamo alle politiche espansive e discriminanti dei paesi più ricchi nei confronti di quelli più poveri, dimenticando che quest’ultimi sono abitati da uomini che oggi ricevono poco o nulla in cambio.
I fabbricanti d’armi stanno mettendo a punto sistemi sempre più efficaci e distruttivi convinti che questa sia la strada per fermare gli estremismi; ma siamo sicuri che non saranno proprio queste le armi che gli estremisti useranno contro di noi? Oggi gli americani usano i droni per bombardare senza rischi le postazioni nemiche. Si tratta di macchine piccole e semplici che, a dif- ferenza dei caccia bombardieri, costano poco si possono nascondere e portare con estrema facili- tà e non hanno bisogno di aeroporti e portaerei. Quanto più facile sarà, per questi estremisti, im- possessarsi e utilizzare queste nuove tecnologie? E se sui droni in un prossimo futuro si potesse- ro montare delle piccole testate nucleari? Pensiamo che questi estremisti avranno scrupoli nell’utilizzarli sui territori occidentali? Hanno avuto scrupoli nel lanciarsi con aerei carichi di passeggeri sulle torri gemelle? In tal caso, quali saranno le reazioni degli occidentali e quali le successive risposte degli estremisti?
Alcuni parlano di “Fine dei tempi”. Vediamo cosa dice il Vangelo a riguardo. Marco 13, 1-33
1Mentre usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!».
2Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta».
3Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4«Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?».
5Gesù si mise a dire loro: «Badate che nessuno v’inganni! 6Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno. 7E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non al- larmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. 8Si solleverà infatti nazione contro nazione e re-
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gno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l’inizio dei dolori.
9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e compa- rirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10Ma prima è neces- sario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11E quando vi condurranno via per conse- gnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: per- ché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
14Quando vedrete l’abominio della devastazione presente là dove non è lecito – chi legge, com- prenda –, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, 15chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, 16e chi si trova nel campo non torni in- dietro a prendersi il mantello. 17In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!
18Pregate che ciò non accada d’inverno; 19perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall’inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. 20E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha ab- breviato quei giorni.
21Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci; 22perché sorgeran- no falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. 23Voi, pe- rò, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto.
24In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce,
25le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà
gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappia- te che egli è vicino, è alle porte.
30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
32Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.
33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
Luca 17, 20-35
20I farisei gli domandarono: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, 21e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”.
Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
22Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. 23Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli.
24Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno.
25Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione. 26Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo:
27mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano;
29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti.
30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. 32Ricordatevi della moglie di Lot.
33Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. 34Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro
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lasciato; 35due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra la- sciata».
Sono racconti dai toni e dai contenuti che non possono essere interpretati in modo letterale. I testi non sono scritti da Gesù, ma dagli evangelisti Marco e Luca che registrano a distanza di tempo testimonianze riportate oralmente. La diversità dei due racconti sono l’evidenza che non ci si deve fermare sui dettagli, ma sulla sostanza.
Quello che a nostro avviso rappresenta la sostanza è la previsione di una grave crisi dell’umanità, che sopraggiungerà in un periodo che nessuno può prevedere, nemmeno Gesù e gli angeli ovvero le specie onnicreative e super-civili che ci accompagnano. Che ci sarà un intervento diretto dalle specie onnicreative con un massiccio contributo delle numerosissime specie super- civili che vivono nelle basi del nostro sistema solare. Che ci sarà una separazione fra le persone attaccate o meno ai beni del mondo ovvero tra gli egoisti e gli altruisti.
Se, come abbiamo sostenuto in questo trattato, la specie umana è veramente accompagnata fin dall’inizio dagli extraterrestri, allora è comprensibile che dopo millenni d’investimenti, queste specie extraterrestri non staranno a guardare che il mondo salti in aria. Prima che questo avven- ga e dopo aver aspettato fino all’ultimo, per essere certi che non ce la possiamo fare da soli – nell’ottica del principio cosmico di “non interferenza” – essi interverranno per raccogliere i frutti di questo loro millenario investimento sulla specie umana terrestre.
Vediamo un altro passo evangelico.
Matteo 13, 24-30
24Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon se- me nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”.
E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, rac- cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano in- sieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizza- nia e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».
In questa parabola emerge chiaramente che la storia dell’uomo si fonda sul cammino che la no- stra umanità deve fare per evolvere la sua natura animale fondata sull’egoismo nella direzione della sua natura spirituale fondata sull’altruismo.
In questo cammino conviveranno le due nature e quindi conviveranno sia individui che non hanno raggiunto questo obiettivo, sia individui che questo obiettivo lo hanno raggiunto. Alla fine di questo processo saranno solo quest’ultimi che potranno entrare a far parte di una società super-civile e partecipare ai nuovi cieli e alla nuova terra indicati nel Vangelo.
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CAPITOLO 7 LA FINE DEI TEMPI
La reincarnazione non è un argomento oggetto di questo trattato, ma per valutare e compren- dere il presente capitolo, essa diventa determinante.
La reincarnazione, ovvero la rinascita di un’anima in un nuovo corpo, è definita anche trasmi- grazione dell’anima. Per meglio capire il concetto partiamo dall’affermazione (ribadita anche da San Paolo) che l’uomo è composto di CORPO, ANIMA e SPIRITO.
Il CORPO è lo strumento materiale che consente all’anima e allo spirito di muoversi nella di- mensione materiale umana.
L’esperienza fatta in questa dimensione viene registrata, utilizzata ed elaborata dal cervello umano.
Queste registrazioni si possono cancellare in parte, ad esempio, con una malattia cerebrale, ma si cancellano completamente con la morte.
L’ANIMA è un corpo invisibile che a sua volta ha un “cervello” invisibile che registra informazioni in forma sublimata. Un esempio approssimativo, fatto per rendere l’idea, è questo:
Se nella vita vieni aggredito in modo brutale da un cane, il cervello materiale registra l’immagine del cane, gli ambienti dov’è avvenuto il fatto, il dolore, il rumore, le cure, le conseguenze, etc.
Nell’anima, invece, questi fatti vengono sublimati e registrati come un “sentimento”. Con la trasmigrazione dell’anima in un altro corpo, quindi, i fatti relativi alla brutale aggressione del cane, sono dimenticati, ma, grazie al ricordo dell’anima, la vista di un cane ti mette una paura non co- mune e quindi per te inspiegabile.
