Indagine su un’epidemia

Indagine su un’epidemia

E’ un libro che mi ha impegnato alcune settimane. Alcuni capitoli li ho riletti più volte, come per accertarmi che quello che avevo letto la prima volta era vero anche alle successive letture.
Devo dire che è un libro sconcertante e sorprendente, denso di numeri e di testimonianze umane e professionali. Parlano molto gli psichiatri, ma non solo quelli sponsorizzati dalle case farmaceutiche o che occupano le varie cattedre universitarie di prestigio, ma anche quelli che sperimentano, come in Lapponia, un diverso e più umano approccio alla malattia mentale.
Le ricerche che vengono presentate sono tante.
In una, condotta dalla Harvard Medical School, viene rivelato che negli untimi vent’anni (prima del 1998), si era rilevato un peggioramento degli esiti nei pazienti schizofrenici negli Stati Uniti, che non sembravano affatto star meglio dei pazienti di un secolo prima.
La seconda era dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che per ben due volte aveva osservato che l’evoluzione dei pazienti schizofrenici era migliore nei paesi poveri, come l’India e la Nigeria, rispetto agli Stati Uniti e agli altri paesi sviluppati.
Nel prosieguo dell’inchiesta un dato appariva centrale: nei paesi poveri solo il 16% dei pazienti assumeva continuativamente farmaci antipsicotici.
Alcuni dati: nel 1955 c’erano 38.200 pazienti ricoverati negli ospedali psichiatrici americani per depressione,
1 ogni 4.345 abitanti.
Oggi il disturbo colpisce 15 milioni di americani, e il 58% di questi pazienti è gravemente menomato da questo disturbo.
Tutto questo è avvenuto con l’introduzione di sempre più sofisticati farmaci che sono stati distribuiti in dosi massicce e continue a persone che hanno cronicizzato e reso invalidante un episodio di malessere.
Con l’avvento degli psicofarmaci aumentano in maniera drammatica i dati sui disturbi bipolari.
Il litio è stato elargito anch’esso a dosi massicce prolungate, determinando in non pochi casi una cronicizzazione della sindrome.
Altri dati: nel 1955 erano ricoverati 56 mila pazienti per disturbi maniaci- depressivi.
Oggi sono almeno 40 milioni, di cui almeno 14 milioni presentano una compromissione grave.
Non cito tutti i drammatici indici dei pazienti in minore età.
Solo un dato: nell’1987 i pazienti di età inferiore a 18 anni con una pensione di invalidità per patologie psichiatriche erano 16.200; vent’anni dopo sono diventati 561.569! Spaventoso!
Non ho dati italiani, anche se secondo l’autore si hanno le stesse incidenze statistiche.
Che fare? Si può fare molto, cominciando a prendere sul serio come usare gli psicofarmaci, come promuovere la psicoterapia con i pazienti e le loro comunità, come reinventare un modo nuovo e diverso di prendersi cura dei pazienti.

– Indagine su un’epidemia, di Robert Whitaker- Giovanni Fioriti Editore 2013

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