Lo SPIRITO è il corpo più sottile, è la parte più nascosta dell’essere umano, capace di creatività immateriale e che lo accomuna a Dio creatore (sulla bibbia si dice che Dio fece l’uomo a sua im- magine e somiglianza). Gli iargani dicono che è lo spirito che ci consente di entrare in comunica- zione con l’esisfera o creatività immateriale; è lo spirito che consente all’uomo di agire e organiz- zarsi sui principi dell’altruismo.
A differenza degli esseri umani, gli animali possiedono solo il corpo e l’anima; quest’ultima si reincarna dopo la morte del corpo come negli esseri umani.
Questo potrebbe spiegare, ad esem- pio, perché ci sono gatti che istintivamente temono le auto e sanno attraversare una strada e altri che ne ignorano la pericolosità e l’attraversano sciaguratamente. Questa memoria dell’anima ac- comuna gli animali con l’uomo.
Gli animali però, a differenza dell’uomo, non possiedono lo spirito e quindi la potenzialità creativa e altruistica, propria di Dio Creatore.
La reincarnazione è una credenza diffusa in molti popoli, in particolare quelli che praticano il Buddhismo, l’Induismo, il Giainismo, il Sikhismo e altre filosofie orientali che insieme contano ol- tre 1,6 miliardi di persone. V
iene riconosciuto anche da alcune religioni africane e altre filosofie o movimenti religiosi. Nell’antichità occidentale questa credenza era molto diffusa nelle scuole fi- losofiche come quella platonica o nei movimenti religiosi come l’orfismo.
Divenne poi fondamen- tale nel misticismo neoplatonico pagano con Plotino, Giamblico e Proclo.
Detta anche metempsi- cosi si ritrova nel manicheismo ed in alcune sette dell’islamismo come quella dei Drusi.
In occidente sempre più persone lasciano le religioni tradizionali per abbracciare filosofie orientaleg- gianti e altre moderne correnti filosofiche (New Age) dove la reincarnazione è un punto centrale.
Possiamo dire quindi che questa credenza è in continua espansione.
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Ma che dicono gli extraterrestri?
Vari contattisti e studiosi del fenomeno UFO ne parlano come un fatto acquisito. Stefan Denaer- de aveva ricevuto un’educazione cristiana, per cui durante l’incontro con gli iargani non ha avuto motivi per approfondire l’argomento.
Ciò nonostante Stefan, nella presentazione al suo libro, riferisce che su Iarga esiste una “selezione della reincarnazione” ovvero un’anima che non ha ma- turato un livello adatto alla super-civiltà, non ha la possibilità di nascere su Iarga.
Aggiunge poi che non è così sulla Terra dove invece: «le erbacce crescono con il grano fino al momento del rac- colto».
Quale sarà il destino dell’umanità?
E’ importante chiarire che quanto ora diremo non è una scontata conoscenza o una rivelazione, ma solo un’ipotesi che parte dall’assunto che gli extraterrestri siano realmente presenti e che Gesù Cristo sia esistito e abbia affermato quanto scritto sui Vangeli. Se ciò non fosse vero, quello che ora diremo non avrebbe alcuna attendibilità.
Questa nostra ipotesi, quindi, è razionalmente dedotta dai fatti, dalle testimonianze, dai documenti e dalle teorie che abbiamo esposto in questo trattato, ma anche da altre riflessioni che fanno parte della nostra quarantennale esperienza sulle materie proposte. Sappiamo che le ipo- tesi prima o poi possono essere smentite, ma sappiamo anche che possono essere confermate. I tanti elementi che la supportano ci danno fiducia che essa sia, invece, molto vicina alla verità.
La sottoponiamo ai nostri lettori, quindi, affinché con occhio attento e critico possano riflettere e decidere se accettarla completamente, in parte o se invece rifiutarla.
Quello che possiamo garantire è la nostra buona fede e il desiderio di condividere con più per- sone possibili la fiducia che noi abbiamo sulle sorti di questo mondo così malato e povero di felicità. In questi quarant’anni abbiamo speso molto tempo e denaro per questo obiettivo. La distri- buzione gratuita del trattato e la scelta di non metterci in vista è un modo per sottolineare che in quel che diciamo e facciamo non ci sono interessi o ritorni personali.
L’ipotesi in oggetto si articola in una serie di punti che ora andremo a sviluppare, ma che sono una logica conseguenza di quello che abbiamo già presentato e analizzato nel trattato.
1) La specie umana terrestre è accompagnata da razze super-civili extraterrestri.
Gli iargani sostengono che sono innumerevoli le razze extraterrestri che, da sempre, ci accompagnano nel nostro percorso di crescita; alcune sono simili a noi terrestri poiché noi discendiamo da queste.
Sostengono, poi, che gli iargani stessi sono parte del progetto di accompagnamento.
Su questo punto, una delle rivelazioni degli Iargani è che l’umanità terrestre vive in un completo isolamento cosmico, e che ciò continuerà per tutto il tempo in cui procede la cosiddetta “fase di trasformazione”.
2) Gli extraterrestri sono arrivati nel sistema solare prima che la specie umana iniziasse a popolare il pianeta Terra.
Come abbiamo documentato in questo trattato, la presenza extraterrestre è strettamente colle- gata alla comparsa dell’uomo sulla Terra. Una presenza che è stata concepita come una manife-
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stazione della divinità e che ha trovato uno spazio culturale nelle religioni.
Sulla Bibbia e sui testi antichi si parla di carri di fuoco, scudi di fuoco, di angeli e dei che scendono per incontrare gli uomini della Terra. Stesse descrizioni sui testi delle religioni orientali dove 5000 anni fa si descrivevano i mezzi volanti chiamati “vimana”. Analoghi riferimenti di mezzi volanti luminosi, usati dagli dei, si trovano nelle antiche culture, come ad esempio in quelle del Sud America e in quelle dell’Egitto.
Riguardo alla presenza extraterrestre nel “vecchio testamento”, uno degli aspetti più controversi e l’operato del così definito “Signore”.
Egli, oltre ad istruire i grandi personaggi biblici, stabilisce la pena di morte se si trasgredisce alle sue leggi, stabilisce la così definita “legge del taglione”, prescrive sacrifici di animali e un insieme di altre regole che mettono in difficoltà e in dubbio teologi e fedeli, ma anche chi, come noi, associano il “Signore” agli esseri extraterrestri. Come si conciliano queste metodologie e queste disposizioni con la visione cristiana?
Come si conciliano con l’etica delle super-civiltà e degli esseri onnicreativi descritti dal Denaerde?
La risposta più logica è che in quel contesto storico, con quelle popolazioni indomite, il pugno duro fosse l’unica “scuola” possibile per forgiare le anime e instaurare una disciplina sociale ne- cessaria al previsto avvento del cristianesimo.
La Bibbia testimonia e ci racconta che in quelle popolazioni si praticavano i sacrifici umani, si bruciavano sugli altari bambini inermi in onore a Moloc o a Baal; erano normalmente praticati la sodomia, l’incesto, l’accoppiamento con gli animali.
Lo spregio della vita altrui e in particolare dei più deboli, degli stranieri, delle donne, dei vecchi, dei bambini, dei prigionieri, degli schiavi,… era la normalità.
Le regole della convivenza sociale erano inconsistenti e tutto era unicamente fondato sulla legge del più forte, sul principio del piacere e della convenienza.
Quello che oggi si fa in Medioriente e in Africa, con l’intento di instaurare le leggi coraniche, pur gravissimo, dal punto di vista etico-sociale è molto meno destabilizzante di quello che facevano i popoli biblici muovendosi esclusivamente in base agli istinti più bassi ed animali. Si può capire quindi che l’azione dura del così chiamato “Signore” fosse l’unica possibilità di redenzione.
Quel “Signore” che si manifestava dall’interno di un disco volante (la nuvola luminosa), ipotizziamo fosse uno degli “angeli decaduti” che la Bibbia ricorda, dovutamente preparato a compiere questa missione.
Egli pertanto non è una fatale presenza ma parte di un preciso progetto voluto e organizzato dagli esseri onnicreativi, responsabili del processo di sviluppo dell’umanità terrestre.
Per l’inevitabilità e la durezza di questo compito, l’intervento non poteva essere fatto direttamente dagli esseri onnicreativi, ma da mediatori adatti, come questi ipotizzati “angeli decaduti”, in grado di muoversi come “dèi”, ma capaci di porsi sullo stesso piano e con la stessa durezza di quei popoli; ciò con l’obiettivo di dare loro un sistema di leggi orientato a una corretta socialità.
Ma perché gli esseri onnicreativi per questo compito non si sono serviti dei robot biologici che oggi ampiamente utilizzano per le missioni sulla Terra?
Non si può escludere che la missione sia stata portata avanti proprio da questi umanoidi, dalle fattezze umane (vedi i grigi) e capaci di pilotare i dischi volanti e di portare a termine programmi anche molto complessi.
Riteniamo però che ciò non sia avvenuto in quanto questi robot biologici sono incapaci di creatività e non sarebbero stati in grado di interfacciarsi in modo dinamico e creativo con i leader umani, come ad esempio Abramo e Mosè.
L’evolversi delle situazioni, le nuove strategie e le inevitabili decisioni che dovevano prendere, esigevano un’intelligenza e una creatività proprie solo dell’essere umano.
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Esempio:
Se alcuni maestri e professori di provata esperienza decidessero di portare l’istruzione in
un’ipotetica zona dell’Africa, dove si vive ancora usando arco e frecce e dove esiste un altissimo tasso di mortalità a causa di una sovrappopolazione di animali feroci che sbranano vecchi e bambini, come preparerebbero la loro missione?
Prima di partire organizzerebbero un incontro con esperti zoologi e di altre branche scientifiche, onde verificare come bonificare la zona in modo da salvare quelle popolazioni destinate ad estinguersi e garantire la possibilità di portare a termine il loro progetto educativo.
Arriverebbero alla conclusione che per prima cosa sarebbe necessario ridurre il numero di animali feroci, riequilibrando la situazione ecologica, poi che sarebbe necessario dotare gli abitanti di armi da fuoco con a fianco esperti che insegnino loro ad utilizzarle in modo corretto e misurato. Infine, consapevoli che i residenti non sarebbero in grado di utilizzarle da subito, si farebbero precedere da un certo numero di cacciatori esperti per un primo intervento teso ad abbattere, ridurre e quindi riequilibrare la popolazione di animali feroci.
Non potendo fare loro questo lavoro, contatterebbero lo staff di cacciatori esperti dando loro tutte le istruzioni per garantire che abbiano ben capito il compito e che non vadano lì per una “sagra” sanguinaria, ma solo per riequilibrare un po’ la situazione. Chiederebbero loro di essere tenuti costantemente informati sull’andamento del progetto e sulla situazione della popolazione e del territorio.
Al momento giusto invierebbero dei bravi muratori a costruire le scuole, ed infine partirebbero per la loro missione di insegnanti in Africa.
Quindi, sia i cacciatori, che gli istruttori, che i muratori non sarebbero abitanti del luogo, bensì stranieri mandati a spianare la strada e a creare le condizioni ottimali per avviare il progetto d’istru- zione. In questo piano d’intervento, ognuno avrebbe ruoli e compiti diversi a seconda delle necessità.
Certo, per un ignaro osservatore africano, vedere stranieri che uccidono animali, sarebbe un brutto spettacolo e osservando i muratori al lavoro non avrebbero l’impressione che gli stranieri siano dei sapienti.
Tuttavia, senza il preventivo intervento di costoro, non sarebbe concretamente e tecnica- mente possibile intervenire in modo idoneo per il progetto d’istruzione programmato.
Analogamente, nel caso degli “angeli decaduti” (extraterrestri) le cose potrebbero essere andate così, esistendo anche presso di loro una scala gerarchica associata ad una ripartizione di ruoli e competenze in funzione del livello evolutivo di ciascuno.
3) Gli extraterrestri hanno basi di appoggio in molti pianeti del sistema solare, in luoghi per noi inaccessibili sulla Terra e in particolare sulla Luna.
Nel capitolo 4 abbiamo riportato una lunga serie di testimonianze, osservazioni e ipotesi che dimostrano la presenza del fenomeno UFO sulla Luna. Sempre in questo capitolo abbiamo dato spazio alle tesi sostenute da alcuni scienziati e studiosi i quali affermano che la Luna sia più vec- chia della Terra e che sia entrata nella sua orbita provenendo da non si sa quale posizione del nostro o di altri sistemi solari.
Che Luna abbia un peso specifico diverso di quello della Terra e che, quindi, abbia al suo interno immensi spazi vuoti.
Altri studiosi hanno affermato che essa sia cava e composta da una spessa crosta metallica ricoperta poi da uno strato di terra e rocce.
Alcuni studiosi hanno azzardato l’ipotesi che essa sia, addirittura, costruita artificialmente da società extraterrestri estremamente progredite.
La nostra tesi è:
• che la Luna sia un satellite naturale la cui crosta metallica è il risultato di un processo cosmi- co a noi sconosciuto e che abbia effettivamente al suo interno diverse cavità di dimensioni enormi (ognuna con estensioni interne di centinaia o migliaia di chilometri);
• che società super-civili e onnicreative extraterrestri, lavorando in questo o in altri sistemi solari, abbiano artificialmente creato in alcune cavità condizioni di temperatura, luce pres- sione, atmosfera del tutto simili a quelli sulla Terra e, in altre, simili a quelle di pianeti e “civiltà cosmiche” diverse, come ad esempio quelle degli iargani;
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• che, sempre tali società, abbiano allestito, all’interno di questi immensi volumi, degli ambienti simili a quello terrestre con “micro-soli” artificiali, fiumi, boschi aree verdi e agricole ed infine città particolarmente confortevoli, con migliaia di abitanti, ma potenzialmente ca- paci di ospitarne in quantità inimmaginabili.
Riteniamo, poi, che nel nostro sistema solare tali condizioni siano state attuate anche in altri satelliti o pianeti spenti che presentano al loro interno situazioni simili a quelli della Luna; pensia- mo ad esempio ai satelliti di Marte, Fobos e Deimos, o forse Marte stesso e altri satelliti o pianeti.
Il fatto di creare ambienti abitabili dentro enormi cavità può sembrare fantascientifico e fuori portata anche per società super evolute. Noi sosteniamo che una società che riesce a muoversi nello spazio, facendo viaggi di decine d’anni, possa farlo solo in gigantesche astronavi dove sono riprodotte condizioni di vita uguali se non migliori di quelle del pianeta di origine. Quest’ultimo fatto è ampiamente descritto dagli iargani relativamente alle loro astronavi.
Se questo non fosse possibile, allora significa che gli extraterrestri non sono arrivati da noi è che l’ufologia è una bufala. Siccome noi crediamo, invece, che gli extraterrestri siano una realtà, allora concludiamo che queste tecnologie devono essere possibili e che quindi essi le utilizzino per muoversi, sostare e vivere nello spazio cosmico.
4) Gli iargani hanno sostenuto che le società onnicreative hanno conoscenze e tecnologie in grado di cambiare il corso dei pianeti.
Modificare e attrezzare la Luna per poi metterla in orbita attorno alla Terra, come prospettato dagli scienziati sovietici Vasin e Shcherbakov, è un’ipotesi azzardata, ma plausibile.
Noi aggiungiamo che se gli extraterrestri hanno visitato e visitano i nostri pianeti, in barba alle nostre cono- scenze scientifiche, e se sfrecciano in ogni parte del mondo con mezzi di ogni forma e specie, si- gnifica che da qualche parte devono poter sostare e vivere in tranquillità. Visto che non esistono altri pianeti o satelliti del sistema solare sulla cui superficie sia possibile vivere, significa che la stessa possibilità deve essere stata realizzata altrove.
All’interno dei satelliti e dei pianeti (com- presa la Terra) è l’unica possibilità concreta.
Qualcuno potrebbe pensare che sostino nelle astronavi madre; ciò secondo noi non è plausibile, perché società extraterrestri che visitano da millenni la nostra Terra, non possono rassegnarsi a vivere per tutto quel tempo in piccole scatole di metallo, pur avendo a disposizione ambienti con volumi milioni di volte più grandi come, appunto, le cavità lunari.
5) Gli scienziati sostengono che non è normale che un satellite abbia un periodo di rivo- luzione che coincide con quello di rotazione e mostri, quindi, la stessa faccia al nostro pianeta.
Gli iargani sostengono che le società onnicreative hanno conoscenze e tecnologie in grado de- viare il corso dei pianeti; deduciamo, quindi, che siano in grado di regolarne anche la rotazione sul proprio asse.
Ciò c’induce a pensare che, se la Luna mostra sempre la stessa faccia alla Terra, sia un fatto voluto.
La Luna, per la sua vicinanza alla Terra, è una postazione sicuramente privilegiata per gli extra- terrestri che fin dalla più lontana storia hanno dimostrato questo strano interesse per la Terra ed i suoi abitanti.
E’ logico, quindi, che volendo curare indisturbati questi interessi, il mostrare la stessa faccia alla Terra, consente loro di avere una finestra stabilmente puntata sul nostro piane-
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ta, ma soprattutto di giovarsi della faccia nascosta per muoversi indisturbati e, ad esempio, na- scondere il consistente traffico negli ingressi dalle cavità lunari.
6) La mitologia e la storia raccontano di dei venuti dal cielo a incontrare gli uomini della Terra e di popolazioni portate sulla Terra con mezzi volanti.
Sul trattato abbiamo accennato all’ipotesi basata su antichi miti in cui si parla di popolazioni venute dalle stelle. Rammentiamo, ad esempio, la leggenda di Tiahuanaco che racconta di una nave d’oro scesa dalle stelle. Con essa era venuta sulla Terra una donna di nome Orjana che portò settanta figli per poi fare ritorno alle stelle.
Abbiamo anche parlato d’incroci tra specie terrestri e specie extraterrestri.
A questo riguardo c’è anche un noto passo biblico che afferma questa possibilità. Sul libro della Genesi si dice infatti: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta”. Ma chi erano questi figli di Dio? Se vero, non poteva che trattarsi di “angeli decaduti” o volontari in missione portati e lasciati sulla Terra.
7) Sulla Bibbia nel libro della Genesi si parla che Dio punisce gli angeli decaduti tenendo- li prigionieri per il giudizio.
Riguardo alle società integrate cosmicamente gli iargani (vd. Libro del Denaerde) hanno affer- mato questo:
«Non c’è un fine ultimo, Stef. L’onnicreatività è infinita.
Con l’integrazione cosmica ha soltanto inizio una nuova fase. E un nuovo cielo e una nuova terra, è solo una creazione compiuta ove si tratta del proprio sistema solare. Libertà significa possibilità di ulteriore espansione creativa, ma anche possibilità di perdere la fiducia infantile, l’innocenza e l’amore. Anche gli “angeli“ possono cadere nella loro onnipotenza, perché sono liberi, e l’orgoglio e l’egoismo sono in agguato anche là. Anche nell’integrazione cosmica ci saranno situazioni di conflitto fra arroganza e fiducia. L’onnicreatività può venire provata solo da esseri liberi con un chiaro senso di responsabilità».
A questo riguardo abbiamo sostenuto l’ipotesi che ci siano leggi cosmiche che, nel caso d’individui degenerati e quindi non più adatti a vivere in una super-civiltà, debbano essere sepa- rati e messi in condizione di poter ricostruire il loro processo evolutivo ripartendo da zero su un pianeta primitivo.
Ciò può essere paragonato a quello che per noi dovrebbero essere le prigioni. In più punti della Bibbia, infatti, si parla di “angeli decaduti” e Pietro, nella sua seconda lettera, lo ricorda con queste parole: “Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipi- tò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri per il giudizio” (seconda lettera di Pietro cap. 2;4).
Abbiamo detto che ciò spiegherebbe tante cose, non meno il fatto che questi individui, o meglio queste anime, non possono essere abbandonate a se stesse, ma che le razze super-civili ed onnicreative che le hanno isolate, devono essere presenti, sia pur in modo non palese, per assisterle ed accompagnarle con l’obiettivo di reintegrarle nella comunità cosmica.
8) Gli iargani sostengono che le specie umane super-civili e onnicreative viaggiano nello spazio con lo scopo di diffondere la vita.
Abbiamo scritto che gli extraterrestri si muovono nello spazio con l’obiettivo di diffondere la vita, favorendo la “semina” e lo sviluppo di forme di vita vegetali ed animali su tutti i pianeti che
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potenzialmente le possono ospitare. Al momento giusto inseriscono l’uomo che alimenta il pro- cesso di trasformazione del pianeta trasformandolo da un semplice luogo dove abbonda la vita vegetale e animale in un pianeta super-civile.
È questa la missione che le specie umane extrater- restri da sempre perseguono nell’infinito spazio cosmico.
Gli iargani hanno descritto le motivazioni di questa “semina” fatta dalle società extraterrestri:
«Per il loro amore per l’onnicreatività, vogliono creare un numero sempre maggiore di razze intelligenti che abbiano la possibilità d’integrazione cosmica».
Se l’obiettivo è questo, non avrebbe senso sviluppare la vita vegetale e animale e innescare il processo evolutivo umano partendo dall’animale, ad esempio dalla scimmia.
E’ evidente che è molto più efficiente e meno rischioso portare su un pianeta lussureggiante e quindi abitabile, direttamente un nucleo consistente di individui super-civili volontari, dotandoli di tutti i mezzi necessari a mantenere e crescere il processo evolutivo già raggiunto.
Questo eviterebbe di perdere le decine di migliaia d’anni necessari per passare dallo stadio animale, fondato sull’egoismo, a quello super-civile, fondato sull’altruismo.
Eviterebbe inoltre i tanti fallimenti possibili all’interno di questo insidioso processo.
Ma allora perché sulla Terra non è stata fatta la stessa cosa?
La risposta a questo punto ci sembra semplice:
Perché la Terra è uno dei pianeti adibiti a “scuola” di anime non mature per la super-civiltà, e “prigione” per quegli individui appartenenti a società super-civili che hanno sviluppato un’incapacità nel dominare le pulsioni egoistiche proprie del corpo animale.
9) Questi “allievi” e questi “prigionieri” non possono essere abbandonati a se stessi, ma devono essere costantemente accompagnati.
Se questo è lo scopo, appare evidente il senso del fenomeno ufologico nella storia umana, il senso di una Luna abitata da questi “angeli custodi” e, infine, il senso della venuta degli “avatara” e nel nostro caso di Gesù Cristo.
Appare chiaro inoltre che per creare un “moto” di crescita, queste anime in evoluzione devono essere accompagnate da altre più evolute. Quest’ultime sono sia incarnazioni di esseri volontari provenienti da società super-civili (santi e illuminati) ed onnicreative (avatara), ma anche dagli stessi “allievi” che attraverso le varie reincarnazioni raggiungono un buon livello evolutivo e che, pur adatti alla super-civiltà, continuano ad incarnarsi sulla pianeta Terra.
10) Gesù, che nel nostro tempo ha partecipato in modo fondamentale a questo processo evolutivo, ha annunziato che ci sarà un momento in cui esso si concluderà.
Come riportato nel capitolo 6, Gesù ha fatto chiari e abbondanti annunzi sulle modalità previste per chiudere il processo evolutivo dell’umanità sulla Terra.
Nella parabola del grano e della zizania – dove il grano rappresenta gli individui che hanno maturato il concetto di altruismo e la zizania rappresenta gli individui in cui questa maturazione non è avvenuta – si dice:
«Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece ripo- netelo nel mio granaio».
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Ma perché non separarli prima, come i servi avevano suggerito al padrone? Alla luce di questo ipotizzato progetto avviato nel nostro pianeta, le anime più evolute (il grano) svolgono inconsa- pevolmente, come anzi detto, un importantissimo e insostituibile ruolo di educatori.
Nella parabola della “fine dei tempi” Gesù dice:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo».
Questi passi evangelici, alla luce di quanto sostenuto in questo trattato, sono facilmente interpretabili.
La situazione che si è sviluppata nella società terrestre era ampiamente prevista dagli extraterrestri.
Sapevano cioè che il progresso scientifico e tecnico non sarebbe andato al passo con quello spirituale.
Lo sapevano perché è nella natura di queste situazioni e perché esse sono confermate dai continui monitoraggi a cui le società e gli ambienti terrestri sono stati e sono sottoposti. Probabilmente questi processi si basano su un’esperienza cosmica di miliardi di anni.
La sintesi di questi processi è che, dopo aver isolato gli “angeli decaduti”, essi – assieme ai loro discendenti – sono destinati a progredire inevitabilmente in modo disomogeneo.
Ciò determina necessariamente che quelli maturati dovranno, a un certo punto, essere separati da quelli non maturati.
Il raccolto è il punto culminate di una semina e in una scuola l’esame finale è il momento in cui si “raccogliere” i frutti di un lungo e impegnativo periodo di studio e quindi di crescita.
Come viene individuato il giusto momento della separazione?
Gesù per spiegarlo ha utilizzato l’immagine del fico nella parabola della fine dei tempi:
«… Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte».
Perché secondo noi l’estate è vicina?
Lo abbiamo detto e ripetuto molte volte: siamo troppo sviluppati sul piano scientifico e tecnologico e mediamente sottosviluppati sul piano etico-spirituale.
Da quali segnali possiamo dedurre che la situazione e gravemente a rischio?
• Dall’alta possibilità che armi estremamente sofisticate e micidiali arrivino nelle mani sbagliate; pensiamo ad esempio all’Isis;
• Dall’enorme dislivello tra i popoli ricchi e i popoli poveri.
Tale dislivello è figurativamente trattenuto da un “elastico” arrivato al limite della tensione ammessa; è possibile che da un momento all’altro si rompa e la situazione precipiti in modo rovinoso.
• Dalle conoscenze astronomiche e le missioni spaziali sulla Luna e sugli altri pianeti del si- stema solare che sono ormai diventati una strada troppo frequentata. Tali situazioni metto- no a rischio la possibilità degli extraterrestri di gestire in modo indisturbato i loro progetti di controllo a distanza.
Non vogliamo creare allarmismi, perché Gesù ha detto: «… Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
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Il concetto di “estate vicina” deve rapportarsi ai millenni di storia evolutiva quindi non possia- mo sapere se questi fatti interesseranno le prossime generazioni.
Noi comunque non riteniamo che a questi eventi manchino secoli di tempo.
11) Gesù trasmette alcune immagini di come avverrà la separazione tra gli uomini che hanno raggiunto un sufficiente livello di sviluppo spirituale e quelli che non lo hanno raggiunto.
Ci dice anche con quali criteri esso avverrà:
«Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, pianta- vano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. …
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
«Venite, benedetti, e ricevete il Regno che è stato preparato per voi dalla creazione del mondo”.
Questo è un invito destinato a coloro di cui Egli può dire: “Ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato da bere, ero straniero e mi hai accolto, ero nudo e mi hai vestito, ero malato e mi hai curato, ero in prigione e mi hai visitato, poiché tutto ciò che hai fatto per il più umile dei miei fratelli, lo hai fatto per me”.
Agli altri dirà: “Via da me maledetti, nel fuoco eterno».
La durezza di questi passi evangelici sembra cozzare con il messaggio di salvezza e i valori di Amore di cui il Vangelo è portatore. La risposta, secondo noi, è che tale intervento sarà solo conseguente a una nostra scelta autodistruttiva irreversibile e destinata a bruciare millenni di storia e di evoluzione.
Tale intervento, mirato a salvare il salvabile, è quindi di fatto un atto di Amore coerente con il messaggio di salvezza del Vangelo.
Ma come si svolgerà questo intervento?
Gesù in una nota parabola dice: «Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo».
Con uno sforzo deduttivo e alla luce di quanto fin qui sostenuto, crediamo che questo passo evangelico possa essere così concretizzato:
1. Una volta che gli uomini, per loro incosciente e precisa volontà, avvieranno un processo autodistruttivo irreversibile, gli extraterrestri usciranno in massa da tutte le basi presenti nel sistema solare, bloccheranno gli effetti distruttivi da noi avviati e, con un numero incredibile di dischi volanti e astronavi di piccole e grandi dimensioni, atterreranno in ogni punto del nostro pianeta;
Nota: E’ immaginabile che le innumerevoli società extraterrestri, dislocate nel nostro sistema solare, possano disporre di un nume- ro impressionante di dischi volanti e astronavi di ogni genere e dimensione.
Solo per iniziare a considerare questa possibile realtà, vi invitiamo a vedere o rivedere il seguente stralcio del filmato:
“I PADRONI DEL MONDO”. https://youtu.be/6w7c1h3ywrc
2. Quando nella parabola si dice che uno sarà preso e l’altro lasciato, riteniamo non debba essere inteso che saranno gli extraterrestri a scegliere, ma che saremo noi a decidere se essere presi o lasciati, cioè, se salire o meno sulle loro astronavi.
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3. A tale scopo gli extraterrestri sicuramente avranno delle modalità, basate su conoscenze e strumenti per noi inimmaginabili, affinché a salire sulle loro astronavi siano solo coloro che sono maturi per la super-civiltà.
4. Tutte le astronavi, cariche di uomini, saranno dirette alla volta delle città sotterranee dentro i satelliti e i pianeti predisposti nel nostro sistema solare.
Nota: Da alcuni calcoli approssimativi le astronavi intergalattiche degli iargani, descritte dal Denaerde, possono contenere, per un’esigenza straordinaria e per un breve viaggio Terra- Luna, tranquillamente 10000 persone.
Immaginando che sulla Luna e sugli altri satelliti e pianeti siano disponibili 6000 di queste astronavi, con un semplice calcolo risulta che con 100 viaggi Terra-Luna (e altre basi del sistema solare) sarebbe teoricamente possibile spo- stare tutti i 6 miliardi di terrestri.
Immaginiamo comunque che i tipi e le quantità di astronavi disponibili siano molto superiori.
Tenendo conto, poi, che nella prima fase verranno migrate solo una parte delle persone, i viaggi ed i tempi dell’operazione saranno molto più contenuti di quello che noi immaginiamo.
5. Chi rimane riteniamo che non sarà fatto perire, come parrebbe dalla lettura evangelica; questo, infatti, sarebbe contrario a ogni principio cristiano! Riteniamo, quindi, che il to- no minaccioso della Bibbia, sia dovuto ai filtri umani di chi ha tramandato il messaggio e che esso ricalchi lo stile minaccioso che i genitori terrestri normalmente adottano, ma che mai attueranno, nei confronti di un figlio discolo, ma assai amato.
6. Gli uomini destinati alla super-civiltà si fermeranno provvisoriamente sulle basi extra- terrestri del sistema solare.
Qui seguiranno un periodo d’informazione e formazione sul- la realtà extraterrestre e sulla nuova vita che li aspetta, poi gradualmente saranno portati su un pianeta super-civile, predisposto ancor prima del pianeta Terra e potenzialmen- te capace di ospitare miliardi di persone.
Matteo 25-34, … il Signore dice: «Venite, bene- detti, e ricevete il Regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo». Giovanni 21-1, «E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima, infatti, erano scomparsi …».
7. Gli uomini non maturi per la super-civiltà saranno lasciati provvisoriamente sulla Terra.
Ovviamente la realtà extraterrestre, a quel punto, è nota anche a loro; dal primo all’ultimo saranno in fibrillazione e preoccupati di ciò che li aspetta. Quando tutti i “salvati” sa- ranno migrati nel pianeta super-civile predisposto, gradualmente saranno portati in queste basi quelli del secondo gruppo.
Quando sulla Terra non ci sarà più un essere umano e quando le specie animali più a rischio e più importanti saranno anch’esse portate in salvo (processo già attuato in passato e che la Bibbia ricorda con il fiabesco racconto dell’arca di Noè), gli extraterrestri, produrranno un qualche evento che causerà la distruzione di tutto ciò che gli uomini hanno costruito.
Possiamo immaginare che essi, agendo sul ciclo Lunare, provocheranno un’oscillazione dell’asse terrestre in modo che i mari e gli oceani invadano le terre emerse spazzando via tutto ciò che trovano.
Dopo un periodo di assestamento gli uomini non maturi per la super-civiltà saranno riportati sulla Terra pronti a riscrivere la storia su una lavagna completamente pulita. Saranno accompagnati per un lungo periodo dai fratelli extraterrestri e, quando quest’ultimi deci- deranno che essi potranno continuare da soli, rientreranno nelle basi lunari e nelle altre basi per iniziare di nascosto il loro lavoro di accompagnatori e di “angeli custodi”.
8. Questi uomini ritornati alle caverne, non avranno più a disposizione computer, carta e penna e nulla di tecnologico per documentare quanto hanno vissuto. La trasmissione ai posteri di ciò che hanno vissuto potrà giovarsi solo della trasmissione orale, che, come avvenuto in passato, si modificherà o si perderà nelle generazioni.
Pensiamo che ciò sia stato più volte attuato nella storia del nostro pianeta (un caso molto dibattuto, ad esem-
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pio, è quello di Atlantide) e gli extraterrestri sanno che anche questa volta tutto si ripe- terà senza sorprese.
9. Parzialmente svuotata la “prigione” Terra, negli anni successivi e nei luoghi più disabita- ti saranno portati altri “angeli decaduti” provenienti da altri o dagli stessi pianeti super- civili di un tempo. Assieme ai terrestri “bocciati” all’esame di accesso alla super-civiltà, inizieranno un nuovo ciclo di sviluppo ripartendo dall’età della pietra. Questo rigoroso processo d’isolamento degli “angeli decaduti” è l’unico modo per garantire che in una super-civiltà non nasca e prolifichi il “virus” dell’egoismo. Questo è l’unico modo per ga- rantire, come hanno affermato gli iargani, che mai nello spazio viaggino astronavi e di- schi volanti pilotati da esseri che non abbiano profondamente radicato le leggi di Amore che hanno dato origine all’universo. Ricordiamo quello che hanno detto gli iargani: «Dal- lo spazio non dovete temere alcun pericolo. Solo specie socialmente stabili lo esplorano».
10. Questa nuova Terra oltre ad essere una “prigione” per gli “angeli decaduti” è anche un’ottima “scuola” per le “anime” in evoluzione provenienti dai remoti “mondi” dell’uni- verso.
La visione proposta in questo capitolo può sembrare un esercizio di fantasia, è invece una de- duzione logica e coerente con la realtà ufologica e religiosa descritta nei precedenti capitoli del trattato.
Una deduzione logica che ci porta alla conclusione che il nostro sistema solare è stato destinato a essere una grande “prigione” o un “purgatorio” o meglio ancora una “grande scuola cosmica” concepita per educare alla super-civiltà “anime” che, nonostante numerose e ripetute reincarnazioni, quando incarnate sono incapaci di gestire il conflitto tra la propria natura anima- le, fondata sull’egoismo, e la propria natura spirituale, fondata sull’altruismo.
I “maestri” e i “custodi” di questa “grande scuola cosmica” sono i fratelli extraterrestri che operano indisturbati dalle basi sulla Luna, sulla Terra e sugli altri pianeti e satelliti del sistema solare.
Le modalità di gestione della “fine dei tempi” annunziata, parte dall’assunto che l’umanità ter- restre fallisca il suo obiettivo. Come sostenuto i rischi che ciò avvenga è altissimo, ma c’è sempre una possibilità e una speranza che invece, con un “guizzo” imprevisto, l’umanità trovi la strada per realizzare autonomamente una società e un governo mondiale che si basino sui valori di Giustizia, Efficienza e Libertà, ben spiegati dal Denaerde e dichiarati essere condizioni necessarie per una super-civiltà.
Gli iargani, infatti, hanno affermato: «Appena l’umanità terrestre diventerà stabile, interromperemo il vostro isolamento e vi accetteremo nel nostro sistema, ma non prima che abbiate raggiunto la maturità spontaneamente e senza aiuto esterno.
Quando ciò avverrà, sarete adulti e potrete prendere parte al dialogo con le razze super-civili come soci indipendenti e auto- nomi».
In altri interventi anche gli iargani, però, si sono dimostrati dubbiosi sulla nostra capacità di raggiungere in tempo il necessario obiettivo, ma ci hanno stimolato a fare il possibile.
Se dovessimo riuscire nell’impresa, come potrebbe essere gestita la “fine dei tempi”?
Rispetto ai dieci punti sopra descritti, non ci saranno uomini presi e uomini lasciati, come dice il Vangelo, non ci saranno trasferimenti temporanei sulle basi extraterrestri del nostro sistema solare, come da noi dedotto; ci sarà però uno sbarco consistente di astronavi e di extraterrestri che si presenteranno al mondo in modo ufficiale.
Anche utilizzando i nostri media, faranno un’informazione e una formazione generale sulla realtà extraterrestre e sulla vita nel cosmo e poi daranno compimento al progetto trasferendo gradualmente tutti i terrestri nel pianeta super-civile già predisposto di cui abbiamo parlato al punto 6 precedente: «Venite, benedetti, e ricevete il Regno che è stato preparato per voi dalla creazione del mondo».
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La super-civiltà non sarà realizzata sul pianeta Terra.
Di questi dieci punti ora presentati, un aspetto importante che merita di essere sottolineato è che nel progetto extraterrestre, al di la che ci sia o meno la separazione tra “maturi” e “non maturi”, la super-civiltà non si realizzerà sul pianeta Terra, ma su un altro pianeta già preparato per accoglierci.
Sicuramente sarà un pianeta simile alla Terra e facente parte di un sistema solare vicino, ma a noi totalmente sconosciuto.
Allo stato attuale sono 54 i sistemi solari che hanno una distanza stimata compresa tra i 4 e i 16 anni luce; di questi, tre sono stati scoperti recentemente.
Siamo convinti comunque che ce ne siano altri da scoprire molto più vicini e probabilmente volutamente oscurati ai nostri strumenti di osservazione.
Riguardo a questo pianeta preparato per noi, ricordiamo il passo evangelico di san Matteo 25- 34, dove alla “fine dei tempi”, dopo la separazione delle persone “mature”, il Signore dice: «Venite, benedetti, e ricevete il Regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo».
Ricordiamo poi il passo dell’Apocalisse di san Giovanni, al capitolo 21-1, dove, sempre in merito alla “fine dei tempi”, vengono annunciati una terra nuova e un nuovo cielo: «E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima, infatti, erano scomparsi …».
Ricordiamo infine il passo della seconda lettera di san Pietro apostolo 3-13 dove, parlando della fine dei tempi annunziata da Gesù, egli dice: «Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia».
Uno dei motivi per cui tutte le persone “mature” saranno trasferite su un pianeta super-civile diverso dalla Terra, è che questa soluzione consente a noi terrestri di partecipare alla super- civiltà partendo da un ambiente ideale già predisposto e non compromesso dalla nostra complicata storia sociale; non compromesso da quel disordinato progresso, frutto di una mediazione tra esseri diversamente evoluti.
Il modello sociale e tecnologico avviato sulla Terra è come una lavagna completamente imbrattata da alunni indisciplinati e disordinati sulla quale non è più possibile scrivere nulla di nuovo e d’importante.
É logico dedurre che questo pianeta sia già abitato da razze simili a noi e dalle quali noi deriviamo, ma che abbia spazi liberi immensamente grandi e capaci di ospitare miliardi di nuove persone.
Li troveremo sistemi, politiche e ambienti già conformi alla super-civiltà.
Per noi si tratterà solo di essere adeguatamente informati e preparati a questa nuova vita a questo per noi me- raviglioso “paradiso”.
Un altro motivo per cui non è possibile allestire una super-civiltà sul nostro pianeta, è che, come sostenuto in precedenza, tutto il nostro sistema solare è stato predisposto, da tempi immemorabili, per essere una “scuola cosmica”, finalizzata allo sviluppo delle anime e al recupero de- gli “angeli decaduti”.
Gli enormi investimenti fatti per costruire le basi interne alla Luna e agli altri pianeti e satelliti, non possono essere vanificati.
https://youtu.be/tlb90xlcZEg
Il sistema solare e il pianeta Terra in particolare sono frutto, quindi, di un enorme investimento cosmico attuato dalle società onni- creative. Tale investimento deve essere mantenuto facendo attenzione a che esso non venga deturpato in modo irreparabile da un nostro spregiudicato e stupido utilizzo delle conoscenze scientifiche.
Al momento una delle più pericolose conoscenze a nostra disposizione è l’energia nucleare. Questa energia può arrecare danni irre- parabili al nostro pianeta; ecco perché gli extraterrestri sono al riguardo molto allertati.
Per avere un’idea di questa preoccupazione vi consigliamo di vedere con molta attenzione il filmato a fianco.
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Ci rendiamo conto che questi scenari e questa visione galattica che vi abbiamo presentato, sembrano più la trama di un film di fantascienza che uno studio e un documento sul fenomeno UFO.
D’altronde la “fine dei tempi”, esplicitamente e dettagliatamente annunziata sui Vangeli, non l’abbiamo inventata noi per supportare questo trattato. Se sostenessimo che la “fine dei tempi” è una bufala, allora, per la gioia dei non credenti, anche il Vangelo e Gesù Cristo sarebbero una bufala.
«Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo».
Se invece crediamo che la “fine dei tempi” e in particolare il passo qui ricordato, sono una “rivelazione” fatta da un essere non terrestre (per la religione figlio unigenito di Dio) esistito e credibile, il nostro trattato e le deduzioni fatte in questo capitolo, pur con molti limiti e riserve, diven- tano una chiave di lettura coerente e concreta.
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CONCLUSIONI
Sulla base di quanto sostenuto emerge che il nostro travagliato e spesso difficile percorso sul pianeta Terra, avrà un epilogo positivo.
Chi ha letto tutto il trattato e lo condivide nella sostanza, può chiudere l’ultima pagina con la consapevolezza e la fiducia che il nostro pianeta e la sua umanità non sono una nave alla deriva o in balia delle onde, ma una nave con un equipaggio capace, che noi non vediamo, ma che ha l’obiettivo di portarci tutti diritti verso un porto sicuro che è la super-civiltà.
Chi è arrivato fino a questa pagina e lo ha fatto con una lettura attenta, difficilmente è rimasto indifferente.
Ci sono più categorie di persone e ognuna avrà un preciso atteggiamento in merito agli argomenti proposti.
C’è chi, scorrendo i vari capitoli, ha cercato le possibili risposte per dimostrare che quanto scrit- to è solo frutto di fantasia e d’interpretazioni forzate.
C’è chi è rimasto turbato, ma non si sente di prendere una posizione sull’attendibilità o meno di quanto letto.
C’è chi si riconosce sostanzialmente nei contenuti proposti, ma sente il bisogno di riflettere ed approfondire.
C’è, infine, chi ha già una sua visione del fenomeno ufo e, in merito alle proposte fatte, ha idee e conclusioni diverse.
Ciò che vi abbiamo presentato, rappresenta una parte degli studi e delle esperienze accumulati in oltre quarant’anni di attività di studio del fenomeno ufologico e delle religioni.
Ciò nonostante non siamo in grado di garantire che ogni aspetto del trattato risponda a verità, ma abbiamo fatto il possibile per selezionare fatti e argomenti con un buon livello di attendibilità, e che, soprattut- to, rispondessero a quella “visione” che noi riteniamo più logica e degna di credibilità.
Sulla base del materiale presentato nel settimo capitolo abbiamo voluto proporvi le nostre de- duzioni sugli obiettivi finali della presenza extraterrestre nel nostro sistema solare. È ovvio che non sappiamo se esse siano corrette e nemmeno se si avvicinino alla realtà; ci è parso giusto, comunque, esporci per stimolare una riflessione e alimentare la speranza.
Siamo sicuri che quanto proposto abbia spazi di miglioramento con aggiunte, correzioni e ap- profondimenti che diano ulteriore sostanza e credibilità alla “visione” proposta. Per raggiungere tale obiettivo abbiamo bisogno di tutti voi. Non è importante se appartenete all’una o all’altra delle categorie sopra descritte, purché alla base ci sia la buona fede e la serietà.
Sul nostro sito esiste un link “Contatti” che vi consentirà di contribuire con commenti, interro- gativi, critiche e suggerimenti. Il trattato è un documento “vivo”. Esso è arrivato alla 6a revisione, e sarà ancora aggiornato nel tempo, grazie ai contributi di tutti. Il nostro obiettivo, che si fonda sul “disinteresse” – valore centrale nel primo capitolo – è quello di promuovere questa “visione”, dando al trattato la massima diffusione.
Ognuno lo può fare proponendo il trattato, disponibile in forma gratuita sul sito www.iarga.it o www.iarga.org, ad amici e conoscenti o con altre modalità che la vostra creatività saprà individuare.
Quello che vi chiediamo e di farlo con disinteresse ed onestà.
Cerchiamo volontari di madrelingua disposti a tradurre questo nostro lavoro in inglese e in altre lingue. Ciò ci consentirebbe di allargare in modo consistente la sua diffusione.
Chi accetterà questo invito può scriverci utilizzando il pulsante “Contatti” sulla pagina http://iarga.it/pagina_2.html o scrivendo a questo indirizzo email: staff@iarga.it
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